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Autore: lithnim222000    23/04/2017    1 recensioni
Ciao, sono Rosamund Mary Watson. Ho un papà medico militare che ogni tanto si mette a discutere con la mia mamma morta, uno zio ex-drogato con una scorta di organi umani nel freezer, che finge da un'eternità di non sapere che l'altro mio zio, il commissario di Scotland Yard, si chiama Greg (e non Fred, Jack, Ted...), una babysitter che lavora all'obitorio e mi dà interessanti lezioni di anatomia, e infine uno zio nel governo inglese, che ha tenuto nascosta per anni l'esistenza dell'altra mia zia, la quale ha tentato di distruggere la propria famiglia mettendosi a capo di una prigione per psicopatici. Se casa mia è un manicomio? No, è il 221B di Baker Street!
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Di cannabis, litigi e psicologia applicata

 

Non era stata una buona giornata.

Rosie pigiò sui pedali della bici con maggiore accanimento e si lanciò come un fulmine in mezzo alla strada, mancando di un soffio il paraurti di un'auto. Sbandò pericolosamente e riprese il controllo del manubrio appena in tempo per evitare di travolgere una nonnina, ferma al semaforo rosso con tanto di buste della spesa. Gli improperi dell'anziana signora e il concerto di clacson che la sua brusca entrata in scena aveva scatenato fra i pendolari dell'ora di punta la inseguirono finché non svoltò l'angolo.

Farsi investire prima di pranzo ti sembra un buon modo per rimediare alla tua mattinata disastrosa? Oh, Rosie, ma cresci un po'!

La vocina della sua coscienza era fastidiosamente simile a quella di Ambra, la sua migliore amica, quindi le fu facile ignorarla. Dopo la litigata colossale che avevano appena avuto, lei era proprio l'ultima persona che aveva voglia di stare a sentire.

Riprese a pedalare e attraversò di nuovo con il rosso, attirandosi addosso un'altra selva di maledizioni.

Occhio, Ro, hai mancato un pedone! Vuoi tornare indietro per investirlo?

Questo invece era Carota, il suo compagno di banco, con il suo perenne tono sarcastico e il suo sorriso da Bugs Bunny. C'era da aspettarselo che dovesse starle fra i piedi anche nella propria testa.

Carota, non è aria replicò, ancor prima di rendersene conto. Poi si accorse dell'assurdità della situazione. Bene, a quando pareva le allucinazioni e i contorti processi mentali erano un dono di famiglia.

Famiglia? Come se si potesse chiamare famiglia quella gabbia di matti in cui vivi! Una vecchia governante pazza come nonna, uno zio sociopatico e iperattivo, che tiene budella umane nel freezer e continua a fingere di dimenticarsi il nome dell'altro zio, ovvero il commissario incapace di Scotland Yard, una babysitter che lavora all'obitorio e ha più familiarità con i cadaveri che con le persone vere e infine un padre che passa da una psicanalista all'altra come un'ape che cambia fiore!

Di nuovo Ambra, ma non era la voce della sua coscienza, stavolta. L'amica le aveva dette davvero quelle parole, sul tetto della scuola e con gli occhi pieni di lacrime di rabbia. Per terra, fra loro due, la canna che Rosie le aveva strappato di mano fumava ancora, un filo di nebbiolina bianca che saliva verso il cielo.

Quello che aveva fatto male non erano le parole in sé. Lo sapeva che la sua famiglia era strana e parecchio diversa da quella del ragazzino londinese medio, ma la cosa non era mai stata un problema per lei. Anzi, la loro particolarità le piaceva: i racconti di gioventù della signora Hudson (sesso, droga e pastorizia, fondamentalmente, ma avvincenti), le lezioni di Molly di anatomia dal vivo, o dal morto, a seconda dei punti di vista, gli occhi di Sherlock -quelli che teneva nel microonde, non le iridi di ghiaccio che si ritrovava in faccia, anche se nemmeno quelle erano niente male- erano tutte cose a cui ormai si era abituata e che erano diventate importantissime per lei.

Per questo il tono di puro disprezzo della sua migliore amica era stato come una stilettata. Attaccando la sua famiglia, Ambra aveva preso a calci la cosa più preziosa che Rosie avesse, e lei davvero non capiva perché lo avesse fatto. Né era certa che sarebbe riuscita a perdonarla.

Si fermò con una brusca frenata davanti al 221B di Baker Street e sbatté la bici contro il muro, bloccandola con la catena. Quando si voltò per bussare, la signora Hudson era già sulla porta.

-Ho sentito i tuoi freni stridere dall'altra parte della casa, cara.- sorrise, facendola entrare -Non ti aspettavamo per pranzo, è successo qualcosa a scuola?

-È tutto okay.- Rosie si sfilò lo zaino e lo gettò in un angolo, con la solita grazia -Sono solo uscita prima. Pa' non c'è? No, è appena uscito per andare dalla dentista carina.- si rispose da sola, alzando gli occhi al cielo.

-Come hai fatto a...

-Dall'attaccapanni manca la sua giacca, quindi è uscito, ma non ci sono nemmeno le chiavi dell'auto, quindi non è una passeggiata. Le sue scarpe vecchie sono qui, ha messo quelle nuove, scomode, dunque non prevedeva di dover camminare e voleva fare buona impressione, inoltre si è spruzzato il profumo, cosa che non fa mai: voleva decisamente fare buona impressione, su chi? Una ragazza carina. Fra l'altro l'odore è ancora un po' qui nell'ingresso, cosa che indica che non può essere partito da tanto. Dove era diretto doveva esserci da aspettare, perché manca il giornale dal mobiletto dove lei lo appoggia sempre: si è portato da leggere per ingannare l'attesa. Non è andato alle poste, però, le bollette da pagare sono ancora qui nella cassetta delle lettere. Dal dottore? Non avrebbe senso, lui è un dottore. Quindi: dentista.

La signora Hudson la fissò per un attimo, poi scosse la testa.

-Non so nemmeno perché te lo chiedo più, ormai dovrei essermi abituata.

-Al genio non ci si abitua, signora Hudson, sa sempre sorprenderci!- Sherlock comparve sulle scale. Era ancora in vestaglia e aveva i capelli scompigliati come un nido di corvi, ma i suoi occhi erano svegli e brillanti come al solito -Ciao Rosie. È pronto il pranzo? Sto cercando di rintracciare un marito infedele che la moglie credeva in viaggio d'affari, invece era in Florida con la cognata, lei è morta e lui non si trova, è un caso che mi mette una gran fame.

-Non sono la sua governante, Sherlock!- protestò la signora, battendo la punta del bastone da passeggio a terra. Ormai lo usava da qualche anno, da quando il suo dolore all'anca era peggiorato sempre di più -Ma sì, è pronto. Si vesta, è indecente sedersi a tavola in pigiama.

-Ba'.- Sherlock scrollò le spalle e ammiccò in direzione di Rosie -Comunque è la segretaria del dentista che piace a John. Se fosse la dentista, sarebbe un po' complicato fare conversazione con lei mentre gli tiene le mani infilate in bocca, no?

La ragazza roteò gli occhi esasperata.

-C'è sempre qualcosa, vero?

-Non sei ancora me, tesoro, mi dispiace.

Dieci minuti dopo la signora Hudson aveva piazzato di fronte ad entrambi un pranzo che sembrava quello di Natale.

-Fortuna che non mi aspettava.- borbottò Rosie, giocherellando distrattamente con i piselli nel proprio piatto. Non aveva particolarmente appetito. Le battute della sua litigata con Ambra le ronzavano ancora in testa, occupando tutti i suoi pensieri.

Sherlock sopportò il suo silenzio per due interi minuti prima che il suo ego smisurato si intromettesse in cerca di considerazione.

-Giornataccia?- domandò unendo le punte delle dita, come se si trovasse di fronte ad un nuovo cliente.

-Ma va'. Da cosa l'hai capito, battito accelerato, pupille dilatate, disinteresse per il cibo?- replicò lei ironica.

-Odori di cannabis.

-Non ho fumato.

-Lo so.- il tono di Sherlock si addolcì appena -Non presenti i sintomi, e anche fosse tu non lo fai mai. Che cosa è successo?

Rosie spiaccicò con la forchetta una manciata di piselli, riducendoli ad una viscida purea verde.

-La canna era di Ambra. Come al solito stava cercando di andare in botta alle dieci di mattina. Gliel'ho tolta, ma scommetto che non era la prima. E neanche l'ultima, se è per questo.

-E?

Lei lo guardò storto.

-Come fai a sapere che c'è dell'altro?

-Perché se non volevi che fumasse ma sapevi che lo avrebbe fatto la cosa più logica sarebbe stata rimanerle vicino ed impedirglielo. Invece sei tornata a casa, prima della fine dell'orario di lezione, fra l'altro. Ti sei inventata una scusa per spiegarlo a John?

-Sherlock, sei una rottura.- borbottò lei, tornando imbronciata a sterminare piselli -Potresti cercare di sbagliare, solo ogni tanto? Comunque sì, gli dirò che il prof. di inglese si è ammalato. E sì...con Ambra ci ho anche litigato.

Non pensava di poter raccontare a qualcun altro quello che l'amica le aveva detto, non subito dopo che era successo e non ad uno della propria famiglia, visto che la cosa li riguardava, ma non appena ebbe pronunciato quelle parole capì che invece non desiderava fare altro. In meno di cinque minuti aveva sputato tutto d'un fiato l'intera vicenda, insieme a quel paio di lacrime che aveva trattenuto fino ad allora.

-Non capisco. Non capisco!- ringhiò alla fine, prendendosi la testa fra le mani -È sempre stata mia amica! Come poteva essere mia amica se pensava quelle cose di me?

-Della tua famiglia.- precisò Sherlock.

-Quindi di me! E non dirmi che non credeva davvero quello che ha detto, perché ti garantisco che non era così!

-Non avevo intenzione di dirlo. Non l'ho mai capita quella che le persone arrabbiate dicono cose che non pensano. Per offendere qualcuno si farebbe molto prima a fare il contrario.

-E allora? Che hai da dire?

L'uomo prese un lungo respiro, chiudendo gli occhi per un secondo. Alla fine li riaprì e la fissò dritta in faccia, al di sopra delle mani ancora allacciate.

-La tua amica ha problemi familiari, e gravi anche.- si limitò a dire -E se ti ha detto quelle cose non è perché ti disprezza, ma perché ti invidia.

Rosie rimase interdetta.

-Non...colgo il nesso. Sì, i suoi genitori si stanno separando, e credo sia per questo che lei ha iniziato a fumare come una ciminiera, ma...

-Ecco! Ci sei vicina.- Sherlock le puntò contro l'indice -C'è qualcosa che la tormenta, cosa che il bisogno di drogarsi fin dall'inizio della giornata testimonia chiaramente. E se si è scagliata così tanto sulla tua famiglia mentre prima, come hai detto tu stessa, sembrava che ti stimasse, significa che la causa di questa infelicità è la sua, di situazione domestica.

-Ma perché?- insisté frustrata la ragazza -Perché, se non è contenta della sua famiglia, deve distruggere la mia?

-Perché ci sono due modi per costruire il palazzo più alto del mondo.- decretò solennemente Sherlock -Il primo è tirare su un grattacielo gigante. Il secondo è buttare giù tutti gli altri edifici.* Per esperienza, il numero due è quello che il genere umano preferisce.- ammiccò nella sua direzione, per poi tornare ad occuparsi del proprio cibo come se nulla fosse successo.

Rosie rimase pensierosa per un altro po', finendo di spiaccicare l'ultima manciata di piselli presenti nel suo piatto. Quando tutti gli sventurati legumi furono ridotti ad un'immonda poltiglia verdognola, si decise a parlare.

-Grazie.

-Un gioco da ragazzi. Potevi arrivarci da sola.

-Credevo che non fossi bravo con i sentimenti.

-Non sono sentimenti. È deduzione logica basata sulla conoscenza delle reazioni umane di fronte a determinati stimoli esterni.

-Secondo me ti stai rammollendo.

-No, non è vero.

-Allora trovami una giustificazione per il fatto che stamattina Irene Adler sia stata qui.- Rosie sogghignò, cogliendo l'irrigidirsi improvviso dell'uomo, che divenne, se possibile, ancora più pallido del solito -Credevi non me ne fossi accorta?

-Tu sei un demonio.

-Mi hai insegnato tu, Sherlock. Mi dispiace tanto, ma hai creato la tua rovina con le tue stesse mani.

 

₪ ₪ ₪ ₪ ₪

 

Rosie raggiunse l'incrocio davanti al ristorante cinese e saltò giù dalla bici senza neanche frenare. Ambra la stava aspettando appoggiata ad un lampione. Gli occhi della ragazza virarono subito alla sigaretta che teneva fra le dita, ma l'amica gliela sventolò sotto il naso roteando gli occhi.

-Dai, è innocua. È la sigaretta elettronica di mia madre. Posso fumarla, questa?

-Sì, quella sì.- concesse Rosie, sistemandosi meglio la borsa di cuoio a tracolla. Gliel'aveva regalata Molly per il compleanno, su commissione di Sherlock -a cui suo padre aveva tassativamente proibito di comprarle di persona qualcosa da quando le aveva messo in mano una cerbottana avvelenata indiana per i suoi otto anni- e lei aveva la brutta abitudine di tormentarne le cinghie quando era nervosa. In quel momento si sentiva così tesa che avrebbe potuto lasciarci sopra un'unghia.

-Non pensavo che accettassi di rivedermi tanto presto.- azzardò. Ambra scrollò le spalle.

-Carota.- disse solo, e Rosie sorrise e rilassò le spalle. Quel ragazzo era un rompicoglioni nato, ma un rompicoglioni che voleva ad entrambe un bene dell'anima.

-Lo ringrazierò domani per averti convinta, allora.

-No, non lo farai. Gli lancerai contro l'astuccio, ti conosco.

-Gli farà piacere, è sempre senza penne.

Ridacchiarono insieme, anche se la battuta non era stata poi questo granché. Non che servisse loro un vero e proprio motivo per ridere, comunque. Alla fine, Ambra spense la sigaretta e la rimise in tasca.

-Quello che ho detto stamattina...- cominciò, iniziando a giocherellare con l'orlo di una manica, a disagio. Rosie la interruppe subito.

-È tutto okay, Ambra. So che non volevi, non stiamo a rinvangarlo.

-No, in realtà io...lo pensavo. Lo penso.- la corresse la ragazza. Alzò lo sguardo e la fissò dritta negli occhi. Rosie si accorse che quelli dell'amica erano lucidi -Tu vivi in una gabbia di matti, Ro, perché dai, non può essere sano di mente uno che considera un serial killer un regalo di Natale. Però non è questo il punto. Il punto è che io lo invidio, il tuo manicomio personale. Perché tu, con quei pazzi fuori dal comune, sei felice. E invece io...io che ho una famiglia normale, con la mamma, il papà, un fratellino e tutto il resto...- la bocca le tremò un po', spezzandole la voce -...io non lo sono, Rosie. Perché non lo sono?

Rosie sospirò, mentre accettava l'evidenza per l'ennesima volta nella sua vita: Sherlock aveva avuto ragione su tutta la linea. Non replicò nulla -quella era una domanda a cui non sarebbe servito a nulla rispondere- e si limitò ad appoggiare la bici contro il palo del lampione e fare un passo avanti, abbracciandola stretta. Rimasero in quella posizione per un po', mentre Ambra si sforzava di soffocare i singhiozzi contro la sua guancia. Alla fine fu Rosie ad allentare la stretta.

-Va tutto bene.- mormorò, prendendola per le spalle e fissandola con aria incoraggiante. L'amica le restituì un'occhiata storta.

-Non va tutto bene.

-No.- il suo sorriso di Rosie si incrinò un po', perché era vero: non andava tutto bene. Non può andare tutto bene quando vedi la tua famiglia andare a pezzi davanti ai tuoi occhi e non puoi fare niente se non riempirti di erba per ignorare la situazione -Hai ragione. Ma le cose stanno così.**

Ambra si asciugò gli occhi con la manica della giacca, strisciandosi il mascara su tutta la faccia. Se ne rese conto solo dopo, quando vide le macchie nere che le erano rimaste sulle mani.

-Merda.

-Tieni.- Rosie le passò automaticamente un fazzoletto, poi alzò lo sguardo sull'insegna del ristorante cinese che stava loro di fronte: il Drago Verde -Hai fame? Secondo Sherlock un buon ristorante cinese si riconosce dalla maniglia della porta.

-E questo è un buon ristorante cinese?

-Uhm...fammi controllare...- la ragazza si chinò sul pomello dorato -Sporco, pieno di impronte digitali e quindi chiaramente aperto molto spesso. Sì, dal numero di persone che entrano qui dentro direi che è un buon ristorante.

-Bene. Se ci serviranno un gatto cotto al vapore riterrò tuo zio personalmente responsabile.

-Riferirò.

Ed entrarono tutte e due, di nuovo ridacchiando come due idiote.

 

*Battle of the Year. Probabilmente viene da fonti più erudite, ma io l'ho sentita lì.

**questa dovete riconoscerla. Indizio: quarta stagione.
 

 

Angolo Autrice:

Che dire...volevo scrivere di una Rosie adolescente da quando ho saputo della sua esistenza. Sono andata OOC, con tutta probabilità, ma tanto...Sherlock mi viene sempre meno stronzo di quanto vorrei. E psicanaliste a John Watson forever.
 

   
 
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