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Autore: I m a witch    19/04/2017    1 recensioni
L'herpes è una malattia subdola.
Quando non trovi altre parole per aggrapparti alla realtà se non quelle offerte dalla tua tastiera e dal freddo schermo del tuo portatile -o smartphone, o qualunque altro mezzo di evasione tu stia usando-... entra.
Non sei solo.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Depressione erpetica.

 

 

L’herpes è una malattia subdola.

Si presenta senza preavviso, alle porte degli eventi più importanti della tua vita. Nei giorni in cui volevi che tutto fosse perfetto, di quelli che hai programmato da mesi nei minimi dettagli, con scrupolose analisi e congetture.

È una malattia che in molti sottovalutano: perché dovresti restare a casa, solo per una putrida ferita attorno alle labbra? Non è così invalidante, non ti fornisce valide giustificazioni per poter posticipare i tuoi impegni.

Eppure sarebbe meglio avere l’influenza, piuttosto.

Se provi a dire a qualcuno che stai male a causa dell’herpes, quel qualcuno ti riderà certo in faccia.

“Andiamo, non ti sembra di esagerare?” ti dirà.

Per cui smetti di parlare del tuo problema. Cerchi di ignorarlo e sminuirlo a tua volta.

Ma è lì, che pulsa. Lo vedi chiaramente ogni volta che ti guardi allo specchio.

Come possono non vederlo anche gli altri?

Allora ti senti a disagio.

Sai che è lì, sul ciglio delle labbra, sempre presente.

Sfigura i tuoi tratti, ti rende un’atra persona.

Sai che potresti essere più bello senza, ma non puoi sbarazzartene.

Vorresti solo nasconderti: trascorrere le giornate a letto con le coperte tirate su, fino a coprire il naso. La vita, la gente, gli impegni, il bisogno, però, ti costringono a uscire.

Per cui cerchi di mascherarlo con cerotti e rossetti, ma sai che gli altri potrebbero vederlo comunque, che lo vedranno. Allora balbetti, ti nascondi, volti la faccia in modo da mostrar loro quello che pensi sia il tuo lato migliore.

I farmaci aiutano a ridurre i sintomi più fastidiosi, ma non riescono a farti guarire come vorresti.

Sei costretto a rinnegare qualsiasi rapporto umano che possa darti conforto per paura di contagiare chi ami: non puoi baciare nessuno, perché potrebbe contrarlo anche lui, e tu non vuoi, per cui allontani chiunque ti si avvicini un po’ troppo.

Finalmente i primi miglioramenti.

Il bruciore che provavi si attenua, cadono le prime croste.

Resta una ferita dall’aria meno infetta, poi un’ombra, infine il labbro perfettamente rimarginato.

Di nuovo sicuro di te, ricominci a parlare senza più balbettare, a mostrare anche l’altra metà del viso. Ricominci a baciare di nuovo i tuoi cari.

Nei periodi in cui sei più debole, però, quando le tue difese immunitarie sono al minimo storico, ecco che si ripresenta.

 

E sai che non te ne libererai mai davvero.

E sai che dovrai attraversare quel calvario. Di nuovo, da solo.

E quando guarisci nuovamente, inizi ad aver paura anche nei periodi in cui stai bene.

 

L’herpes non è fisicamente lì, ma sai che in realtà esiste, c’è. È dentro di te.

Non c’è medicina, non c’è cura.

Devi solo essere sforzarti di essere forte: non devi permettere alle tue difese immunitarie di crollare.

 

E se dovessero crollare?

No, non lo faranno.

 

E se crollassero proprio il giorno di quell’importante colloquio? Forse sarebbe meglio rimandare.

No, non lo faranno.

 

Poi si verifica un evento che non dipende dalla tua volontà, come una folata di vento un po’ troppo gelida, o una pioggerella improvvisa, e le mura che hai cercato di proteggere crollano di nuovo.

Ed eccolo di nuovo lì, in tutto il suo putridume.

Il giorno del colloquio. Un marchio di fabbrica difficile da lasciare indietro.

 

Ecco, adesso sostituite “depressione” alla parola “herpes”.

Con le dovute correzioni, sono sicura che non troverete poi tutte queste differenze, no?

Perché soffro d’herpes.

E ogni giorno ho un colloquio importante con me stessa.

 

  
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