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Autore: lallaharley    24/04/2017    0 recensioni
Un personaggio lasciato nell'ombra. Camille de Chagny, madre del nostro amato Raoul, è molto più di un personaggio trascurabile. Questa è la storia mai raccontata, di un tempo lontano, in una lontana Persia dove una giovane nobildonna francese conobbe l'angelo della morte e fu la prima a mostrargli un po' di umanità...
- basato sul romanzo di Susan Kay con riferimenti significativi al romanzo di Gaston Leroux.
Genere: Dark, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erik/Il fantasma, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 5
Il tramonto e La Rosa 

Mi risvegliai nel mio letto, nella casa di Nadir. Fu proprio quest'ultimo che trovai al mio fianco, seduto su una sedia.
"Ben svegliata" disse con tono gentile " sei stata incosciente per otto ore."
Io lo guardai confusa e non fu necessario esprimere la mia domanda a voce.
"Sei svenuta negli appartamenti della Khanum che ha ordinato di portarti qui." disse senza guardarmi.
Improvvisamente ricordai il motivo del mio svenimento e mi sfogai con il mio amico:
"Oh Nadir... è stato orribile. Non solo il suo viso, ma anche la sua persona. È stato così scostante e così arrogante! E la Khanum... è stata terribile! Come possono esistere persone tanto crudeli?" avevo cominciato a piangere.
Nadir mi guardò con compassione poi si alzò e si sedette sul mio letto e mi ci se le spalle con un braccio.
"Mia cara. Per quanto riguarda la Khanum posso dirti che non è sempre stata una donna crudele. C'è stato un tempo in cui ella addirittura amava la gentilezza e l'amore. Ma questo è stato tanto tempo fa. Adesso è soltanto una donna crudele e ti consiglio di non contrariarla mai. Molti uomini sono morti per molto meno."
Io lo guardai spaventata e dissi balbettando:
"Non può toccarmi, sono protetta dall'ambasciata francese, lei..." ma non riuscii a finire la frase che Nadir mi interruppe dicendo:
"No Camille,lei può fare quello che vuole qui e non c'è niente e nessuno che ti potrebbe salvare dalla sua ira. Neanche lo Shah". 
All'improvviso entrò un servitore -Darius- che sussurrò qualcosa a Nadir. Questo chiuse gli occhi e lo congedò. Io lo guardai; fino a quel momento mi ero concentrata sulle mie emozioni e non mi ero accorta del turbamento del mio amico.
"Nadir, è successo qualcosa?" Chiesi osservandolo bene.
Improvvisamente lui mi guardò con gli occhi lucidi.
"Pensa a riposarti" disse con voce rotta.
"È successo qualcosa a Reza?" chiesi.
In quel momento Nadir scoppiò a piangere e io pensai subito al peggio.
"Ha la febbre alta... il medico dice che potrebbe non superare la giornata" disse singhiozzando.
Versai anche io qualche lacrima pensando al bambino. Nadir mi guardò con il volto rigato dalle lacrime, prese fiato e disse:
"Per tutto il giorno ha chiesto di te Camille, posso chiederti di andarlo a trovare?".
Povero Nadir; stava accanto a me invece di stare con suo figlio, così risposi:
"Ma certo amico mio, anzi posso andarci anche adesso..."
Ma Nadir mi bloccò dicendo:
"No Camille, è soltanto l'alba e devi ancora riposare,potrai andare da lui dopo.
"Ma se tu sei qui, chi sta tenendo compagnia al bambino?"
Lui sembrò indeciso se rispondere sinceramente o no. Evidentemente propese per la prima opzione poiché disse:
"Darius mi ha informato che Erik è giunto da Tehran. Adesso è con Reza."
Nel sentire il nome di quell'uomo ebbi un brivido. Nadir se ne accorse e aggiunse con tono scherzoso: " tuttavia mi ha assicurato che non si avvicinerà a voi se non sotto vostra richiesta".
Io risi, non solo per il tono che Nadir aveva usato - molto simile a quello di Erik- ma anche per l'assurdità della situazione. Nadir rise con me per poi aggiungere con tono serio:
"Ti ricordo che Erik sa essere sia un uomo terribile sia molto affascinante. Non dimenticartelo."
Io non sapevo cosa rispondere, tuttavia optai per la risposta più ovvia: " Lo farò."
Nadir mi sorrise e si alzò dalla sedia.
"Allora ti lascio riposare Camille". 
Io lo guardai scettica e dissi:
"Non penso che riuscirò a dormire"
Lui sembrò illuminarsi e indicò una piccola bottiglietta sul mio comodino e disse:
" Quello è un infuso preparato da Erik in persona per farti dormire senza incubi. Ne dovresti prendere tre gocce diluite nell'acqua".
Detto questo se ne andò.
Io guardai la bottiglia come se si trattasse di veleno. Tuttavia una piccola voce dentro di me mi spinse a fidarmi, se non di Erik almeno di Nadir. Dopo averlo bevuto mi sentii subito molto stanca e mi misi a dormire.
Effettivamente dormii tranquillamente fino a tarda mattinata. Quando mi svegliai mi sentii decisamente riposata e -dovevo ammetterlo- era solo merito di Erik. Mi alzai e feci un lungo bagno. Mi vestii e mangiai qualcosa per colazione. Dopodiché mi precipitai negli appartamenti di Reza. Ancora prima di entrare, potevo sentire risate provenire dal l'interno della camera. Aprii piano la porta e vidi Erik e Reza ridere davanti ad un nuovo giocattolo. Oltre al sollievo -dovuto alla ripresa di Reza- provavo anche un po' di tenerezza: era una scenetta davvero commovente. Il bambino stava seduto sulle gambe di Erik che indossava - al posto del grande mantello che aveva indossato alla corte dello Shah- una semplice camicia bianca. Indossava la maschera. Sinceramente ero molto indecisa se entrare nella stanza o no, poi ricordai la supplica di Nadir e mi feci forza. 
"Buongiorno Reza, come ti senti?" chiesi dolcemente.
Il bambino si girò di scatto e si precipitò tra le mie braccia quasi svenendo a metà strada. Sia io sia Erik ci precipitammo d lui che però sembrò star bene. 
"Camille! Sei tornata! Mi sei mancata tanto!" disse con le lacrime agli occhi.
Erik lo prese in braccio e lo fece stendere su un piccolo divano. Notai che evitava volontariamente il mio sguardo,come se non esistessi.     Ovviamente anche io ero in imbarazzo ma, per il bene del bambino non dissi niente. 
"Mio piccolo Reza, mi hanno detto che sei stato molto male" dissi con tono amorevole.
"Oh si" disse lui " mi faceva tanto male la testa... non riuscivo a respirare... ma poi è arrivato Erik che mi ha guarito. È fantastico, non è vero?" mi chiese con occhi sognanti.
"Si... davvero particolare" risposi sorridendo. Particolare così come spaventoso e irritante, ma mi trattenni. Tuttavia dal mio tono di voce si percepiva una certa ironia che non scappò dalle orecchie sensibili dell'uomo. In quel preciso istante Erik si avvicinò con passo felino alla porta, salutò Reza e se ne andò. Improvvisamente mi sentii terribilmente in colpa, sembrava che quel l'uomo si vergognasse anche della sua stessa ombra vicino a me. Ed era tutta colpa mia. Non avrei dovuto strappargli la maschera, non avrei dovuto insultarlo -come lui aveva fatto con me-, ma avrei dovuto cercare di conoscerlo meglio.
Fui scossa da questi pensieri dal bambino che portò la mia attenzione su un nuovo giocattolo. In quel momento, con Reza sulle mie ginocchia, sentivo terribilmente la mancanza del mio piccolo Philippe. Mi sembrava così lontano e irraggiungibile,  che mi si riempiva il cuore di angoscia. Nel pomeriggio, dopo aver lasciato Reza per un sonnellino andai a cercare Nadir. Lo trovai sulla veranda ma , prima di avvicinarmi, sentii un'altra voce; e notai che stava discutendo animatamente con Erik. In situazioni normali, mi sarei ritirata discretamente, tuttavia fui trattenuta dell'argomento della loro discussione: io.
"Erik, non puoi ignorarla per sempre! Devi spiegarle la situazione." disse Nadir con forza.
"Daroga, tu non capisci! Non potrò più guardarla in faccia! Non dopo ciò che ha visto. Quella donna mi considera un mostro! E sinceramente sono stanco di dovermi giustificare con tutti." rispose Erik sdegnato.
Nadir cominciò a passeggiare
"Non ti considera un mostro e lo sai bene. È soltanto spaventata e confusa. E dopo il tuo comportamento di ieri non me ne stupisco, ma puoi benissimo farle cambiare idea." Si fermò credo per osservarlo e, vedendo che il suo amico non rispondeva continuò:
"È una brava ragazza, gentile ed onesta. Devi soltanto mostrarle il tuo lato buono e vedrai che si aprirà e  vorrà anche diventare tua amica."
"Non lo so Nadir, a me è sembrata una bambina insolente..." cominciò a dire Erik ma Nadir lo interruppe dicendo:
"Dalle un po' di fiducia e vedrai che cambierà idea su di te."
Ci fu un attimo di silenzio, poi sentii Erik dire:
"Io sono un mostro sia dentro che fuori... una creatura come lei non si avvicinerebbe mai ad un essere miserabile come me".
Mi sorprese il tono con cui pronunciò queste ultime parole: pieno di dolore e tristezza. Forse mi ero sbagliata su di lui e dovevo dargli una possibilità, come mi aveva suggerito Nadir. Risuonavano nella mia mente le parole che Auguste mi disse dopo che gli ebbi raccontato la mia storia: " Nessuno sceglie il proprio destino e molto spesso sono le opinioni della gente a farci diventare ciò che siamo". Saggio Auguste.
Dopo qualche secondo sentii il passo felpato di Erik allontanarsi e io aspettai qualche minuto prima di presentarmi davanti a Nadir che nel frattempo si era seduto a leggere un libro. Parlammo del più e del meno. Tutto intorno a noi era calmo e tranquillo e noi ci godemmo la calda serata sulla veranda di quella casa incantata. Prima di salutarlo dissi con tono sicuro:
"Ho pensato a ciò che hai detto questa mattina e ho riflettuto; ammetto di aver avuto qualche dubbio sul poter di nuovo parlare con Erik, ma dopo averlo visto con Reza mi sono ricreduta, dopotutto un uomo che ottiene un simile affetto da un bambino non può essere del tutto malvagio,no?"
Lui mi sorrise e io continuai:
"Per questo ho deciso di dargli un'altra possibilità... sai per caso dove posso trovarlo?"
Lui sembrò pensarci su e poi disse:
"Lo troverai di sicuro nel giardino ad ammirare le rose, è il suo posto preferito."
Salutai il mio amico e mi diressi verso il giardino. Stranamente, in quel momento non riuscivo a pensare a niente : la mia mente era completamente vuota. Finalmente arrivai davanti al giardino e mi avviai verso le rose tanto amate dalla moglie di Nadir. Più mi avvicinavo e più cominciavo a sentire una voce che intonava una melodia. Oh che voce: la più dolce che avessi mai sentito, così chiara e gentile, pura e fresca. In url momento lo notai: Erik stava ammirando una rosa, facendo scorrere le sue dita su di essa. Non mi ero ancora accorta del fatto che fosse attraente: alto, eccessivamente magro ma decisamente sensuale. Con quelle sue mani così sottili quanto delicate   che si muovevano quasi a ritmo di musica.
Stava cantando una ninnananna francese ma quando si accorse di me smise immediatamente. Io mi avvicinai trattenendo un sospiro mentre lui rimaneva immobile come una statua. 
"Sono molto belle queste rose non è vero?" chiesi con tono innocente.
Lui rispose con voce bassissima: "si".
Io lo osservai meglio, presi un grande respiro e dissi:
"Mi dispiace".
Lui si voltò come se avesse preso uno schiaffo: " come?"
"Ho detto: mi dispiace. Non avrei dovuto strapparvi la maschera ieri. Avrei dovuto capire il vostro disagio e comportarmi di conseguenza. Mi dispiace."
Lui abbassò la testa e mormorò:
"Sono io che mi devo scusare con voi. Non avrei dovuto parlarvi in quel modo."
Io lo guardai commossa: si era veramente scusato. Io cercai un altro argomento da affrontare e gli chiesi esattamente quale fosse la malattia di Reza.
"È una malattia molto rara, tra un po' di tempo rimarrà paralizzato e cieco. Purtroppo non c'è cura. Temo che tra qualche tempo Nadir dovrà subire una perdita molto grande."
Improvvisamente ricordai lo sguardo che aveva lanciato alla Khanum dopo che aveva insultato Reza.
"Siete molto affezionato al bambino  non è vero?" chiesi, ricordando la scena commovente che avevo visto quella mattina nella camera di Reza.
"È l'unico essere umano che mi ha amato da subito e senza fare domande. Per lui sono un angelo e un mago." disse ponendo lo sguardo su una rosa che, ancora non completamente fiorita, accoglieva i raggi del tramonto. 
Erik non si fidava ancora di me. Lo vedevo dalla sua posizione rigida e dal fatto che non incontrasse mai il mio sguardo.
"Potete anche guardarmi, non vi mangio mica." dissi sorridendo.
Lui finalmente mi guardò negli occhi:
"Oh petite contesse, un piccolo essere mediocre come me non è degno di ammirare la vostra magnificenza!" Eccolo di nuovo quel tono ironico e strafottente che tuttavia adesso mi fece sogghignare e non irritare.
"E anche io non sono degna di stare accanto ad un simile signore, con una così singolare personalità e aspetto." dissi io imitandolo.
Scoppiammo entrambi a ridere e fu in quel momento che vedemmo Nadir guardarci con soddisfazione e dire:
"Siete due testardi cocciuti, ve lo avevo detto che sareste andati d'accordo!"
Erik gli rivolse uno sguardo a metà tra il divertito e l'insolente e disse:
"Beh Daroga, la signora è sicuramente particolarmente sorprendente. È riuscita a cogliermi di sorpresa e a non farmi fuggire."
Io cominciai ad ammirare il tramonto. Forse una piccola luce nella mia piccola vita monotona si stava accendendo. Nadir ci salutò e io ed Erik rimanemmo per più di un'ora in silenzio, tra le rose illuminate dal tramonto rosso sangue. Poi ci ritirammo e io, nel letto, finalmente riuscii a trovare un po' di pace dalla lontananza da casa e, poco prima di addormentarmi, mi sembrò di sentire una soffice voce cullarmi con nelle braccia di Morfeo.





Note dell'autrice:
Salve a tutti! In questo capitolo vediamo Erik un po' troppo umano e comprensivo. È una scelta ragionata. Nella dimora di Nadir Erik si sente più umano e amato. Credo che questo influisca anche su suo umore e comportamento. Mentre al palazzo reale, viene trattato come un animale da circo e di conseguenza si comporta come un animale. Camille si rende conto di aver sbagliato e gli chiede scusa. Lo tratta da umano. Inizialmente ho pensato che il cambiamento di Camille nei confronti di Erik fosse stato troppo repentino, ma poi, riflettendo, mi sono resa conto di aver fatto la scelta giusta: Camille (come Raoul) ha un carattere dolce e docile. Tuttavia (sempre come Raoul) non è debole: è totalmente consapevole di aver sbagliato. 

Grazie mille e alla prossima!

lallaharley
   
 
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