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Autore: gigliofucsia    22/04/2017    0 recensioni
Ametista è una strega sotto copertura con un'allergia grave a tutto ciò che è sacro. Dopo il rogo della madre viene mandata in un orfanotrofio religioso. Se scoprissero i suoi poteri magici rischierebbe di morire come la madre, quanto tempo riuscirà a resistere?
Genere: Fantasy, Introspettivo, Satirico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13

24 Novembre 1869


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 


 

All'improvviso qualcuno gridò, una voce familiare ma che non avevo mai sentito, «FERMI!» quello che venne dopo mi sorprese ancora di più «SONO IL PADRE DI AMETISTA! HO IL DIRITTO DI PORTARMELA VIA».

Come sentì quella frase ma aprì gli occhi e cercai di liberarmi, ma ero troppo debole. La stessa voce gridò «PORTATE DELL'ACQUA!». Sentì varie voci rivolgersi a me gridando «non preoccuparti Ametista ti porteremo fuori da lì» era la voce di Pirito. «Resisti!» Questa era di Perla. «Aspettate veniamo con voi» Lo scoppiettare delle fiamme non mi permise di capire da chi provenisse l'ultima frase.

La speranza mi tornava. Ma il respiro si mozzava per il fuoco. Cominciai a tossire. Tutto cominciò a girare e non ci capì più nulla. Prima di svenire vidi una figura raggiungermi. Un ragazzo che non mi sarei mai aspettato di trovare, era biondo con gli occhi azzurri.


 

Sentì molte voci chiamarmi. Voci ovattate e confuse. Aprì gli occhi. Intorno a me c'era tutto l'orfanotrofio. Mi sentì così agitata che saltai a sedere con il cuore che mi pulsava quasi a voler uscire dal petto. Quella voce familiare che mi disse «fatele un po' di spazio, non statele troppo addosso». Tutti si scostarono da me. Abbi un capogiro e mi ributtai a terra. Qualcuno mi afferrò. Io mi afferrai la testa e chiesi «Cosa è successo? Perché mio padre è apparso solo adesso?»

Fu colui che si professava mio padre a parlare. Un uomo alto con gli occhi scuri, capelli neri e pelle chiara. «Ecco... ». Attesi.

All'improvviso la voce di Quarzo echeggiò in quel giardino. «FATEVI DA PARTE SCIOCCHI!» tutti si fecero da parte spaventati. Alessandrito, che prima non avevo notato si alzò in piedi insieme a Gemma ed Elio. Quarzo indicò proprio il biondo gridando «TU ALESSANDRITO! SONO MOLTO DELUSO DA TE E DA VOI TUTTI!». Il prete mi guardò truce.

Un coltello venne tirato fuori dalla sua tunica scagliandolo su di me. Rotolai via. Il pugnale si conficcò sul terreno. In quel momento scattò un vero duello. Lo guardai con occhi di fuoco. Lui estrasse il pugnale dal terreno. Gli corsi incontro. La lama passò vicino al mio stomaco. Gli afferrai il braccio. La mia mano si scagliò sulla tunica. Lui mi fermò, afferrandomi il polso e tenta di affondare il pugnale nel mio petto. Lo evitai. Gli afferrai il polso e lo torsi. Il coltello cadde. Liberai una mano e la appoggiai su di lui che si mise a tremare e poi crollò. Io boccheggiai. «TU!» gridai barcollando «RAZZA DI MANGIAOSTIE PEDOFILO...IO TI UCCIDO!». E l'avrei fatto se non fosse stato per mio padre e il biondo che mi fermarono. L'unica giustificazione che mio padre riuscì a tirare fuori fu «è tutta sua madre». Il biondo annuì come per dire “immagino”.

Ma ben presto mi fermai, perché mi girava la testa. «Non ti sei ancora ripresa riposati» mi disse il biondo. Io risposi «no il mio lavoro non è ancora finito... non voglio che questo pezzo di imbecille... mi insegua in futuro...». Mi sostenni in piedi, nonostante fossi al limite. « Cos'hai intenzione di fare?» chiese il biondo. Io unii le mani «non voglio che qualche altra sfortunata strega o stregone capiti qui e rischi la vita, lo ripulirò dai suoi pregiudizi, sarà costretto a ricominciare da capo».

Mio padre disse «è meglio che ti riposi adesso, lo farai dopo, tanto finché il direttore resta lì per terra non ci sono problemi... se qualcuno ti da noia dovrà vedersela con me e il governatore».

Io annuii. Mi posai a terra. «Pensavo...» dissi afferrandomi il petto «pensavo che per me fosse finita...». Mio padre disse «è grazie ai tuoi amici se sei ancora viva, mi hanno avvertito appena in tempo...» disse. Lo vidi sorridere, il suo sorriso di disfò «Scusami, se arrivo solo adesso, se mi fossi fatto vivo prima ti saresti risparmiata questa brutta esperienza.» Io aspettai a parlare, dovevo ancora riprendermi. «Non mi sorprenderei se tu non ti ricordassi di me, eri ancora piccola quando me ne andai. Quando mi unii con tua madre ero certo di quello che facevo, non avevo pregiudizi poi, è stata tua nonna che mi ha spinto ad andare in làcolonia e... i preti sanno parlare molto bene e dopo un po' ho deciso di andarmene per ritrovare me stesso. Ho viaggiato in posti lontani poi sono tornato e quando mi hanno detto che tua madre era stata bruciata viva e tu eri stata mandata in un orfanotrofio, ho fatto di tutto per ritrovarti ero disperato ho fatto di tutto per ritrovarti. Mi sono fatto dare dal governatore il permesso di riprenderti e sono corso qui. Poi ho incontrato... tu, come ti chiami?» chiese mio padre indicando Eliodoro. Tutti lo guardarono. Io per prima con gli occhi spalancati. «Eliodoro?» domandai.

Lui arrossì. «Aveva chiesto aiuto ad un mio amico, un poliziotto, ci stavo parlando, poi ha detto il tuo nome e ho chiesto subito spiegazioni. Naturalmente non ho chiesto aiuto alla polizia, se avessero scoperto chi sei mi avrebbero fermato. Sono corso subito fin quassù. Durante la strada ho incontrato questi altri due» disse indicando Pirito e Perla «che... mi hanno aiutato poi a spegnere le fiamme. Anche questo biondino e questa ragazza mi hanno aiutato».

Io guardai Alessandrito e Gemma impressionata «Perché?» chiesi. Ero senza parole. «Lui si è bagnato e si è infiltrato tra le fiamme portandoti via poco prima che il palo prendesse fuoco, è stato fantastico» aggiunse mio padre.

Io lo guardavo e lui grattandosi la testa rispose «Ecco... ho cambiato idea, in effetti avevi ragione... ero un imbecille scusami». Io alzai le spalla e risposi «Ok, nessun problema» poi mi voltai e guardai Gemma.

Lei mi rispose «I-io ho aiutato a portarti lontano dal fuoco... scusami forse ero... un po invadente me ne rendo conto ma... è carattere che ci posso fare?». Io risposi «Siamo giovani, fai sempre in tempo a migliorare».


 

Rimanemmo a parlare per un po' di tempo. Poi ad un tratto mi alzai. «Hai intenzione di farlo?» chiese Pirito «Tanto sta sera te ne andrai».

Io unii le mani, sentendo gli sforzi del direttore di muoversi. «Non voglio che qualche altra sfortunata strega o stregone rischi la vita come ho fatto io»

Aprii la mano e presi l'ago di magia tra le dita. Con gesto lesto lo lanciai.


 

  
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