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Autore: AlexDico    20/04/2017    1 recensioni
Jack Sawyer ha trent'anni ed è un giornalista indipendente di Chicago. La sua vita è cambiata quando, nel giro di una settimana, una serie di attentati di matrice anarchica ha fatto fuori le più alte cariche del governo degli Stati Uniti. La nazione è sprofondata in una guerra civile che vede contrapposta la parte che supporta i governativi e quella che supporta gli anarchici.
Tre uomini, i più ricchi di Chicago, hanno approfittato del disordine che si è creato, si sono spartiti la città e, tramite un accordo trilaterale, hanno blindato i confini corrompendo alcuni generali dell'esercito, per impedire l'accesso a governativi e anarchici.
Dopo due lunghissimi anni nessuno può abbandonare la città e della guerra, ormai, non si sa nulla. La sete di notizie di Jack, però, è forte, e vuole uscire dalla città per scoprire cosa sta succedendo al di fuori di Chicago.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jack Sawyer si svegliò di soprassalto, alcune gocce di sudore gli scorrevano sulla fronte, aveva fatto un brutto sogno: un gruppo consistente di ribelli anarchici era entrato a Chicago appiccando incendi e devastando la città. Lui osservava, dal sesto piano del palazzo in cui abitava, quella orrenda scena vedendo, inoltre, centinaia di cadaveri e una quantità di sangue mai vista prima a terra e aveva paura che qualcuno andasse a prenderlo.
Guardò di scatto fuori dalla finestra. Fortunatamente nulla di tutto ciò era vero. Erano le nove di mattina, il sole splendeva in alto nel cielo, il traffico era regolare e molte persone stavano andando a lavoro.

"Meno male." disse dopo un respiro di sollievo.

Erano ormai passati due lunghissimi anni dallo scoppio della guerra e Jack faceva ricorrentemente questo sogno. Una volta erano i governativi ad entrare, un'altra gli anarchici. Non sapeva più nulla della guerra, tutti canali d'informazione erano veicolati dai tre uomini più ricchi e potenti della città che, di comune accordo, avevano blindato i confini corrompendo degli alti ufficiali dell'esercito proprio nei primi periodi di guerra. Jack si alzò dal letto, si mise un paio di Jeans, una camicia a quadri rossa e bianca, un paio di scarpe da tennis e andò verso il suo computer. Come tutte le mattine, sperava di trovare notizie riguardanti la guerra, ma era tutto inutile. Un paio di articoli di cronaca locale e, per il resto, articoli che elogiavano Chicago, dipingendola come l'unica città a non essere caduta nell'orribile teatro di guerra, l'unica città in cui era sicuro vivere. Questa cosa lo faceva andare fuori di testa: un giornalista costretto a leggere articoli faziosi che parlano esclusivamente della città in cui vive, senza accennare minimamente alla situazione nel resto degli Stati Uniti d'America. Jack guardò l'orologio, erano le nove e venti, tra dieci minuti sarebbe dovuto andare a lavoro, ma non era un problema, perché abitava a qualche centinaio di metri dall'ufficio dove lavorava. Prese le chiavi, uscì di casa e chiamò l'ascensore. Nonostante Jack fosse piuttosto atletico, prendeva sempre l'ascensore perché diceva che fare tutte quelle scale la mattina dopo essersi svegliato e il pomeriggio dopo il lavoro era troppo faticoso, d'altronde c'era l'ascensore, perché scomodarsi? Arrivato al terzo piano, l'ascensore si fermò e le porte si spalancarono: una donna dai capelli rossi entrò e salutò con un cenno Jack. Lui la conosceva, era Kate Lee, impiegata bancaria con una carriera in rapida ascesa, rallentata di molto proprio a causa dell'isolazionismo di Chicago. Kate, nonostante l'età, era una già piuttosto indipendente: laureata in economia, viveva già per conto suo.

Jack la guardò per un istante, si inumidì le labbra con la lingua ed esordì: "Una bella giornata oggi, eh?"

"Beh... sì. Stai andando a lavoro, Jack?" replicò Kate colta di sorpresa.

"Esattamente" disse Jack mentre la porta dell'ascensore si apriva, i due arrivarono insieme al portone del palazzo, Sawyer lo aprì facendo cenno a Kate di passare e, appena dopo essere uscito, disse: "Ora le nostre strade si dividono... buona giornata!"

La ragazza fece un cenno e andò nella direzione opposta di Jack che, dando una rapida occhiata in giro, si avviò in direzione dell'ufficio. La città era sempre la stessa di tutte le mattine: cittadini con lo sguardo spensierato, qualche poliziotto quà e là e tante, tante macchine. L'aria era piuttosto sgradevole, ma era il prezzo da pagare per abitare al centro di Chicago. Jack aveva voluto fortemente un appartamento al centro della città, per avere tutte le attrazioni principali vicine.
Dopo circa cinque minuti, Jack arrivò davanti il palazzo che ospitava il suo ufficio. L'edificio si trovava poco prima di un ponte sulla quale vi si trovavano sempre dei poliziotti a controllare chiunque volesse accedere dall'altra parte della città. Tutto questo perché dopo quel ponte iniziava la parte di città appartenente Micheal Clark, uno dei tre uomini più ricchi di Chicago. La porzione di città centrale, quella dove abitava Jack, era controllata da Frank Moore, mentre quella a sud era controllata da Tom Philips. Le zone di confine erano presidiate giorno e notte da delle polizie private. Ognuna di queste obbediva soltanto ad uno dei tre padroni. Se non si avevano motivi validi, nessuno poteva frequentare un'altra parte della città, neanche per fare una passeggiata. Se abitavi nella zona sud di Chicago non potevi andare in quella centrale, o in quella nord, semplicemente per cenare in un ristorante o per incontrare un amico. Gli unici motivi validi erano i motivi di lavoro e quelli di famiglia. Se venivi pizzicato a fare altro in una zona che non era quella della tua residenza venivi sbattuto in carcere.

Jack entrò nel palazzo, prese l'ascensore, salì fino ad arrivare al quarto piano e la prima stanza a destra era quella del suo ufficio. Su questa porta c'era una targhetta con su scritto "K&J News". Le due lettere venivano dal cognome dei due fondatori: King e Johnson. Jack aprì la porta salutando i suoi colleghi, che non erano molti: solo quattro, compresi i due fondatori. D'altronde la "K&J News" era una testata giornalistica con una tiratura abbastanza limitata.

Al suo ingresso, Jack venne accolto da Thomas King, uno dei due proprietari: "Ehi, Jack, tutto ok questa mattina? Abbiamo un caso da affidarti"

Jack era piuttosto sorpreso, erano ormai tre anni che lavorava alla K&J e nessuno gli aveva mai parlato esplicitamente di caso: "Cosa? Un caso? Che intendi?"

"Lascia che te ne parli questo signore quì!" disse Thomas accompagnandolo alla sua scrivana e indicandogli con un cenno un uomo.

Quest'uomo era piuttosto alto, Jack lo fissò per qualche istante e i primi particolari che saltarono all'occhio furono i vestiti, completamente neri, i capelli brizzolati e un pizzetto. Nell'insieme queste cose gli davano l'idea di un uomo dal cuore di pietra, molto duro con gli altri. Il signore si sedette e i due iniziarono la conversazione.

"Lei è il signor..." disse Jack tendendogli la mano.

"Gregory... Gregory Anderson."

La stretta di mano era molto vigorosa, segno che Gregory era un uomo decisamente sicuro di se.

"Dunque... Gregory... Thomas mi ha detto che c'è un caso per me... ma cosa intende per la precisione? Cosa mi hai portato?"

"Thomas ha ragione. È un caso vero e proprio: c'è stato un omicidio un paio di giorni fa. Un agente della Blackwater è stato assassinato con un'arma da fuoco e nessuno sembra riuscire a capire chi sia stato il colpevole."

"Cosa? Un agente della Blackwater! Ma è la polizia privata di Moore! Quale idiota potrebbe mai aver avuto un'idea così malata? Se dovessero trovarlo lo torturerebbero per settimane e poi lo sbatterebbero a marcire in carcere!" Jack riprese fiato, alzò lo sguardo fissando dritto negli occhi Gregory, spalancò la bocca con il terrore nei propri occhi e, dopo essersi ripreso, proseguì: "Non vorrà insinuare che sono stato io? Non so neanche come diavolo si maneggia una pistola!" esclamò Jack allargando le braccia.

Gregory, dopo aver fatto un cenno con la mano, come per fermare Jack, continuò: "No, Jack. Calmo. Nessuno ti sta incolpando e, se la cosa ti può rassicurare, non sei neanche tra i sospettati. Sono venuto quì semplicemente per dirti che sono un investigatore privato, sono quasi sicuro di aver capito chi è il colpevole e in tempi come questi..." accennò un sorriso "un po' di pubblicità non farebbe affatto male."

"Cosa vuole che io faccia, signor Anderson?"

"Semplice: lei verrà con me, mi seguirà in ciò che farò e poi scriverà un articolo parlando di come ho fatto ad intuire chi è l'assassino. Ho già discusso con Thomas di un bonus una tantum, che pagherò direttamente io, nel suo stipendio. D'accordo?" disse Gregory porgendo in avanti la mano destra.

Sul volto di Jack apparve un lieve sorriso, e, stringendo la mano a Gregory disse: "D'accordo!"

L'investigatore si alzò, andò a prendere il suo cappello, rigorosamente nero e, aprendo la porta, disse: "Andiamo Jack, l'articolo non si scriverà certo da solo!"

Jack diede una rapida occhiata al tavolo, prese una penna e il suo taccuino e si alzò di corsa per seguire Gregory: "Aspetti, sto arrivando!".

   
 
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