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Autore: LordPando    20/04/2017    0 recensioni
Questa è una storia un po' strana, che ho pensato mentre camminavo, per strada, e l'ho scritta. Spero soltanto che piaccia, anche se ammetto che non è fantastica. Ma uno ci prova.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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 —«…E così vissero per sempre, felici e contenti!»

 —Ah. E l’hanno conclusa così. Un po’ scialbo, direi… Accidenti alle foglie!

 —Io direi anche che i nostri interventi sono stati un po’ brevi.

 —Il tuo, non di certo!

 —E fra poco anche tu interverrai!

I rami della foresta graffiavano il volto dei due individui che camminavano. Le fronde ne nascondevano i tratti principali, ma si notava in entrambi un che di inconsueto. Per prima cosa, uno dei due invece di camminare come è di uso comune se ne stava gobbo su quattro zampe. Era decisamente peloso e parecchi tratti del suo aspetto fisico erano decisamente accentuati rispetto ad una comune persona: aveva la mascella ed il muso allungati e completamente ricoperti di peli, come il resto del corpo.

 Un altro fatto strano era che non si poteva notare su di lui alcun tipo di abbigliamento se non dei lunghi bermuda che gli arrivavano fino alle ginocchia. Era quasi un mistero come facesse a non graffiarsi i piedi con le appuntite pietre che ricoprivano il suolo o con i rami che sbattevano sulle lunghe gambe deformi, quasi in modo da sembrare zampe.

 Attiravano l’attenzione anche i suoi organi di senso: gli occhi grandi, gialli e posti a metà fra dove dovrebbero essere normalmente ed i lati della testa erano profondi e le pupille scure e maligne erano visibilissime.

 Le sue orecchie, invece, erano pelose, nere ed appuntite. Gli stavano poco sopra la nuca ed erano rizzate a captare qualsiasi rumore.

 La sua lingua, straordinariamente rossa e coronata da un assortimento di denti appuntiti ed affilati era semicoperta dalla bocca e salivava.

 L’altro uomo era più normale, ma al contempo strano: indossava un completo verde mimetico eccetto che per i pantaloni, aderenti e di un verde scintillante, ed il cappello: era fatto sul modello di quelli dei coloni come la sua folta ed arruffata barba, ed il pennacchio non mancava mai di impigliarsi con le spine degli alberi.

 Aveva gli occhi neri e profondi, era pupille dilatate e un po’ tristi. Un po’ di rughe gli coprivano il viso barbuto, la bocca nascosta da un cespuglio di peli.

 Nella mano sinistra (era mancino) teneva un fucile dall’aria vecchia e nessuno, nessuno avrebbe mai pensato che potesse essere un avvocato. Chiariamoci, gli avvocati sono gente asettica, in giacca e cravatta, non vestiti come se fossero dei cacciatori.

 Così, quello strano ed inconsueto avvocato camminava, mettendo i piedi uno davanti all’altro e scuotendo le spalle alla vista di rami e sterpi che si impigliavano nella sua tuta mimetica. Il pennacchio si infilava continuamente fra le spine, e l’uomo guardava con invidia il lupo. Perché sì, guardando meglio l’uomo che camminava a quattro zampe non era altri che un lupo che forse molti conoscono. E molti altri no.

 —Allora, avvocato, come pensa di risolvere il nostro problema? Sa, abbiamo scelto lei perché aveva la fame del migliore, e perché quando un’ingiustizia viene commessa si dice che ci sia lei ad aiutarci. Sa, non so se ricorda il “caso porcellini”. Io ero coinvolto direttamente, e lei ha fatto giustizia. E ne sono riconoscente…

 —Oh, non si preoccupi, con me a guidarvi avrete la vittoria assicurata! E per quanto riguarda il pagamento possiamo metterci d’accordo tranquillamente dopo la vittoria… Oh, guardi: gli altri “ragazzi”!

 Ed era così: un branco di un mezzo centinaio di lupi antropomorfi che se ne stava lì, chi a fischiettare e chi ad attendere ai margini del bosco. La luce del sole ne faceva risplendere i manti neri e li rendeva simili agli alberi che li circondavano. Erano diversi di dimensioni, postura, atteggiamento, abbigliamento ed aspetto, ma erano accomunati da un’espressione decisamente contrariata. Vicino a loro retto da una mezza dozzina di animali c’era un enorme striscione, che diceva:

 

NON SE LO MERITAVA!

a caratteri cubitali, con ai lati macchie di vernice.

 —Allora, avvocato, che cosa dobbiamo fare? Ci ha fatto preparare questo cartello, e noi abbiamo fatto. Ci ha fatto radunare, e noi abbiamo obbedito. E ora?— chiese un lupo alto e grosso, di quelli che portavano lo striscione.

 —Quello che io propongo, amici, è una protesta! Il vostro compagno, non sostituito da un’adeguata controfigura, è deceduto nel dramma teatrale “Cappuccetto Rosso”! E noi ci faremo sentire! Formeremo un corteo e passando accanto al teatro andremo fino a casa del primo cittadino! Perché voi, Sindacato dei Lupi Fiabeschi, non ve lo meritate!

 Ed a questo grido, ululanti ed allegri, tutti i lupi si misero in marcia, con lo striscione alzato e le zanne acuminate. Sono si disse l’avvocato il sindacato più agguerrito degli ultimi anni!
 

   
 
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