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Autore: Milady    08/06/2009    3 recensioni
Per poter accrescere il suo valore agli occhi del Signore Oscuro, Lucius Malfoy escogita un piano, che prevede un'incarico molto delicato per suo figlio Draco. Il giovane Malfoy, abituato ad avere tutto pensa di poter eseguire molto facilmente quanto affidalogli dal padre. Ma il destino... è in agguato!
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ali di Fata

Lo so,  non crederete ai  vostri occhi, ma eccomi qua!   Avevo promesso un aggiornamento più… mmhdiciamo celere, ma ormai le mie promesse dovreste conoscerle. Sono come un marinaio…  però dovete convenire che faccio sì un sacco di ritardo, ma poi l’aggiornamento arriva,  no?

 

Quindi eccomi qui, con una nuova parte del mio infinito racconto  - che vi assicuro – prima o poi finirà,  e nel frattempo, naturalmente ci tengo a salutare tutti voi, un bacio affettuoso a chi ha ancora la forza e la pazienza di seguirmi imperterrito. SIETE   MERAVIGLIOSI!!!!!!!

 

Un pensiero speciale vola sempre al mitico  Cyber… Sai ti ho pensato quando la “tua” Inter è stata -per l’ennesimo anno- buttata fuori dalla Champions… Scusami,  ma permettimi questo piccolo commento,  da una che presto non ne vorrà più sapere di  calcio… quando se ne andrà Kakà

 

Ma ora, bando alle ciance,  un bacio a tutti, e godetevi la puntata.

A presto!

 

Smack 

Milady

 

 

******

 

 

Ginny alla fine,  ma con molta fatica,   era riuscita ad eludere la spaventosa marcatura di Hermione, che  non ne voleva saperne di lasciarla da sola.

 

Con la sua consueta incrollabile caparbietà,  Hermione l’aveva seguita sin nella stanza che divideva con altre quattro ragazze del suo stesso anno,  quindi aveva preso ad insistere  che sarebbe stato meglio scendere giù nella Sala Grande  per mangiare qualcosa,  per finire,  scoraggiata dalla  fermezza di Ginny  aveva comunque deciso di sederle accanto  sul letto,  parlandole del più e del meno, ma in particolare della partita di Quidditch del pomeriggio che per l’appunto Ginny aveva perso.

 

Ginny dapprima esasperata  aveva finito per lasciare campo libero ad Hermione;  sapeva che un’opposizione troppo dura e prolungata avrebbe scaturito solo l’effetto contrario in quella testarda ragazza che aveva come amica.

 

Dopo un po’ però finse una terribile stanchezza ed un insopportabile mal di testa,  che fece finalmente desistere Herm dalla sua opera di infermiera/crocerossina.

 

L’inflessibile ragazzina la salutò,  sinceramente preoccupata,  ma soddisfatta all’idea di averla scortata sino al suo letto.

- Ciao Gin,  ci vediamo domani a colazione, e… sta tranquilla con quell’orco di tuo fratello ci parlerò io!

 

- Va bene… grazie di tutto Hermy… - Ginny sorrise all’idea della nuova schiassata che Hermione avrebbe fatto all’indirizzo di Ron  e finse di appisolarsi beatamente fra le candide lenzuola del suo letto.

 

Ma non appena Herm fu fuori dalla stanza,  si sollevò a sedere ed andò alla finestra.  Fuori il vento tirava forte e sicuramente faceva freddo ma non se ne curò.

 

Spalancò i  grandi battenti,  lasciando che l’aria umida e gonfia di pioggia imminente, la investisse in pieno.

Aveva indosso la sola camicia da notte,  che era sì di lana,  ma il freddo l’assalì furioso e lei rabbrividì stringendosi le braccia fortemente al petto…

Poi una scheggia impazzita della sua labile memoria ritornò a galla e lei  rammentò all’improvviso di… pioggia,  abiti bagnati e… due braccia forti che l’avevano sollevata da terra,  mentre tutto il mondo attorno si dissolveva come fumo ed il suo corpo tremava sotto l’azione terribile del  freddo o… di quale altra sensazione?

 

Accidenti…ma cosa le stava succedendo?  Che cosa aveva fatto in quel  pomeriggio ?

 

Ricordava del viaggio con Hagrid e con l’odioso serpeverde verso Notturn Alley,  ma poi?  Che cosa era successo in quel maledetto posto ? 

Forse… la sua mente stessa non rammentava perché il ricordo era troppo brutto… forse era stata rapita per poche ore da un mago malvagio ed Hagrid, troppo in ansia per lei,  glielo aveva celato con le puerili scuse che aveva blaterato giù alla capanna solo poche ore prima.

 

Chiuse gli occhi ancora scossa e si spostò dalla finestra;  il freddo ora era troppo intenso non riusciva più a sopportarlo.

 

Accucciatasi sul materasso gettò un’occhiata distratta alla sua borsa abbandonata ai piedi del letto rigonfia di libri e quaderni; poi l’attenzione fu catturata dalla copertina scura della sua agenda che sbucava da una tasca laterale, era quella dove annotava quasi tutti i suoi pensieri  o anche semplicemente gli orari delle lezioni e… gli eventuali appuntamenti.

Si allungò  lentamente e l’afferrò  iniziano a sfogliarla mentre un contorto pensiero faceva capolino  nella sua mente scombinata.

Di colpo rammentò di avere scritto qualcosa di molto importante solo qualche giorno prima,  ed un brivido strano l’accompagnò mentre nervosamente girava le pagine fino a raggiungere la data del giorno successivo.

In effetti c’era un piccolo appunto sotto la scritta in rosso “prime due ore – verifica di Pozioni”. Era vergato in caratteri minuscoli e pareva che nello scrivere lei stessa fosse stata particolarmente nervosa.

La sua grafia risultava distorta, quasi irriconoscibile,  ma concentrandosi Ginny riuscì a comprendere il criptico messaggio “  Dopo lezione Piton,  app. con M.  in bib. per Stanza d.N.

 

Un soffocato singhiozzo le sfuggì dalla bocca mentre con un solo gesto nervoso richiudeva l’agenda.

Ecco… in pochi attimi era riuscita a complicarsi definitivamente la serata… L’indomani l’attendeva un compito di Pozioni e poi  l’appuntamento con quell’odioso serpeverde,  caspita e chi avrebbe chiuso occhio quella notte?

 

Si alzò di nuovo gettando distrattamente l’agenda nella borsa;  tornò alla finestra per riprendersi un poco di quell’aria fredda che –se non altro- la rigenerava.

Come avrebbe sopportato un  incontro con Malfoy dopo la terribile avventura o-disavventura-  passata a Notturn Alley?

Ma lui cosa ricordava?  Forse avrebbe dovuto chiederglielo,  già e perché no?

 

Scuotendo la testa Ginny considerò assolutamente censurabile l’idea.  Mai e poi mai avrebbe chiesto aiuto a quel damerino da strapazzo…  era già dura doverci convivere per alcune ore a causa di quella maledetta pozione da preparare, figurarsi doverci fare finanche conversazione!

A furia di pensare e rimuginare il mal di testa le venne davvero. 

Decise così che era meglio cercare di dormire, ma mentre richiudeva la finestra un bagliore nella torre più alta,  quella posizionata proprio di fronte alla Torre di Grifondoro,  attirò la sua attenzione.

 

Ginny strinse gli occhi in due minuscole fessure e con la sua vista perfetta notò due figure che si muovevano dietro alla grossa finestra.

“ Ma chi ci sarà a quest’ora nell’aula di Astronomia ?    Sussurrò fra sé e sé. “ Forse   un incontro clandestino fra studenti di due Case differenti?  Forse due amici che insieme confabulavano o architettavano qualcosa di proibito? “

 

Decise che era sciocco indovinare o pensarci troppo su… aveva già parecchi pensieri per la testa, non era saggio andarne a cercare di nuovi.

 

Si sdraiò e chiuse gli occhi cercando di dormire, ed in effetti dopo poco si assopì,  ma strane immagini e visioni iniziarono a popolare quelli che avrebbero dovuto essere i suoi sogni…   e che invece si trasformarono in un subdolo incubo…

 

Sotto una pioggia battente lei fuggiva… non sapeva da cosa né da chi,  ma era terrorizzata  e come sempre  accade negli incubi le sue gambe non erano abbastanza veloci;  sembravano impastoiate in una moltitudine di sabbie mobili e chi la braccava gli era sempre più vicino… sempre più addosso,  poteva sentire il suo alito sul collo ed i suoi passi rombanti.

 

Infine cadeva… c’era un mare di fango e di acqua in terra e lei si bagnava completamente, insozzandosi gli abiti nuovi e puliti;  giunta all’apice della disperazione percepiva la fermezza di due mani salde e decise che la strappavano dal terreno e la portavano al sicuro in un luogo asciutto. 

Ora sentiva solo il calore di quelle mani strette attorno a lei e di quel corpo avvinghiato al suo mentre una voce suadente e melodiosa sussurrava poche parole al suo orecchio… “ Sono innamorato di te,  Ginny Weasley”

 

Ginny si destò di soprassalto con il cuore che le martellava nel petto,  si sfregò le braccia infreddolite, ma toccandosi la fronte la scoprì madida di sudore.

Ma che le stava succedendo?

 

Le sensazioni erano state così vivide e reali da farle pensare – per un incredibile momento- di averle vissute veramente.

Ma chi era venuta in suo soccorso ?  Chi era il suo misterioso salvatore ?

Ovviamente il frutto di una sfrenata fantasia… 

 

Sospirando si lasciò ricadere sui cuscini morbidi e serrò fortemente le palpebre cercando per l’ennesima volta il sonno.

Ma questo non ne voleva sapere di venire…

Sarebbe stata una bella notte insonne… L’indomani  si sarebbe sentita peggio di uno straccio!

 

********

 

L’aula di astronomia.

Quella posta ai piani più alti del castello, ovviamente.

 

Poteva essere andato solo lì quell’impiastro,   se da quel poco che avevamo conversato avevo capito qualcosa di lui.

 

In genere ero abbastanza bravo a “comprendere”  da pochi gesti e parole chi avevo davanti e  Blaise Zabini non sarebbe sfuggito al mio acuto giudizio.

 

Mentre una strana ansia tornava ad impossessarsi di me, riflettei  sul fatto che solo la Weasley sfuggiva al mio controllo…

Solo lei non riuscivo a comprendere fino in fondo, manco fosse stata un puzzle senza soluzione… Al pensiero salii con rabbia gli ultimi gradini dell’impervia scala.

 

Entrai nella stanza che all’apparenza sembrava vuota.

Le imponenti  finestre che davano su un panorama mozzafiato erano serrate,  ma il colore del cielo cupo e minaccioso si riversava all’interno rendendo l’ambiente ancor più misterioso ed inquietante.

 

I miei passi echeggiarono spezzando il silenzio perfetto.  Mi avvicinai ad una finestra poi mi voltai  di scatto quasi avessi percepito degli occhi su di me,  ma non c’era nessuno.

 

M’allontanai dirigendomi verso uno dei telescopi puntati contro il cielo come tanti occhi curiosi;  giochicchiai con le manopole varie,  scoraggiato e stanco,  quindi prima di uscire decisi di tentare l’ultima carta;  l’unica cosa che potevo fare.

 

La mia voce roca  spezzò ulteriormente il silenzio perfetto.  -  Ehi,  Zabini sei qui?  -

 

Scossi la testa demoralizzato.  Ecco a cosa mi sono ridotto… parlo finanche da solo come un ebete!”

 

Dopo aver atteso un attimo ancora,  decisi di portare a termine  quell’assurdità.

Era stato un ulteriore sbaglio recarmi nell’aula di astronomia,  come si sarebbe certamente dimostrato un terribile errore aver baciato ed essermi dichiarato a Ginny Weasley!

Io…io dichiarato a quella stracciona???  Che razza di incantesimo mi avevano fatto in quello schifo di negozio di Notturn Halley quelle due invasate???

Sì, certo era colpa loro se mi ero comportato in una maniera tanto assurda…

 

Infastidito ulteriormente da quei pensieri,  mi avviai deciso verso la porta d’uscita.

L’oscurità era scesa improvvisa nella stanza,  le lampade magiche non si erano ancora accese tutte,  pertanto quando misi la mano sulla maniglia per aprire il battente ed un’altra,  salda e gelida  si  strinse sulla mia,  quasi mi venne un  colpo.

 

 

Arretrai  di qualche passo,  liberandomi dalla stretta ferrea dello sconosciuto… E sì,   aveva una bella presa…

 

Nella penombra che ammantava tutto sotto un velo sottile e grigiastro,  strinsi gli occhi in due fessure e riuscii a distinguere i contorni di un giovane alto almeno quanto me ed altrettanto atletico.

Non ne  distinguevo bene  i lineamenti del viso, perciò tentai la sorte e decisi che quel tizio era proprio chi stavo cercando.

- Zabini,   dannazione ma da dove sbuchi ?

 

L’altro non si scompose al mio veemente attacco;  anzi per tutta risposta si appoggiò con  disinvoltura al muro. 

Io fremetti per l’agitazione… in realtà con chi stavo parlando ?

La lampada sopra alla testa dello sconosciuto,  si  accese proprio in quell’ istante, ed illuminò fiocamente il suo volto pallido ed  avvenente.

Solo allora ne ebbi  conferma…Era proprio lui,  era Blaise Zabini.

 

Gli occhi dallo sguardo enigmatico,  ombreggiati da ciglia lunghe e scure,  parvero brillare compiaciuti nella semi-oscurità e sulle sue labbra piene  aleggiò per un istante un sarcastico  sorrisino.

 

- Sono sempre stato  qui, vicino alla porta.  Solo chi non guarda bene non vede,  Malfoy.

 

Sussultai mentre sentivo assottigliarsi sempre di più la soglia della mia sopportazione;   ma in effetti,  entrando,  non avevo certo guardato dietro di me,   errore banale  che mio padre mi avrebbe rinfacciato all’infinto... 

 

- Oh, piantala con i tuoi slogan da strapazzo,  mi danno sui nervi!

 

- Beh,  perché sei qui allora e mi stai cercando,  se ti infastidisco tanto?

 

Lo fissai stralunato.  La sua domanda, semplice e banale,  mi aveva  spiazzato completamente. Gli volsi le spalle tornando all’interno della stanza.  Avevo bisogno di aria.

Con un gesto automatico ed istintivo spalancai la grande finestra e l’aria fredda,  gonfia di pioggia e umidità,   m’investì all’improvviso scompigliandomi i capelli.

 

Lasciai che il vento  gelido mi avvolgesse senza fare una piega, anzi mi parve quasi di non percepirlo.

Appoggiai  le mani  sulla davanzale,  lasciando che il peso delle braccia e delle spalle si scaricassero  sulla pietra fredda e dura,  e solo  allora mi resi conto di quanto irrigidite erano le mie membra e la mia schiena.

 

- Non lo so,  Zabini… -  Esclamai  scorato.

Sentii i suoi passi felpati dietro di me.

 

- Certo che lo sai, Malfoy,   sforzati solo un pochino…  e comunque devi essere proprio disperato per essere qui con me a quest’ora,  invece di essere giù nella Sala Grande a tenere banco  con i tuoi tirapiedi.

 

Digrignai i denti per non investirlo con una rinnovata ondata di collera. -  E va bene, bastardo, sono qui perché non sapevo con chi altro parlare.

 

-  Ma senti… Interessante,   davvero interessante.

 

Potevo immaginare il suo viso pallido e perfetto  con il sopracciglio curato che si sollevava divertito anche senza guardarlo direttamente in faccia.

 

- Non infierire, Zabini. Non te lo permetto!

 

- Va bene,  basta giocare, ma concedimi di dirtelo,  sei proprio divertente,  se vuoi,  Malfoy.

 

Mi ripresi,  e voltandomi verso di lui decisi di affrontarlo senza esitazione.

 

-  Perché sarei divertente,  Zabini?

 

- Perché non decidiamo adesso e subito di chiamarci semplicemente  per nome,  Malfoy? 

 

Lo scrutai con uno sguardo che avrebbe incenerito chiunque,  ma lui lo sostenne senza apparente fatica.

 

- No! Troppa confidenza,  non siamo arrivati fino a questo  punto… Zabini…

 

-  Ops… attento a come parli,  se qualcuno origliasse in questo momento, potrebbe  giungere a strane ed inopportune conclusioni!

 

Alzai gli occhi al  cielo,   esasperato. -  Beh, anche tu sei divertente, non c’è che dire, il tuo senso dell’umorismo è davvero pessimo.

 

Rise con la solita disinvoltura, forse un po’ snob ma terribilmente accattivante.

 

Compresi in un attimo perché ero andato lì… fin lì  a parlare con quello stravagante personaggio.  Ero a mio agio.

Non sapevo come ma  sapeva mettermi a mio agio.  Non dovevo fingere o recitare. Non dovevo indossare nessuna maschera.

Non dovevo apparire infallibile e letale.

 

Ero semplicemente me stesso… di fronte ad una persona che mi conosceva appena e che certamente non mi giudicava per il nome che portavo…

 

Tutto queste conclusioni giunsero come una marea e mi scoppiarono nel cervello come fuochi d’artificio,  ma  ebbero il potere di rilassarmi e di  concedermi una sana e liberatoria risata,  la prima  da quando avevo visto la Weasley scomparire alla mia vista,  dietro quella montagna di irsuto pelo di Hagrid.

 

- Santo cielo, Zabini,  me ne sto qui a battagliare verbalmente con te,  mentre vorrei solo potermi sfogare e dirti tutto… tutto quello che mi passa per il cervello.

 

- Tutto ?  Proprio  tutto,  Malfoy?

 

- Sì, anche che sei un perfetto imbecille!

 

- E tu che non sei il mio tipo! – Ribatté lui,  con la voce che stentava appena a contenere l’ilarità.

 

- Per il sangue di Serpeverde, allora è vero?

 

- Vero  che cosa, Malfoy?

 

- Che sei gay… Ti piacciono i ragazzi,   Zabini?  -  Non riuscivo a smettere di ridere.

 

- Va al diavolo,  pervertito!  Non saprai mai la verità… Ma ti dirò che non mi dispiacciono le voci ambigue che girano su di me,  mi rendono  più interessante  e lo so bene   Malfoy!

 

-Vanaglorioso…

 

- Arrogante…

 

- Adesso basta Zabini!  Se ti va di ascoltarmi parlerò,  altrimenti me ne vado subito.

 

Lui si mosse posizionandosi  più indietro rispetto a me si appoggiò contro il muro  affondando le mani nelle tasche del pantalone.

Con un gesto talmente veloce, da non essere quasi scorto,   comparve nella sua mano destra una sigaretta lunga ed affusolata che accese con un piccolo accendino dorato.

Ne aspirò l’acre sapore con gusto,  mentre  una sottile nuvoletta candida si materializzava sulle sue labbra.

 

- Ti ascolto,  Malfoy.

 

- Oh, che schifo!  Perché  devi sempre tirare fuori quella roba puzzolente? 

 

Senza scomporsi si rigirò la sigaretta fra le mani  affusolate ed eleganti. – Mi rilassa… e  per favore,  niente  prediche.  Sei venuto tu da me,  inoltre… perché non le provi prima di sbraitare?

 

- Io non sto sbraitando  e non mi convincerai a rovinarmi così i polmoni.

 

Lui sorrise e per tutta risposta aspirò un’altra lunga e apparentemente gustosa boccata.

– Okay,  ora… se vuoi sputare il rospo…

 

Sospirai,  con la mente improvvisamente svuotata.  

Non volevo guardarlo in faccia mentre incredibilmente riuscivo,  o per lo meno tentavo,  di   sfogarmi con qualcuno che non fosse lo stupido elfo domestico che mi seguiva come un cagnolino quando ero a casa.

Pertanto gli voltai le spalle e presi ad osservare fuori dalla finestra. Il cielo era ormai diventato scuro e  le stelle non si vedevano,  nascoste fra alti strati di  nuvole opache che correvano veloci sotto l’azione del vento.   

Presi una boccata d’aria,  fredda ed umida,  mentre mi  apprestavo  finalmente a parlare.

 

- E’ tutta colpa sua…  mi sta facendo impazzire… Io… acc… io…

 

- Okay,  fermati un attimo, di chi parli  Malfoy?  Di una ragazza  o di tuo padre ? 

 

 Sbarrai gli occhi terribilmente colpito e mi voltai a scrutarlo. 

Lui fumava imperterrito appoggiato al muro,  in apparenza completamente rilassato.  La sua esternazione mi aveva talmente sorpreso da lasciarmi a bocca aperta.  Mi ripresi deglutendo.

 

-  Ehi… mi conosci più di quanto ammetti,  allora…

 

- Santo cielo, Malfoy,  cosa credi…?  Che non si mormori in giro che razza di bastardo impenitente sia tuo padre!

 

Mi accigliai improvvisamente punto sul vivo. – Sì  è vero… beh, ma non credevo che fosse di così pubblico dominio.  Immaginavo solo che fosse temuto e rispettato…

 

Zabini tirò una nuova gustosa boccata alla sua sigaretta. – Bhe, certo,  nel suo ambiente è sicuramente temuto e rispettato, come dici tu, ma ciò non toglie il fatto che sia anche un bello spaccapalle come padre…

 

- Già è così… -  Conclusi rimuginando tristemente su quanto di vero avevamo appena detto. 

Ma i miei problemi più pressanti era altri al momento.

Con  un’inaspettata aggressività mi rivolsi di nuovo a lui e questa volta lo scrutai in viso,  e malgrado la penombra cercai di fissarlo direttamente negli occhi, chiari ed enigmatici.

 

- Per l’ennesima volta,  basta!  Vorrei  poterti dire due parole, prima di andarmene!

 

- E’ da un po’ che ho detto che  ti ascolto,  Malfoy!

 

Ancora sospirai mentre il silenzio diveniva così perfetto da farmi percepire  ogni singolo rumore,  anche il più lieve.  Zabini fumava la sua sigaretta, e nell’alzare il braccio un bagliore ed un leggero tintinnio mi rivelò il sottile ed elegante monile che adornava il suo polso.

Un braccialetto argentato… di indubbia fattura babbana??? 

Sorvolai al momento sul particolare,  ma catalogai il tutto in un angolo della mia mente: al momento opportuno sarei tornato sull’argomento,  e ne ero certo,  sarebbe stato un punto in mio favore, un particolare che avrei,  di sicuro,  potuto sfruttare.

 

- Non sto così di merda per mio madre,  Zabini,   ma per una stronzetta di strega.

 

- Umhm…. Sempre più imprevedibile ed interessante. Ma qual’è il problema?  Ti ha respinto? Non posso crederci!

 

- Certo che no, chi potrebbe resistermi ?  -  Sorrisi sornione enfatizzando le ultime  parole,  poi ripresi un po’ più titubante.  -  E’ che…  non sono sicuro dei suoi sentimenti o se sto facendo la cosa giusta… con lei…

 

- Cristo Santo, Malfoy ma è così semplice!  Se non vuoi che ti usi solo per il sesso -  E a questo punto  Zabini ridacchio compiaciuto -  Non devi fare altro che chiederglielo e saprai  la verità… In quanto a far la cosa giusta…beh, solo tu sei responsabile delle tue azioni.  

 

Sbuffai sempre più contrariato;  non era così che avevo immaginato quella conversazione e  la frustrazione mi rese ancor più acido.

– Non è  semplice per niente,  genio  ma tu le conosci le donne?  Dovrei forse rendermi ancora più ridicolo ai suoi occhi?  No,  grazie,  del tuo consiglio ne farò a meno!

 

Mi voltai irritato e deciso più che mai a rintanarmi nella mia stanza privata giù al sotterraneo. Era stato un errore,   uno  in aggiunta a quella terribile giornata,   cercare di sfogarsi con quel damerino da strapazzo.

 

Ma inaspettatamente,  lui mi bloccò stagliandosi con tutta la sua mole proprio dinanzi a me.  Acc… ma come aveva fatto a sollevarsi da terra con una tale agilità??

 Lo squadrai irritato mentre la sua voce suadente echeggiava ancora nella stanza vuota.

 

- Aspetta, Malfoy,  non voglio fare il saccente con te, ma posso solo dirti una cosa, o darti una dritta  se vuoi…

 

Non vedevo bene il suo volto, celato dalle ombre del crepuscolo che avvolgevano l’ aula,   forse la più buia dopo quella assurda della professoressa Cooman.

- Spara. -  Esclamai,  tentando comunque di mantenere un certo contegno.

 

- Non farti  dominare dall’orgoglio… o sarà la fine.  Se ci tieni… a questa storia, fa tu il primo passo e fregatene di renderti ridicolo o potresti pentirtene… amaramente. 

 

Lo sforzo di scrutare in quel volto che non riuscivo a vedere mi avvilì ulteriormente.  Spostai la testa di lato,  lanciando lo sguardo lontano,  verso un’altra finestra dell’ampio stanzone. La voce mi usciva a fatica dalla gola riarsa… improvvisamente desiderai ardentemente di poter bere della birra babbana… pazzesco! 

- No… io … non posso farlo!

 

- Allora non ci tieni davvero, Malfoy. -  Sentenziò,  tornando a  sedersi mentre nelle sue mani eleganti rimaneva una piccola parte di quel che era stata la sigaretta.  La centellinò sino alla fine,  aspirandone avido il sapore, a mio parere nauseabondo.

Poi gettò il mozzicone dalla finestra,  centrandola alla perfezione  sebbene da pozione scomoda e lontana.

Aveva doti  atletiche non indifferenti… e  ne ebbi un’ ulteriore conferma.

 

Ma neppure distrarmi con altri pensieri poteva servirmi in quel momento.   Capii che era  tempo di tagliare la corda, non mi piaceva la strana piega che stava prendendo quella conversazione.

 

Allungai la mano ed aprii la porta, quasi volevo andarmene così,  senza salutare… poi ci ripensai e voltando lo sguardo verso l’ombra scura seduta a terra con le spalle appoggiate al muro, accennai ad un mesto saluto..  – Beh… ci vediamo,  Zabini.

 

-  A presto, Malfoy. -  Replicò lui,  e nella sua voce mi  colpì  la marcata  amarezza o forse era solo noia? 

 

Uscii in fretta,  tornando veloce ai sotterranei…  Era ancora presto ma decisi lo stesso di stendermi sul letto, al riparo, nella mia stanza privata.

 

Il pensiero del giorno successivo.. dell’appuntamento che avevo dato alla Weasley  per andare insieme alla stanza delle necessità,  cominciò a rodermi come un tarlo ossessivo.

 

Si sarebbe presentata? E io… come avrei dovuto comportarmi con lei? 

 

Sbuffai mentre la voce perfetta e un po’ ironica di Zabini mi rombava nella testa Devi solo chiederglielo cosa prova... È così facile…”

 

Mi rigirai nervoso,  sarebbe stata una notte lunga e molto probabilmente… insonne.

 

 

 

*********

 

 

 

- Ginny… ? Ehi…Ginny  vuoi muoverti o no?!   Accidenti usciremo per ultime, ma che hai stamattina ?

 

Il volto corrucciato di Jill   era a pochissimi centimetri dal suo, eppure lei lo vedeva sfuocato, quasi i suoi occhi non le rispondessero appieno.

 

Forse era la stanchezza… forse era colpa del rintronamento che gli aveva lasciato addosso  quella maledetta verifica di Pozioni…  Cielo  Piton diventava sempre più odioso e più duro con la sua classe, quasi volesse fargli espiare la colpa di essere semplicemente capitati sotto le sue grinfie.

 

Ginny sollevò finalmente lo sguardo focalizzandolo nelle iridi celesti di Jill, che attendeva  spazientiva una sua replica.

 

- Scusa Jill,  non mi sento molto bene…   è vero…

 

- Beh,  va in infermeria, allora!  Io vado con Nancy adesso abbiamo Erbologia… vieni con noi? 

 

Ginny tornò a fissare un punto imprecisato alla sue spalle. -  No,  non vengo… lo dici tu alla prof che non mi sento bene?

 

Jill la scrutò sinceramente preoccupata.  In effetti la Weasley sembrava sotto-sopra da un po’ di tempo.  Occhiaie scure cerchiavano i suoi grandi occhi da cerbiatta che apparivamo ora più che mai enormi  sul suo viso dall’aria stanca.

 

-Okay, tesoro… ma riguardati un po’ mi sembri strana ultimamente…

 

- Non… non preoccuparti Jill…  so badare a me stessa. -  Detto questo cercò di  sfoderare il sorriso più accattivante che poteva all’indirizzo dell’amica,  poi raccolse in fretta tutti i suoi libri  e sparì dietro la porta dell’aula di pozioni.

 

Jill rimase interdetta ed immobile di fronte al banco dove –solo pochi attimi prima-  sedeva la rossa.

Nancy l’altra sua amica,  le si avvicinò strattonandola – Beh, andiamo? Ma Ginny… non viene ?

 

Jill non rispose subito  fissò per un attimo ancora la porta da cui era sparita in un baleno Ginny;  nel suo sguardo pensieroso era celata tutta la preoccupazione che all’improvviso le era caduta addosso.

Ginny aveva qualcosa…  non era un malessere fisico e non serviva un genio per capirlo….  Jill sapeva riconoscere le pene d’amore, lei stessa ne aveva passate  tante ma sapeva anche perfettamente come eluderle,  schivarle e non soffrire.

Ma Gin… la dolce,  indifesa Gin… lei era troppo…

 

Un rinnovato strattone da parte di Nancy la fece desistere ulteriormente dai suoi pensieri.  Jill tornò a fissarla in volto,  questa volta leggermente accigliata;   non aveva certo intenzione di parlargli dei suoi crucci.

– Andiamo, rompiscatole!  Ginny non verrà con noi non si sentiva bene.  – Tagliò corto,  uscendo dal sotterraneo.

 

Con la sua inesauribile energia Jill riprese in fretta la sua aria sbarazzina ed entusiasta,  ma in una parte dei suoi pensieri rimase l’idea di cosa stesse combinando Ginny e di dove in realtà si  fosse diretta

 

 

Hagrid! 

Doveva tornare  da Hagrid!

 

Lui poteva anzi doveva darle una mano. 

Inoltre aveva come la sensazione che l’omone gli avesse chiesto di tornare in mattinata alla capanna,  ma non ricordava quale ne fosse il motivo…

 

Ginny s’affrettò sulle scale,  evitando accuratamente  gli studenti delle altri classi che si recavano  nell’aula di Piton.

Le parve di scorgere la zazzera rossa di Ron e pertanto accelerò ancor di più il passo, stringendosi i libri al petto e accostandosi così tanto al muro da dar l’impressione di volerci sparire dentro.

 

Non voleva  avere un altro scontro con il suo “adorabile” fratellino, la sola idea la sconvolgeva.

 

Salì gli ultimi gradini cercando i estraniarsi da tutto e tutti, con gli occhi bassi,  fissati caparbiamente sulla punta delle sue scarpe.

 

Il vociare chiassoso degli altri studenti la infastidivano,  avrebbe desiderato così tanto avere le ali in quel momento,  essere un uccello e fuggire via,  lontano dal Castello.

Che peccato… eppure un tempo aveva amato così tanto quella scuola, da sentirne quasi la mancanza  perfino in estate…

 

 Sbamm…! … 

 

L’urto violento con un altro che veniva in senso contrario al suo la fece sbalzare letteralmente dalle scale.  Ginny tentò disperatamente di afferrarsi al corrimano,  con un guizzo fulmineo che solo i continui allenamenti di Quidditch le avevano conferito, ma le sue mani sudate scivolarono sul legno lucido e perfetto,  e lanciando un grido disperato,  seppe di cadere rovinosamente all’indietro…

 

Ma…

Dopo un istante, che  parve eterno,   sentì le ferrea presa di due mani salde sui suoi fianchi.

Due mani forti, decise, che la trattennero quasi fosse leggera come una bambolina di porcellana,  impedendole di cadere.

  

Nell’impeto dell’impatto si era ritrovata abbracciata a quello sconosciuto investitore / soccorritore.  Aveva sbattuto contro il suo torace, solido come marmo e contro la sua fronte con una sonora capocciata…

Il rumore di occhiali che cadevano e s’infrangevano sul marmo del gradino rombarono nelle sue orecchie,  aveva trattenuto il respiro e chiuso gli occhi ma ora  li stava riaprendo e con enorme sorpresa li fissava su un altro paio… di un verde così brillante e  cristallino da sembrare artificiale.

 

No! Non era possibile…   -  Harry…  Oddio,   ti ho rotto gli occhiali… - Sbiascicò  in preda ad uno scombussolamento totale.

L’adrenalina che gli era schizzata nelle vene a seguito della  violenta paura appena provata, stava facendo il suo effetto, pertanto  si ritrovava a tremare come una foglia  fra le braccia di… Harry Potter!

Nemmeno nei suoi sogni più sfrenati aveva mai immaginato tanto…

 

- Gin… Ginny -  Aveva replicato lui,  pure scosso dall’imprevisto scontro frontale.   La fissava stralunato  e il suo sguardo era diverso,  forse perché privo degli immancabili occhiali. – Non fa nulla,  li riparo… ma tu stai bene? Ti ho fatto male… Accidenti, non ti ho proprio visto! - 

 

Ginny non riusciva a replicare, era ancora spaventata e la percezione delle sue mani strette  incredibilmente sui suoi fianchi non l’aiutavano di certo a formulare una frase articolata.

Abbassò il volto in fiamme desiderando intensamente che nessuno li avesse notati,  ma il grido che aveva lanciato  aveva di certo attirato l’attenzione di tutti.  Il vociare assordante continuava imperterrito intorno a lei…  Li stavano osservando?  E come faceva a capirlo ?..

C’erano  le mani di Harry…

Le sue mani strette addosso a lei…! Bastavano per lasciarla immersa in uno strano stato catartico.

 

- Sto bene,  gr…grazie Harry…

Aveva infine sbiascicato, ma così piano che lui aveva dovuto piegarsi sul suo volto, avvicinandovisi pericolosamente; mentre le sue mani restavano saldamente premute sui suoi fianchi.

 

- Come hai detto ?  Stai bene,  vero?...

 

- S… sto bene,  grazie…

 

- Ehi, ma che succede qui?  -  Una voce ben nota a Ginny,  proveniente proprio alle spalle di Harry, aveva puntualmente spezzato l’incanto. – Mi sembrate due innamorati rintronati… ma che state combinando ?

La voce in questione altri non era che quella di  Ron, che sbuffando come un mantice si era infine  chinato a raccogliere ciò che restava degli occhiali dell’amico.  - E cosa è successo a questi ?

 

- Cielo,  Ron vuoi comportarti da persona educata, una volta tanto ?  -  Lo aveva subito ripreso Hermione a velocità supersonica,  bruciando sul tempo persino Ginny.

 

Anche Harry fu preso in contropiede dal commento acido dell’amico e sobbalzando per la sorpresa si fece subito da parte,  per lasciando spazio ad Hermione che arrivava di gran carriera.

Ron, invece,   le si parò davanti  con aria imbufalita.

 

C’era elettricità palpabile che scorreva fra i due,  Ginny intuì che dovevano aver  già litigato di prima mattina e questo era solo uno dei tanti round che si sarebbero svolti durante l’arco della giornata.

 

- Ehi… ho visto mia sorella abbracciata ad Harry,  senza offesa, ma volevo solo avere spiegazioni…

 

- Sei patetico e fissato!  Non hai visto che si è trattato di un incidente, anzi potevano farsi pure male. Piuttosto,  state bene voi due?  E  tu  Ginny ?

 

La vulcanica ragazzina si era infine rivolta a lei, stringendole forte il braccio.

 

Ginny aveva alzato gli  occhi al cielo esasperata  e trovato infine la forza di replicare. - Santo cielo, sto bene! Non è successo niente… e a parte gli occhiali anche Harry mi pare sia a posto…

Però si sentiva ancora scombussolata e non aveva ancora avuto il coraggio di guardare in faccia l’amico  che era ritornato alla chetichella al fianco di un –sempre più nervoso- Ron.

 

- Sì è tutto okay, ragazzi. -  Confermò a sua volta Harry,  lanciando però un occhiata lievemente irritata all’indirizzo di Ron.

 

- Dove stavi andando tanto di fretta, Gin ? -  La incalzò Hermione.

 

- Oh, sono in ritardo per la lezione di Erbologia…anzi se volete scusarmi… - 

Ginny prese al balzo l’occasione di svignarsela  ed in particolare di eludere le sicure domande di Ron e di quella ficcanaso di Hermione.

 

Stringendosi al petto,  ancora dolorante per la botta presa, i libri, sgattaiolò su per la scala  liquidandoli tutti con uno sbiascicato “ciao.

 

Ron  le gridò qualcosa dietro tipo “ ti aspetto… Sala comune, Virginia, … dobbiamo parlare”

ma lei non si curò di replicare.

 

Saliva le scale in maniera ancora più distratta di prima…  Cielo che disastro di giornata, chissà come sarebbe continuata…

 

****

 

Che non era una buona giornata l’avevo capito subito dalle prime due ore di lezione.

 

La McGranitt si era comportata da vera megera, costringendoci ad un compito gravoso ed oltremodo difficile.

 

Ero uscito dalla sua aula completamente prosciugato nella mente e nel corpo. 

Per fortuna mi attendevano due ore con Piton;  avrei potuto rilassarmi in santa pace, prima di andare in biblioteca per incontrarmi con la Weasley.

 

L’idea di rivederla di lì a breve mi procurò una bizzarra euforia,  un misto di ansia e piacere che scaturiva proprio all’altezza del petto… ma mentre scendevo le scale per raggiungere  l’aula di Pozioni,  la sensazione si tramutò in uno strano disappunto…

 

C’era confusione, più del solito,  qualcuno aveva gridato per un istante.

Un piccolo capannello di studenti pareva essersi concentrato proprio da dove era partito il grido,  ma si era dissolto  in fretta lasciandomi aperta la visuale.

 

Ero ancora nella parte alta della lunga scalinata pertanto osservavo la scena da una   prospettiva pressoché perfetta.

 

Lo sfregiato era di spalle ed il solo fatto di averlo visto mi aveva già dato la nausea, ma fu ciò che notai dopo a darmi  la sensazione di aver ricevuto un pugno in pieno stomaco.

 

Mi bloccai istintivamente, la mano serrata con rabbia al lucido corrimano di legno.

 

Il babbeo Grifondoro stringeva possessivamente a una ragazza,  in quello che aveva tutta l’aria di essere un  abbraccio romantico.

 

E poco me ne sarebbe importato se quella ragazza non fosse stata lei… Ginny Weasley!!!

Le sue sporche manacce erano sui  suoi fianchi…

Si era chinato sul suo volto con ostentata cortesia e poi… poi…  Cristo, che sarebbe successo ? 

Attesi trattenendo il respiro…  mentre ogni fibra del mio essere tremava sotto uno sconosciuto impulso omicida.

 

L’avrebbe baciata…lì sotto ai miei occhi e per me… sarebbe stata la fine di tutto.

Tutti i miei sogni, i miei progetti… tutto… tutto perso,   ogni obiettivo fallito… Cosa avrei raccontato a  mio padre?

 

Ma in quell’istante era davvero di mio padre che mi importava o la mia mente aveva in fretta creato un meschino  alibi  per  celare  dell’altro… ??

Non ebbi modo di rifletterci  molto…

L’imbastito di Goyle non si accorse che io mi ero bloccato come una statua di sale nel bel mezzo della discesa e mi urtò d’improvviso in maniera decisa.

 

Stavo quasi per cadere,  la mano che avevo convulsamente stretto sul corrimano mi evitò l’imbarazzate capitombolo.

 

- Ehi, guarda dove vai, imbecille! – Sbraitai all’indirizzo del poveretto, che sgattaiolò via dopo essersi umilmente scusato.

 

L’inconveniente però mi fece perdere il momento saliente,  perché quando gettai di nuovo lo sguardo alla ricerca dei due piccioncini,   della Weasley non c’era più traccia e lo sfregiato aveva ripreso tranquillamente a scendere le scale, tallonato dai suoi due amici scemi,  il rosso e la mezzosangue che parevano allegramente impegnati a litigare.

 

Dannazione! 

Imprecai sottovoce… mi ero perso il meglio… Il loro struggente e melenso saluto.

 

Un fiotto di bile caldo e acido mi inondò lo stomaco. Non ero più in grado di seguire alcuna lezione,  neppure se si trattava di una di Piton.

Ero completamente accecato,  urtato ed innervosito da quanto appena visto.

 

La piccola streghetta,  dopo essersi divertita un po’ con me a Notturn Alley aveva trovato rifugio fra le braccia – ripugnanti- di quel maledetto babbanofilo smidollato… Che stronza

 

Ma l’avrebbe pagata cara,  anzi con gli interessi!

 

L’avrei scovata  ovunque si fosse diretta,  infondo il Castello non era così immenso e chi cerca … alla fine trova.

 

Volente o nolente, mi avrebbe condotto nella stanza delle necessità –subito e senza fare storie-.

Era ora di iniziare, e di iniziare sul serio a lavorare sulla nostra pozione  ed io – senza più inutili distrazioni -  a svolgere il mio incarico.

 

- Capo, ehi… capo ma che fai, ti senti bene? Dobbiamo muoverci o arriveremo tardi a lezione.

 

Solo allora mi accorsi di trovarmi fermo, come imbambolato nel bel mezzo della scala che portava ai sotterranei.

Tiger mi fissava con una faccia stralunata in attesa di una mia replica.

 

Lo scrutai come se fosse un tizio che si trovava lì per caso e mi stava importunando con le sue chiacchiere inutili ed offensive.

 

- Che diavolo vuoi ?  Tu puoi andare, io ho da fare!

 

- Ma capo… la lezione con Piton… ? Non vieni, devo forse venire con te? Dove è finito Goyle?

 

Cristo, ci mancava solo sto’ imbecille… dovevo liberarmene al più presto.

- No, devo andare da solo, è una cosa privatissima. Di’ a Piton che avevo un messaggio urgente da far partire per mio padre,  recupererò la lezione in un altro giorno. 

 

Girai sui tacchi così velocemente da dar l’impressione a Tiger di essermi  smaterializzato.

 

L’avrei fatto di certo, se avessi potuto…  La rabbia e l’ansia di trovare quelle maledetta streghetta mi bruciavano dentro.

 

Non avrei voluto essere nei panni della Weasley…

No,  proprio no!

 Continua…

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