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Autore: Ashtart    21/04/2017    0 recensioni
Quando i templari avevano bussato alla porta di casa Trevelyan, sull'undicenne Marius Trevelyan, colpevole unicamente di possedere il dono della magia, era calata una terribile consapevolezza: la sua vita, per come l'aveva conosciuta fino a quel momento, era appena terminata di colpo. Non avrebbe mai piu rivisto alcun membro della propria famiglia. Non avrebbe mai piu rivisto i suoi fratelli minori.
Il destino, purtroppo o per fortuna, però, è un affare strano.
[Trevelyan Brothers]
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Inquisitore
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Brothers in life, brothers in arms

 
“Non posso credeci, li hai davvero tenuti!”
“Si, tutti. Gli altri sono a casa, ad Ostwick. Questi due ce li ho sempre dietro perché, vabbè…”
Marius abbassò lo sguardo sul piccolo cavallino di legno, chiaramente vecchio e chiaramente per niente accurato, di certo non un’opera d’arte, che non presentava tuttavia la tipica usura dei giochi dei bambini, come se fosse stato una cosa molto cara a chi l’aveva posseduto, un giocattolo preferito. Ricordava ancora l’averlo intagliato, quando era ancora un’apprendista a stento capace di produrre un fuoco fatuo. Aveva chiesto ai Templari un po’ di legno e un coltellino, ottenendoli soltanto grazie al proprio nome. Già allora sapeva benissimo che agli altri apprendisti, invece, era permesso a stento possedere i vestiti che indossavano.
Non era ancora molto pratico, al tempo, ma quando sei condannato a una vita di reclusione, il minimo che puoi fare è trovarti un hobby.
“Ogni volta che a casa arrivava una tua lettera, era una festa. Avevi sempre qualche riga anche per me, per me e basta.”
“E tu rispondevi sempre.”
“Mi aiutava la nonna, all’inizio, quando ero piccolo. “
“Scrivere a casa, ricevere le vostre risposte… mi aiutava tanto, Antares. A sentirmi meno solo. Gli altri apprendisti non avevano nemmeno quello, erano stati strappati completamente alle loro famiglie, alcuni a malapena ne capivano il perché e… ma sto divagando. Scrivervi mi dava l’illusione di fare ancora parte delle vostre vite.” Sollevò l’altro oggetto, un soldatino di legno, molto più accurato, molto più recente, chiaramente venuto fuori dalle mani di qualcuno che aveva passato anni a perfezionare quel talento. “E tu eri il mio fratellino piccolo. Mi sembrava di averti abbandonato, anche se non era colpa mia. Avevo nella testa l’immagine di te che piangevi mentre mi portavano via. Sentivo di dover fare qualcosa, anche qualcosa di piccolo, per farti capire che non mi ero dimenticato di te.”
“E’ per questo che hai iniziato a mandarmi giocattoli? Ha  funzionato, eh. Il primo che mi hai mandato, quel cazzo di cavallino, che sembra più un orso deforme, Marius, devo dirtelo, ma allora mi pareva chissà cosa...” si interruppe perché il fratello gli aveva tirato un pugno sulla spalla, alzando gli occhi al cielo con finta esasperazione.
“La prossima prova tu a produrre un capolavoro con pochissima pratica alle spalle.”
“Si, si, abbiamo capito, il mago ha sempre ragione e tutto il resto. Dicevo, questo qui me lo porto sempre dietro. E’ una specie di portafortuna. Quando eri ancora al circolo mi faceva sentire come se... bho, non lo so, come se tu eri ancora li con me a pararmi il culo come quando eravamo bambini.”
“E questo?” Inquisì Marius, agitando il soldatino tra le dita.
“Questo era il mio preferito. Cioè, Marius, te ne meravigli pure? Per il me bambino era una figata. Funziona ancora, tra l’altro.”
“Lieto che i miei talenti non facciano poi così schifo. Ora, se riuscissi a capire come lanciare una cosa così duratura, una bufera magari, sopra la testa di Madre Giselle…” lasciò cadere la frase, poggiò il soldatino sul tavolo e lo avviò. Quest’ultimo marciò impettito fino a raggiungere il bordo del tavolo. Raggiunto il limite si voltò meccanicamente e riprese a marciare nella direzione opposta.
“E’ una figata anche per il me adulto, in effetti.” Fece Antares, seguendo con lo sguardo l’incedere dell’omino. “Non ho idea di come funzioni, ma lo fa. Da… un casino di anni.”
“Oh, è una sciocchezza. Un semplice incantesimo autosostenente, anche se a dire il vero alla base c’è una piccola runa della velocità, quindi il merito è anche dei nani suppongo, e funziona tramite…”
“Ti fermo qua coi dettagli tecnici, che è inutile, non ci capirei comunque un cazzo. Sei sempre stato tu quello studiato e sveglio della famiglia. Io sono sempre stato quello bello.”
Marius sbottò in una risata. “Continua a crederci, magari diventa vero.” Diede un colpetto col dito al soldatino, che cambiò direzione per l’ennesima volta. “E comunque è bello riaverti indietro, fratellino.”
“Ti passo di una spanna e sono grosso il doppio di te, ormai, nel caso non ci hai fatto caso. Comunque anche a me eri mancato. Nel caso non si fosse notato.” Indicò i due oggetti di legno eloquentemente.
Marius afferrò il soldatino e lo disattivò. Lo guardò per qualche istante con aria pensierosa. Poi sollevò lo sguardo e fissò Antares con negli occhi qualcosa che ormai il minore sapeva identificare fin troppo bene.
“Beh…” iniziò il fratello maggiore, sollevando le sopracciglia.
“Marius NO.”
“D’altronde…”
“Marius ti giuro che ti riporto al circolo domani se finisci la frase.”
“…posso dire di esser sempre stato bravo con le mani.” Concluse l’altro in fretta, con una faccia da schaffi.
“…ti riporto al circolo ADESSO.”



 
Note: Non possiedo ne Dragon Age, ne l'inquisitore Antares Trevelyan, creato e giocato da amaerise. Abbiamo solo questa valanga di headcanon sui fratelli Trevelyan, e ogni tanto tocca farli venir fuori. E ho deciso di pubblicare questa cosina breve e senza pretese anche qui.
  
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