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Autore: PeterPan_Sherlocked    19/04/2017    0 recensioni
Sequel de: "Il fabbricante di dei"
Nazelie pensa solo a se stessa. È convinta di essere nata nell'epoca sbagliata, ama la storia ed è decisa a creare quanti più danni possibili nel mondo. Studentessa ripetente di giorno e capitano della Resistenza di notte.
Jules è uno scrittore di giorno e un serial killer al comando di Nazelie di notte.
Il loro è un mondo distrutto, in cui i dittatori terrorizzano la popolazione.
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Uno squarcio di proporzioni colossali sta attraversando il continuum e la Storia è scomparsa.
L'unica speranza sono i due Agenti, le due leggende immortali che venti anni prima avevano salvato il mondo, ma Thomas e Neumalea non intendono salvare quell'umanità così distante da loro, quell'umanità che si accartoccia piano piano su se stessa.
L'Agenzia non ha ancora finito di svelare i suoi segreti e questa volta solo un legame di sangue può essere più forte della distruzione totale.
Genere: Avventura, Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Call Trilogy'
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Quella... che abbiamo lasciato [...] per recitare un dramma di cui il passato è il prologo mentre il futuro è affidato a noi due? La tempesta - Shakespeare. Dicevano che era maledetto. In verità era Lea ad esserlo, lui riusciva a trovare molto più senso nella loro esistenza della ragazza che, accanto a lui, stava pigiando Nazelie contro il muro. Eppure i loro vicini di casa lo chiamavano "il violinista maledetto". Forse per il fatto che suonava Paganini, forse per la sua tecnica impeccabile, forse per la sua cicatrice da cattivo ragazzo. Thomas però non era un cattivo ragazzo, più o meno. Era un alius, ragionava e la sua logica poteva sembrare spaventosa, in più aveva quella sua particolarità dovuta alla mutazione virale che lo rendevano ancora più inquietante, anche solo a vederlo. Lo vedevi, lo sentivi che poteva entrarti dentro, che avrebbe potuto farti sentire qualsiasi cosa, che avrebbe potuto ucciderti. Le ragazze ci avrebbero provato in massa con lui, se solo Lea non avesse fatto così paura. Nessuno si avvicinava a Thomas senza subire un'occhiataccia da un demone mingherlino. Le loro cicatrici erano diventate troppe e troppo profonde per essere nascoste: ogni volta che qualcuno li guardava, vedeva infiniti sfregi bianchi lungo la loro pelle fino alla base del collo. Bastava un'occhiata e tutti si giravano. Così avevano fatto il ragazzo e la ragazza che erano arrivati insieme a Nazelie. Sapiens naturalmente. Inutili sapiens. "Sono Nazelie... vengo dal 3517, sono stata teletrasportata in Russia e poi una tipa strana mi ha detto di cercarvi! Parlava di una promessa, di alcuni pazzi e della storia. E tu come fai a parlare la mia lingua?" Nazelie ripose cercando di continuare a respirare. Quella ragazza era forte, troppo forte, troppo svelta, troppo tutto. "Chi sono gli alius? Perché continuano tutti a chiamarmi alius?" Lea non le rispose, si girò verso Thomas. Nazelie iniziava ad arrabbiarsi. Ogni volta che chiedeva a qualcuno qualcosa degli alius non riceveva risposta, o veniva ignorata o sulla faccia del suo interlocutore appariva un sorrisetto disturbante. Prima quell'uomo inquietante, poi Mariame e infine questa ragazza. "Non mente." borbottò il ragazzo per poi rivolgersi agli altri due. "E voi chi siete?" "Lui è Jules, viene da Merna, nella Nuova Europa del 3517, io sono Martha e sono una poliziotta rifugiata in Russia. Il presidente russo di quel tempo mi ha ordinato di tenerli al sicuro." rispose la ragazza. "Martha non è il tuo vero nome." osservò Thomas. "Ora lo è." fu la riposta della poliziotta. "ma tu come fai a saperlo?" Thomas scrollò le spalle. "Ragiono, entro dentro la testa delle persone, osservo. Cose così. Lea, questi vengono a casa." Lea lo guardò sconcertata. "Oh, Lea dannazione! Lui è un sadico, lei è sociopatica, la poliziotta non dovrebbe esserci e hanno tutti e tre visto sia Regulus che la Storia." "Dovresti smetterla, Tommy. Lo sai che ti stanca entrare nella testa delle persone in una sola direzione." rispose Lea. Davvero, Thomas non si prendeva mai cura di se stesso. La sua mutazione genetica gli permetteva di stabilire connessioni cerebrali con le persone vicine a lui. Come lui poteva leggere ogni piccolo impulso di memoria o di pensiero delle persone a cui si connetteva, loro sentivano tutto lo strato superficiale dei pensieri di Thomas, cioè il dolore fisico. Non poteva connettersi senza fare del male ai sapiens, che mai avrebbero potuto sopportare il dolore che si portava con quelle cicatrici. Con gli anni aveva imparato a connettersi in una sola direzione, cioè a schermare il suo dolore fisico. Certo, era una cosa che lo faceva quasi impazzire ma aveva passato di peggio. Ora però c'erano altre cose che preoccupavano Lea o, per l'esattezza, che la facevano arrabbiare. E non era mai una buona idea farla arrabbiare. Se Regulus aveva visto Nazelie sicuramente l'aveva riconosciuta e probabilmente si era arrabbiato. "Bene." Thomas iniziò a parlare. Prendetevi tutti per mano come..." "I bambini dell'asilo, sì." sbuffò Nazelie. Avevano tutti un modo così particolare di esprimersi, come se veramente li credessero bambini dell'asilo. Thomas scrollò le spalle. "Lea, ce ne andiamo alle cascate." La loro casa, la loro vera casa si trovava lì, alle cascate di Reichenbach, in quel punto indefinito di spazio - tempo di cui solo loro conoscevano le coordinate. A volte ricevevano ospiti, ma a nessuno era permesso guardare le coordinate spaziali e ancor meno le coordinate temporali. All'Agenzia c'era anche chi diceva che se qualcuno le avesse viste sarebbe impazzito in quanto le coordinate erano impossibili da razionalizzare. Arrivarono in pochi secondi. Di solito un viaggio richiedeva pochi millisecondi, ma il posto dove stavano andando era, appunto, impossibile. Intorno a loro tutto era come la prima volta, come quando avevano combattuto Alexander e avevano vinto, come quando lei era morta. Tutto rimaneva lì immobile da vent'anni come congelato. Tutto, tranne una piccola villetta costruita al limite della foresta, lungo il fiume che portava alla cascata. "Mi hai fatto male." sussurrò Martha a Jules, guardandosi segni delle unghie di lui sul polso. "Sono nervoso" commentò lui di rimando, lanciandole un sorriso e non accennando le scuse. Era troppo tempo che si staa controllando. Prima Nazelie, poi la Russia e l'ospedale, Mariame e infine viaggi temporali. Lui aveva solo bisogno di uccidere in quel momento. Nazelie camminava in mezzo a Thomas e Lea. Era più alta di loro, decisamente più alta di loro. "Quanti anni avete detto di avere?" "Trentasette, tutti e due." rispose per l'ennesima volta Thomas. "Eppure ne dimostrate meno di diciotto!" "Te l'abbiamo già detto, siamo immortali, il nostro tempo si è fermato venti anni fa. Non capiresti né il come, né il perché." a parlare questa volta fu Lea. "E gli alius sono? Mariame ha detto che sono una dea." chiese ancora Nazelie. "Sei una dea. Evoluzione forzata dell'homo sapiens." finalmente qualcuno le rispondeva. "Viviamo in un punto indefinito dello spazio - tempo, facciamo parte di un'organizzazione chiamata Agenzia che controlla i criminali temporali, risolviamo i vostri problemi e combattiamo le vostre guerre senza che voi lo sappiate. Io e Lea siamo i migliori, ma siamo anche fuori dall'Agenzia. Noi la controlliamo." Prima che Nazelie riuscisse a rispondere, Lea prese parola. "Tu sei una di noi, o qualcuno non ha fatto una buona pulizia del virus nella tua epoca, oppure sei della nuova generazione. Io penso che tu sia della nuova generazione perché qualcuno ha usato un blocco genetico su di te." "Il cosa?" "I tuoi capelli non sono rossi." rispose Thomas. Era buffo come quei due ragazzi continuavano a finirsi le frasi a vicenda, a continuare uno il discorso dell'altro. Stavano insieme, si vedeva benissimo, eppure non avevano quei comportamenti da coppie innamorate. Forse per gli alius era diverso, forse l'amore era diverso. Entrarono in salotto, in un enorme salotto con un tavolo, una televisione e un divano, senza contare gli scaffali con i libri che occupavano tutte le pareti. Era come se tutto il muro di quella casa fosse fatto di scaffali. Thomas aprì un baule e iniziò a lanciare per terra una quantità indecente di oggetti metallici strani e decisamente pericolosi, finché non prese una piccola pistola, anch'essa di metallo, poi la puntò verso Nazelie. "Cosa...?" la ragazza era spaventata. Tempo due secondi e Martha era davanti a lei. "E' mio compito proteggerla con la vita. Ti ucciderò, se necessario." disse la poliziotta. Thomas sbuffò. "Non è una pistola. Cioè, lo è, ma non uccide. Rimuove ogni tipo di blocco genetico. E' uno dei giocattolini preferito dall'Agenzia, serve a riconoscere i criminali quando decidono di cambiare i connotati. Ora spostati, Nazelie deve scoprire chi è." Senza aspettare una sua risposta, Lea prese Martha e Jules e li bloccò sul pavimento, poi fece un cenno a Thomas. Probabilmente quei due sapiens si stavano chiedendo come faceva ad essere in quel modo forte ma a lei non interessava. Non le interessava di nulla, solo di quello che stava succedendo alla Storia, vedere però una alius inconsapevole della sua natura era noioso. Nazelie non sapeva se fidarsi, ma cosa altro poteva fare? Appena Thomas finì con il raggio, Lea lasciò andare i due sapiens e si tolse a sua volta l'illusione. "Che cosa sei... che cosa siete?" era stato Jules a parlare e questa volta non guardava solo Thomas e Lea, ma anche Nazelie che a malapena si era resa conto del fascio di luce che l'aveva colpita. Nazelie guardò i capelli grigi di Lea e si soffermò a lungo sulle iridi aracioni, così strane eppure così giuste su di lei. Lea la trascinò davanti a uno specchio. Ci fu un secondo di silenzio, squarciato solo dall'urlo della ragazza.Che cosa era?
   
 
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