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Autore: Rebecca_Daniels    24/04/2017    1 recensioni
*DISCLAIMER: i nomi sono cambiati, ma i personaggi sono chiaramente appartenenti ai One Direction"
E' il 20 Agosto 2013 quando Lexi Golder, ventiduenne londinese per adozione, quasi dottoressa in Storia e fan sfegatata dei The Rush, vede la sua vita cambiare radicalmente. Che cosa potrebbe accadere se una pazza decidesse di sparare al suo grande amore risalente alle scuole medie, nonché cantante della band di cui è innamorata, durante il red carpet per il loro docu-film? Che cosa potrebbe riservarle il destino se per una volta decidesse di fare davvero qualcosa della sua vita? - Un viaggio ironico e introspettivo nella vita di una ragazza più o meno normale che forse capirà come non basta respirare per vivere. Buona lettura & Grazie xx
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1st November 2013


Non sapeva cosa fare.
Era seduto in macchina, nel parcheggio sotterraneo dell'ospedale, da più di venti minuti e non riusciva a prendere una stupidissima decisione: scendere o non scendere da lì. Da quello dipendeva tutto, il resto sarebbe venuto di conseguenza. O almeno così sperava Nate dato che, da quando aveva sentito quella conversazione tra Mia e Hugh, nulla sembrava più avere un filo logico, come se il suo mondo si fosse rovesciato e nessuno l'avesse avvertito. Si sentiva come un pesce messo dentro la centrifuga della lavatrice e tirato fuori, mentre gli occhi di tutti erano puntati su di lui per capire se fosse sopravvissuto al turbinio oppure no. Nate era quasi sicuro di non aver superato la prova e che quella marea di emozioni che l'avevano travolto nell'esatto istante in cui aveva scoperto che lei era innamorata di Lucas, lo stessero ancora torturando come un condannato a morte, senza però lasciargli il via libera per l'aldilà.
Voleva solo che la sua testa smettesse di pulsare talmente forte da non farlo dormire, nemmeno durante tutte le ore di viaggio in aereo che aveva affrontato il giorno prima. Come se tutto quello non bastasse, il jet-leg lo stava tormentando più del solito, tanto che Nate fu costretto a passarsi più volte le mani sul volto, cercando di svegliarsi e di prendere una decisione definitiva.
Doveva andare.
In fin dei conti era arrivato fino a lì, nonostante la sua faccia sembrasse quella di uno che aveva una terribile sbornia da smaltire, con occhiaie violacee che facevano risaltare in maniera quasi inquietante il colore cinereo dei suoi occhi. Si sistemò il cappellino di lana blu che aveva calato sulla testa, si avvolse meglio nella felpa grigia come il cielo di Londra che l'aveva accolto al suo risveglio e spense la radio: oramai pure la voce di Nick Grimshaw gli risultava insopportabile, poiché neppure il suo straparlare riusciva a distrarlo. Aveva la mente così piena di pensieri, che nemmeno si era reso conto di essere arrivato di fronte alla reception del reparto di medicina generale e di aver di fronte proprio l'ultima persona che aveva il coraggio di affrontare, dopo Lexi, anche se in quel caso era aiutato dal fatto che lei non potesse rispondergli e guardarlo negli occhi, rischiando di smentire ogni bugia che ancora si ostinava a crearsi in testa. Sarah lo stava osservando con uno sguardo strano, come se lo stesse rimproverando per qualcosa di cui era quasi certo non avere alcuna colpa, o per lo meno sperava fosse così. Fece un breve cenno del capo per indicargli che poteva entrare nella stanza, ma era fredda e distaccata, anche un'idiota se ne sarebbe accorto, eppure in quel momento non poteva occuparsi dei cambi di umore dell'infermiera: aveva un piano da portare a termine e non poteva permettersi ulteriori esitazioni.
Appena mise un piede dentro la stanza numero 224 si rese immediatamente conto che le cose non erano più come le aveva lasciate un mese prima. L'aria che vi si respirava sembrava fredda, quasi glaciale, come se non vedesse un raggio di sole da almeno due ere geologiche; l'atmosfera era immobile, bloccata in uno stato di quiete surreale che gli fece venire i brividi, nonostante la felpa pesante che aveva indosso; i regali che un tempo riempivano ordinatamente la stanza, regalandole un guizzo di colore, erano ammassati in malo modo sul tavolo di fronte al letto, lasciando che il bianco asettico predominasse su tutto. Fece altri tre passi all'interno della stanza ed il tavolino con sopra il computer e le casse si palesarono davanti a lui, prima che il mondo si bloccasse per ciò che vide dopo.
Dov'era finita la ragazza che aveva pianto quando gli aveva dedicato una canzone? Quella che aveva visto per un intero mese tramite la webcam di un pc e che sperava potesse sentirlo vicino, nonostante la distanza??
Quella non era la sua Lexi.
Quello era solo l'involucro della ragazza meravigliosa che lui aveva deciso di aspettare e veder risvegliarsi, per poterla sentir ridere e sorridere. Quei pensieri non avevano senso eppure erano gli unici che riuscisse a districare nel caos che era il suo cervello.
Era bloccato a meno di un metro dal letto e Lexi poteva perfettamente percepire che ci fosse qualcuno nella sua stanza.
“No. Non è qualcuno qualsiasi... E' lui...”.
Questa sola consapevolezza le fece riattivare improvvisamente e per un solo breve secondo il cervello, che ebbe un picco ben evidenziato sul monitor alla sua destra. Nate non poté fare a meno di trasalire a quel rumore, perché era quasi certo di esser stato lui a causarlo, solo che non riusciva a capire come lei avesse fatto a riconoscerlo.
Per Lexi, però, era tutto più semplice. Solo lui tratteneva il respiro in quella maniera ogni volta che entrava nella sua camera, ancora come se fosse la prima volta; solo lui strofinava nervosamente i pollici sui bordi rovinati delle tasche dei jeans, quando era estremamente nervoso, facendo un rumore tutto particolare; solo lui si fermava sempre sullo stesso punto, a pochi passi dal suo letto, come se avesse trovato il suo angolo di osservazione preferito. Solo lui le faceva sentire qualcosa, pur non facendo nulla.
Era ancora fermo su quella stessa piastrella da qualcosa come cinque minuti buoni ed improvvisamente gli venne alla mente una delle prime visite che le aveva fatto, ormai tre mesi prima e si sentì uno stupido risentendo le parole che Zach gli aveva detto quando aveva raccontato ai ragazzi come si fosse comportato. Era stato un cretino a non dirle chi fosse e pure in quel momento si sentiva lo stesso un emerito imbecille, ma per ben altre motivazioni. Un sorriso dolceamaro gli increspò le labbra sottili, consapevole di quante cose fossero successe da quel loro primo “incontro”, anche se non era sicuro si potesse definire proprio così.
Era veramente sicuro di quello che voleva fare? Era certo che fosse la scelta giusta e non un'abominevole cazzata?
Su una cosa Hugh aveva ragione: se non ci provava, non avrebbe mai saputo quale sarebbe stato il risultato.
Nate estrasse l'Iphone dalla tasca dei jeans, collegò il cavetto delle casse e cercò nervosamente il brano che gli serviva. I piedi non ne volevano sapere di stare fermi, continuando imperterriti a battere un ritmo sconosciuto sul pavimento, come se sapessero che scappare da quella stanza fosse la soluzione migliore. Finalmente trovò il brano che cercava e schiacciò play, con le mani che tremavano più del dovuto, benché sapesse che in quel momento non c'era spazio per alcun tipo di esitazione. Era la versione completa di Through The Dark, quella che sarebbe finita anche nell'album e che le aveva dedicato via Skype qualche settimana prima. Ancora non poteva crederci di aver scritto una canzone per una ragazza: non l'aveva fatto nemmeno per le sue fidanzate reali, come poteva esser arrivato a tanto per una sconosciuta? Ma con Lexi era tutto diverso, tutto nuovo, come se avere a che fare con lei implicasse uno sforzo e un impegno maggiori del normale, come se fosse troppo delicata o addirittura importante per trattarla come una ragazza qualunque. Figurarsi che nella sua testa non era mai stata nemmeno etichettata nella categoria “fan”, era passata direttamente in quella...
Già: in che categoria di ragazze rientrava Lexi?? Solitamente, quando cominciava a sentire quel tipo di emozioni, quelle che fanno sudare le mani all'inverosimile e che costringono il cervello a spegnersi per concentrarsi solo sul proprio battito cardiaco accelerato, c'aveva almeno scambiato qualche parola con quella ragazza che gliele causava, ma con Lexi non era stato possibile. Tutto si era basato su altro: sulle oscillazioni dei suoi battiti cardiaci, sui brividi che provava ogni volta che le sfiorava una mano, sulla bellezza che lo travolgeva ogni qualvolta osservasse il suo viso immobile.
Era lì ferma anche quel giorno, eppure a Nate parve che un terremoto stesse scuotendo quella camera da capo a piedi, rischiando di farlo cadere da un momento all'altro. Non sapeva nemmeno lui quando gli fosse balzata in testa quell'idea, era solo certo del fatto che avesse bisogno di farlo, fosse anche solo per sperare di chiarirsi le idee.
La canzone era quasi arrivata alla fine del primo ritornello e Lexi non aveva più alcun dubbio su chi ci fosse al suo fianco, fermo a pochi passi dalla sua mano bloccata sul soffice lenzuolo, quella mano che avrebbe tanto desiderato muovere e far intrecciare con quella di Nate, che era andata ora a sfiorarla, come se fosse un prezioso fiore leggendario. Il suo tocco era esattamente come lei ricordava: delicato, attento, ma non per questo meno reale e vitale. Ecco: Nate per Lexi era “vitale”. Era quella parte di gioia di vivere che lei pensava di aver perso, quel sorriso che raramente aveva visto spuntare sul suo volto prima dell'incidente, quella sincerità che non aveva mai avuto il coraggio di usare né con le persone che aveva accanto, né tanto meno con sé stessa. E tutto questo Lexi riusciva a percepirlo da quelle dita sottili che continuavano a tracciare dei cerchi immaginari sul dorso della sua mano e che improvvisamente la sollevarono per farla combaciare con un paio di labbra che sembravano fatte di batuffoli di cotone, tanto erano soffici. Lexi era certa che le avesse torturate con i denti per tutti i minuti precedenti quella visita, ma nonostante questo per lei erano la cosa più perfetta che potesse esistere al mondo.
La musica continuava a riempire l'aria, a farsi materia di sentimenti che nessuno dei due riusciva ad esprimere: chi per paura, chi per colpa del destino.
Non riusciva a pensare ad altro che al tocco di Nate che la teneva legata al presente, stranamente conscia di quello che stava succedendo al suo corpo, come se le sue labbra fossero state un flauto magico capace di risvegliarlo.
Nate sentì il battito di Lexi farsi sempre più veloce ed il fatto che fosse lui a causarle quell'effetto lo incoraggiò ad arrischiarsi con il passo successivo: c'aveva pensato e ripensato troppo a lungo per non sapere che cosa fare, una volta dato avvio a quel piano folle. L'avrebbero anche potuto denunciare, ma a lui non importava nulla delle conseguenze, perché in quel momento c'erano solo lui, Lexi e quei sentimenti che non lo lasciavano più dormire la notte.
Lasciando la sua mano intrecciata a quella di lei, appoggiò un dolce bacio sull'incavo del braccio, proprio dove le vene erano più chiare e lasciate scoperte dal camice a maniche corte, per poi salire lentamente fino alla spalla e posarne un altro anche lì. Ora veniva la parte più difficile, lo sapeva benissimo, ma doveva continuare. Con la mano libera spostò con cura i lunghi capelli di Lexi dietro l'orecchio destro, di modo che la linea gentile della sua mandibola fosse tutta disponibile ai suoi occhi ormai assuefatti da tanta bellezza. Quella ragazza gli appariva meravigliosa proprio per quei piccoli particolari che la rendevano assolutamente unica e per questo speciale più di ogni altra.
“Io... Io non capisco... Nate che cosa...”.
Il cervello di Lexi non riusciva più a tenere il passo con le emozioni che il suo cuore produceva, lasciando che uno stato di confusione la sopraffacesse, tanto da renderle praticamente impossibile qualsiasi tipo di pensiero coerente. Quel piccolo gesto di sistemarle i capelli dietro un orecchio l'aveva sognato così tante volte stesa sul suo letto, che fosse nella sua cameretta di quand'era bambina o in quella che aveva nell'appartamento di Lexington Street, che quasi le parve di rivivere qualcosa di già accaduto. Ma in tutte quelle fantasie era stata la mano immaginaria di un Lucas Palmer qualsiasi a compierlo e non quella premurosa, gentile e reale di Nate. Era come se ogni cellula del corpo di Lexi si fosse svegliata dal torpore mortale in cui era caduta per rispondere colpo su colpo a quelle ondate di emozioni che lui le trasmetteva.
Con una perizia estrema, che non gli era mai appartenuta, Nate scelse il punto perfetto in cui lasciare un ennesimo bacio, tanto che la canzone era ormai arrivata alla conclusione del suo secondo ritornello. Giusto all'inizio di quella linea delicata, appena sotto il lobo dell'orecchio, Nate stampò quel bacio che fece letteralmente andare in tilt il cervello di Lexi.
Una scarica elettrica si diffuse per tutta la sua spina dorsale, lasciandola quasi senza fiato, se non fosse stato per le macchine artificiali che la tenevano in vita.
Era giunto il momento di trasformare quella malsana esigenza, che era nata dopo l'ondata di gelosia che l'aveva investito a causa di quella famosa telefonata, in una realtà. Nate strinse più forte la presa sulla mano di Lexi, tanto che le sue nocche divennero quasi bianche per lo sforzo e prese un profondo respiro, sperando che tutto andasse per il verso giusto, anche se a dire il vero, non sapeva nemmeno lui quale fosse la giusta direzione di tutta quell'assurda storia.
Lexi capì subito da quella stretta che qualcosa d'importante stava per accadere: mai Nate aveva serrato così forte le dita contro le sue, come a non volerle permettere di scappare da lui, di andarsene. Ma a Lexi ormai risultava anche solo assurdo pensare di potersi allontanare da Nate e da tutto ciò che era diventato per lei.
Quello era il momento.
Ora o mai più.
… And you don't need... You don't need to worry... And you will see it's easy to be loved... I know you wanna be loved...
Quando Nate poggiò le sue labbra rosse su quelle rosa pallido di Lexi un'esplosione si scatenò all'interno della camera numero 224. Le macchine che controllavano le funzioni vitali di Lexi impazzirono letteralmente, cominciando ad emettere suoni sempre più striduli e frequenti. La musica raggiunse il suo apice massimo, con un sovrapporsi melodioso delle voci di tutti e cinque i componenti dei The Rush, amplificate dalla potenza degli strumenti che le accompagnavano. Ma ciò che realmente fece esplodere la stanza fu la potenza delle emozioni che Nate e Lexi stavano provando dentro di loro. Ogni singola parte del loro essere era concentrata su quel minimo contatto di epidermidi e l'intero universo era collassato su quel piccolo gesto che stava cambiando la vita di due persone.
Era esattamente come Nate l'aveva immaginato durante quelle notti insonni passate a pensare solo ed esclusivamente a lei.
Era esattamente come Lexi si era sempre immaginata dovesse essere il bacio del Principe Azzurro. Era ciò che aveva sperato tutto quel tempo, era ciò per cui aveva donato il suo cuore alla persona sbagliata ma che ora era stato rapito dal miglior essere umano che lei avesse mai incontrato. Era come esser entrata nel mondo di favole e racconti incantanti che sua madre le leggeva da bambina, facendo tutte le voci più strane per rendere i personaggi il più reali possibili, pur di farla addormentare con un sorriso sulle sue piccole labbra. Per anni aveva sperato che quelle figure splendenti e leggiadre che riempivano i suoi sogni di bambina potessero entrare nella sua vita, accompagnarla a scuola e renderla bella ed interessante agli occhi dell'unico bambino che aveva catturato il suo cuore. Ma presto aveva capito che nemmeno quella magia l'avrebbe aiutata nell'ottenere le sue attenzioni e gli anni le avevano insegnato che difficilmente i sogni si realizzavano, così Lexi aveva smesso di sognare per sé stessa, per il suo futuro, per il suo cuore da donare a qualcuno. Aveva pensato di essere innamorata, ma nulla, assolutamente nulla, avrebbe mai eguagliato ciò che stava provando in quel preciso istante. Dal profondo del suo corpo poteva sentire un calore bruciante espandersi in ogni parte di lei, tanto che credette di essere sul punto di svegliarsi, perché più di ogni altra cosa avrebbe voluto poter ricambiare quel bacio. Il bacio dell'unica persona che era stata al suo fianco senza nemmeno conoscerla; il bacio di colui che si era presentato ai piedi del suo letto ad ore improponibili solo per vederla; il bacio di chi l'aveva chiamata, benché fosse dall'altra parte del mondo, tutti i giorni; il bacio di colui che le aveva scritto la più bella canzone di sempre; il bacio di quell'unico ragazzo che le aveva cambiato la vita. Voleva che quel calore diventasse energia motrice per il suo corpo, capace di farle aprire gli occhi e vedere quelli di colui che continuava a tenere appoggiate le labbra sulle sue, in un modo così delicato ed attento da farla sentire semplicemente speciale. Ecco, Nate era capace di farla sentire come nessun'altra ragazza sulla faccia della terra, come se lei avesse un qualcosa di tanto prezioso e raro dentro di sé da poter meritare le sue attenzioni e la sua dolcezza.
“Fammi svegliare... Ti prego: fammi svegliare ora!!!”.
Le macchine erano letteralmente impazzite, tanto che Sarah entrò quasi correndo all'interno della stanza e rimase bloccata a pochi passi dal letto, vedendo quella scena decisamente surreale. Non poteva credere ai propri occhi, soprattutto quando Nate si allontanò dal volto della sua Lexi con un'espressione sconvolta a tramutargli il volto perfetto, come se il suo mondo fosse appena collassato in quel gesto sconsiderato che aveva compiuto. Non riuscì a dire nulla, perché Nate scappò dalla stanza di tutta fretta, come se l'unica soluzione per quell'immensa confusione che gli stava azzerando il cervello fosse allontanarsi dalla fonte che la causava, senza aver ancora capito che la sorgente di tutto quello stava nel suo cuore ed in quello che, nonostante i suoi sforzi per non ammetterlo, provava per Lexi.
Sarah si affrettò ad iniettare un sedativo nella flebo della ragazza, di modo che i battiti cardiaci rallentassero e nessun altro si allarmasse e volesse sapere che cosa stesse accadendo dentro la camera 224: era già troppo che lei avesse visto quella scena, figurarsi se qualcuno come il Dottor Lawson lo fosse venuto a sapere. Quando finalmente il farmaco fece effetto, si sedette sulla poltrona accanto a Lexi e le prese la mano sinistra tra le sue, per cercare di rassicurarla su quello che le stava succedendo.
- Che cosa state combinando voi due?? Me lo volete spiegare?! E' una settimana che vi comportate tutti in maniera strana! Prima tutte quelle urla su una fantomatica chiamata che avrebbe rovinato tutto; poi Mia che ogni volta che si presenta qui sembra aver appena pianto l'intero Oceano Atlantico e non si degna di rispondere che per monosillabi; poi il signorino irlandese che non si fa sentire per giorni e tu che cadi in uno stato catatonico, dopo l'ennesimo collasso cardiaco... Ed ora mi ritrovo a correre in camera tua, per imbottirti di sedativi, perché lui ti sta baciando?! Ma dico: che cosa avete nella testa voi?!?! Sei in coma signorina, non in un centro vacanze, dovresti andarci piano con le emozioni...
Lexi avrebbe forse riso per la confusione e l'apprensione dell'infermiera, se la sua mente non fosse stata completamente concentrata su quel bacio che le aveva sconvolto la vita e che aveva fatto scappare da lei l'unica persona di cui ormai le interessasse veramente. Solo quando aveva sentito le labbra di Nate appoggiarsi alle sue aveva capito quanto fosse intenso e scalpitante, dentro di lei, il desiderio di risvegliarsi e tornare a vivere, perché quella sensazione di pura elettricità che l'aveva sconvolta da capo a piedi le aveva fatto capire il valore della vita.
“Sono sempre stata convinta che vivere volesse dire respirare, mangiare, pensare, ogni tanto sorridere e sognare... Ma ora... Ora ho seriamente capito che cosa significhi essere vivi... Quel bacio è stato come una pillola di concentrato di vitalità, che ha messo in ombra qualsiasi cosa io abbia fatto o sperimentato prima... Qualcosa di simile l'avevo vissuto solo ascoltando le loro voci cantare dal vivo, con quel brivido di star a cogliere il momento presente e la volontà di non lasciarlo mai fuggire via... Ma quel bacio... Wow... Io credo di non aver mai provato nulla del genere... Anzi, io non ho mai provato qualcosa di così forte e travolgente... Mi sento come se fossi appena stata sulle montagne russe in mezzo allo spazio e senza ossigeno da respirare... Assurdo... Ed io... Io avrei voluto così tanto poter rispondere a quel bacio... Io...”.
I pensieri di Lexi si dissolsero in due lacrime pesanti che si fecero largo tra le palpebre chiuse, subito accompagnate da altrettante compagne, ugualmente pesanti e cariche di frustrazione ed emozione. Voleva svegliarsi come mai prima da quando tutto quel disastro era successo, ma il suo corpo sembra essere insensibile anche ad un sentimento potente come quello che provava per Nate. Ormai non aveva la più pallida idea di chi invocare per aver un minimo segno di miglioramento delle sue condizioni, tanto che l'insidioso pensiero che le cose non sarebbero mai più cambiate cominciò a strisciare sul fondo della sua coscienza, ma Lexi lo schiacciò immediatamente con una brillante immagine degli occhi e del sorriso di Nate, capaci oramai di risollevarla in qualsiasi occasione. Si accorse, allora, che non voleva riaprire gli occhi solamente per poter osservare dal vivo quel celeste angelico che si ricordava essere il colore delle sue iridi, ma soprattutto per dirgli grazie. Per esserle stato accanto durante tutto quel tempo. Per averle mostrato che cosa fosse la vera vita. Per averle regalo emozioni impagabili che si erano impresse a fuoco nella sua memoria. Per averla fatta ridere e sorridere. Per averle stretto la mano quando tutto sembrava irreparabile. Per aver asciugato le sue lacrime incontrollate. Anche solo per aver scelto una delle sue canzoni preferite, la prima volta che le aveva fatto visita da solo. Voleva semplicemente dirgli grazie. Ma quello stupido ematoma glielo impediva e Lexi stava cominciando a sentire sempre di più il peso dela sua situazione schiacciarle il petto. Ma avrebbe combattuto per lui e per quegli occhi che ancora riempivano la sua testa in flash splendenti
.


Hi sweethearts!
E niente: sto piangendo troppo per buttare giù qualsiasi cosa.
Vi lascio con una delle frasi che a me stanno più a cuore: "Per credere nell'amore, bisogna scriverne".
Spero di avervi lasciato un po' di amore con questo capitolo: sarebbe il regalo più prezioso **
Grazie per essere arrivate fino a questo punto
Always:
Lots Of  Love xx
  
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