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Autore: finnicksahero    19/04/2017    0 recensioni
Chi era la madre di Katniss? Come ha conosciuto il signor Everdeen?
Io ho provato a rispondere a queste domande.
Dal testo:
'Le strade del giacimento erano deserte, si sentivano i canti dei bambini e qualche rumore di stoviglia, ma per il resto il silenzio era assordante, neanche gli uccellini cantavano, il cielo da azzurro era diventato nuvoloso. Rendendo l'ambiente ancora più grigio, i miei stivali alzavano la cenere argentea per aria, creando delle piccole nuvole che stancamente si riposava a terra. Era così folle alzarla, dargli della speranza, facendogli credere di poter volare, quando in realtà si sarebbe schiantata al suo suolo da li a poco. Mi ritrovai a pensare che prima o poi tutti diventavamo polvere.
Polvere alla polvere.
Cenere alla cenere.'
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maysilee Donner, Mr. Everdeen, Mr. Mellark, Mrs. Everdeen, Mrs. Undersee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'I'm in love with you ...'
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Capitolo venticinque.
John.
 
Lasciai che il mio sguardo si fermasse sulla ragazza sdraiata accanto a me, guardava quello che una volta era un fuoco e si torturava una ciocca di capelli, sul suo viso un sorriso appariva e scompariva, una strana luce ardeva nei suoi occhi e la luce del tramonto la rendeva più bella che mai. Mi venne voglia di baciarla e far capitare nuovamente ciò che era appena successo.

Sorrisi e scossi la testa, Anse accanto a me mi guardò, incuriosita. Fece per dire qualcosa ma alzai un dito per dirle di tacere e la baciai teneramente chiudendo gli occhi, assaporando quel momento e le sue labbra che mai mi erano sembrate più belle, morbide e buone.

-Ti amo- sussurrai ad un millimetro dalle sue labbra, percepii il suo sorriso senza vederlo feci per baciarla di nuovo ma mi fermò, aprii gli occhi e la guardai bene in faccia. I capelli corti le incorniciavano il viso, gli occhi azzurri erano scompari e la sua pupilla era enorme e dilatata e la bocca leggermente aperta. Mi stava studiando. L’amavo da impazzire in quel momento e capii che non l’avrei amata fino al mio ultimo respiro.

-Non era la tua prima volta- constatò allontanandosi da me e guardandomi dritto negli occhi, io abbassai lo sguardo e annui, era successo diverse volte, con altre ragazze; non ne andavo fiero ma a volte si cede alla carne nonostante il cuore non o voglia.

-No e lo sai bene- feci per baciarla ma lei si scansò e mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, mi tornò in mente come me li aveva tirati poco prima, feci un respiro profondo e tornai serio, guardandola dritta in faccia, cercando di capire come si sentisse, ma era stranamente distratta, sapevo che era la sua prima volta e avevo cercato di essere il più delicato possibile. Mi balenò in mente di averle fatto male o che non le fosse piaciuto. Forse avevo sbagliato qualcosa. Lei come leggendomi nella mente fece un sorrisetto e scosse la testa.

-È stato bellissimo- mi rassicurò, si passò una mano fra i capelli e tornò a guardarmi riaprendo bocca –Non sono solo una delle tante vero?- chiese con un filo di voce, quella frase mi piombò addosso come uno schiaffo, sentivo ancora il suo eco mentre la fissavo con gli occhi fuori dalle orbite.

-Ma sei matta?- le chiesi e sorrisi, la mia Anse, la mia ragazza. L’amore della mia vita si considerava una delle tante. Lasciai che una risata fuoriuscisse dalla mia bocca e poi la baciai, sentendo ancora il suo corpo nudo contro il mio. Non volevo fare di nuovo l’amore. Volevo solo baciarla.

-Ti amo- ripetei e la baciai di nuovo, lei ricambiò sorridendo.

-Ti amo anche io- rispose e sorrise.

Rimanemmo lì, finché il sole non tramontò e l’ultimo fuoco venne spento all’interno del nostro camino. La riaccompagnai a casa suo padre mi fulminò con lo sguardo. Ma non mi importava. Quella giornata era sicuramente la peggiore e la migliore della mia vita. Con questa felicità mi spinsi verso la casa del mio migliore amico, adesso potevo aiutarlo.
 
  
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