Lo so, non crederete ai vostri occhi, ma eccomi qua! Avevo promesso un aggiornamento più… mmh… diciamo celere, ma ormai le
mie promesse dovreste conoscerle. Sono come un marinaio… però dovete convenire che faccio sì un sacco
di ritardo, ma poi l’aggiornamento arriva,
no?
Quindi eccomi qui, con una nuova
parte del mio infinito racconto - che vi
assicuro – prima o poi finirà, e nel frattempo, naturalmente ci tengo a
salutare tutti voi, un bacio affettuoso a chi ha ancora la forza e la pazienza
di seguirmi imperterrito. SIETE MERAVIGLIOSI!!!!!!!
Un pensiero speciale vola sempre al
mitico Cyber… Sai ti ho pensato
quando la “tua” Inter è stata -per l’ennesimo anno-
buttata fuori dalla Champions…
Scusami, ma permettimi questo piccolo
commento, da una che presto non ne vorrà
più sapere di calcio… quando se ne andrà
Kakà…
Ma ora, bando alle ciance, un bacio a tutti, e godetevi la puntata.
A presto!
Smack…
Milady
******
Ginny alla fine, ma con molta fatica, era riuscita ad eludere la spaventosa marcatura
di Hermione, che non ne voleva saperne
di lasciarla da sola.
Con la sua consueta incrollabile
caparbietà, Hermione l’aveva seguita sin
nella stanza che divideva con altre quattro ragazze del suo stesso anno, quindi aveva preso ad insistere che sarebbe stato meglio scendere giù nella
Sala Grande per mangiare qualcosa, per finire,
scoraggiata dalla fermezza di Ginny
aveva comunque
deciso di sederle accanto sul
letto, parlandole del più e del meno, ma
in particolare della partita di Quidditch del pomeriggio che per l’appunto
Ginny aveva perso.
Ginny dapprima esasperata aveva finito per lasciare campo libero ad Hermione; sapeva
che un’opposizione troppo dura e prolungata avrebbe scaturito solo l’effetto
contrario in quella testarda ragazza che aveva come amica.
Dopo un po’ però finse una terribile
stanchezza ed un insopportabile mal di testa, che fece finalmente desistere Herm dalla sua
opera di infermiera/crocerossina.
L’inflessibile ragazzina la salutò, sinceramente preoccupata, ma soddisfatta all’idea di averla
scortata sino al suo letto.
- Ciao Gin, ci vediamo domani a colazione, e… sta
tranquilla con quell’orco di tuo fratello ci parlerò io!
- Va bene… grazie di tutto Hermy… - Ginny sorrise all’idea della nuova schiassata che Hermione avrebbe fatto all’indirizzo di Ron e finse di appisolarsi beatamente fra le
candide lenzuola del suo letto.
Ma non appena Herm fu fuori dalla stanza,
si sollevò a sedere ed andò alla finestra. Fuori il vento tirava forte e sicuramente faceva
freddo ma non se ne curò.
Spalancò i grandi battenti, lasciando che l’aria umida e gonfia di
pioggia imminente, la investisse in pieno.
Aveva indosso la sola camicia da
notte, che era sì di lana, ma il freddo l’assalì furioso e lei
rabbrividì stringendosi le braccia fortemente al petto…
Poi una scheggia impazzita della sua
labile memoria ritornò a galla e lei
rammentò all’improvviso di… pioggia, abiti bagnati e… due braccia forti che l’avevano
sollevata da terra, mentre tutto il
mondo attorno si dissolveva come fumo ed il suo corpo tremava sotto l’azione
terribile del freddo o… di quale
altra sensazione?
Accidenti…ma cosa le stava
succedendo? Che
cosa aveva fatto in quel pomeriggio ?
Ricordava del viaggio con Hagrid e
con l’odioso serpeverde verso Notturn Alley, ma poi?
Che cosa era successo in quel maledetto posto
?
Forse… la sua mente stessa non
rammentava perché il ricordo era troppo brutto… forse era stata rapita per poche
ore da un mago malvagio ed Hagrid, troppo in ansia per lei, glielo aveva celato con le puerili scuse che
aveva blaterato giù alla capanna solo poche ore prima.
Chiuse gli occhi ancora scossa e si
spostò dalla finestra; il freddo ora era
troppo intenso non riusciva più a sopportarlo.
Accucciatasi sul materasso gettò
un’occhiata distratta alla sua borsa abbandonata ai piedi del letto rigonfia di libri e quaderni; poi l’attenzione fu catturata
dalla copertina scura della sua agenda che sbucava da una tasca laterale, era
quella dove annotava quasi tutti i suoi pensieri o anche semplicemente gli orari delle lezioni
e… gli eventuali appuntamenti.
Si allungò lentamente e l’afferrò iniziano a
sfogliarla mentre un contorto pensiero faceva capolino nella sua mente scombinata.
Di colpo rammentò di avere scritto qualcosa
di molto importante solo qualche giorno prima, ed un brivido strano l’accompagnò mentre
nervosamente girava le pagine fino a raggiungere la data del giorno successivo.
In effetti c’era un piccolo appunto sotto la
scritta in rosso “prime due ore – verifica di Pozioni”. Era vergato in
caratteri minuscoli e pareva che nello scrivere lei stessa fosse stata
particolarmente nervosa.
La sua grafia risultava
distorta, quasi irriconoscibile, ma
concentrandosi Ginny riuscì a comprendere il criptico messaggio “ Dopo lezione Piton, app. con M. in bib. per Stanza d.N.”
Un soffocato singhiozzo le sfuggì
dalla bocca mentre con un solo gesto nervoso richiudeva l’agenda.
Ecco… in pochi attimi era riuscita a
complicarsi definitivamente la serata… L’indomani l’attendeva un compito di
Pozioni e poi l’appuntamento con
quell’odioso serpeverde, caspita e
chi avrebbe chiuso occhio quella notte?
Si alzò di nuovo gettando distrattamente
l’agenda nella borsa; tornò alla
finestra per riprendersi un poco di quell’aria fredda che –se non altro- la
rigenerava.
Come avrebbe sopportato un incontro con Malfoy dopo la terribile
avventura o-disavventura- passata a Notturn Alley?
Ma lui cosa ricordava? Forse avrebbe dovuto chiederglielo, già e perché no?
Scuotendo la testa Ginny considerò
assolutamente censurabile l’idea. Mai e
poi mai avrebbe chiesto aiuto a quel damerino da strapazzo… era già dura doverci
convivere per alcune ore a causa di quella maledetta pozione da preparare,
figurarsi doverci fare finanche conversazione!
A furia di pensare e rimuginare il
mal di testa le venne davvero.
Decise così che era meglio cercare di
dormire, ma mentre richiudeva la finestra un bagliore nella torre più
alta, quella posizionata
proprio di fronte alla Torre di Grifondoro,
attirò la sua attenzione.
Ginny strinse gli occhi in due
minuscole fessure e con la sua vista perfetta notò due figure che si muovevano
dietro alla grossa finestra.
“ Ma chi ci sarà a quest’ora nell’aula di Astronomia
? “
Sussurrò fra sé e sé. “ Forse un
incontro clandestino fra studenti di due Case differenti? Forse due amici che insieme confabulavano o architettavano qualcosa di proibito? “
Decise che era sciocco indovinare o
pensarci troppo su… aveva già parecchi pensieri per la testa, non era saggio
andarne a cercare di nuovi.
Si sdraiò e chiuse gli occhi cercando
di dormire, ed in effetti dopo poco si assopì, ma strane immagini e visioni iniziarono a
popolare quelli che avrebbero dovuto essere i suoi sogni… e che
invece si trasformarono in un subdolo incubo…
Sotto una pioggia battente lei fuggiva…
non sapeva da cosa né da chi, ma era
terrorizzata e come sempre accade negli incubi
le sue gambe non erano abbastanza veloci;
sembravano impastoiate in una moltitudine di sabbie mobili e chi la braccava
gli era sempre più vicino… sempre più addosso,
poteva sentire il suo alito sul collo ed i suoi passi rombanti.
Infine cadeva… c’era un mare di fango
e di acqua in terra e lei si bagnava completamente,
insozzandosi gli abiti nuovi e puliti;
giunta all’apice della disperazione percepiva la fermezza di due mani
salde e decise che la strappavano dal terreno e la portavano al sicuro in un
luogo asciutto.
Ora sentiva solo il calore di quelle
mani strette attorno a lei e di quel corpo avvinghiato al suo mentre una voce
suadente e melodiosa sussurrava poche parole al suo orecchio… “ Sono innamorato
di te, Ginny Weasley”
Ginny si destò di soprassalto con il
cuore che le martellava nel petto, si
sfregò le braccia infreddolite, ma toccandosi la fronte la scoprì madida di
sudore.
Ma che le stava succedendo?
Le sensazioni erano state così vivide
e reali da farle pensare – per un incredibile momento- di averle
vissute veramente.
Ma chi era venuta in suo soccorso
? Chi era il suo misterioso salvatore ?
Ovviamente il frutto di una sfrenata
fantasia…
Sospirando si lasciò ricadere sui
cuscini morbidi e serrò fortemente le palpebre cercando per l’ennesima volta il
sonno.
Ma questo non ne voleva sapere di
venire…
Sarebbe stata una
bella notte insonne… L’indomani si
sarebbe sentita
peggio di uno straccio!
********
L’aula di astronomia.
Quella posta ai piani più alti del castello,
ovviamente.
Poteva essere andato solo lì
quell’impiastro, se da quel poco che avevamo conversato avevo
capito qualcosa di lui.
In genere ero abbastanza bravo a
“comprendere” da pochi gesti e parole
chi avevo davanti e
Blaise Zabini non sarebbe sfuggito al mio acuto giudizio.
Mentre una strana ansia tornava ad
impossessarsi di me, riflettei sul fatto
che solo la Weasley sfuggiva al mio controllo…
Solo lei non riuscivo
a comprendere fino in fondo, manco fosse stata un puzzle senza soluzione… Al pensiero salii con rabbia gli
ultimi gradini dell’impervia scala.
Entrai nella stanza che all’apparenza
sembrava vuota.
Le imponenti finestre che davano su un panorama mozzafiato erano serrate,
ma il colore del cielo cupo e minaccioso si riversava all’interno rendendo
l’ambiente ancor più misterioso ed inquietante.
I miei passi echeggiarono spezzando
il silenzio perfetto. Mi avvicinai ad
una finestra poi mi voltai di scatto
quasi avessi percepito degli occhi su di me, ma non c’era nessuno.
M’allontanai
dirigendomi verso uno dei telescopi puntati contro il cielo come tanti occhi
curiosi; giochicchiai
con le manopole varie, scoraggiato e
stanco, quindi prima di uscire decisi di
tentare l’ultima carta; l’unica cosa che
potevo fare.
La mia voce roca spezzò ulteriormente il silenzio
perfetto. - Ehi,
Zabini sei qui? -
Scossi la testa
demoralizzato. “Ecco a cosa mi sono ridotto… parlo
finanche da solo come un ebete!”
Dopo aver atteso un
attimo ancora, decisi di portare a
termine quell’assurdità.
Era stato un ulteriore
sbaglio recarmi nell’aula di astronomia,
come si sarebbe certamente dimostrato un terribile errore aver baciato
ed essermi dichiarato a Ginny Weasley!
Io…io dichiarato a quella stracciona??? Che razza di
incantesimo mi avevano fatto in quello schifo di negozio di Notturn Halley
quelle due invasate???
Sì, certo era colpa loro se mi ero
comportato in una maniera tanto assurda…
Infastidito ulteriormente da quei
pensieri, mi avviai deciso verso la
porta d’uscita.
L’oscurità era scesa improvvisa nella
stanza, le lampade magiche non si erano
ancora accese tutte, pertanto quando
misi la mano sulla maniglia per aprire il battente ed un’altra, salda e gelida si strinse sulla mia,
quasi mi venne un colpo.
Arretrai di qualche passo, liberandomi dalla stretta ferrea dello
sconosciuto… E sì, aveva una bella presa…
Nella penombra che ammantava tutto sotto
un velo sottile e grigiastro, strinsi
gli occhi in due fessure e riuscii a distinguere i contorni di un giovane alto
almeno quanto me ed altrettanto atletico.
Non ne distinguevo bene i lineamenti del viso, perciò tentai la sorte
e decisi che quel tizio era proprio chi stavo
cercando.
- Zabini, dannazione ma da dove sbuchi
?
L’altro non si scompose al mio
veemente attacco; anzi per tutta
risposta si appoggiò con disinvoltura al
muro.
Io fremetti per l’agitazione… in
realtà con chi stavo parlando ?
La lampada sopra alla testa dello
sconosciuto, si accese proprio in quell’ istante,
ed illuminò fiocamente il suo volto pallido ed avvenente.
Solo allora ne ebbi
conferma…Era proprio lui, era Blaise Zabini.
Gli occhi dallo sguardo enigmatico, ombreggiati da ciglia lunghe e scure, parvero brillare compiaciuti nella
semi-oscurità e sulle sue labbra piene
aleggiò per un istante un sarcastico
sorrisino.
- Sono sempre stato qui, vicino alla porta. Solo chi non guarda bene non
vede, Malfoy.
Sussultai mentre sentivo
assottigliarsi sempre di più la soglia della mia sopportazione; ma in effetti, entrando, non avevo certo guardato dietro di me, errore banale
che mio padre mi avrebbe rinfacciato all’infinto...
- Oh, piantala
con i tuoi slogan da strapazzo, mi danno
sui nervi!
- Beh, perché sei qui allora e mi stai cercando, se ti infastidisco
tanto?
Lo fissai stralunato. La sua domanda, semplice e banale, mi aveva
spiazzato completamente. Gli volsi le spalle tornando all’interno della
stanza. Avevo bisogno di
aria.
Con un gesto automatico ed istintivo
spalancai la grande finestra e l’aria fredda, gonfia di pioggia e umidità, m’investì all’improvviso scompigliandomi i
capelli.
Lasciai che il vento gelido mi avvolgesse senza fare una piega,
anzi mi parve quasi di non percepirlo.
Appoggiai le mani
sulla davanzale, lasciando che il peso delle braccia e delle
spalle si scaricassero sulla pietra
fredda e dura, e solo allora mi resi conto di quanto irrigidite
erano le mie membra e la mia schiena.
- Non lo so, Zabini… -
Esclamai scorato.
Sentii i suoi passi felpati dietro di
me.
- Certo che lo sai, Malfoy, sforzati solo un pochino… e comunque devi
essere proprio disperato per essere qui con me a quest’ora, invece di essere giù nella Sala Grande a
tenere banco con i tuoi tirapiedi.
Digrignai i denti per non investirlo
con una rinnovata ondata di collera. - E va bene, bastardo, sono qui perché non sapevo con chi
altro parlare.
-
Ma senti… Interessante, davvero interessante.
Potevo immaginare il suo viso pallido
e perfetto con il sopracciglio curato
che si sollevava divertito anche senza guardarlo direttamente in faccia.
- Non infierire, Zabini. Non te lo
permetto!
- Va bene, basta giocare, ma concedimi di dirtelo, sei proprio divertente, se vuoi,
Malfoy.
Mi ripresi, e voltandomi verso di lui decisi di
affrontarlo senza esitazione.
-
Perché sarei divertente, Zabini?
- Perché non
decidiamo adesso e subito di chiamarci semplicemente per nome,
Malfoy?
Lo scrutai con uno sguardo che
avrebbe incenerito chiunque, ma lui lo
sostenne senza apparente fatica.
- No! Troppa confidenza, non siamo arrivati fino a questo punto… Zabini…
- Ops… attento a come parli,
se qualcuno origliasse in questo momento, potrebbe giungere a strane ed inopportune conclusioni!
Alzai gli occhi al cielo,
esasperato. - Beh, anche tu sei divertente, non c’è che
dire, il tuo senso dell’umorismo è davvero pessimo.
Rise con la solita disinvoltura,
forse un po’ snob ma terribilmente accattivante.
Compresi in un attimo perché ero
andato lì… fin lì a parlare con quello
stravagante personaggio. Ero a mio agio.
Non sapevo come ma sapeva mettermi a mio agio. Non dovevo fingere o recitare. Non dovevo
indossare nessuna maschera.
Non dovevo apparire infallibile e
letale.
Ero semplicemente me
stesso… di fronte ad una persona che mi conosceva appena e che certamente non
mi giudicava per il nome che portavo…
Tutto queste
conclusioni
giunsero come una marea e mi scoppiarono nel cervello come fuochi d’artificio, ma ebbero il potere di rilassarmi e di concedermi una sana e liberatoria risata, la prima
da quando avevo visto la Weasley scomparire alla mia vista, dietro quella montagna di irsuto pelo di
Hagrid.
- Santo cielo, Zabini, me ne sto qui a
battagliare verbalmente con te, mentre
vorrei solo potermi sfogare e dirti tutto… tutto quello che mi passa per il
cervello.
- Tutto ? Proprio
tutto, Malfoy?
- Sì, anche che sei un perfetto
imbecille!
- E tu che
non sei il mio tipo! – Ribatté lui, con
la voce che stentava appena a contenere l’ilarità.
- Per il sangue di Serpeverde, allora
è vero?
- Vero che cosa, Malfoy?
- Che sei
gay… Ti piacciono i ragazzi, Zabini?
- Non riuscivo a smettere di
ridere.
- Va al diavolo, pervertito!
Non saprai mai la verità… Ma ti dirò che non mi dispiacciono le voci ambigue
che girano su di me, mi rendono più interessante e lo so bene
Malfoy!
-Vanaglorioso…
- Arrogante…
- Adesso basta Zabini! Se ti va di
ascoltarmi parlerò, altrimenti me ne
vado subito.
Lui si mosse posizionandosi più indietro rispetto a me si appoggiò contro
il muro affondando le mani nelle tasche
del pantalone.
Con un gesto talmente veloce, da non
essere quasi scorto, comparve nella sua
mano destra una sigaretta lunga ed affusolata che accese con un piccolo
accendino dorato.
Ne aspirò l’acre sapore con gusto, mentre una sottile nuvoletta candida si
materializzava sulle sue labbra.
- Ti ascolto, Malfoy.
- Oh, che schifo! Perché devi sempre tirare fuori quella roba
puzzolente?
Senza scomporsi si rigirò la
sigaretta fra le mani affusolate ed
eleganti. – Mi rilassa… e per
favore, niente prediche.
Sei venuto tu da me, inoltre…
perché non le provi prima di sbraitare?
- Io non sto sbraitando e non mi convincerai a rovinarmi così i
polmoni.
Lui sorrise e per tutta risposta
aspirò un’altra lunga e apparentemente gustosa boccata.
– Okay, ora… se vuoi sputare il rospo…
Sospirai, con la mente improvvisamente svuotata.
Non volevo guardarlo in faccia mentre
incredibilmente riuscivo, o per lo meno tentavo,
di sfogarmi con qualcuno che non fosse lo stupido elfo domestico che mi seguiva come un
cagnolino quando ero a casa.
Pertanto gli voltai le spalle e presi
ad osservare fuori dalla finestra. Il cielo era ormai
diventato scuro e le stelle non si
vedevano, nascoste fra alti strati
di nuvole opache che correvano veloci
sotto l’azione del vento.
Presi una boccata d’aria, fredda ed umida, mentre mi apprestavo finalmente a parlare.
- E’ tutta colpa
sua… mi sta facendo impazzire…
Io… acc… io…
- Okay, fermati un attimo, di chi parli Malfoy?
Di una ragazza o di tuo padre
?
Sbarrai gli occhi
terribilmente colpito e mi voltai a scrutarlo.
Lui fumava imperterrito appoggiato al
muro, in apparenza completamente
rilassato. La sua esternazione mi aveva talmente
sorpreso da lasciarmi a bocca aperta. Mi
ripresi deglutendo.
-
Ehi… mi conosci più di quanto ammetti, allora…
- Santo cielo, Malfoy, cosa credi…? Che non si mormori
in giro che razza di bastardo impenitente sia tuo padre!
Mi accigliai improvvisamente punto
sul vivo. – Sì è vero… beh, ma non credevo che fosse di così pubblico dominio. Immaginavo solo che fosse temuto e rispettato…
Zabini tirò una nuova gustosa boccata
alla sua sigaretta. – Bhe, certo, nel suo ambiente è sicuramente temuto e
rispettato, come dici tu, ma ciò non toglie il fatto che
sia anche un bello spaccapalle come padre…
- Già è così… - Conclusi rimuginando tristemente su quanto di
vero avevamo appena detto.
Ma i miei problemi più pressanti era altri al momento.
Con
un’inaspettata aggressività mi rivolsi di nuovo a lui e questa volta lo scrutai in viso, e
malgrado la penombra cercai di fissarlo direttamente negli occhi, chiari ed
enigmatici.
- Per l’ennesima volta, basta!
Vorrei poterti dire due parole,
prima di andarmene!
- E’ da un po’ che ho detto che ti ascolto,
Malfoy!
Ancora sospirai mentre il silenzio
diveniva così perfetto da farmi percepire
ogni singolo rumore, anche il più
lieve. Zabini fumava la sua sigaretta, e
nell’alzare il braccio un bagliore ed un leggero
tintinnio mi rivelò il sottile ed elegante monile che adornava il suo polso.
Un braccialetto argentato… di indubbia fattura babbana???
Sorvolai al momento sul particolare, ma catalogai il tutto in un angolo della mia
mente: al momento opportuno sarei tornato sull’argomento, e ne ero certo, sarebbe stato un punto in mio favore, un
particolare che avrei, di sicuro, potuto sfruttare.
- Non sto così di merda
per mio madre,
Zabini, ma per una stronzetta di strega.
- Umhm….
Sempre più imprevedibile ed interessante. Ma qual’è il problema?
Ti ha respinto? Non posso crederci!
- Certo che no, chi
potrebbe resistermi ? - Sorrisi sornione enfatizzando le ultime parole,
poi ripresi un po’ più titubante. - E’ che… non sono sicuro dei
suoi sentimenti o se sto facendo la cosa giusta… con lei…
- Cristo Santo, Malfoy ma è così
semplice! Se non vuoi che ti usi solo
per il sesso - E a questo punto Zabini ridacchio compiaciuto - Non devi fare altro che chiederglielo e
saprai la verità… In
quanto a far la cosa giusta…beh, solo tu sei responsabile delle tue
azioni.
Sbuffai sempre più contrariato; non era così che avevo immaginato quella
conversazione e la frustrazione mi rese
ancor più acido.
– Non è semplice per niente, genio…
ma tu le conosci le donne? Dovrei
forse rendermi ancora più ridicolo ai suoi occhi? No,
grazie, del tuo consiglio ne farò
a meno!
Mi voltai irritato e deciso più che
mai a rintanarmi nella mia stanza privata giù al sotterraneo. Era stato un
errore, uno in aggiunta a quella terribile giornata, cercare di sfogarsi con quel damerino da
strapazzo.
Ma inaspettatamente, lui mi bloccò stagliandosi con tutta la sua
mole proprio dinanzi a me. Acc… ma come aveva fatto a sollevarsi da terra con
una tale agilità??
Lo squadrai irritato mentre la sua voce
suadente echeggiava ancora nella stanza vuota.
- Aspetta, Malfoy, non voglio fare il saccente con te, ma posso
solo dirti una cosa, o darti una dritta se vuoi…
Non vedevo bene il suo volto, celato
dalle ombre del crepuscolo che avvolgevano l’
aula, forse la più buia dopo quella
assurda della professoressa Cooman.
- Spara. - Esclamai,
tentando comunque di mantenere un certo
contegno.
- Non farti dominare dall’orgoglio… o sarà la fine. Se ci tieni… a questa storia,
fa tu il primo passo e fregatene di renderti ridicolo o potresti pentirtene…
amaramente.
Lo sforzo di scrutare in quel volto
che non riuscivo a vedere mi avvilì ulteriormente. Spostai la testa di lato, lanciando lo sguardo lontano, verso un’altra finestra dell’ampio stanzone.
La voce mi usciva a fatica dalla gola riarsa… improvvisamente
desiderai ardentemente di poter bere della birra babbana… pazzesco!
- No… io … non posso farlo!
- Allora non ci tieni davvero,
Malfoy. - Sentenziò, tornando a sedersi mentre nelle sue mani eleganti rimaneva
una piccola parte di quel che era stata la sigaretta. La centellinò sino alla fine, aspirandone avido il sapore, a mio parere nauseabondo.
Poi gettò il mozzicone dalla
finestra, centrandola alla
perfezione sebbene da pozione scomoda e
lontana.
Aveva doti atletiche non indifferenti… e ne ebbi un’ ulteriore
conferma.
Ma neppure distrarmi con altri pensieri
poteva servirmi in quel momento. Capii
che era tempo di tagliare la corda, non
mi piaceva la strana piega che stava prendendo quella conversazione.
Allungai la mano ed aprii la porta,
quasi volevo andarmene così, senza
salutare… poi ci ripensai e voltando lo sguardo verso l’ombra scura seduta a
terra con le spalle appoggiate al muro, accennai ad un mesto saluto.. – Beh… ci
vediamo, Zabini.
-
A presto, Malfoy. - Replicò
lui, e nella sua voce mi colpì
la marcata amarezza o forse
era solo noia?
Uscii in fretta, tornando veloce ai sotterranei… Era ancora presto ma decisi lo stesso di
stendermi sul letto, al riparo, nella mia stanza privata.
Il pensiero del giorno successivo.. dell’appuntamento che avevo dato alla Weasley per andare insieme alla stanza delle necessità, cominciò a rodermi come un tarlo ossessivo.
Si sarebbe presentata? E io… come avrei dovuto comportarmi con lei?
Sbuffai mentre la voce perfetta e un
po’ ironica di Zabini mi rombava nella testa “ Devi
solo chiederglielo cosa prova... È così facile…”
Mi rigirai
nervoso, sarebbe stata una notte
lunga e molto probabilmente… insonne.
*********
- Ginny… ? Ehi…Ginny vuoi muoverti o no?! Accidenti usciremo per ultime, ma che hai
stamattina ?
Il volto corrucciato di Jill era a pochissimi centimetri dal suo, eppure
lei lo vedeva sfuocato, quasi i suoi occhi non le rispondessero
appieno.
Forse era la stanchezza… forse era colpa
del rintronamento che gli aveva lasciato addosso quella maledetta verifica di
Pozioni… Cielo Piton diventava sempre più odioso e più duro
con la sua classe, quasi volesse fargli espiare la colpa di essere
semplicemente capitati sotto le sue grinfie.
Ginny sollevò finalmente lo sguardo
focalizzandolo nelle iridi celesti di Jill, che attendeva spazientiva una sua
replica.
- Scusa Jill, non mi sento molto
bene… è vero…
- Beh, va in infermeria, allora! Io vado con Nancy adesso abbiamo Erbologia… vieni con noi?
Ginny tornò a fissare un punto
imprecisato alla sue spalle. - No,
non vengo… lo dici tu alla prof che non mi sento
bene?
Jill la scrutò sinceramente
preoccupata. In
effetti la Weasley sembrava sotto-sopra da un po’ di tempo. Occhiaie scure cerchiavano i suoi grandi
occhi da cerbiatta che apparivamo ora più che mai
enormi sul suo viso dall’aria stanca.
-Okay, tesoro… ma riguardati un po’
mi sembri strana ultimamente…
- Non… non preoccuparti Jill… so badare a me stessa. - Detto questo cercò di sfoderare il sorriso più accattivante che
poteva all’indirizzo dell’amica, poi
raccolse in fretta tutti i suoi libri e sparì dietro la porta dell’aula di pozioni.
Jill rimase interdetta ed immobile di
fronte al banco dove –solo pochi attimi prima-
sedeva la rossa.
Nancy l’altra sua amica, le si avvicinò
strattonandola – Beh, andiamo? Ma Ginny… non viene ?
Jill non rispose subito fissò per un attimo ancora la porta da cui
era sparita in un baleno Ginny; nel suo
sguardo pensieroso era celata tutta la preoccupazione che all’improvviso le era
caduta addosso.
Ginny aveva qualcosa… non era un malessere fisico e non serviva un
genio per capirlo…. Jill sapeva
riconoscere le pene d’amore, lei stessa ne aveva passate
tante ma sapeva anche perfettamente come
eluderle, schivarle e non soffrire.
Ma Gin… la dolce, indifesa Gin… lei era troppo…
Un rinnovato strattone da parte di Nancy la fece desistere ulteriormente dai suoi
pensieri. Jill tornò a fissarla in
volto, questa volta leggermente
accigliata; non aveva certo intenzione
di parlargli dei suoi crucci.
– Andiamo, rompiscatole! Ginny non verrà con noi non
si sentiva bene. – Tagliò
corto, uscendo dal sotterraneo.
Con la sua inesauribile energia Jill
riprese in fretta la sua aria sbarazzina ed entusiasta, ma in una parte dei suoi pensieri rimase
l’idea di cosa stesse combinando Ginny e di dove in realtà si fosse diretta…
Hagrid!
Doveva tornare da Hagrid!
Lui poteva anzi doveva darle
una mano.
Inoltre aveva come la sensazione che
l’omone gli avesse chiesto di tornare in mattinata
alla capanna, ma non ricordava quale ne
fosse il motivo…
Ginny s’affrettò sulle scale, evitando accuratamente gli studenti delle altri
classi che si recavano nell’aula
di Piton.
Le parve di scorgere la zazzera rossa
di Ron e pertanto accelerò ancor di più il passo, stringendosi i libri al petto
e accostandosi così tanto al muro da dar l’impressione di volerci sparire
dentro.
Non voleva avere un altro scontro con il suo “adorabile”
fratellino, la sola idea la sconvolgeva.
Salì gli ultimi gradini cercando i estraniarsi da tutto e tutti, con gli occhi bassi, fissati caparbiamente sulla punta delle sue
scarpe.
Il vociare chiassoso degli altri
studenti la infastidivano, avrebbe desiderato così tanto avere le ali in
quel momento, essere un uccello e
fuggire via, lontano dal Castello.
Che peccato… eppure un tempo aveva amato così
tanto quella scuola, da sentirne quasi la mancanza perfino in estate…
Sbamm…! …
L’urto violento con un altro che
veniva in senso contrario al suo la fece sbalzare
letteralmente dalle scale. Ginny tentò
disperatamente di afferrarsi al corrimano,
con un guizzo fulmineo che solo i continui allenamenti di Quidditch le
avevano conferito, ma le sue mani sudate scivolarono
sul legno lucido e perfetto, e lanciando
un grido disperato, seppe di cadere
rovinosamente all’indietro…
Ma…
Dopo un istante, che parve eterno, sentì le ferrea presa
di due mani salde sui suoi fianchi.
Due mani forti,
decise, che la trattennero quasi fosse leggera come una bambolina di porcellana,
impedendole di cadere.
Nell’impeto dell’impatto si era ritrovata
abbracciata a quello sconosciuto investitore / soccorritore. Aveva sbattuto contro il suo torace, solido
come marmo e contro la sua fronte con una sonora capocciata…
Il rumore di occhiali
che cadevano e s’infrangevano sul marmo del gradino rombarono nelle sue
orecchie, aveva trattenuto il respiro e
chiuso gli occhi ma ora li stava
riaprendo e con enorme sorpresa li fissava su un altro paio… di un verde così
brillante e cristallino da sembrare artificiale.
No! Non era
possibile…
- Harry… Oddio,
ti ho rotto gli occhiali… - Sbiascicò
in preda ad uno scombussolamento totale.
L’adrenalina che gli era schizzata
nelle vene a seguito della violenta
paura appena provata, stava facendo il suo effetto, pertanto si ritrovava a tremare come una foglia fra le braccia di… Harry Potter!
Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati
aveva mai immaginato tanto…
- Gin… Ginny - Aveva replicato lui, pure scosso dall’imprevisto scontro
frontale. La fissava stralunato e il suo sguardo era diverso, forse perché privo
degli immancabili occhiali. – Non fa nulla, li riparo… ma tu stai bene? Ti ho fatto male… Accidenti, non ti ho proprio visto! -
Ginny non riusciva a replicare, era
ancora spaventata e la percezione delle sue mani strette incredibilmente sui suoi fianchi non l’aiutavano di certo a formulare una frase articolata.
Abbassò il volto in fiamme
desiderando intensamente che nessuno li avesse notati, ma il grido che aveva
lanciato aveva di certo attirato
l’attenzione di tutti. Il vociare
assordante continuava imperterrito intorno a lei… Li stavano osservando? E come faceva a capirlo ?..
C’erano le mani di Harry…
Le sue mani strette addosso a lei…!
Bastavano per lasciarla immersa in uno strano stato catartico.
- Sto bene, gr…grazie Harry…
Aveva infine sbiascicato, ma così
piano che lui aveva dovuto piegarsi sul suo volto, avvicinandovisi
pericolosamente; mentre le sue mani restavano saldamente premute sui suoi
fianchi.
- Come hai detto ? Stai bene,
vero?...
- S… sto bene, grazie…
- Ehi, ma che succede qui? - Una
voce ben nota a Ginny, proveniente proprio
alle spalle di Harry, aveva puntualmente spezzato l’incanto. – Mi sembrate due
innamorati rintronati… ma che state combinando ?
La voce in questione altri non era che quella di
Ron, che sbuffando come un mantice si era infine chinato a raccogliere ciò che restava degli
occhiali dell’amico. -
E cosa è successo a questi ?
- Cielo, Ron vuoi comportarti da persona educata, una
volta tanto ? - Lo aveva subito ripreso Hermione a velocità
supersonica, bruciando sul tempo persino
Ginny.
Anche Harry fu preso in contropiede
dal commento acido dell’amico e sobbalzando per la sorpresa si fece subito da
parte, per lasciando spazio ad Hermione che arrivava di gran carriera.
Ron, invece, le si parò davanti con aria imbufalita.
C’era elettricità palpabile che
scorreva fra i due, Ginny intuì che
dovevano aver già litigato di prima
mattina e questo era solo uno dei tanti round che si sarebbero svolti durante
l’arco della giornata.
- Ehi… ho visto mia sorella
abbracciata ad Harry,
senza offesa, ma volevo solo avere spiegazioni…
- Sei patetico e fissato! Non hai visto che si è trattato di un
incidente, anzi potevano farsi pure male. Piuttosto, state bene voi due? E tu Ginny ?
La vulcanica ragazzina si era infine
rivolta a lei, stringendole forte il braccio.
Ginny aveva alzato gli occhi al cielo
esasperata e trovato infine la
forza di replicare. - Santo cielo, sto bene! Non è successo niente… e a parte
gli occhiali anche Harry mi pare sia a posto…
Però si sentiva ancora scombussolata e
non aveva ancora avuto il coraggio di guardare in faccia l’amico che era ritornato alla chetichella al fianco
di un –sempre più nervoso- Ron.
- Sì è tutto okay, ragazzi. - Confermò a sua volta Harry, lanciando però un occhiata
lievemente irritata all’indirizzo di Ron.
- Dove stavi
andando tanto di fretta, Gin ? - La
incalzò Hermione.
- Oh, sono in ritardo per la lezione di Erbologia…anzi se volete scusarmi… -
Ginny prese al balzo l’occasione di
svignarsela ed in particolare di eludere
le sicure domande di Ron e di quella ficcanaso di Hermione.
Stringendosi al petto, ancora dolorante per la botta presa, i libri,
sgattaiolò su per la scala liquidandoli
tutti con uno sbiascicato “ciao.”
Ron
le gridò qualcosa dietro tipo “ ti aspetto… Sala comune, Virginia, …
dobbiamo parlare”
ma lei non si curò di replicare.
Saliva le scale in maniera ancora più
distratta di prima… Cielo
che disastro di giornata, chissà come sarebbe continuata…
****
Che non era una buona giornata l’avevo capito subito dalle prime due ore di
lezione.
La McGranitt si era comportata da
vera megera, costringendoci ad un compito gravoso ed oltremodo difficile.
Ero uscito dalla
sua aula completamente prosciugato nella mente e nel corpo.
Per fortuna mi attendevano due ore
con Piton; avrei potuto rilassarmi in
santa pace, prima di andare in biblioteca per incontrarmi con la Weasley.
L’idea di rivederla di lì a breve mi procurò
una bizzarra euforia, un misto di ansia e piacere che scaturiva proprio all’altezza del
petto… ma mentre scendevo le scale per raggiungere l’aula di Pozioni, la sensazione si tramutò in uno strano
disappunto…
C’era confusione,
più del solito, qualcuno aveva
gridato per un istante.
Un piccolo capannello di studenti
pareva essersi concentrato proprio da dove era partito il grido, ma si era dissolto in fretta lasciandomi aperta la visuale.
Ero ancora nella parte alta della
lunga scalinata pertanto osservavo la scena da una prospettiva pressoché perfetta.
Lo sfregiato era di spalle ed
il solo fatto di averlo visto mi aveva già dato la nausea, ma fu ciò che notai
dopo a darmi la sensazione di aver
ricevuto un pugno in pieno stomaco.
Mi bloccai istintivamente, la mano
serrata con rabbia al lucido corrimano di legno.
Il babbeo Grifondoro stringeva
possessivamente a sè una ragazza, in quello che aveva tutta l’aria di essere
un abbraccio romantico.
E poco me ne sarebbe importato se
quella ragazza non fosse stata lei… Ginny
Weasley!!!
Le sue sporche manacce erano sui suoi fianchi…
Si era chinato sul suo volto con
ostentata cortesia e poi… poi… Cristo,
che sarebbe successo ?
Attesi trattenendo
il respiro… mentre ogni fibra del mio essere
tremava sotto uno sconosciuto impulso omicida.
L’avrebbe baciata…lì sotto ai miei occhi e per me… sarebbe stata la fine di tutto.
Tutti i miei sogni, i miei progetti…
tutto… tutto perso, ogni obiettivo
fallito… Cosa avrei raccontato a mio padre?
Ma in quell’istante era davvero di
mio padre che mi importava o la mia mente aveva in
fretta creato un meschino alibi per
celare dell’altro… ??
Non ebbi modo di rifletterci molto…
L’imbastito di Goyle non si accorse
che io mi ero bloccato come una statua di sale nel bel mezzo della discesa e mi
urtò d’improvviso in maniera decisa.
Stavo quasi per cadere, la mano che avevo convulsamente stretto sul
corrimano mi evitò l’imbarazzate capitombolo.
- Ehi, guarda dove vai, imbecille! –
Sbraitai all’indirizzo del poveretto, che sgattaiolò via dopo essersi umilmente
scusato.
L’inconveniente però mi fece perdere
il momento saliente, perché quando
gettai di nuovo lo sguardo alla ricerca dei due piccioncini, della Weasley non c’era più traccia e lo
sfregiato aveva ripreso tranquillamente a scendere le scale, tallonato dai suoi
due amici scemi, il rosso e la
mezzosangue che parevano allegramente impegnati a litigare.
Dannazione!
Imprecai sottovoce…
mi ero perso il
meglio… Il loro struggente e melenso saluto.
Un fiotto di bile caldo e acido mi inondò lo stomaco. Non ero più in grado di seguire alcuna
lezione, neppure se si trattava di una
di Piton.
Ero completamente accecato, urtato ed innervosito da quanto appena visto.
La piccola streghetta, dopo essersi divertita un po’ con me a
Notturn Alley aveva trovato rifugio fra le braccia – ripugnanti- di quel
maledetto babbanofilo smidollato… Che stronza…
Ma l’avrebbe pagata cara, anzi con gli interessi!
L’avrei scovata ovunque si fosse diretta, infondo il Castello non era così immenso e
chi cerca … alla fine trova.
Volente o nolente, mi avrebbe condotto
nella stanza delle necessità –subito e senza fare storie-.
Era ora di iniziare, e di iniziare
sul serio a lavorare sulla nostra pozione
ed io – senza più inutili distrazioni -
a svolgere il mio incarico.
- Capo, ehi… capo ma che fai, ti
senti bene? Dobbiamo muoverci o arriveremo tardi a lezione.
Solo allora mi accorsi di trovarmi
fermo, come imbambolato nel bel mezzo della scala che portava ai sotterranei.
Tiger mi fissava con una faccia
stralunata in attesa di una mia replica.
Lo scrutai come se fosse un tizio che
si trovava lì per caso e mi stava importunando con le sue chiacchiere inutili
ed offensive.
- Che
diavolo vuoi ? Tu puoi andare, io ho da
fare!
- Ma capo… la lezione con Piton… ? Non vieni, devo forse venire con
te? Dove è finito Goyle?
Cristo, ci mancava
solo sto’ imbecille… dovevo liberarmene al più
presto.
- No, devo andare da solo, è una cosa
privatissima. Di’ a Piton che avevo un messaggio urgente da far partire per mio
padre, recupererò la lezione in un altro
giorno.
Girai sui tacchi così velocemente da
dar l’impressione a Tiger di essermi smaterializzato.
L’avrei fatto di certo, se avessi
potuto… La rabbia e l’ansia di trovare quelle maledetta streghetta mi bruciavano dentro.
Non avrei voluto essere nei panni della
Weasley…
No,
proprio no!
Continua…
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