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Autore: missredlights    19/04/2017    3 recensioni
“SHIKADAI NARA! Quante volte ti ho detto che bisogna fare il bagno e che non ammetto nessun capriccio?”
“Ho detto gno! Non vollio fare il bagno! Fallo tu, io vollio appettare papà e ocare collui!”
A Temari pulsò tremendamente una vena sulla fronte a causa della sfrontataggine del figlio. Doveva ammettere che Shikadai era un miscuglio perfetto di lei e quello scansafatiche pigrone di Shikamaru. Aveva preso la sfrontataggine di lei e la pigrizia di lui, l’esuberanza di lei e l’intelligenza di lui. Era uguale, identico al padre, tranne che per una cosa: Shikadai aveva gli occhi di Temari. Insomma, Shikadai poteva essere un bambino adorabile, quanto una peste combina guai che non vuole fare quello che gli si dice.
“Tei poppio una teccatura, come dice papà!”
“7° posto al - Storia partecipante al contest Seconda chance ~ perché tutti ne meritano una indetto da AriaBlack sul forum di EFP”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikadai Nara, Shikamaru Nara, Temari
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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cap
Nickname su EFP e sul forum: missredlights
Titolo: E tu, lo vorresti?
Fandom: Naruto
Personaggi (e pairing, se presente): Shikamaru Nara, Shikadai Nara, Temari
What if?
Introduzione: 

“SHIKADAI NARA! Quante volte ti ho detto che bisogna fare il bagno e che non ammetto nessun capriccio?”

“Ho detto gno! Non vollio fare il bagno! Fallo tu, io vollio appettare papà e ocare collui!”

A Temari pulsò tremendamente una vena sulla fronte a causa della sfrontataggine del figlio. Doveva ammettere che Shikadai era un miscuglio perfetto di lei e quello scansafatiche pigrone di Shikamaru. Aveva preso la sfrontataggine di lei e la pigrizia di lui, l’esuberanza di lei e l’intelligenza di lui. Era uguale, identico al padre, tranne che per una cosa: Shikadai aveva gli occhi di Temari. Insomma, Shikadai poteva essere un bambino adorabile, quanto una peste combina guai che non vuole fare quello che gli si dice.

“Tei poppio una teccatura, come dice papà!”
Note dell’autore:Come si fa a non amare questa coppia? Sono davvero uno spasso!

“SHIKADAI NARA! Quante volte ti ho detto che bisogna fare il bagno e che non ammetto nessun capriccio?”

“Ho detto gno! Non vollio fare il bagno! Fallo tu, io vollio appettare papà e ocare collui!”

A Temari pulsò tremendamente una vena sulla fronte a causa della sfrontataggine del figlio. Doveva ammettere che Shikadai era un miscuglio perfetto di lei e quello scansafatiche pigrone di Shikamaru. Aveva preso la sfrontataggine di lei e la pigrizia di lui, l’esuberanza di lei e l’intelligenza di lui. Era uguale, identico al padre, tranne che per una cosa: Shikadai aveva gli occhi di Temari. Insomma, Shikadai poteva essere un bambino adorabile, quanto una peste combina guai che non vuole fare quello che gli si dice.

“Tei poppio una teccatura, come dice papà!”

E non solo le diede della seccatura, come le diceva sempre il marito, ma il tutto era stato condito da delle linguacce del figlio, prima di iniziare a scappare dall’ira funesta della madre.

“SHIKADAI! TORNA QUI!”

Sentì il figlio urlare, forse resosi conto di aver esagerato nell’aver fatto esasperare troppo la madre, ma lui il bagno proprio non voleva farlo. Voleva aspettare suo padre, giocare con lui e fare il bagno con lui, non con la madre. Sua madre non l’avrebbe fatto giocare in bagno, non gli avrebbe permesso di giocare a battaglia navale, cosa che invece acconsentiva a fare Shikamaru, con il pretesto di vedere il quoziente intellettivo di suo figlio. Peccato che tutto il macello, poi, doveva sistemarlo Temari, e no, stavolta proprio non voleva.

Per questo cominciò ad inseguirlo per casa, cercando di non tirargli niente addosso.

In fondo era suo figlio. In fondo era suo figlio. In fondo… in fondo un bel niente!

“Mi sentirà Shikamaru appena tornerà a casa, io lo ammazzo, come non ho mai fatto in vita mia!” sibilò fra i denti, cercando di non cadere per terra a causa di un giocattolo di suo figlio, che aveva lasciato per sbaglio lungo il tragitto. Lo seguì per tutta casa, ritrovandosi alla fine in giardino.

“Papà, papà! Atuto! Atutami!”

Vide chiaramente suo figlio fiondarsi con le braccia su suo padre, abbracciandogli la gamba. La gamba di suo padre era lo scudo contro sua madre, una protezione contro quell’essere che lo guardava malissimo e che aveva i suoi stessi occhi.

“Cosa hai fatto stavolta, Shikadai?”

“Non vollio fare il bagno, voglio ocare cotte! Mamma è poppio una teccatura!”

E avrebbe anche riso Shikamaru, di cuore e di gusto, se solo due occhi verdi non l’avessero ucciso con un’occhiataccia. Gli occhi di Temari erano un chiaro avvertimento: “se ridi ti ammazzo, e ammazzo anche tuo figlio!”

Così fece l’unica cosa che poté fare in quel momento. Prese suo figlio in braccio ed entrarono in casa, mentre Temari non li perdeva di vista un secondo. Ancora, dopo tanto tempo, si meravigliava di come Shikadai fosse la copia sputata di Shikamaru. E Shikadai aveva solo tre anni. Tre anni! Tremò per un istante nel pensare che, da grande, si sarebbe ritrovata in casa un secondo Shikamaru, e no, non poteva permetterlo, doveva intervenire e in fretta.

“Io e Shikadai andiamo a farci il bagno.”

Non disse altro e non diede nemmeno alla moglie il tempo di dire qualcosa. Si dileguò con il bimbo fra le braccia, che rideva felice.

Infondo amava quella peste che le aveva riempito il cuore, proprio come ha fatto il suo Shikamaru.

Sbuffando e rimettendo in ordine per la casa, Temari si diresse verso la cucina, cominciando a preparare la cena.

Invece, qualche stanza più sopra, Shikamaru faceva fare il bagno a suo figlio, facendolo giocare e divertire a battaglia navale.

“Quindi, perché hai fatto disperare la mamma, oggi?”

“Non volevo fare il bagno collei.”

“E perché?”

“Pecché lei non mi fa ocare e ti lamenta seppe che bagno tuuuuuuuuuuutto in bagno. E poi, pecché devo fare il bagno tutti i gionni? Tu mica ti fai il bagno tutti i gionni e mamma non ulla cotte!”

Guardò intensamente suo figlio, cercando di reprimere un sorriso per quella frase appena espressa. Suo figlio, a dispetto di quello che diceva sua moglie, aveva il carattere di quella seccatura ai piani bassi e cercava sempre di spuntarla, proprio come lei. Anche suo figlio era un’enorme seccatura, ma era una bella seccatura.

“Io lo faccio tutti i giorni il bagno, solo che lo faccio quando tu vai a letto, perché prima aiuto la mamma a sistemare la casa.”

Non gli mentì mica a suo figlio. Lui aiutava davvero sua moglie a sistemare la casa, se poi, molto spesso, si trovavano anche a mettere disordine non era mica colpa sua. La maggior parte delle volte era la moglie che prendeva l’iniziativa con qualche carezza spinta o qualche occhiata maliziosa. Non era mica colpa sua se quella seccatura aveva un enorme potere su di lui, il potere di accendere e spegnere la sua passione in un istante.

“Ma pecché tu ttai colla mamma? Pecché la chiami teccatura?”

Suo figlio non avrebbe mai potuto capire, proprio come lui non capì alla sua età, e anche negli anni a seguire, le parole di suo padre. Anche suo padre chiamava sua moglie seccatura, anche lui sbuffava sempre perché la moglie non gli permetteva di poltrire, ma alla fine faceva sempre quello che diceva la moglie. Una maledizione. La maledizione dei Nara.

“Quando sarai più grande troverai anche tu la tua seccatura, e non la sopporterai, la odierai, ma non potrai fare a meno di lei, perché l’ami a tal punto che farai sempre quello che ti chiederà di fare. È la maledizione di noi Nara trovare una donna dal pugno di ferro.”

“Pecché hai decchitto la torella di Bouto? Lo tai? Anche lui dite che tua torella è una teccatura, peò è carina.”

Per poco Shikamaru non ci rimase secco. Suo figlio aveva appena detto che Himawari era carina? Che era una seccatura?

È troppo presto! Va bene che anche io mi sono innamorato di Temari molto presto, ma non così presto! A Temari verrà un colpo.

“Forza, il bagno è finito.”

Fece uscire suo figlio dall’acqua e lo asciugò per bene, vedendo tutto il macello che avevano appena combinato. Temari li avrebbe ammazzati stavolta, ma lui avrebbe trovato il modo di farsi perdonare.

Lo prese in braccio e lo portò in camera, mettendogli il pigiama. Era un rituale ormai consolidato. Dopo il bagnetto c’era sempre il pigiama, i capelli fatti nello stesso modo del padre, la pappa, una storia e la nanna. Shikadai lo sapeva bene, per questo adorava soprattutto l’ultima parte: la storia raccontata da suo padre, e il bacio della buonanotte di sua madre.

“Mamma ho fame!”

Il bambino scese dalle braccia del padre e si fiondò verso la tavola piena di tante cose buone da mangiare. Temari non era mai stata una cuoca eccellente, e lo dimostravano i vari tentativi di avvelenamento e le nottate col mal di pancia di Shikamaru, ma era migliorata e non bruciava più nulla, o quasi. Ma aveva imparato, per suo figlio, soprattutto, ed il bambino sembrava apprezzare tutto, specie lo sgombro.

“In che condizioni è il bagno?”

“Come ttempe! Abbiamo ocato con papà e ho vinto!”

Dovette reprimere un sorriso che le stava per nascere sul volto. Era ancora arrabbiata, non poteva farsi vedere debole o cedere a quel fascino che esercitava su di lei quel moccioso di un Nara.

“E perché non avete sistemato?”

“Pecché lo farai tu, mamma.”

Lo disse come se fosse la cosa più ovvia del mondo, fregandosene della vena gonfia della madre o delle risate che si stava facendo sotto i baffi suo padre. Quella sera suo figlio stava dando il meglio di sé per far esasperare la madre. E la madre in questione, la principessa della sabbia, non disse più nulla, continuando a mangiare, ben sapendo che, dopo aver messo a letto il pupo, avrebbe fatto una strigliata come si deve a quello screanzato del marito. E sarebbe andata in questo modo, se solo Shikadai non se ne fosse uscito con una richiesta.

“Mamma, me lo fai un fatellino?”

I due coniugi stavano quasi per morire soffocati, chi con l’acqua chi con il riso. Tossirono più volte, cercando di capire da dove fosse spuntata fuori quella richiesta così inaspettata e preoccupante.

“Perché vuoi un fratellino?”

“Pecché cotì ocherei collui. Peò vollio un macchietto come me, non una femminuccia. Loro tono una teccatura. Puoi fallo un fatellino pemme?”

Temari e Shikamaru si guardarono un attimo negli occhi. Non avevano mai parlato di fare un altro figlio, non che non lo volessero, ma pensavano che, come era arrivato Shikadai, ne sarebbero arrivati altri, se fosse stato destino. Invece adesso un marmocchio dai capelli ad ananas chiedeva di avere un fratellino con cui giocare, creando emozioni e sensazioni nei coniugi. Ne avrebbero dovuto parlare, vedere se erano d’accordo e…

“E se spunta una femminuccia?”

La domanda di Temari aveva lasciato sconvolto Shikamaru. Sua moglie stava davvero pensando di avere un secondo figlio?

“NO! Te ppunta una femminuccia te la puoi tenere! Non la vollio!”

“Ma sai, decide papà se portare un maschietto o una femminuccia, non io.”

E guardò il marito divertita, come a dirgli: “questo è per il bagno allagato. Adesso pensaci tu a tuo figlio, crybaby”.

Shikamaru sbuffò mentre due paia d’occhi verdi lo guardavano. Chi in modo divertito, chi in modo preoccupato.

“Papà? Tu vuoi davvero una femminuccia? E se ppunta come la torella di Bouto?”

“Non eri tu che avevi detto prima che Himawari era carina ed era una seccatura?”

Guardò sua moglie.

Uno pari. Non crederai che te la faccia passare liscia, non è vero, seccatura?

“Cosa?! Ma Himawari ha solo un anno e tu ne hai tre!”

Shikadai non seppe che cosa dire. Sbuffò semplicemente e scese dalla sedia, urlando un “Vado a nanna!”, che lasciò di stucco i genitori che scoppiarono a ridere un attimo dopo.

Temari fece un segno a Shikamaru di accompagnare il figlio a letto mentre lei avrebbe sistemato la cucina.

Quando il marito tornò qualche minuto dopo, trovò sua moglie intenta a lavare i piatti della cena. Si accostò a lei, prendendo il primo piatto ed asciugandolo.

“Certo che Shikadai è una continua fonte di sorprese.”

“Tu ci hai mai pensato ad avere un altro figlio?”

Sempre diretta, non è vero seccatura?

Posò il piatto e si mise dietro di lei, abbracciandola.

“E poi sopportarti, di nuovo, nei periodi di gravidanza?”

“Sto parlando davvero Shikamaru. Tu ci hai mai pensato? Tu vuoi un altro figlio?”

“E tu? Lo vorresti?”

“Non rispondere ad una mia domanda con un’altra domanda.”

Sentiva il cuore di Temari battere forte dentro la gabbia toracica, ed era la stessa velocità con la quale andava il suo. Lui ci aveva pensato spesso, troppo spesso, ad avere un altro figlio, ma non glielo aveva mai detto. Vuoi perché sua moglie gli intimò dopo il parto che uno bastava e avanzava, vuoi per la mole di lavoro alla quale lo aveva sottoposto Naruto negli ultimi tempi. Avrebbe trovato il tempo per aiutare Temari con due bambini?

“Lo vorrei, seccatura. E tu? Lo vorresti?”

Non lasciò andare il corpo di sua moglie, ma le diede lo spazio per girarsi e guardarlo negli occhi. Sul volto quello splendido sorriso che riservava solo a lui.

Solo suo, come sua era quella seccatura fra le sue braccia.

“Voglio una bambina, Shikamaru. Dobbiamo giocare in quantità numerica pari.”

Temari lo voleva, voleva un altro figlio da quell’uomo che amava con tutta sé stessa e per la quale aveva rischiato la vita più volte. E come per fargli capire ancora di più il suo desiderio, lo baciò, impossessandosi di quelle labbra sottili. Le mani di Shikamaru finirono sul fondoschiena di Temari, avvicinandola a lui, tanto che i loro corpi aderirono come una seconda pelle l’uno nel corpo dell’altra, mentre le mani di lei andarono fra i capelli di lui, sciogliendogli quella coda stramba che portava sempre. Una delle tante caratteristiche dei Nara.

Si staccarono dopo minuti di apnea, dove si erano morsi, leccati, baciati, mangiati, respirando a pieni polmoni per la mancanza di ossigeno, mentre la voglia si impossessava di loro.

“E se divento grossa?”

Shikamaru se la caricò sulle spalle, cominciando a camminare verso il bagno, sotto le proteste di Temari per farsi mettere giù.

“Mi sembra che il piano “perdi peso sudando ogni sera” dopo che hai partorito Shikadai abbia funzionato perfettamente.”

L’ultima cosa che si sentì fu la risata cristallina di Temari, prima che la porta del bagno si chiudesse alle loro spalle.

   
 
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