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Autore: __roje    20/04/2017    2 recensioni
-- QUESTA STORIA CONTIENE SCENE DI SESSO ESPLICITE! --
Ryu è un ragazzo di appena sedici anni praticamente invisibile al mondo intero, ma che un bel giorno si trova a fare la conoscenza del ragazzo più ammirato e desiderato della sua scuola, Hara. Solo che quell'incontro darà il via a tutta una serie di episodi tutt'altro che piacevoli per il nostro protagonista. Infatti finirà con lo scoprire che proprio Hara nasconde un carattere davvero particolare e schivo sulla propria vita privata, e spetterà proprio a Ryu scoprire il perchè del suo atteggiamento. Con determinazione e amore Ryu dovrà passo dopo passo arrivare al cuore di una persona che non sa che significa amare, e dovrà combattere contro i suoi demoni.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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CAPITOLO XXXIX

Lasciammo la camera subito dopo esserci rivestiti e cercammo di non incappare negli altri. Decidemmo così di uscire fuori dal Onsen e di recarci alla spiaggia che non distava molto.
Ero dolorante, il fondoschiena era a pezzi ma cercai di non darlo a vedere, non era il momento per sentirsi di merda, dovevo stare con lui e sapere.
“Forse dovremmo tornare indietro” disse a quel punto vedendo la mia faccia dolorante.
“Sto bene passerà dopo una nottata di sonno”, spiegai semplicemente cercando di sminuire la cosa, ma la verità è che non aveva mai fatto così male. Era stato troppo rude, sembrava averlo capito da solo tanto che parve improvvisamente afflitto, meno cinico del solito.
Come avevamo immaginato la spiaggia non era affatto lontana e arrivati li avvertimmo immediatamente l’odore del mare, il suono delle sue onde mentre all’orizzonte iniziava a sorgere la luna. Intorno a noi c’era una distesa senza fine di sabbia e non c’era anima viva per chilometri, c’eravamo solo noi due in quello che poteva sembrare un deserto se non ci fosse stata la presenza del mare.
“Non vedevo il mare da anni ormai.”
Fissai Hara mentre lo diceva, mostrò uno sguardo nostalgico mentre fissava lo scrosciare delle onde che arrivava a riva. Era così mansueto da non sembrare lui, doveva essere a pezzi dentro di se.
“Nemmeno io ci vado da anni.”
Hara piegò la testa per guardarmi in faccia e abbozzai un sorriso, ma era forse troppo mostrare una forzatura del genere? Cos’è che dovevo esattamente fare affinché si aprisse con me. “Sai Sega continuo a chiedermi quando ancora sopporterai del mio carattere. Qual’è il tuo stupido limite.”
Il mio limite diceva. Una domanda del genere quante volte me l’ero posta, eppure non avevo mai formulato la risposta perché un limite non c’era affatto. Dentro di me mi dicevo che avrei sopportato ogni cosa per lui pur di renderlo felice e di vederlo sorridere come diverse volte l’avevo visto fare. “Perché mi chiedi questo...”
“Ti ho praticamente preso con la forza prima eppure sei qui con me, perché? Settimane fa ti dissi di insegnarmi a ricambiare certe cose, ma io proprio non le capisco. Non capisco perché qualcuno debba arrivare a tanto per un altra persona.”
Si tornava sempre allo stesso punto, non riusciva proprio a capire i miei sentimenti e ciò mi rattristò un pò. In cuor mio avevo sperato che il suo tentativo di provarci stesse portando a qualcosa, ma fin’ora non aveva realizzato nulla. Non mi amava affatto dunque.
“Non sono qui per parlare di questo sinceramente, ma di Mizumi.” Il suo disagio fu evidente, perché avevo capito perfettamente che stesse cercando un argomento diverso di cui parlare, ma quella non era affatto il momento di affliggermi sulle cose che mi riguardavano, no, dovevo pensare a loro due.
“Le ho detto di tornare a casa domani, come già sai.” Spiegò brevemente con voce cupa senza più guardarmi in faccia, come se volesse nascondere i propri occhi fissando la sabbia.
“Si ho sentito, ma perché? Lei non vuole farti del male, non capisco proprio perché la sua presenza ti dia tanto fastidio sinceramente.”
“E tu Sega? Perché vuoi così tanto che ci parli? Non sai nulla eppure insisti su qualcosa che non sai. Hai mai pensato che questa cosa mi faccia male?”
Si che ci avevo pensato, ma averla accanto non avrebbe affatto peggiorato le cose. “E’ vero io non so nulla, ma so per certo che lei non può farti del male. Non lo farebbe mai, e se soffri dovresti almeno farti aiutare da lei.”
Dicevo così perché ormai io non potevo più fare nulla, non era il mio aiuto di cui aveva bisogno ma quello della sua famiglia: sua padre e soprattutto Mizumi.
Hara ridacchiò in maniera nervosa “Tu parli come uno stupido. Conosci poco e nulla dello schifo che succede in questo mondo eppure vuoi farmi da maestro di vita, riguardo tutto: la mia famiglia, me stesso e ciò che provo. Quand’è che sei diventato così arrogante, eh Sega?”
Quel suo tono severo ormai non aveva più la capacità di spaventarmi. Era una chiara difesa che usava per allontanare chiunque da ciò che non voleva che si sapesse. Io però ero stanco, volevo conoscerlo nel profondo, e avrei capito tutto di lui anche a costo di farmi odiare completamente. “Io voglio solo che tu stia bene in verità. Vorrei che tu smettessi di vivere completamente da solo.”
Hara mi guardò sempre serio e cupo in volto, le mie parole non smossero nulla in lui. Ciò che dicevo aveva così poco peso? Praticamente potevo dirgli di tutto e non avrebbe minimamente capito, non accettava nessun parere, come se ogni cosa fosse un caso irrecuperabile e in primis la sua vita stessa.
“Allora saresti dovuto essere dio Sega, saresti dovuto intervenire molto tempo fa e far sì che quella troia di mia madre non tradisse mio padre. Saresti dovuto intervenire fermandola, solo così mi avresti visto felice.” Sorrise. Sbiancai leggermente quando sentii del tradimento della madre. Che fosse una poco di buono ormai l’avevo capito da tempo, ma pensare al tradimento era impensabile. “E se non voglio vedere Mizumi è perché diversamente da come la pensi tu io ci tengo a lei e voglio che stia lontana da nostra madre.” Cosa? Lo guardai colpito dall’ultima frase. Aveva detto di tenerci? Lo fissai stupito che avesse usato un tono tanto dolce per parlare della sorella e del suo modo di proteggerla. Hara si accorse del mio stupore e sospirò, “Questo però a te non è mai venuto in mente, no anzi. Ora lo sai, e finalmente dormirai come si deve.”
Si sbagliava, non era per questo che volevo saperlo. Dentro di lui era convinto che volessi farmi gli affari suoi, che non pensassi ai suoi sentimenti ma non era così. Non c’era stata azione mia che gli andasse contro, tutt’altro io volevo solo che qualcuno gli stesse accanto se io non potevo farlo.
Purtroppo però non seppi come rispondere alle sue parole, ero rimasto ammutolito e il senso di colpa continuò a divorarmi tanto che neppure mi accorsi di essere rimasto completamente solo su quella spiaggia.
Fissai la sabbia molto a lungo, e la mia mente si svuotò completamente. Non avevo più piani dentro di me, era tutto più grande di quanto pensassi. La madre aveva scavato una voragine nel figlio che non potevo assolutamente riempire.



Il giorno seguente mi recai nella stanza di Mizumi per fermarla, perchè era l’unica cosa che potevo fare in quel momento e ci avevo riflettuto tutta la notte. Non potevo permettere che se ne andasse, era come ammettere che non si poteva riparare in alcun modo.
Incrociai Mizumi nel corridoio mentre trascinava un enorme borsone cercando di tirarlo su, lei notò la mia presenza e mi fissò con degli occhi spenti. Addirittura non mi salutò nemmeno.
Senza dire una parola mi avvicinai a lei, afferrai la sua borsa caricandomela sulla spalla e nel farlo i nostri occhi si incontrarono, silenziosi, la accompagnai lungo tutto il corridoio.
L’intenzione di fermala era misteriosamente svanita nel momento in cui avevo incontrato il suo sguardo, senza dire una parola mi aveva detto ‘è andata così, lascia stare’. E rispettare ciò che stava facendo era il minimo che potessi fare in quel momento per lei.
Fuori dal Onsen c’era un pullman in partenza che accompagnava i turisti alla stazione evitando loro di farsi tutta la strada a piedi. Scrutai con attenzione il cortile sperando di trovarvi Hara ma era troppo aspettarselo, magari per lui era una sofferenza ma ci aveva fatto il callo, diversamente da me.
L’autista del pullman ci venne incontro chiedendole il biglietto e occupandosi della sua borsa. Mizumi gli sorrise e affidò a lui le sue cose.
“Mizumi io-“
La sua delicata mano si poggiò sulle mie labbra zittendomi. “Non è colpa tua Ryu. Non pensarci neppure per un secondo, tuttavia ho un favore da chiedere e ti prego di prometterlo.”
“Certo, qualsiasi cosa.”
Lei mi strinse la mano, l’afferrò titubante e la portò verso di se. “Prenditi cura di Yuuto ti prego. Purtroppo non è più mio compito farlo, lui non vuole che io ci sia nella sua vita, però ti prego fallo per me, almeno tu.”
Non dovevo prometterle niente perchè l’avrei fatto per sempre finchè ne avrei avuto la forza. “Te lo prometto.” Mizumi finalmente mi sorrise e parve rincuorata.
Fu a quel punto che salì sul pullman e con un cenno di mano mi salutò prima di addentrarsi nel mezzo. Restai li finché non partì, e continuai a pregare che Hara fermasse tutto ciò ma non arrivò mai.
Sarei stato abbastanza forte da occuparmi di Hara? Mizumi era ufficialmente fuori dalla sua vita.
“Oh non ci credo ma tu sei il belloccio del locale!” Di chi era quella irritante voce così familiare? Guardai sulla mia destra e davanti a me era comparso dal nulla l'individuo di quella sera al locale: Boto. Non poteva essere vero, al punto che mi sfregai gli occhi pensando che si trattasse di qualche allucinazione mattutina, ma non era così. “Sembra che tu abbia visto un fantasma tesoro.” Si avvicinò quanto bastava per mostrarsi a fuoco vestito con un kimono bordeaux molto aderente, e per giunta il colore dell’abito era intonato con i capelli. Ci mancava solo lui.
“Ti prego sparisci.”
Il mio atteggiamento però non scalfì affatto il sorriso che aveva stampato in viso. Accidenti perché dovevo incontrare sempre il peggio del peggio in ogni luogo. “Sei qui col tuo ragazzo eh?”
“Il mio ragazzo?”
Boto mi cinse una spalla superando il mio spazio vitale, “Ma si quel bel fusto che era con te quella sera e che voleva picchiarmi. Non mi dire che vi siete lasciati, sarebbe una gran bella notizia questa.” Le ultime parole mi furono sussurrate in maniera sensuale nell’orecchio a bassa voce con un tono caldo.
Lo spinsi via allontanandomi immediatamente. “Tu sei pazzo!”
“Affatto, sono solo uno che sa quello che vuole.” A quel punto decisi di evitare di rispondere perché ciò significava solo aumentare quella conversazione, e visto ciò che era successo con Mizumi e Hara non avevo proprio voglia di perdere tempo con un tipo del genere. Così fece per andarmene via di lì. “Ehi te ne vai già?”
“Si, non perdo tempo con gente come te.” Tagliai corto.
Mentre andavo via sentii un fischio provenire da lui, “Wow che caratterino.”
La vacanza stava prendendo una piega assolutamente strana, cos’altro poteva capitare ancora? Takeru era furioso con me per il mio comportamento, così come Hara; Mizumi era andata via e adesso era apparso dal nulla quel tizio di nome Boto.



Quella giornata fu deciso di andare a mare visto che il giorno prima non si era potuto, ma c’era nell’aria un atmosfera molto strana, specialmente nel gruppo. Molti si chiedevano cosa avesse spinto Mizumi ad andarsene, mentre Tetsuo sembrava adirato con la sua ragazza per qualcosa.
Diversamente dai loro malumori, tra me e Takeru non volava parola. Mi sentivo ancora uno schifo e in colpa, le sue parole mi avevano un pò ferito.
Hara da parte sua era come al solito seccato di ciò che si faceva e se ne stava con Maya e Yumi, almeno sembrava parlare con qualcuno.
“Pensavo che ci saremmo svegliati in forma invece sembra che tutti stiano per uccidere qualcuno.” Osservò Kyoja ignaro di ciò che era potuto succedere in una sola notte.
“Lascia stare credimi..”
Poco dopo ci furono altre discussioni per quale spiaggia scegliere e ciò avvenne proprio tra Kioko e le sue amiche, le quali si divisero da noi e andarono in un lido a pagamento. Perfetto.
Karin e Kyoja invece sembravano essere sereni come il giorno prima, sopratutto Karin che cercava di essere gentile e disponibile con chiunque e sembrò mettere un pò di buon umore in giro.
In spiaggia faceva super caldo, la sabbia ribolliva sotto i nostri piedi così cercammo di sistemare l’ombrellone il prima possibile ma alcuni non ci pensarono due volte a gettarsi a mare e questi furono: Tetsuo e Takeru.
“Quegli idioti hanno lasciato tutto il lavoro a noi.” Commentò indispettita Kioko.
Hara le tolse l’ombrellone di mano e cominciò a sistemarlo, “Ignorali.”
Volevo anch’io dare una mano ma non volevo neppure stare così vicino ad Hara, forse voleva restare solo e ritrovarsi proprio me li sarebbe stato scocciante, così rimasi a distanza di sicurezza. Proprio in quel momento mi arrivò una mega pacca sulla spalla ed era Kyoja l’idiota. “Ma che diavolo fai?!”
“Ryucchan andiamo anche a noi a mare daaaai!”
Ringraziai che ci fosse li almeno lui con me, mi sentii improvvisamente meno solo e così accolsi la sua proposta. Ci togliemmo le magliette e le scarpe e senza troppa esitazione ci gettammo a mare, e fu in quel momento che mi lasciai scivolare tutto ciò che era accaduto. Riuscii infatti ad essere sereno per un minimo di dieci minuti, fin quando però anche Hara non si gettò a mare insieme al resto dei presenti mostrando il suo ampio torace scolpito e in quel momento un flashback attraversò la mia mente facendomi rammentare del sesso fatto in bagno, del suo corpo schiacciato contro il mio.
“Ryucchan stai bene? Sei improvvisamente rosso in viso.”
Non potevo sul serio star pensando a una cosa del genere, era un maniaco o cosa? Mi gettai immediatamente dell’acqua in faccia e cacciai via ogni pensiero stupido. “Andiamo più in là?” Proposi.
“Oh si, facciamo una gara e vediamo chi arriva prima laggiù”
Ci stavo eccome così al via cominciai a nuotare più velocemente che potevo, dovevo tenermi distante da Hara o sarei impazzito completamente e così feci. Arrivammo in un punto più lontano, dove c’eravamo solo io e Kyoja mentre gli altri erano presso a poco a riva praticamente.
“Si sta così bene.” Disse Kyoja mentre faceva la stella sulla superficie dell’acqua.
Avrei pagato oro per avere la sua spensieratezza, era così sereno da far invidia così cercai anch’io di lasciarmi andare e di rilassarmi più che potevo. Purtroppo però la mia pace fu interrotta da un pizzico che avvertii lungo la gamba destra. “Ahi..”
“Tutto bene?” domandò Kyoja.
“Si, ma che strano che sarà stato.”
Dal nulla apparve proprio Boto munito di mascherina e boccale che fece sussultare entrambi per lo spavento. Kyoja infatti affondò, e io mi allontanai istintivamente. “Ehi ma guarda chi si incontra anche a mare.”
“Oh no.. che fai mi stai seguendo?”
“No tesoro bello, non è proprio nel mio stile fare cose del genere.” Sfoderò uno dei suoi sorrisini ironici e mi squadrò da capo ai piedi – se pur in acqua – il povero Kyoja che ne sembrava spaventato.
“Andiamocene Kyoja”, dissi esortando il mio amico a seguirmi e così facemmo. Io che per primo avevo voluto allontanarmi da gli altri adesso non vedevo l’ora di tornarci piuttosto che restare a parlare con quel Boto.
Tornammo a riva dove gli altri stavano già mettendo mano alla brace per il pranzo. Quand’è che si erano muniti di una cosa del genere? Ad occuparsene era proprio Tetsuo, e Hara era accanto a lui per aiutarlo.
“Ryu ma dove caspita eravate!” Esclamò Kioko attirando l'attenzione anche degli altri, tra questi di Hara. Accidenti a lei, proprio ciò che meno volevo.
“Abbiamo nuotato un pò Kioko-san!” Spiegò senza troppi giri Kyoja e gliene fui davvero grato.
Karin molto gentilmente ci porse degli asciugamani, era assurdo come quella ragazza fosse gentile verso persone che non aveva mai visto prima, si metteva davvero a disposizione.
“Perché Sega sa nuotare?”, domando scherzando in maniera pungente Tetsuo scambiandosi occhiate con Hara, il quale tra l’altro rideva sotto i baffi per le frecciatine dell’amico.
Improvvisamente sembrò di essere tornati all’inizio, a quando conobbi quei due e a come ci andassero pesante nel prendermi in giro. Hara è davvero questo ciò che vuoi fare adesso?, mi domandai nella mia testa. Mi sentivo triste nel sapere che quella sarebbe stata tutta la mia vacanza. Sentirlo lontano era peggio di una tortura, eppure quei pochi giorni eravamo stati così belli insieme.
Dal nulla apparve Maya indignata, “Piantala di prenderlo in giro.”
C’era almeno qualcuno che prendeva le mie difese visto che Takeru ancora non voleva parlarmi, anzi non si era nemmeno voltato per guardarmi. Forse dovevo scusarmi, ma esattamente di cosa? Infondo anch’io stavo già pagando per il mio errore: infatti Hara non mi rivolgeva la parola.
“C’è qualcosa che posso fare per aiutare?” domandai una volta asciutto.
Kioko parve rifletterci un pò poi rispose di no e che ormai tutti avevano già pensato a ogni cosa. Così decisi di andarmene accanto alla brace accesa e di smetterla di comportarmi come un bambino che scappa e fa l’offeso, anche se Hara in questo era più bravo di me.
Passarono tipo dieci minuti e Tetsuo cominciò a sembrare distratto, guardava continuamente nella direzione opposta alla brace tanto che Hara esclamò: “Idiota qui brucia tutto!” gridò e Tetsuo tornò alla realtà.
Allora incuriosito guardai nella sua stessa direzione e vidi un gruppetto di ragazzi che parlavano animatamente con Kioko e le altre ragazze. Quand’è che si erano avvicinati dei ragazzi? Allora vidi Takeru venire verso di noi, anche lui con la stessa preoccupazione “Vado a riprenderle.” Disse semplicemente.
“Ti accompagno!” dissi e Takeru non ebbe nulla da obiettare. Forse, in parte era la mia occasione per chiarire la faccenda, mi sentivo profondamente in colpa anche nei suoi confronti e sentivo la mancanza del suo chiacchiere costantemente o del suo essere appiccicoso.
Raggiungemmo le ragazze sotto gli sguardi lontani di Hara e Tetsuo. “Ragazze abbiamo quasi fatto, venite?” disse spedito Takeru fulminando quei ragazzi con lo sguardo. Che poi nulla di male stavano facendo, semplicemente avevano attaccato bottone con delle belle ragazze. Maya fu la prima ad annuire e afferrò la mano della propria ragazza lasciando i ragazzi e recandosi in direzione della brace.
Karin e Kioko invece salutarono i ragazzi, “Ci vediamo più tardi ragazze.” Disse uno di loro, e Kioko ricambiò con una risata idiota. Tetsuo si sarebbe arrabbiato molto, ma per fortuna il tutto si era risolto pacificamente o meglio avevo cantato vittoria troppo facilmente.
“Ehi”, di nuovo quella voce e quando mi andai a voltare tra quei volti sconosciuti riconobbi proprio Boto che sorrideva compiaciuto della situazione.
Nel trovarmelo li sbiancai, non solo era in vacanza nel mio stesso posto ma frequentava anche la mia stessa spiaggia. Se Hara l’avesse visto sarebbero partiti fiumi di sangue e non era ciò che volevo.
Takeru fissò il tizio con fare confuso e si accorse presto che guardava nella mia direzione, “Lo conosci?”
“No” risposi secco.
“Ma come Ryu come puoi dire di non conoscermi.” Nel sentirgli dire il mio nome rabbrividii, come l’aveva saputo? Così immediatamente collegai e lanciai un occhiataccia in direzione di Kioko che dispiaciuta mi chiedeva scura mimando con le labbra le parole.
“Noi adesso ce ne andiamo.” Continuai a dire e senza più voltarmi invitai anche gli altri a seguirmi, purtroppo però la cosa non piacque a Boto che mi afferrò per un braccio fermandomi.
“No, ci vediamo dopo,” chiarì invece spiazzando tutti lì mezzo e con tali parole si congedò seguito dal suo gruppo di amici. Io non ero affatto stupito, sapevo bene che l’avrei beccato in giro ancora e che quei giorni sarebbero diventati l’inferno.
Tornati indietro Tetsuo fece una sfuriata di gelosia a Kioko, la quale si giustificò dicendo di star semplicemente parlando ma il suo ragazzo non voleva sentire spiegazioni. Io nel frattempo mi accomodai su un asciugamano pensieroso e stranamente stanco. Avevo ancora diversi dolori sparsi per il corpo per colta di quello stupido e del dannato sesso che avevamo fatto.
“Chi diamine era quello Ryu?” la domanda improvvisa di Takeru mi spiazzò. Ero principalmente sorpreso che mi stesse di nuovo parlando all’improvviso. Così, indeciso se farlo o meno, raccontai tutto riguardo quel Boto e del fatto che Hara non dovesse sapere nulla della sua presenza. Lo invitai a far finta di non averlo mai visto ma Takeru era tutt’altro che d’accordo su questa cosa. “Devi dirlo a Yuuto!” esordì alla fine.
“Lo sapevo che l’avresti detto. Ma lo capisci che sarebbe capace di spaccargli la faccia? Vuoi che tutti quanti si rovinino la vacanza? Non l’ho già rovinata a tutti voi..”
Takeru dalla sua espressione fredda e distante cominciò a sciogliersi un pò dopo le ultime parole. Si accorse del mio tono basso, e della mia espressione da cucciolo pentito.”Io non ti ho ancora perdonato per la faccenda di Mizumi, credo ancora che tu abbia sbagliato.”
“Si, e non credo di potermi far perdonare per una cosa del genere.”
“Tuttavia sei stupido quindi arrabbiarmi con te è inutile. Lo so che non avresti mai voluto fare del male a nessuno.” Lo fissai colpito dalle sue parole, e rimasi ancora più sorpreso quando gli vidi apparire in viso un sorriso dolce e improvvisamente quell’aria severa nei miei confronti sparì. Provai quasi l’impulso di piangere ma cercai di contenermi perché era assurdo che mi sentissi felice per una cosa così semplice. Takeru si accorse di ciò e cominciò a ridere, “Andiamo non piangere adesso!” rise ancora.
“Idiota!” feci per alzarmi e lo spinsi via facendogli perdere l’equilibrio e come un sacco di patate casco a terra. Tuttavia per quel gesto ridemmo entrambi e mi sembrò il momento più bello del mondo. Takeru fin dall’inizio era stata una persona speciale e me ne rendevo conto sempre di più.
Si sollevò da terra e con la mano si ripulì dalla sabbia che gli si era attaccata addosso, gli diedi una mano indicandogli dove ne vedevo ancora. “Comunque tornando alla faccenda di quel Boto, secondo me Hara dovrebbe saperlo. Cosa pensi che farebbe se lo scoprisse improvvisamente?”
A ciò non ci avevo ancora pensato, “Si incazzerebbe il doppio..”
“Esatto, ti consiglio di dirglielo, almeno così l’impatto sarà contenuto.” Takeru tuttavia la faceva troppo semplice. Non sapeva nulla della conversazione tra me e Hara, e di come si era evoluta la serata dopo avergli chiesto spiegazioni. Dirgli di Boto sarebbe stato il colpo di grazia, forse l’avrei perso per davvero.



Ci decidemmo finalmente a pranzare e lo facemmo stranamente in maniera serena. Hara, diversamente da prima, sembrava più contento e rideva un pò con tutti prendendo in giro Kyoja per il suo strano modo di mangiare. Perfino Tetsuo e Kioko sembrava aver chiarito, e come loro anche io e Takeru eravamo tornati normali. Era davvero bello che tutto fosse tornato – in parte – alla normalità.
“E’ un peccato che Mizumi sia andata improvvisamente via. Si perderà una bella settimana!” disse però improvvisamente Kyoja rompendo l’armonia. Infatti un profondo silenzio invase il momento come se tutti o almeno alcuni sapessero il motivo della sua improvvisa partenza.
“Ehm qualcuno vuole altro pesce?” esordì allora Maya per cambiare argomento. Fu in quel momento che cominciai a chiedermi se non sapesse anche lei di quei due. E a giudicare dalla sua reazione cominciai a pensare che sapesse anche più cose di me.
Mi sentii ancora più ferito per ciò. Io ero – forse – il suo ragazzo eppure non sapevo un emerito cazzo di lui. Lo conoscevo da quanto? A stento un anno e con me non si era mai aperto, conoscevo quasi nulla di quel ragazzo e se qualcuno mi avesse chiesto dei suoi gusti non avrei saputo che rispondere. Altro pensiero che mi fece sprofondare ancora più nello sconforto: io di lui, e di ciò che lo riguardava oltre la famiglia non sapevo nulla. Tutti li mezzo sapevano qualcosa in più a me e provai invidia.
“Ryu vuoi altro tu?” domandò all’improvviso la dolce Karin.
La guardai confuso all’inizio, ancora preso dai miei pensieri e risposi frettoloso: “N-no, grazie.” Abbozzai un finto sorriso ma in quel momento avevo ben poco di cui sorridere. Mi sentito una nullità in quel momento.
Il resto delle ore le passammo tra bagni a mare e tuffi, ognuno di noi si stava ritagliando dei ricordi di quella giornata ed erano tutti positivi. Io nonostante la piacevole compagnia non riuscivo a non pensare ad Hara e non c’era attimo in cui non lo fissassi come uno stalker. Avevo sul serio qualcosa di malato dentro perché il mio amore stava diventando la mia stessa condanna. “Attento Ryu!” E una pallonata mi prese in pieno viso stordendomi.
Ebbi qualche secondo di vuoto. Immagini confuse, e voci che si accavallavano l’una su l’altra. Ricordo solo di aver sognato qualcosa di strano tipo Hara che mi porta in braccio manco fossi una principessa, ormai stavo raggiungendo l’assurdo con la mia immaginazione.
Quando mi risvegliai – ancora intontito per il colpo – ero sotto l’ombrello disteso su un lettino qualsiasi. Mi toccai la faccia ma non mi faceva male nulla, anzi stavo meglio di quanto credessi.
Mi sentivo come in preda ai postumi di una sbornia, che strana sensazione. “Quand’è che la smetterai di pensare alle sciocchezze?” dal nulla apparve Hara con una lattina di thè fresco e me la offrì gentilmente.
Il gesto mi spiazzò, ma ancor più trovarlo lì come se ciò che era successo la sera prima non contasse più. “G-grazie.” Stentai a dire imbarazzato di essere stato ancora una volta colpito da un oggetto volante.
Hara si mise a sedere davanti a me, sul mio stesso lettino e così facendo potevo ammirare il suo bellissimo e perfetto profilo da statua greca. Era bellissimo anche in spiaggia, anche con un semplice costume. Fu allora che una sua occhiata mi colse alla sprovvista e mi costrinse a fissare altrove, allora mi concentrai sulla lattina e cominciai a bere facendo finta di nulla. “Penso di aver esagerato ieri notte.” Disse all’improvviso.
“Eh?”
Un lieve rossore, fosse dovuto al sole, comparve sul suo viso. Era estremamente carino in quel momento, non si voltò a guardarmi e continuò a parlare fissando davanti a se, “Me la sono presa con te  ma in realtà ero arrabbiato con me stesso. Non dovevo farlo.” Erano scuse quelle?
Quello era il giorno più bello della mia vita, o meglio lo sarebbe potuto essere. Hara per la prima volta mi stava chiedendo scusa di qualcosa e se pur non esplicitamente lo stava facendo o meglio si provava. Mi venne da ridere, ma mi trattenni e sorrisi semplicemente. “Tranquillo va tutto bene.”
Hara non disse altro e continuò a bere, feci lo stesso anch’io e restammo così per non so quanto finché non si alzò e mi disse di fare lo stesso. “Ce la fai a camminare?” mi domandò allora e gli risposi di si. “Allora seguimi”
Spiazzato dall’iniziativa lo seguii senza fare domande, tanto sapevo che non mi avrebbe risposto così curioso e in parte preoccupato mi lasciai guidare da Hara lungo la distesa di sabbia allontanandoci sempre di più dagli altri. E più andavamo lontano più il paesaggio si riempiva di scogli rendendo la passeggiata più difficoltosa, ad un certo punto però vidi Hara sparire dietro uno degli spuntoni. Allora feci una corsa per raggiungerlo e voltato l’angolo mi trovai davanti un paesaggio strano, bello e particolare allo stesso tempo. Era una piccola spiaggia appartata dove le onde si abbattevano in parte sugli scogli a mare e in parte sulla piccola spiaggia sabbiosa che c’era. “L’ho trovata ieri notte mentre camminavo.” Spiegò.
Mi resi conto allora che aveva fatto la stessa cosa mia. Lo fissai a lungo immaginandolo mentre da solo passeggiava sulla spiaggia di notte, e io avevo fatto esattamente la stessa cosa, mi sentii stranamente vicino a lui in quel momento e ciò riempì il mio cuore. E mentre pensavo a ciò Hara si sfilò via la maglia gettandola sulla sabbia. “Che stai facendo?” domandai allora.
Mi lanciò un occhiata seducente e sorrise con fare divertito. Fu allora che capii e l’imbarazzo mi attanagliò, “No, no, no! Non pensarci nemmeno!” mi allontanai da lui seduta stante ma non feci in tempo e proprio come la sera prima mi afferrò bruscamente sollevandomi da terra e caricandomi sulla spalla. “Haraa!”
Non ascoltò minimamente i miei richiami e sostenuto dalle sue braccia fui scaraventato in acqua a peso morto senza alcun preavviso. Riemersi furioso, e nel vedere la sua faccia divertita mi salì il sangue alla testa così mi gettai contro di lui cercando di fare la stessa cose, volevo a tutti i costi che finisse sott’acqua ma non ci riuscii e fui di nuovo io a finire sotto. “Sega andiamo.. sono più forte di te, che pensi di fare.”
Completamente bagnato riemersi ancora una volta e fui investito dalle sue occhiate divertite. Ero davvero scioccato di un cambio così repentino di comportamento ma ne fui comunque felice, non volevo che quella vacanza diventasse un incubo per entrambi. L’osservai mentre mi nuotava intorno, era davvero bravo e l’acqua che gli gocciolava dai capelli diventavano come gemme che gli splendevano tra i capelli.
“Questo posto è molto bello”, dissi allora attirando la sua attenzione. Ero imbarazzato di ritrovarmi quei suoi occhi arancioni addosso, e mi sentii improvvisamente bollente.
Si avvicinò leggermente a me con poche mosse e avvertii la sua enorme presenza a pochi metri da me. “Già, è molto bello..” borbottò a bassa voce. Usò un tono strano e lo fissai confuso, ma di tutta risposta mi ghignò in faccia come suo solito e il mio disagio aumentò.
“Hara io..” mi morì la voce in gola, cos’è che volevo dirgli? Non volevo più litigare con lui, eppure non volevo che quella fosse una pace fatta giusto per. Le sue scuse le avevo apprezzate ma sentivo come se mancasse qualcosa, non volevo che tutto si riducesse a del sesso o a delle discussioni. Io volevo diventare un suo punto di riferimento, già il fatto che mi avesse portato lì mi aveva fatto sentire speciale rispetto agli altri eppure però, non mi bastava più. Volevo che anche lui si rendesse conto che non poteva più fare a meno di me. Ma probabilmente era chiedergli la luna.
Dovevo avere una faccia davvero orribile perché Hara si fece buio all’improvviso e sospirò all’improvviso. “Io non so che fare con te, Sega. Non sei mai felice.”
“Non è questo!” Lo fermai prima che potesse dire altro, “Io son felice.. sono contento che tu mi sia venuto a parlarmi di nuovo e forse dovrei chiederti anch’io scusa per ieri eppure, in parte credo non aver fatto nulla di male. Lo so, sono uno sciocco”, ridacchiai nervoso, “ma sento che così non va.. sento di essere l’unico a rimetterci in questo amore a senso unico e ogni cosa che faccio per avvicinarmi a te fa l’effetto opposto.” Non potevo crederci di averlo finalmente detto a parole. Mi sentii avvampare ma anche molto sollevato, un peso all’improvviso era svanito.
Sapevo bene che Hara non avrebbe detto nulla. Quando si parlava di amore improvvisamente perdeva la parola, o peggio si finiva col discutere. Quella sua stupida promessa di provarci era stata solo una sua ulteriore presa in giro, lui non era capace di innamorarsi del prossimo, chiunque esso sia. “Me ne torno dagli altri.” Dissi allora perché non reggevo più la sua presenza.
“Ryu” mi sentii però chiamare con la sua calda e profonda voce. Mi voltai a guardarla e con sguardo intenso mi fissava, l’espressione seria di chi non voleva affatto prendersi gioco di me. “Resta con me” disse semplicemente e il mio cuore si sciolse per il modo dolce in cui lo disse. Io ero uno stupido, ero vincolato alla sua personalità e se pure avesse schioccato le dita avrei risposto come un bravo cagnolino.
L’effetto che aveva su di me era pericoloso ma ormai ero perso di lui, ero un caso clinico. Vidi Hara mentre si avvicinava a me raggiungendo la riva dove mi trovavo, si avvicinò quanto bastava a pochi passi da me e mi prese il viso con le mani sfiorandolo dolcemente per poi portarselo contro. Sfiorai appena le sue labbra, e un sapore di mare mi finì in bocca. Fu un bacio salato e intenso. Le nostre lingue iniziarono a giocare l’una con l’altra, e l’imbarazzo misto al calore che provavo aumentarono.
Quando mi lasciò andare mi fissò intensamente negli occhi e poggiò la sua fronte alla mia per poi chiudere gli occhi. Le sue mani tenevano ancora il mio viso stretto, e quel tocco mi fece sentire al sicuro, insomma suo.
  
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