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Autore: pandafiore    22/04/2017    2 recensioni
{Post Mockingjay / Pre Epilogo}
Dal testo:
“Peeta non rispose; digrignò i denti e spostò lo sguardo ancora più in basso di prima.
Era come se non volesse più toccarla, nemmeno con gli occhi. E ciò la fece stare tremendamente male.
«Vattene.» Sibilò allora Katniss, con quell'orgoglio solo suo, cercando le iridi blu che non incontravano il suo sguardo. «Vattene...» Ripeté più roca e meno convinta forse, sull'orlo di una crisi. Stringeva i pugni pur di non lasciare andare quelle lacrime bastarde.”
{Mini-Long}
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.

 

Giorno 2.





La mano spessa e ruvida di Peeta trascinava con sé Katniss come in un passo di danza, ed i piedi di lei, rivestiti delle ballerine di morbido cuoio, correvano, pur di seguirlo ad ogni passo e non perdersi nemmeno un istante.
Il mercato del Dodici, in quel periodo, era fiorente. Avveniva ogni sabato in centro alla piazza, come un grosso smacco al fatto che proprio lì, non troppi anni prima, si svolgeva il rituale della mietitura dei bambini per i giochi, ed ogni settimana sembrava più grande e più bello.
Mille colori ed altrettanti tessuti rivestivano piccole capanne di legno e bambù, costruite alla bell'e meglio, pur di fare un po' di festa. La gente ballava e cantava, e si poteva udire di sottofondo il suono di un delizioso cembalo percosso da mani esperte, con i suoi sonaglietti e la sua sinfonia allegra.
Vestiti di lino e di lana - come se non esistesse né estate né inverno, ma solo un gran guazzabuglio - sporgevano da ogni bancarella, con buffi mercanti che invitavano a gran voce i passanti per provare qualche loro merce.
Le gote arrossate, i sorrisi gioiosi e le voci intonate erano solo la prima parte del mercato, perché poi c'erano i festeggiamenti per loro: i Vincitori. I Vincitori che, tra l'altro, avevano liberato la Nazione, permettendo così che quel mercato fosse lì, in quel preciso istante. Dunque gran festa e fisarmoniche a volontà per i figli del popolo, i ragazzi più amati di tutti!

Katniss era tremendamente imbarazzata da tutto ciò. E non da meno era Peeta, che però lo dava meno a vedere, sorridendo cordiale e salutando. Gli sguardi di entrambi però reclamavano un po' di pace, la  supplicavano proprio.
Volevano godersi anche loro, poveri ragazzi, la festicciola del paese e la propria intimità - ma sembrava solo che da quel maledetto treno di morte non fossero ancora scesi, e che non lo sarebbero stati mai.

Lo sguardo di Katniss si rannuvolò osservando un piccolo nastro celeste, posto in vendita ad uno dei tanti tendoni. Era semplice, di un bel raso sottile, ed era dello stesso colore degli occhi di quella bambina che ormai anni addietro era bruciata tra le fiamme dell'orrore. Molto probabilmente, se fosse stata ancora lì, avrebbe tanto desiderato quel fiocco e, dopo averlo ottenuto, avrebbe chiesto anche una fetta di torta del panificio di Peeta, ricostruito da poco, supplicando ed implorando, senza che ce ne fosse realmente la necessità, ma solo per fare un po' di dramma. E Peeta, sorridente come sempre, l'avrebbe portata volentieri in quel negozio magico, dove da piccola lei sbavava davanti alla vetrina, senza poterci entrare.
Sì, sarebbe andato proprio così.
Ma nulla andò così, perché  Prim era morta. Morta. Era morta...

Peeta premette Katniss contro il proprio petto prima che avesse un crollo emotivo e la strinse forte perché, dopo una fugace occhiata ai nastri, aveva già capito cosa stava accadendo.
«È tutto passato, shh...» Le sussurrava all'udito, accarezzandole i capelli e fregandosene di quello che le persone attorno stavano sicuramente bisbigliando sul loro conto. Sapevano tutti chi erano loro due e cosa avevano fatto, potevano benissimo immaginare che cosa devastasse i loro pensieri, giorno e notte. Ma, si sa, la gente chiacchiera, quando non sa cosa fare.

Solo un'anziana signora si fermò a rivolgere loro la parola e a chiedere se avessero bisogno d'aiuto. Dopo una risposta negativa da parte del ragazzo, donò allora a Katniss un fazzoletto di tela, con la quale lei si asciugò rapidamente il pianto. Glielo voleva resituire, ma l'anziana insistì affinché lo tenesse con sé, aggiungendo: «Guardalo, ogni volta che sei triste. E ricorda di non farti mai vincere dallo sconforto.» Katniss abbozzò un imprevedibile sorriso. «Sei forte.» Aggiunse «Voi due siete forti, entrambi. Nessuno qui avrebbe saputo sopravvivere a quello che avete passato voi, ragazzi. Quindi vantatevene o, perlomeno, andate in giro a testa alta e petto in fuori. Fatelo, maledizione, perché ve lo meritate.» Quella rugosa bocca sdentata aveva formulato le parole più belle che Katniss avesse mai sentito in vita sua.
Per questo si ricompose, la guardò dritta negli occhi e la ringraziò. Non c'erano gesti d'affetto in lei - in Katniss? Ma quando mai? -, eppure quel ringraziamento era così sentito che l'anziana ne fu sazia e, sul suo bastone d'ulivo, s'allontanò, lasciando una strana tranquillità nei giovani vincitori.
La ragazza dai capelli corvini ripiegò con cura il fazzoletto, notando una grande A - probabilmente l'iniziale del nome della proprietaria - ricamata su di un angolo, e lo mise nella tasca dei propri pantaloni sportivi.
«Vieni, dai.» Peeta la prese forte per mano e la trascinò via, balzellando tra una bancarella e l'altra, fino a quando non ebbe trovato ciò che gli era più di gradimento.
Sembrava un tessuto verde smeraldo; non si capiva bene, ma lui aveva già intuito forma e modello perché lo porse a Katniss entusiasta. Lei, un po' meno vivace, guardò quella seta riluttante: «E che ci devo fare io?»
«Niente,» Sorrise lui «tienilo un secondo in mano mentre pago.»
«Ma che cos'è?»
«Lo vedrai a casa.» Il sorriso sottile del ragazzo gli faceva brillare gli occhi.
«Ma non va provato?»
«No, no. Sono certo che possa andare.» Lo infilò dentro ad una sportina di plastica bianca e, lasciando piena di dubbi la ragazza che amava, sorrise, riprendendo a camminare.
Solo dopo minuti, forse ore, mentre stavano ancora passeggiando, riprese l'argomento:«È un vestito. Sai perché l'ho comprato verde?» Katniss scosse la testa, pensando al colore dei boschi, della sua amata foresta. Ci andava sempre con Gale...
«Perchè è il tuo colore preferito. Me l'hai detto tu, sul treno.»
Allora se lo ricordava... Katniss sussultò. E lui se ne accorse. Forse, dopo l'episodio di neanche una settimana prima, non era il massimo ricordare avvenimenti passati... ma erano fra molta gente, non ci sarebbe stato un gran pericolo - pensò Katniss.
«...E mi avevano deviato quel ricordo, col depistaggio. Ma questo non so se vuoi saperlo...» Disse amaramente Peeta, abbassando le palpebre e sedendosi su una panchina vuota lì vicino. Subito Katniss lo accostò e gli sollevò il volto con una mano. Annuì decisa, scrutandolo, e lui si fece coraggio: «Beh... mi avevano convinto che tu avessi risposto che il tuo colore preferito era il rosso. Rosso come il sangue dei miei genitori, quello che avevi bevuto. E all'improvviso vedevo tutto... tutto lucido, luccicante. E le tue labbra erano attraenti, ma vermiglie come dopo un sorso di vino. O di sangue, come volevano farmi credere.» Un respiro profondo svuotò la cassa toracica del ragazzo, mentre quella di lei era bloccata a metà, orripilata. «E... ed è dura ricordare. Ma volevo che lo sapessi.»
Katniss non rispose. Lei non era mai stata brava con le parole, non avrebbe iniziato di certo in quell'istante. Ma lo abbracciò forte, fortissimo. E alla fine, prima di ritrarsi, gli lasciò un casto bacio sulla guancia, che ritrovò umidiccia.
Estrasse il fazzoletto di tela di poco prima dalla propria tasca e con cura minuziosa ed amorevole gli accarezzò le gote, asciugandole, permettendo che non fossero tristi mai più.
E mentre faceva questo, lui l'osservava, rapito. Era così maledettamente bella, pensò. Le guance rosse e le labbra screpolate dal vento; gli occhi seri, brillanti, concentrati su ciò che stava facendo; la treccia scura adagiata sulla spalla, sempre più lunga e corposa.

La baciò, in quel preciso istante. La baciò perché era la sua amata, la sua donna, almeno in quel momento, e la baciò ancora perché si sentiva felice, nonostante i ricordi e la mente che troppo spesso vacillava. Sì, era maledettamente felice ed orgoglioso di avere lei al suo fianco... ed era anche un po' geloso, perché pensava apertamente di non meritarsela affatto, dunque sapeva che, al primo passo falso, lei sarebbe potuta andarsene.
Ma questa volta non era accaduto. L'aveva perdonato, ancora una volta. Perché lei lo amava.
Sì, Peeta era certo che Katniss, anche se non lo diceva ad alta voce, lo amasse.





Note autore
Buongiorno!
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, volevo solo ringraziare chiunque stia leggendo/seguendo questa storia!
Se vi va, lasciate un vostro parere nelle recensioni: mi farebbe piacere avere un feedback riguardo quello che sto scrivendo. ;)
Tanto affetto,
pandafiore

   
 
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