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Autore: ArwenDurin    22/04/2017    2 recensioni
John e gli incubi, un po' angst ma dolce ^_^ Sherlock POV/ Johnlock post s4 con alcune modifiche a s4
"Avrebbe voluto cancellare la sua sofferenza, farlo svanire come una brutta nuvola che tormenta un azzurro cielo e anche assorbirlo in se fosse stato necessario, l'avrebbe fatto per John...
«Rimani.» ma Sherlock fu bloccato all'uscio della camera da quel richiamo, accigliandosi si voltò a guardarlo per confermare se quelle parole non fossero un frutto di quella mente che di tanto in tanto, lo stuzzicava per essere innamorato di lui."
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock era appollaiato sul divano, mani sotto il mento perso nei meandri del suo palazzo mentale, quando sentì il primo urlo. Dapprima non ci fece caso e non collegò da dove esso potesse provenire, finché un secondo non squarciò la sua nube di pensieri facendolo sbattere sulla realtà, e allora capì.
John.
Il blogger da poco era tornato a vivere con lui, dopo tutto quello che era successo, come l'aver scoperto tramite Mary che lo aveva irriso dal carcere, che Rosie non era sua figlia ma bensì di David. Avevano fatto ulteriori esami e conferme, ma purtroppo la voce si rivelò vera, cosicché il legittimo padre prese la bimba con sé, facendo sì che John rimanesse solo. Tornò da Sherlock in pieno di un temporale che rifletteva esattamente il suo umore, con una valigia alla mano pieno di incubi e dubbi. Uno nuovo lo tormentò quella notte a quanto pare.
Sherlock sospirò alzandosi dal divano, una tensione forte stringeva il suo cuore mentre salì i gradini per raggiungerlo, frusciando la sua vestaglia color cammello. La camera lo accolse nell'oscurità dove come se ne fosse inghiottito, John stava lì seduto sul letto e a gambe penzoloni, dando le spalle alla porta dove Sherlock era appoggiato. La piccola abat-jour illuminava poco il luogo, rispetto alle tenebre che con lunghe braccia, parevano risucchiare il medico. John tremava, il consulente investigativo lo vide chiaramente e non riuscì a trovare le parole per consolarlo o fargli almeno sapere che lui era lì, sempre lì.
Ma non disse nulla, bloccato dal magone che feroce aveva preso la sua gola.
«Sherlock, va via. Non è successo niente», fu John comunque a percepire la sua presenza ed a parlare con tono tremante annunciando che stava piangendo, e Sherlock sentì il suo cuore schiacciato e punzecchiato da tutto il dolore dell'altro. Avrebbe voluto cancellare la sua sofferenza, farlo svanire come una brutta nuvola che tormenta un azzurro cielo e anche assorbirlo in se fosse stato necessario, l'avrebbe fatto per John.
«Sherlock, stai tranqui...» il tono rotto fu spezzato da un singhiozzo straziante, come una nota suonata male e Sherlock chiuse gli occhi offuscato da quel dolore, abbattuto dai suoi tormenti. Ma non seguì cosa John gli disse; piuttosto si avvicinò sedendosi di fianco al blogger. John aveva portato le mani al volto singhiozzando selvaggiamente e Sherlock sospirò di nuovo, portando poi una mano a circondare le sue spalle, lentamente poiché aveva timore l'altro lo respingesse. Difatti il medico aveva rifiutato ogni contatto da quando era tornato, da nessuno voleva essere toccato o peggio consolato poiché John odiava passare per vittima. Ma in quel momento accettò, cosicché Sherlock lo strinse un poco facendosi più vicino a lui.
«John, sono qui. Va tutto bene, mi senti? Sono qui» usò il tono di voce più calmo possibile e non esagerò con le parole, calcolando infatti quali e quante dirgliene per dargli sicurezza ma non travolgerlo di frasi superflue. Per fargli capire quanto fosse sincero e che avrebbe fatto di tutto per farlo stare meglio.
Attese che il blogger si calmasse, carezzando un poco le sue spalle sinché i suoi singhiozzi non diminuirono e terminarono.
«Ho sognato che Mary usciva di prigione.» iniziò a parlare con tono sommesso, guardando a terra e tirò vari sospiri prima di continuare.
«Che tornava per finire ciò che aveva iniziato con me... e con te. Dio, non potrei sopportarlo ancora, non potrei tollerare che ti facesse del male, ancora. Ed era tutto nero, un tunnel dove tu mi chiamavi e io non ti vedevo, correvo inghiottito dal buio» Si passò le mani sul volto sospirando tremendamente triste, e Sherlock poté ben vedere l'enorme masso d'emozioni che trasportava sulle spalle ed abbassò lo sguardo dolorante. Non poteva sopportare di vederlo così; Mary era stata catturata era finita, ma ancora lo tormentava nei sogni e questo lo accese di una rabbia che selvaggia prese il suo essere, perché ancora riusciva a fargli del male e questo non lo sopportava! Avrebbe voluto entrare in quei sogni e cacciare tali oscure presenze, avrebbe desiderato aiutarlo come tante volte John aveva fatto con lui. Ma visto era alquanto impossibile entrare nei sogni di qualcun'altro, tirò un sospiro e poi parlò.
«John, è alquanto improbabile, visto il carcere in cui è chiusa, era solo un incu...»
«E colpa mia, Sherlock. È stata tutta fottutamente colpa mia!» John lo interruppe e tolse la mano di Sherlock da sé.
«Non devi toccarmi, perché non lo merito», e "scattò su" dal letto, voltandogli le spalle «Se avessi seguito quello che sentivo, ma no! Non l'ho fatto e ancora ci sono state conseguenze sulle persone che amo, come uno stupido le sono stato accanto, ho finto di perdonarla per una figlia che nemmeno era mia. Ho rischiato tutto per poterla prendere con le mani nel sacco e per cosa poi? In quell'acquario stava per ucciderti! Perché tu stupido idiota, sei andato da solo, avvisandomi dopo! E perché io ero così sicuro di essere meglio di lei. Più furbo, più astuto ma guardaci Sherlock, guardami! Ho fallito ancora e ancora e in quell'acquario c'era Mary, con quella pistola e se non l'avessi ferita con quel colpo, se non fossi arrivato in tempo tu...» si stoppò deglutendo mentre la sua voce si fece rotta e Sherlock lo guardò con gli occhi lucidi per quelle parole, per quei pugnali che John si stava lanciando da solo. Era così fragile in quel momento, come una foglia d'autunno che scricchiola nel terreno, e il consulente investigativo deglutì per poi avvicinarsi a lui. Si fermò a pochi passi dall'uomo, dandogli il suo supporto e calore ma senza toccarlo, sentiva che John non avrebbe voluto al momento e oltretutto, non sapeva come fare non era esperto in questo campo e poteva anche sbagliarsi.
I sentimenti gli erano ancora incomprensibili.
Per quanto Sherlock conoscesse bene la sostanza di cosa provava per John, l'aveva capito e accettato diversi anni fa e si era fatto invadere da quell'amore che gli dava motivo di respirare.
«John» cercò di chiamarlo in un tono fermo ma dolce, uscendo dai suoi pensieri e cercando di dargli ciò di cui aveva bisogno, ovvero supporto e solidità e non farsi prendere dalle emozioni del suo blogger che tagliavano anche il suo essere, come un coltello sulla carta velina.
Lo sentì sospirare «Mi dispiace per quello che ti ho fatto, ti ho addossato tutta la colpa per aver rischiato la vita di nuovo, e in quell'obitorio quando ti ho preso a pugni, io... perdonami. Pensavo di odiarti ma in realtà odiavo me stesso» » scrollò le spalle come a volersi togliere quel dolore di dosso e si voltò verso Sherlock. Il consulente investigativo cercò di rimanere il più calmo possibile per quanto, vedere il viso di John segnato dalle lacrime e dal dolore, lo colpì inevitabilmente e deglutì.
Mantieni la calma e stai fermo per John, questo pensò con tutta la forza che gli era possibile.
«Voglio che tu sappia che non ti ho mai odiato, mai! L'ho capito dopo...ma è sempre stato così» aveva uno sguardo supplichevole e pieno di colpa, che dilaniava il suo essere e Sherlock annuì non togliendo lo sguardo dal suo.
«Lo so John, adesso però smettila.»
Cercò di usare un tono deciso per quanto lesse negli occhi dell'altro, che non aveva ancora finito, glielo diceva la determinazione che in quel momento comparve nelle sue pupille.
«Mi sono ripresentato qui a pezzi eppure tu mi hai ripreso, perché?» esclamò difatti John pochi istanti dopo e con tono fermo, Sherlock aggrottò le sopracciglia sorpreso per quella domanda da parte del blogger.
Ti amo, ecco perché questo pensò ma di certo non lo avrebbe detto, cosicché il consulente investigativo abbassò lo sguardo qualche secondo per celare l'emozione incastrata in quella risposta che davvero voleva dargli...ma che non poteva. E studiò bene le parole che invece gli disse.
«Questa è casa tua John, tu sei sempre il benvenuto e poi ho fatto un giuramento esserci per qualsiasi cosa, e così faccio. Ma ricordati che questa è casa nostra.» John lo guardava con profondi occhi blu e Sherlock non riuscì a capire cosa essi sussurrassero in quel momento. Erano fissi nel suo viso, quasi a studiare le sue espressioni oltre le parole che Sherlock stava dicendo, esattamente come spesso il consulente investigativo faceva.
Il mio Bonswell...
Alcuni minuti di silenzio passarono prima che uno dei due parlò, e fu John a farlo, poggiando una mano sulla spalla dell'altro e guardandolo fissamente negli occhi, Sherlock sentì il suo cuore rimbombare nella cassa toracica.                                     
«Ma non è solo questo, non è vero? Non spiegherebbe come puoi sopportarmi così» il suo sguardo si fece più morbido, mentre la luce della lampada risplendeva nelle sue pupille.
«Beh, se questo è sopportarti posso dirti che ho anni d'esperienza su come sopportare John Watson» una piccola risata fuoriuscì da John e Sherlock sorrise di rimando, soddisfatto di aver un po' smorzato quella spada di Damocle che John continuava a portarsi sul capo.
«E adesso mio caro John, è ora che ti rilassi», lo prese per le spalle e il blogger non obiettò quando lo riportò vicino al letto «Distenditi, bene così e riposati. Se di nuovo un incubo tormenterà i tuoi sogni prova a usare la mente, conta per ritornare alla realtà o cerca un modo di svegliarti possiamo controllare i sogni se vogliamo, ricordalo» si distanziò poi riluttante da lui ma non poteva di certo rimanere lì a guardarlo dormire...l'aveva fatto sì, molte volte di nascosto. Amava osservare il suo viso assorbito dal sonno e seguire il suo respiro calmo, oppure carezzare la sua fronte imperlata di sudore quando vi era un incubo, finché non si fosse rilassato e i brividi avessero smesso di attraversare il suo corpo. Adesso però John era sveglio e non poteva di certo compiere tali gesti, cosicché il consulente investigativo si allontanò.
«Rimani.» ma Sherlock fu bloccato all'uscio della camera da quel richiamo, accigliandosi si voltò a guardarlo per confermare se quelle parole non fossero un frutto di quella mente che di tanto in tanto, lo stuzzicava per essere innamorato di lui. Ma quando incontrò gli occhi di John capì che era tutto vero, il suo sguardo un po' timido e dolce gli chiedeva di restare lì con lui, e Sherlock non poté far altro che annuire a quella richiesta voluta da entrambi. Con il cuore che batteva forte come se stesse correndo, si avvicinò al letto di John, e sedendosi dal lato opposto dove era steso il blogger all'angolo di esso, esaudì il suo desiderio, pronto a rimanere lì anche tutta la notte finché non si fosse addormentato.
John però scosse il capo, facendo nascere una voragine dentro il consulente investigativo.
Ci ha ripensato...
«Vieni qui, vicino a me» batté sul letto rendendo il suo invito ancora più esplicito e Sherlock si stupì sbattendo le palpebre per alcuni secondi, si sentì avvampare incredulo a quella richiesta, ma ben contento di esaudirla.
«Va bene.» fece un rosichino per schiarire quella fastidiosa sensazione di magone alla gola e togliendosi la vestaglia rivelando il suo pigiama di seta, si distese di fianco a John. I loro occhi si incontrarono, la abat-jour era ancora accesa, cosicché si videro bene nel bagliore della sua luce, e il blogger lo guardava con aria che Sherlock stabilì come dolce. La sua fronte era più rilassata, e il suo sguardo scorreva calmo nelle sue pupille quasi a volersi unire con lui, entrando dentro il suo essere e formando nei brividi nella schiena del consulente investigativo. Oltretutto in quegli occhi dalle sfumature più belle di blu, vi era dell'ammirazione da cui Sherlock si sentì travolto, nuove sensazioni che fugaci, gli pungevano lo stomaco appollaiandosi poi nel suo cuore. Era un subbuglio continuo ad avere John così vicino, mentre lo guardava in quel modo...era surreale.
Sarà grato per il mio aiuto, tutto qui  si ripeté più volte mentalmente, perché non poteva esserci altro, quello sguardo di un profondo mare blu non poteva contenere ciò che sembrava...no, era da escludere. John improvvisamente gli accarezzò la fronte con la punta delle dita, facendolo quasi sussultare.
«Ti sento pensare sino a qui! Guarda come le tue sopracciglia si aggrottano quando lo fai, una piccola rughetta ti appare proprio in mezzo. Non rimuginare: so che per te è difficile ma prova a rilassarti con me, Sherlock »
sbuffò una risatina il consulente investigativo, per celare quell'enorme imbarazzo e sfarfallio che sentiva dentro il suo stomaco.
«Hai detto bene, è piuttosto impossibile» doveva essere ilare quella risposta ma fu piuttosto abbracciata da tutte quelle emozioni che lo tormentarono e provò un moto di fastidio, per come i sentimenti fossero riusciti a prendere il controllo.
Sentì la voce di suo fratello ammonirlo ricordandogli che "i sentimenti sono una debolezza, Sherlock" ma oramai vi era dentro e non poteva più uscirne, non con John.
Lo guardò aspettandosi una risposta puntigliosa e uno sguardo di disappunto ma condito da un sorriso, che di solito il blogger faceva quando il consulente investigativo aveva di queste risposte, ma non successe nulla di tutto ciò.
Piuttosto, John rimase zitto ad osservarlo con la cotanta ammirazione di poc'anzi e un sorriso sghembo a colorargli il volto, poi si avvicinò ulteriormente a lui e lo guardò ancora soffermando il suo sguardo sulle sue labbra e Sherlock deglutì.
Ha alcuni segni d'attrazione...no, non è possibile. Stai diventando irrazionale Sherlock, calmati e osserva non soffermarti su ciò che desideri vedere è solo uno sguardo. È solo affetto.
la sua mente giocava a dividersi in due parti differenti, per quanto Sherlock era più propenso a dar retta al fatto che non era quello che sembrava, finché John lo stupì ancora e questa volta fu chiaro.
«Sei un testone insopportabile a volte, eppure...» sussurrò ciò e sporse il volto verso il suo, un pensiero attraversò davvero irrazionalmente la mente di Sherlock guidato dal sentimento che John stesse per compiere un gesto che tanto voleva, ma la parte più razionale di sé pensò che si sarebbe fermato... ma non lo fece. I loro nasi si toccarono mentre Sherlock respirava appena, con il volto del uomo che amava a così poca distanza dal suo, avvertiva il suo respiro caldo sul viso ed i suoi occhi erano intensi.
«Eppure...» sussurrò ancora guardandogli fissamente le labbra mentre Sherlock lo guardò confuso, non osando muoversi e non capendo cosa stesse succedendo, John nuovamente guardò i suoi occhi mentre sfiorò con il pollice la sua bocca, in una carezza gentile che mandò ondate di fuoco nel corpo di Sherlock, poi il blogger attese.
Tutto intorno a loro era risucchiato nelle pupille dilatate di John, che passava lo sguardo sul suo volto in continuazione come se lo sfiorasse, e Sherlock si sentì inerme in quello sguardo, immerso in quegli occhi dal quale non voleva più uscire.
«Buonanotte, Sherlock» ma d'improvviso John sussurrò ciò, finendo di disegnare il contorno delle sue labbra, per poi distanziarsi con un disappunto che Sherlock si stupì di avere. Un desiderio molto forte l'aveva preso ma riuscì a controllarsi solo per via della mente geniale che possedeva, più connessa alla logica piuttosto che alla passione, per quanto in quel momento, le sue calde fiamme lo divorarono. Aveva il prorompente desiderio di tirare John ancora vicino a lui e baciarlo avidamente, lì in quel letto. Sherlock sospirò per sviare tale brama, e distolse un secondo lo sguardo nel quale cercò di riprendere il controllo di sé, cercando di ricomporre quell'oramai massa di cellule organiche e sentimenti che era diventato di fianco a John. Quando rincontrò lo sguardo del blogger di nuovo, lui gli sorrise grato e carezzò il suo zigomo destro con lo stesso pollice che poco prima aveva modellato le sue labbra. Sentì quella carezza percuotersi in parti del suo corpo che non avrebbe immaginato e Sherlock ringraziò che fosse buio poiché arrossì copiosamente.
«E grazie.» lo disse fissandolo negli occhi per quanto dell'imbarazzo tinse quell'esclamazione, e Sherlock riuscì solo ad annuire in risposta mentre John si riposizionava disteso nel letto spegnendo abat-jour.
«Vorrei che rimanessi finché non mi addormento se per te ehm...se tu insomma, vuoi.»
Un ombra di un sorriso prese il volto di Sherlock.
«Rimarrò, John.» lo percepì sorridere prima che chiudesse gli occhi con un sospiro e Sherlock rimase lì a fissare il soffitto nel buio, sorridendo al pensiero che l'indomani mattina le cose sarebbero migliorate tra lui e John e forse anche evolute...
Gettò poco dopo un'occhiata nella sua direzione, il viso di John era più tranquillo mentre il sonno l'aveva preso, gli sfiorò appena la mano che aveva appoggiato al materasso per poi anch'esso chiudere gli occhi con serenità. 


Angolo autrice: 
ciao a tutti :) volevo mostrare un John privato della sua "armatura di durezza" e più vulnerabile con il suo Sherlock e così ecco questa fanfiction :) era anche mio intendo far sì Jonn si rendesse conto di alcuni atti che ha compiuto nella s4, per quanto alcuni li ho cambiati, e che si scusasse.
Penso sia un pezzo intenso tra i due e mi piace scrivere dal POV di Sherlock ^_^ che prego di aver reso bene, visto lo capisco meglio su alcune cose.
Parentesi, quanto lo ama Sherlock *_* ok ahah
Grazie a chi leggerà o/e commenterà :)


 
   
 
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