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Autore: nikita82roma    24/04/2017    2 recensioni
Rick ha detto a Kate che non sarebbe stato a guardarla mentre buttava via la sua vita. È tornato a casa dopo la consegna del diploma di Alexis quando sente bussare alla porta del loft. Ma non è Kate, è Esposito che lo avvisa che Beckett è in ospedale gravemente ferita. Si parte da "Always" ma il percorso poi è completamente diverso.
FF nata da un'idea cristalskies e con il suo contributo.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Rick Castle, William Bracken | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quarta stagione
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Il giorno successivo al distretto Beckett e Castle la Gates e Ryan, Esposito e Price di quanto avevano scoperto. Il senatore William Bracken era l’uomo che stavano cercando, quello che aveva ordinato l’omicidio di Johanna Beckett, quello che aveva fatto uccidere Montgomery e che aveva più volte attentato alla loro vita.

Lo stupore nel capitano fu tale da non accettare inizialmente la cosa, ma sia Rick che Kate le spiegarono passo dopo passo quanto avevano raccolto e Castle stesso le raccontò del suo bluff, dell’accordo e di come ora loro fossero di nuovo in pericolo. La Gates in quel momento capì perché lui era stato così insistente nel voler vedere Beckett quando lei era partita e perché aveva rinunciato con tanta decisione alla scorta, sapeva che non gli sarebbe accaduto nulla.

- Lei è uno stupido ed un incosciente signor Castle! - Gli urlò la Gates - Cosa sarebbe accaduto se Bracken avesse scoperto del suo bluff? 

- Bracken ha vinto a poker contro di me una sola volta, perché ero molto distratto. Non ha mai capito un mio bluff. - Rispose Rick sicuro di se.

- Non faccia lo sbruffone Castle! Questa è una cosa seria, non è una stupida partita di poker! - Lo ammonì la Gates

- Il poker non è stupido, capitano. Ti permette di conoscere le reazioni delle persone. Bracken era preoccupato quando ci siamo incontrati, forse più di me, non si è nemmeno accorto o posto il problema che io ho registrato la nostra conversazione.

Tirò fuori dalla tasca della giacca una micro usb che diede a Ryan che subito la inserì nello slot di uno dei computer della sala. Kate lo guardò stupito, nemmeno lei sapeva dell’esistenza di questa registrazione. Le voci erano inconfondibili.

 

- Allora Castle, veniamo al dunque.

- Ho i documenti di Smith. So tutto di te, Drago. Ho i numeri di telefono, dei conti, i resoconti dei vostri versamenti e delle tangenti incassati.

- Uhm, interessante Castle… ed hai dovuto aspettare di sentire il mio soprannome da Bob per capire che ero io?

- Mi mancava solo un tassello. Ora ce l’ho.

- Mi vuoi avvisare che vuoi denunciarmi, quindi? Sei gentile, ma non ho paura.

- Siediti senatore non ho finito. Non voglio denunciarti, non mi interessa, voglio solo proporti un accordo.

- Perché dovrei accettarlo? 

- Perché ti conviene, Bracken. Io non renderò pubblici i documenti, nessuno indagherà più su questa storia, ma tu dovrai lasciare in pace la mia famiglia, mia madre e mia figlia.

- Basta? Solo questo? Non mi chiedi molto Ricky, non mi interessano loro, lo sai.

- E Beckett. 

- Ecco, ora già mi chiedi di più. Perché ti interessa? Ti ha lasciato, no? 

- Non sono affari tuoi, Bracken. Lascia stare la mia famiglia e Beckett e nessuno saprà come la Future Forward finanzierà la tua campagna per la Casa Bianca.

- Non sono sicuro che questo accordo sia così vantaggioso per me, Ricky. E non sono sicuro che la tua ex detective terrà fede al tuo patto di non scavare oltre.

- Quei documenti ce li ho io, non li ha Beckett. Senza quei documenti non può indagare in altre direzioni. Della tua società non sa nulla, non le ho detto niente. Posso darle una copia contraffatta e farla indagare a vuoto. Come vedi, sono io che ho i fili di questo caso tra le mani.

- Come faccio a sapere che non menti? 

- Esattamente come farò io a fidarmi di te, che hai provato già due volte almeno ad uccidermi. Lo devo fare, così come lo devi fare tu.

 

- Questo basta, vero capitano? Lo possiamo arrestare. - Esclamò Kate, ma la Gates smorzò il suo entusiasmo.

- Se fosse una persona qualsiasi sì, il senatore William Bracken no. Potrà dire che il nastro è contraffatto, che le parole sono frutto di conversazioni registrate da Castle in momenti diversi e assemblate, in fondo si conoscevano e si frequentavano. Abbiamo bisogno di prove concrete. Questo è un buon punto di partenza, ma serve di più. Parlatemi di questa Future Forward. 

Beckett passò quindi ad esporle le teorie che aveva elaborato con Castle, dei collegamenti che potevano portare Bracken dietro gli omicidi di George Rosen e Nicole Church e di come quello del capitano Bell e di Lerry Morrison non fossero certi che fossero suicidi, esponendogli anche la teoria di Price della droga e del collegamento con Vulcan Simmons, ma senza fare il nome del detective.

- E chi sarebbe questo suo informatore, Beckett? - Chiese la Gates dopo aver ascoltato tutto il racconto

- Signore, preferirei che il suo nome rimanesse segreto per ora. È una fonte molto importante e gli ho promesso la massima segretezza. - Provò a districarsi Kate.

- Beh, parliamo di cose molto più importanti del nome di un informatore qui, detective, per quale motivo non può dirmi il suo nome? 

- Perché è una persona che non voglio bruciare. Ma le assicuro, Capitano, che quando arriveremo al punto questa persona testimonierà personalmente. Si fidi di me. - Kate lanciò uno sguardo a Price che annuì appena con gli occhi mentre Castle lo osservava serio.

- Va bene, Beckett. Mi fido. Vedete di trovare quanto più materiale possibile per incastrare Bracken. Scavate nel passato della Future Forward e vedete se Nicole Church o il suo fidanzato hanno mai avuto a che fare con George Rosen o il capitano Bell nel loro passato. Cercate qualsiasi cosa. Detective, Signor Castle, lo sapete cosa vuol dire questo, vero?

- Certo Capitano. - Disse Castle

- Che appena Bracken scoprirà che noi stiamo indagando saremo di nuovo nel centro del mirino. - Concluse Kate.

- Mi raccomando, massima attenzione e signor Castle, questo vale anche per la sua famiglia. - Si raccomandò la Gates

- Mia figlia partirà tra pochi giorni per Parigi, mia madre ha in programma una tournée. Non saranno in pericolo. - La rassicurò.

- Bene, ma mi raccomando, fate attenzione anche a voi stessi. Abbiamo già visto che questa gente non scherza.

 

Beckett diede istruzioni a Ryan, Esposito e Price di controllare tutte le persone che hanno lavorato o collaborato con la Future Forward, la Surge Trust Corp e la Tree of Life Childcare ed anche lei e Castle si misero al lavoro. Era pericoloso, stavano rischiando le loro stesse vite, però avevano addosso una carica di adrenalina come da tempo non gli capitava. Per la prima volta potevano veramente lavorare ad un caso loro due insieme e farlo in modo totale, senza nascondersi nulla. Si guardarono negli occhi e videro entrambi quella luce che avevano quando le loro menti elaboravano teorie in simultanea. La loro intesa era totale: si amavano, ma non era solo quello, tra loro c’era un’affinità che andava oltre la semplice questione amorosa. Erano due menti in perfetta connessione tra loro, erano amanti, amici, colleghi, la razionalità e la logica di Kate completava la fantasia e l’estro di Rick, che faceva da collante alle teorie più pragmatiche di lei e Beckett teneva con i piedi per terra lo scrittore quando si lasciava prendere troppo la mano dalle sue idee. Insieme funzionavano, però, perfettamente. Lei vedeva i fatti, lui la storia. Lei empatizzava con le vittime, lui scavava nella mente dei criminali per ricostruire il loro schema. 

 

In quei giorni riuscirono a raccogliere molto materiale. Lavoravano sempre oltre l’orario di ufficio e l’omicidio di due sorelle trovate in un parco aveva richiesto tante delle loro attenzioni. Chiuso il caso del duplice omicidio decisero di comune accordo con la Gates di prendersi un poi di giorni per raccogliere le idee e poi iniziare ad indagare a pieno regime dalla settimana successiva.

Rick e Kate, in realtà non avevano mai smesso di indagare e di parlare tra loro di quello. Tutte le sere, tornati a casa, si ritrovavano a confrontarsi. Beckett aveva anche ripreso tutto quello che le aveva lasciato sua madre, le sue agente, i suoi appunti di lavoro, ogni cosa che potesse leggere, ma niente, quella scrittura cifrata non aveva una chiave di lettura per loro e nell’agenda non c’era nulla che potesse portarli a qualcosa, ma non demordevano. Rick era certo che Johanna, che ormai considerava come una persona che conosceva, tanto Kate gli aveva parlato di lei, avesse lasciato degli indizi per la figlia, ne era certo.

 

Avevano accettato, infine, l’invito di Martha per un pranzo tutti insieme, prima che Alexis partisse per Parigi. Non era stato facile, soprattutto per Rick, che aveva dovuto combattere tra il disagio per quel rapporto non ancora del tutto ripristinato con Alexis e il dispiacere per la sua partenza. Kate e Martha, in un tacito accordo, decisero di salire al piano di sopra con la scusa che l’attrice avesse bisogno d’aiuto per scegliere cosa portare per la sua tournée, lasciando così padre e figlia soli con la possibilità di chiarirsi ancora e parlare più liberamente, per limare quelle incomprensioni che ancora li ferivano.

Martha condusse Kate in camera sua, eccentrica quanto lei, dove piume, paillettes e abiti vistosi erano visibili un po’ ovunque. Da uno dei cassetti del comò tirò fuori una scatola dai contorni molto rovinati. Invitò Beckett a sedersi sul letto, si mise vicino a lei ed aprì la scatola, cominciando a tirare fuori molte vecchie fotografie. Ce n’erano tante di scena, dei suoi spettacoli, vecchi biglietti e locandine ripiegate ma soprattutto c’erano molte foto di Rick da piccolo con un buffissimo caschetto, altre di quando era ancora più piccolo, tra le braccia di Martha e poi una in piedi quando aveva appena imparato a camminare. Vide tutte le fasi della sua adolescenza, da quelle più ribelli a quelle più conformiste, tutte caratterizzate da tagli di capelli improponibili, anche se doveva ammettere che se quando aveva la sua età lo avesse incontrato, sicuramente gli sarebbe piaciuto molto, proprio come ora. Chiese a Martha se poteva prendere alcune di quelle foto e l’attrice fu felice di dargliele.

Scesero appena in tempo per salutare Alexis che si preparava per uscire con alcune amiche, per comprare le ultime cose da portare a Parigi, disse loro. Anche Martha se ne andò alla scuola di recitazione per definire alcune scene prima della tournée.

- Come è andata? - Gli chiese Kate quando furono soli al loft.

- Bene. Bene. Ci siamo chiariti, credo. - Disse Rick prendendola per i fianchi ed avvicinandola a se. - Tu con mia madre?

- Mi ha fatto vedere le tue foto di quando eri piccolo. Eri un bel bambino! - Gli diede un bacio sul naso mentre lui già metteva il broncio.

- Anche quella nudo sul letto mentre facevo la pipì? - Chiese Rick preoccupato.

- Soprattutto quella! - Lo provocò Kate.

- Mi vergogno immensamente! - Disse lui con fare melodrammatico.

- Nulla che non ho già visto, molto, molto da vicino, Castle! - Gli baciò il lobo dell’orecchio per poi mordicchiarlo.

- Beckett ero un bambino! - Si finse scandalizzato.

- Ora non lo sei più, Castle! Ricordatelo stasera! - Rise e si allontanò.

- Sai che ho preso alcune di quelle foto? - Gli disse mentre lui si dirigeva nel suo studio.

- E cosa pensi di fare Beckett?

- Portarle a casa nostra. Dirò a mio padre di portare le mie foto, così potrai scegliere tu le mie. Che ne pensi? - Gli chiese affacciandosi dietro gli scaffali dei libri.

- Penso che è un’idea splendida. Io, tu e la nostra casa. È tutto splendido. - Disse apparendo davanti a lei con uno scatolone vuoto in mano e baciandola prendendola di sorpresa

- Che fai? - Gli chiese curiosa

- Ti bacio, ovvio! - Disse lui tornando a baciarla.

- No, Castle, dico con quello! - Indicò la scatola vuota.

- Ah questa… La riempio. Ne ho due. - Disse indicando anche l’altra - Ho pensato di cominciare a prendere un po’ di cose per portarle a casa nostra.

- Dovrò cominciare a pensarci anche io, allora. - Riflettè Beckett.

- Sì, ma beh, tu hai molte meno cose di me, faremo molto prima! - Le rispose mentre sceglieva con cura i libri da mettere per primi nelle scatole, quando sentì suonare alla porta.

- Vai tu? - Chiese a Kate

- Io? - Sembrò titubante.

- Siamo solo io e te, quindi se non parlo con i fantasmi, e non parlo con i fantasmi, sì, tu. - Kate roteò gli occhi al cielo scuotendo la testa e andò ad aprire. Non sapeva se era più stupita lei di vedere Vanessa al di là della porta, o l’attrice di vedere Kate lì.

- Ciao Katherine, vedo che non avete perso tempo. - Sorrise Vanessa.

- Oh beh noi… In realtà, stiamo da me. - Ammise imbarazzata e non sapeva nemmeno perché aveva avuto la necessità di giustificarsi.

- Sono felice per voi, veramente. Richard c’è? - Kate la fece entrare e Castle sbucò dallo studio curioso di vedere chi fosse.

- Ciao Vanessa. - La salutò stupito.

- Ciao Richard. Ti vedo bene. - Gli disse guardando con affetto.

- Grazie, anche tu. - Rispose lui cortesemente.

- Ho passato periodi migliori, ma non mi lamento.

Rick osservò Kate guardarli parlare e si sentì in forte imbarazzo, fino a quando Castle si avvicinò a lei abbracciandola e tenendola vicino a se, lasciando che fosse Vanesse a voltarsi per continuare a parlare con lui.

- A cosa devo la tua visita? - Gli chiese lo scrittore.

- Passavo a New York e sono venuta a portarti quello che avevi lasciato da me a Los Angeles. C’è un trolley fuori dalla porta con le tue cose.

- Grazie, ma non dovevi disturbarti. Potevi chiamarmi, mettere tutto in una scatola, avrei mandato un corriere a prendere tutto. - La ringraziò Rick

- Nessun disturbo, in realtà volevo anche vederti. - Confessò Vanessa e vide Beckett stringersi di più a Castle. - Tranquilla Katherine, non in quel senso. Volevo solo vedere se Rick stava bene e mi pare stia benissimo. Sono contenta per voi, veramente.

- Grazie Vanessa. - Disse Kate

- Grazie, anche per quello che sei andata a dire a Beckett e per aver fatto quello che io non avevo il coraggio di fare. - Le disse Castle. - Mi dispiace se ti ho fatto soffrire.

- Beh, non posso dire che sono stata bene dopo. Però non sei stato tu a farmi soffrire, non volutamente. Era destino Richard, così come che voi due steste insieme. Ora è tardi, devo andare stasera ho una serata alla quale non posso mancare.

Rick e Kate salutarono Vanessa e Castle prese il trolley fuori dalla porta portandolo dentro, osservando Beckett che fissava quel bagaglio. La prese per mano conducendola sul divano, facendola sedere sulle sue gambe. Cominciò a baciarle il collo mentre le accarezzava la schiena.

- Ti amo Kate. Amo solo te. Sempre. - Appoggiò la testa sulla sua spalla continuando a darle tanti piccoli baci mentre lei gli accarezzava i capelli e si appoggiò a lui, lasciandosi coccolare. Vedere Vanessa era stato riaprire una ferita non ancora rimarginata, vederli parlare gli aveva fatto tornare alla mente quel giorno in ospedale e pensare a tutto quello che avrebbe perso senza di lui, se Vanessa non fosse andata da lei e non le avesse dato il coraggio di tornare sui suoi passi. Stringeva Rick abbracciata a lui, sentiva le sue labbra che le lambivano il collo ed il suo respiro caldo sulla pelle. La vita con lui la aspettava. Era il loro destino.

   
 
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