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Autore: Potterhead_92    21/04/2017    1 recensioni
"Mi strinsi nella felpa, l'aria gelida della notte mi colpì il viso, arrossandolo. Ero sempre stata minuta e delicata, ma da quando assumevo lo Yin Fen ero diventata, se possibile, un'ombra di quello che ero prima: i miei bei capelli rossi erano ormai argentei, come le iridi, un tempo del colore del mare; la pelle rosea dall'aspetto sano aveva lasciato spazio ad una pelle di porcellana, diafana e..quasi spenta, malata. Allontanai quel pensiero per occuparmi invece di qualcosa di più importante: tentare di restare in vita."
Genere: Angst, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mandai giù l'ultima scarsissima dose di Yin Fen e posai il bicchiere, osservando la scatola vuota. Non mi restava più niente. Quanto avrei resistito prima di cedere? No, pensiero sbagliato! Dovevo chiedermi piuttosto dove trovare dell'altro Yin Fen. Jordan non si era ancora fatto vivo e..diamine, non avevo idea di chi glielo vendesse. Non volevo pensarci. Pensare a Jordan mi faceva male. Era sparito nel nulla e sembrava che non gliene importasse di me..forse ero solo egoista, ma mi mancava. Mi mancava da morire.
Lanciai la scatola vuota lontano da me e mi abbracciai le gambe, stringendole al petto. Avevo ancora i capelli arruffati ed il pigiama mi teneva calda, avrei potuto restare a letto ed ignorare il mondo intero per quella notte e per il giorno successivo, ma non sarebbe stato giusto...e non potevo permettermelo. Avevo trascurato fin troppo la faccenda dello Yin Fen, dopotutto era solo grazie ad esso se sopravvivevo, avrei dovuto reperirlo molto tempo prima di finirlo del tutto! Sbuffai passandomi una mano sul volto e poi mi alzai, inciampando quasi nelle coperte e poi trascinandomi nella doccia. Restai a lungo sotto il getto dell'acqua calda, poi mi decisi ad uscire e vestirmi. Mi aspettava una giornata intensa e sapevo di non potermi cacciare nei guai, ma..quanto poteva essere amichevole una persona che spaccia droga? Si, chiamiamola col suo nome. Optai per indossare la tenuta da combattimento sotto una felpa di Jordan, talmente larga per me da riuscire a celare alla perfezione le varie armi assicurate alla cintura apposita che portavo alla vita. Pettinai i capelli soffermandomi come sempre ad osservarne il colore...o meglio, l'assenza di colore. Sospirai piano, posai la spazzola e poi spostai il quadro appeso sul letto, girandolo e prendendo gli ultimi soldi che mi restavano, tutti quanti. Li contai, non erano molti e li avrei certamente finiti per comprare lo Yin Fen. Li misi in una delle tasche interiori insieme al cellulare e poi uscii di casa. Avevo trovato una sorta di mappa fra le cose di Jordan, comprendeva l'aria di Portland e i dintorni, in un primo momento avevo pensato che fossero i luoghi dove si sarebbero svolte le missioni assegnategli dal Conclave, invece non avevo trovato un bel niente giungendo in quei luoghi. Solo quella mattina mi assalì il dubbio che invece non fossero i luoghi delle missioni, ma quelli in cui avrebbe trovato altro..come, ad esempio, lo Yin Fen. Forse sapeva che l'avrei seguito. No, ne era certo. Mi conosceva meglio di chiunque altro. Osservai la mappa con attenzione mentre mi dirigevo in garage a prendere l'auto che avevo noleggiato poco dopo l'arrivo a Portland, segnai il primo luogo con una penna e misi in moto, sfrecciando fra le strade come se le conoscessi da una vita. Quando spensi il motore mi ritrovai in periferia, in un quartiere squallido e sinistramente silenzioso. Il posto non si presentava come uno dei migliori, era evidentemente abbandonato da anni, le case erano diroccate, le loro facciate erano piene di crepe e sembravano pronte a cedere al prossimo soffio di vento. Le erbacce crescevano in abbondanza, qualche piccolo fiore colorato dava un tocco quasi pittoresco a quel luogo, ma nessuno sano di mente avrebbe tentato di intrufolarsi in uno di quegli edifici. La strada non era asfaltata, era piuttosto una distessa di brecciolina sulla quale era facile scivolare, soprattutto dopo il temporale appena passato. Mi strinsi nella felpa, l'aria gelida della notte mi colpì il viso, arrossandolo. Ero sempre stata minuta e delicata, ma da quando assumevo lo Yin Fen ero diventata, se possibile, un'ombra di quello che ero prima: i miei bei capelli rossi erano ormai argentei, come le iridi, un tempo del colore del mare; la pelle rosea dall'aspetto sano aveva lasciato spazio ad una pelle di porcellana, diafana e..quasi spenta, malata. Allontanai quel pensiero per occuparmi invece di qualcosa di più importante: tentare di restare in vita. Mi avvicinai ad una delle finestre rotte e scrutai la stanza buia attraverso essa. Sembrava vuota...e stavo giusto per andarmene, quando notai un movimento in un angolo. Assottigliai lo sguardo, ora la vedevo perfettamente! Una striscia di luce gialla, come se vi fosse una porta socchiusa ed oltre di essa vi fosse una stanza illuminata. Qualcuno doveva esser passato lì vicino, perchè la sua ombra coprendo la luce per un breve istante aveva attirato la mia attenzione. Sollevai un angolo delle labbra in un piccolo sorriso. Forse avevo trovato ciò che cercavo...o magari stavo solo perdendo tempo prezioso, ma dovevo tentare. Dubitai di ricevere un'accoglienza calorosa, per cui feci a modo mio: infilai la mano nel punto in cui la finestra era rotta e facendo attenzione a non tagliarmi tolsi il blocco, garantendomi l'accesso all'abitazione. Aprii molto lentamente la finestra e mi intrufolai silenziosamente in casa. Non avevo usato nessuna runa, non potevo reggerle in quel momento. Avanzai piano verso la porta socchiusa e tesi l'orecchio per ascoltare. Erano due uomini, uno sembrava nervoso e pronto a scattare, l'altro invece aveva la sicurezza tipica di chi possiede ciò che desideri e sa di averti in pugno per questo. Stavo cercando di cogliere qualche parola del loro discorso, quando quello che pensavo fosse l'acquirente si fermo di colpo ed intimò all'altro uomo di fare lo stesso. Trattenni il fiato, nascondendomi dietro la porta in modo che essa potesse celarmi semmai qualcuno avesse deciso di aprirla per controllare la stanza in cui mi trovavo. Sentii dei pesanti passi rimbombare per la casa spoglia, passi che si facevano decisamente troppo vicini. La porta si aprì nel momento esatto in cui i passi cessarono e come previsto io restai nascosta fra di essa ed il muro. Restai in silenzio ed immobile, nonostante tutto immaginai un ghigno che accompagnava delle parole forti e decise.
"So che sei qui. Sento il tuo odore..e non mi piace affatto."
Una mano sfondò la porta e si strinse attorno al mio collo, come se avesse potuto vedere attraverso il legno per localizzarmi. Lo fissai attraverso il buco aperto nella porta dall'uomo e vidi esattamente ciò che avevo immaginato: un ghigno. Malvagio e sinistramente divertito.
"Sono arrivato per primo piccola, vedi di sparire. E corri veloce, questa notte è particolarmente pericolosa."
Licantropo. La rabbia per la trattativa evidentemente più lunga di quanto lui avesse previsto e l'ansia di non essere l'unico compratore, avevano reso i suoi occhi rossi. Licantropo e Alpha. Dannazione. Sentii la presa allentarsi e quando lui ritrasse la mano io mi spostai, uscendo da dietro la porta ormai distrutta.
-Non posso, mi dispiace.-
Sgusciai accanto a lui con la solita agilità e velocità, raggiunsi il venditore che ci fissava a bocca aperta e con lo Yin Fen ancora stretto tra le mani, poi tentai di farlo muovere da lì.
-Dobbiamo andare, la ucciderà! C'è la luna piena!-
L'uomo sembrava non capirmi...o era straniero o semplicemente tonto. Lo presi per un braccio e cercai di trascinarlo via con me, ma quello non si mosse, al contrario del licantropo che invece si era portato alle sue spalle...me ne resi conto quando la sua mano, dotata di artigli affilati come rasoi, sbucò dal suo petto, imbrattandomi il viso di sangue e facendomi sussultare. Sgranai gli occhi e scossi il capo, muovendomi verso il venditore ed afferrandolo per le spalle.
-No! No, no, no...mi guardi! Resti con me!-
Chiedevo qualcosa di impossibile. L'uomo aveva già lo sguardo vitreo, vuoto. Fui colta da una rabbia improvvisa, così feci scivolare una mano sotto la felpa ed afferrai una spada angelica. La battezzai col nome di Samael e la lama esplose di un azzurro incandescente. La puntai al petto del licantropo e fissai lo sguardo nel suo, minacciosa come poche volte nella mia vita. 
-Non lo avrai. Allontanati.-
Spinsi con un piede lo Yin Fen lontano da noi e quando lui scattò verso di me presi dalla tasca dello Strozzalupo e lo premetti contro il suo viso. Urlò di dolore, mi parve quasi di sentire la sua pelle bruciare, ma non avevo intenzione di desistere. Mi cinse la vita con le mani e mi allontanò di scatto, mandandomi a sbattere contro la cristalliera il cui vetro si ruppe nell'impatto con la mia schiena. Mi mancò il fiato per qualche istante, poi però feci roteare la spada nella mano e la impugnai più saldamente di prima, salendo sul tavolo al centro della stanza con un agile salto e fronteggiando il licantropo.
"Stai giocando col fuoco, bambina."
-Andiamo paparino, vieni da me!-
Lo incitai, colta dalla solita adrenalina che mi scorreva nelle vene in ogni battaglia. Benché la luna fosse ormai alta in cielo lui continuava a mantenere la forma umana, questo, dedussi, voleva dire che sapeva benissimo come controllarsi...ed unito al fatto che era un Alpha costituiva un enorme problema per me..per chiunque in realtà. Lo vidi precipitarsi contro di me e saltai di nuovo, questa volta mi aggrappai alle sue spalle, esatto, come una bimba che gioca col padre..ma quello era tutto tranne che un gioco per noi. Lottavamo per lo Yin Fen e non conoscevo i suoi motivi, ma non potevo mettere da parte i miei. Affondai la lama nella sua spalla destra e lo sentii ringhiare di rabbia mista a dolore. Ruotò su se stesso, tentò di farmi cadere. Atterrai accovacciata come un gattino, senza perdere l'equilibrio, quindi mi rialzai per difendermi, nel farlo ruotai su me stessa e con la spada fendetti l'aria fino ad incontrare di nuovo il suo corpo. Lo trafissi all'altezza dell'addome.
"ORA BASTA!" 
Tuonò, la voce a metà tra un urlo e un ringhio, mostruosa, minacciosa...furiosa. Non si curò di estrarre la spada dal suo addome, scattò verso di me, mi afferrò e mi sollevò senza alcuno sforzo, poi mi scagliò contro il tavolo con una forza sovrumana. Atterrai al centro dell'ampia superficie che cedette e si ruppe, ferendomi al capo. Sgranai gli occhi, gemendo di dolore e poi cercando di liberarmi dai resti del tavolo. Tossii appena, c'era polvere ovunque e stavo sanguinando, sentivo pulsare il punto in cui mi ero ferita, sul capo. Ero disorientata. L'Alpha intanto aveva estratto la spada angelica dal proprio addome e l'aveva abbandonata in un punto a caso della stanza, ora mi sovrastava, fissandomi con uno sguardo che non avrei più dimenticato. Rosso, un rosso brillante, un rosso pericoloso, letale. Assunse la forma animale in pochi attimi e l'uomo che poco prima mi fissava non c'era più, al suo posto un lupo nero come la notte ringhiava famelico. La testa continuava a far male, cercavo di raggiungere le armi sotto la felpa, ma ero ancora troppo intontita. Seguivo i suoi movimenti con lo sguardo e mi sentivo una marionetta coi fili spezzati: inerme. Posò una ampa contro il mio addome ed il suo peso quasi mi schiacciò, poi chinò il capo contro il mio fianco con le fauci spalancate ed il dolore fu immediato...ed insopportabile. Urlai, sussultando e cercando di allontanare il lupo, ma inutilmente. Sentii i suoi denti bucare la mia carne, il sangue colare copioso lungo la pelle, bagnando i vestiti che mi si appiccicarono addosso mentre si tingevano di un rosso così scuro da sembrare quasi nero. Probabilmente mirava a trasformarmi, perché non infierì con altre ferite, ma io sapevo cosa sarebbe successo, non avrei mai retto la trasformazione. Non ci sarei nemmeno arrivata in realtà. La vista mi si appannò, ma distinsi chiaramente l'uomo che raccolse lo Yin Fen e fuggì nella notte sfondando la finestra. Tossii..una tosse che conoscevo così maledettamente bene..sputai del sangue, non era la prima volta che mi succedeva, ma sapevo che sarebbe stata l'ultima. Cominciavo già ad avvertire il freddo fin nelle ossa, ogni possibilità di alzarmi e chiedere aiuto era esclusa, sarebbe stato troppo tardi, così non chiesi aiuto, chiesi perdono. Armeggiai con la felpa e quando finalmente riuscii a prendere il cellulare digitai debolmente un messaggio:
"Non ho mai imparato a darti retta, sono sempre stata uno spirito libero. So che saresti fiero di me, ma vorrei aver perso meno tempo, vorrei esserti stata più utile. Mi manchi, ti amo."
Inviai l'sms a Jordan, il mio gemello..e mi sforzai di restare sveglia per salutare la sola persona che avrei voluto vedere ancora, oltre a lui.
"Non so nulla dei sentimenti nonostante non sia più una ragazzina. Non so dire cosa provo, ma se mi chiedessero cos'è la felicità, direi che sei tu. Non abbandonare il tuo lato umano, perché tu non sei come loro."
Distesi il braccio esausta, ma continuai a fissare lo schermo del cellulare. Tossii di nuovo ed altro sangue mi sporcò le labbra, riempiendomi la bocca. L'ultima cosa che vidi fu il nome di Damian al quale avevo appena inviato quel messaggio, poi le palpebre si fecero pesanti e chiusi gli occhi. Pensai a quello strano demone...un demone che combatte i demoni. Si, lui era diverso, non era affatto privo di sentimenti e non assomigliava nemmeno un po' ai veri demoni, come Azazel. Quel dannato..era colpa sua se ora non avevo via di scampo. Allontai quel pensiero per concentrarmi su Daniel, nonostante le fitte di dolore mi costringessero a stringermi su me stessa in posizione fetale. Non volevo morire provando rabbia o dolore, volevo la mia felicità, il mio piccolo sole in mezzo a quel mare nero. Ripensai ai suoi modi di fare, a quella spavalderia che celava un animo dolce, un sorriso limpido e lo sguardo vivace inquinato dal dolore che gli era stato inflitto. Il suo ghigno compiaciuto, il suono della sua risata ed i suoi tocchi decisi ma mai volgari, non per me...non con me. Entrambi segnati e condannati dai demoni, entrambi messi alle strette e costretti a mostrarsi forti. Un altro colpo di tosse e le mie mani si posarono sul fianco, su quel morso che continuava a sanguinare allargando una pozza scarlatta sotto il mio corpo, fra i resti del tavolo. Tremavo dal freddo e le labbra erano violacee..mi sembrò ironico scorgere una ciocca dei miei capelli di nuovo rossa, anche se a causa del sangue. Rividi quella ciocca fra le dita del demone, no, fra le dita di Damian, mi parve quasi di sentire il cuore accelerare ancora come in quel momento, invece i battiti stavano cessando, ma a me non importava mica! Io rivedevo di nuovo quel sorriso bello e sfrontato, quegli occhi azzurri in cui riuscivo a specchiarmi. Sorrisi istintivamente richiudendo gli occhi, poi il buio mi avvolse completamente e il dolore cessò. Tutto si spense, perfino il mio cuore.
   
 
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