Serie TV > Teen Wolf
Ricorda la storia  |      
Autore: rora02L    24/04/2017    1 recensioni
Stiles sa che Lydia Martin nasconde un segreto. E lui ama svelare i segreti delle persone, specie se quella persona è una splendida ragazza dai lunghi capelli color fragola. Eppure Stiles non riesce nemmeno a parlare con lei né ad avvicinarla, si chiede persino se lei sappia che esiste.
Riuscirà ad avvicinarla e a scoprire cosa nasconde e perché si nasconde?
Il titolo si ispira a Zootropolis, poiché la storia parte da una citazione di questo film.
_Questa storia partecipa al contest "Il Citazionista 2-La Vendetta" indetto da SherylHolmes_
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The Fox & The Rabbit



Image and video hosting by TinyPic


Stiles si era sempre chiesto il Perché delle cose, fin da quando era un bambino. Suo padre raccontava spesso che il piccolo Stiles lo riempiva di domande, come “Perché il cielo è azzurro?” o “Perché devo mangiare i broccoli soltanto io?” Era sempre stato molto sveglio, anche se imbranato ed incapace in molti sport.
Eppure da mesi si arrovellava il cervello su un mistero che proprio non riusciva a risolvere. Secondo Scott, era stupido pensarci e avrebbe fatto meglio ad investire le sue energie sulle materie scolastiche, invece di avere sempre la testa fra le nuvole.
Ma non ci riusciva proprio, quel mistero lo intrigava tanto quanto la persona che era al centro del “caso”: Lydia Martin. L’aveva notata da subito, fin dal primo giorno al liceo. Ma non come facevano gli altri, non per le stesse ragioni e neanche perché era la più bella ragazza sulla faccia della Terra.
C’era qualcosa in lei di celato, nascosto, quasi avesse paura di far vedere agli altri quel qualcosa. Stiles, come un segugio, aveva subito sentito l’odore di bruciato ed aveva deciso di investigare. Il suo nuovo Perché del momento era questo: Perché Lydia finge di essere una oca scema, quando il suo Q.I. straccia di gran lunga anche il mio?
Aveva iniziato a studiarla, quando in classe erano a lezione assieme o era interrogata alla lavagna. Peccato che a volte si deconcentrasse ed iniziasse a pensare ad altro, cose non inerenti alla sua indagine.Quanto è bella, vorrei accarezzarle i capelli… peccato che neanche sa che esisto.

~

“Allora, scoperto qualcosa alla fine?” gli aveva chiesto Scott, mentre parlavano seduti a mensa.
Stiles scosse la testa, reggendo a mezz’aria un cucchiaino di plastica pieno di budino al cioccolato, ed aggiunse: “Ma ci sono vicino, amico mio. Ah, non si sfugge alla Volpe di Beacon Hills!”
L’altro rise, replicando: “Mi chiedo chi tra voi due sia la volpe, dato che non riesci a concludere nulla… secondo me, sei più un coniglio!”
Stiles gli lanciò una occhiata fulminante, indicandolo con fare accusatorio con la posata bianca: “Ripeti quello che hai detto, se hai coraggio!”
Infatti Scott lo prendeva spesso in giro perché non aveva mai avuto il coraggio nemmeno di parlare realmente con Lydia, solo di fare l’idiota quando passava, senza mai aver avuto realmente una conversazione con lei. Ma Stiles si sentiva sotto pressione quando la vedeva, si perdeva nel verde dei suoi occhi ed i neuroni chiudevano i battenti, la fabbrica era chiusa e bye bye testa di Stiles.
Tra frasi sconnesse e saluti imbarazzanti, non aveva mai combinato niente di serio con Lydia.
Forse il suo migliore amico aveva ragione ed era il momento di metterci una pietra sopra, oltre tutto lei aveva già un ragazzo, anche se era l’essere più odioso e scemo che Stiles avesse mai conosciuto nella sua breve vita da liceale: in poche parole, detestava il privilegiato che poteva parlare con lei, stare con lei e baciare quelle labbra di fuoco che Stiles sognava nelle sue notti più tetre.

~

Come cavolo sono riuscito a finire in punizione senza Scott?
Ecco il nuovo Perché che si stava ponendo da mezz’ora, fissando l’orologio dell’aula di detenzione in cui era finito, a causa di una sciocca bravata col professore di scienze: aveva dimenticato i compiti a casa, per la terza volta di fila.
Colpa dell’insonnia di cui soffriva, sentiva come un presagio nell’aria, un pericolo che si avvicinava. Come il sesto senso che hanno le prede all’avvicinarsi del proprio aggressore, ma a differenza degli animali la cosa eccitava Stiles ed i suoi nervi tesi, sentiva che l’avventura lo chiamava.
Quando il coach, alzando gli occhi al cielo, gli disse che era libero di andare, Stiles saltò dalla sedia come una molla, pronto a schizzare via dall’aula. E prima che il coach potesse finire la sua ramanzina sul consegnare i compiti in tempo, il ragazzo era già per i corridoi del liceo, respirando aria di libertà.
Mentre passeggiava verso il suo armadietto con un sorriso ebete ,compiaciuto per aver evitato il discorsetto noioso del suo insegnante, sentì uno strano rumore proveniente dall’aula di matematica e si chiese quale folle sarebbe rimasto oltre l’orario di lezione a fare calcoli.
Un nome nella sua lista c’era e sentì un tuffo al cuore, pregando in cuor suo di avere ragione, dato che non era certo della sua ipotesi. Pose l’orecchio davanti al vetro opaco che separava l’aula dal corridoio e sentì distintamente il rumore del gesso che graffiava la lavagna, più e più volte, con insistenza e velocità.
Prese un bel respiro, si diede una sistemata ai capelli e alitò contro la sua mano per controllare l’odore del suo fiato: Niente cipolle fritte del pranzo, ottimo.
Deglutì, sentendo il cuore pompare a mille per la tensione e la speranza che, dietro quella porta, ci fosse proprio lei. Non fare il coniglio e apri questa dannata porta, Stiles!
Chiudendo gli occhi, abbassò la maniglia e aprì appena, tanto quanto bastava per vedere la ragazza dai capelli color fragola scrivere nervosamente alla lavagna, controllando più volte un quadernetto a fiori che aveva appoggiato sulla cattedra. Sentì il panico impossessarsi di lui ed il cervello andare lentamente in tilt, mentre si perdeva nello sguardo corrucciato e pensieroso della giovane. Dio, adorava vederla così… intelligente.
La vera lei, ancora più affascinante e attraente di quella che passava per i corridoi a braccetto con il capitano della squadra di lacrosse. Forse a Stiles quella versione di lei piaceva ancora di più perché si sentiva uno dei pochi che la conosceva e la apprezzava, mentre lei tentava sempre di nascondere la sua intelligenza, come se fosse una cosa di cui vergognarsi.
Lydia si girò di scatto, incontrando gli occhi di Stiles, che si sentì colto con le mani dentro il vasetto della marmellata. “Che cosa stai facendo? Mi stai forse spiando, sei uno stalker maniaco o che?” domandò lei, alzando un sopracciglio e appoggiando le mani sui fianchi.
Stiles sentì i neuroni che preparavano le valigie per le Hawaii e rimase con la bocca aperta, cercando le parole per giustificarsi: “No, io, ecco, non è come, io…”
La ragazza iniziò a spazientirsi e posò il gessetto sulla cattedra, per poi pulirsi la mano sulla gonna color cremisi che indossava: “Vuoi spiegarmi cosa diavolo vuoi?!”
Nel panico, lo sguardo di Stiles andò alla lavagna, notando che era ricoperta di simboli matematici e riconobbe l’inizio della dimostrazione del teorema di Ruffini*: il suo cervello tornò improvvisamente funzionante.
“Oh, matematica? Vuoi per caso una mano…?” disse in modo impacciato, indicando ripetutamente la lavagna come un imbecille. Lydia inclinò la testa, cercando di capire che razza di personaggio aveva in quel momento davanti: “No. Riesco benissimo da sola – prese nuovamente in mano il gesso, diede una occhiata veloce al suo quaderno e puntò poi gli occhi sull’intruso – quindi puoi farmi la cortesia di andartene?”
Riprese a scrivere, aspettando che Stiles sparisse dall’aula. Ma il ragazzo non lo fece: “Posso restare? Non ti disturberò, giuro! – mise una mano sul cuore-Davvero, sono bravino in queste cose… anche se so che tu sei decisamente più brava di me. Anzi, più brava di tutti.”
L’ego della ragazza si sentì compiaciuto di quella osservazione e con un cenno del capo lo invitò a restare. Stiles aveva il cuore che batteva all’impazzata, mentre guardava rapito i gesti veloci e decisi della mano di Lydia, che reggeva con sicurezza il gessetto bianco.
Cercò di non darle fastidio, ma la curiosità era più forte di lui: “Perché ti nascondi?”
La domanda spiazzò la giovane, che rimase col gesso a mezz’aria per alcuni secondi: “Io non mi nascondo. Mi piace lavorare da sola.”
Stiles schiocco la lingua e sorrise beffardo: “A nessuno piace stare da solo.”
Lydia incominciò ad innervosirsi, chiedendosi chi era quel ragazzino impertinente che la disturbava con tutte quelle domande inappropriate. Serrò la mascella, cercando di non scoppiare in un moto di rabbia.
“Comunque, io sono Stiles, nel caso non te lo ricordassi…” continuò a parlare il ragazzo, appoggiandosi alla scrivania con un grande sorriso imbarazzato sul volto. Lydia rispose con una punta di fastidio: “ So benissimo chi sei. Tu invece non mi conosci per niente.”
Non sapeva di aver ancora di più acceso la curiosità del giovane: “Dici? Però mi piacerebbe!”
Il giovane appoggiò i gomiti sulla cattedra e mise il mento sulle mani, come fanno certi puttini in alcuni dipinti, aspettandosi chissà quali chiarimenti sulla mistica figura di Lydia Martin. Lei lo guardò dubbiosa, ricevendo in cambio un sorriso sincero da parte del giovane. Non riuscì a reprimere un piccolo sorriso.
“Intanto – riprese a blaterare il ragazzo, che non riusciva proprio a stare zitto- so che sei molto intelligente, ferrata soprattutto in matematica, poi… sei... bellissima e…”
Lydia continuò per lui: “E sto con Jackson.”
Stiles arrossì leggermente: “Oh sì, certo, lui… perché stai con lui?”
La domanda sorprese ed irritò la ragazza allo stesso tempo, tanto che rispose stizzita e scioccata: “Non è ovvio?! Lui è il capitano della squadra di lacrosse, quindi il migliore.”
Stiles iniziò a ridacchiare: “Dici? A me sembra un completo idiota… però è fortunato. Tu potresti avere di meglio.”
Lei allora fece un sorriso ruffiano, avendo intuito che anche quel ragazzo era una preda del suo fascino, come tutti a scuola: “Avere di meglio… - disse, fingendosi pensierosa –ad esempio te, Stiles? Uno sfigato che non fa neanche parte della squadra?”
Scosse la testa, facendo ballare i boccoli scarlatti, e tornò al suo lavoro. Il ragazzo era rimasto perplesso, ma non per il tono tagliente della risposta: “Perché hai bisogno di essere popolare? Non potresti solo essere te stessa, quella che vedo qui, ora, che fa calcoli da universitari?”
Nuovamente Lydia si fermò, rendendosi conto che lui non era come gli altri e che non se ne sarebbe andato senza avere una risposta. Sospirò, sentendo per la prima volta di potersi confidare con qualcuno riguardo al suo passato: “Una volta ero così. Il genio della scuola, la bambina prodigio che nessuno voleva. Mi detestavano tutti, ma in realtà erano intimiditi dalla mia intelligenza. Così, un giorno, andando a scuola, una ragazzina decise di farmi uno scherzo – si accarezzò la punta dei capelli e Stiles riconobbe quel gesto, sapeva che lo faceva sempre quando era particolarmente nervosa- mi tagliò i capelli, a zero. Mi fece bloccare dalle altre ragazze, tanto sapevano che nessuno sarebbe venuto in mio soccorso. Non piacevo a nessuno, tutti mi odiavano ed ero sola.
Ho mostrato a tutti la mia debolezza… – il suo sguardo divenne cupo - Così ho imparato la lezione, non avrei più permesso a nessuno di vedere il mio lato debole.”
Stiles rimase in silenzio, elaborando quello che Lydia gli aveva appena confidato. Non aveva mai immaginato che, prima del liceo, lei fosse una sfigata presa di mira per la sua intelligenza, proprio come lui. Anche se io me le cerco sempre.
Si domandò perché nessuno aveva aiutato la piccola Lydia Martin, perché nessuno la voleva accettare per quello che era e perché lei aveva deciso di nascondersi, tenendo questo segreto da sola, come un peso sullo stomaco. Lui la trovava fantastica e la sua intelligenza fuori dal comune la rendeva ancora più meravigliosa ai suoi occhi.
Guardò i lunghi capelli della ragazza, adorava il loro colore particolare. Calcolò che doveva aver aspettato anni per farli diventare così lunghi e che forse quei capelli erano anche il simbolo della sua rinascita, erano lo scudo che trasformava Lydia La Secchiona in Lydia La Popolare.
Si rese conto solo allora che lei proprio con lui aveva abbassato le difese, rivelando il suo passato: “Perché mi hai raccontato queste cose?”
Improvvisamente Lydia si mise a ridere, squarciando quel velo di tristezza che aveva coperto per un attimo il suo volto angelico: “Chi ti dice che sia vero quello che ti ho detto? Potrei anche essermi inventata tutto. Ora va, non ho bisogno di un ottuso come te tra i piedi, mi stai distraendo.”
Riprese i suoi calcoli, voltandosi di scatto. Stiles si sentì come un cane bastonato e finalmente uscì da quella stanza, meditando sulle parole della ragazza e scervellandosi per capire se quella che aveva sentito era la verità o una presa in giro. In cuor suo, sapeva che nessuno avrebbe mai potuto fingere un tale dolore.
Quando Lydia sentì la porta chiudersi, lasciò che una lacrima solcasse il suo viso perfetto.
Stupido Stiles.

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: rora02L