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Autore: Jackie_Blue    24/04/2017    2 recensioni
Ci troviamo nel 2012, l'anno in cui, grazie al Tesseract, tutto ebbe inizio e i primi Avengers si riunirono per difendere il nostro amato pianeta. Ma qualcun altro, oltre a Loki, sbucherà fuori dal cubo cosmico. Chi? Ma sopratutto, perché? Pronti a svelare l'"Enigma"?
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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4. Interrogatorio



Somewhere, flying over Germany.
Thursday, 20th September 2012.
00:20 p.m.


- Chi è la nostra nuova amica?- domandò Tony vedendo risalire le due donne, di cui una aveva le braccia costrette dietro la schiena.
- Non vuole farcelo sapere.- annunciò la Romanoff, mentre si recava nuovamente al posto del pilota, punta nell'orgoglio e con lo sterno dolente.
La ragazza vagò con lo sguardo sui presenti, partendo dalla figura chinata al suolo di Loki. L'immagine di un viscido rettile velenoso che aveva avuto di lui venne riconfermata e nei suoi occhi chiari riconobbe perfettamente le tinte della malvagità di cui si era riempito la bocca poc'anzi. La sua mano destra era livida e una piccola ferita, simile ad una bruciatura, lasciava intendere che il proiettile che gli aveva sparato lo aveva colpito.
Passò ad osservare l'uomo in armatura, non aveva più l'elmetto e guardandolo nel dettaglio riscontrò una somiglianza inaudita con Howard Stark: stessi zigomi, stessi occhi e incredibilmente, stesso baffetto. Possibile che si trattasse di suo figlio? Le sue ricerche parlavano chiaro e la risposta era inequivocabile. Tony Stark, ideatore della Stark Tower autoalimentata da un reattore arc, o così enunciavano a caratteri cubitali le prime pagine dei quotidiani raccattati in giro nei giorni precedenti.
Howard Stark, sposato e con figli, probabilmente era la cosa più utopica in cui si era imbattuta in quei pochi giorni nel ventunesimo secolo.
Prese posto davanti a Loki, sedendosi e poggiando la schiena ad una parete, spostò poi lo sguardo indagatore sulla figura di Captain America. Era identico alle figurine del suo tempo, lo stesso slancio asciutto e fiero dei poster pubblicitari. L'eroe americano, sacrificatosi per la patria, ora lì vivo e vegeto davanti a lei.
Quali eventi fuori dal mondo la stavano ancora aspettando?

- Hanno detto qualcosa?- Nick Fury si mise in contatto con la Romanoff.
- Non una parola.- sentenziò lei con gli occhi fissi sui comandi.
- La ragazza?- proseguì dalla ricetrasmittente l'uomo dalla voce autoritaria.
- Non ha opposto molta resistenza, ma è addestrata e sa come difendersi. Da tenere sott'occhio.- precisò lei ripensando ancora al colpo subito.
- Portali subito qui non c'è tanto tempo.- chiuse le comunicazioni l'altro.
Nell'abitacolo opposto alla postazione comandi, intanto i quattro personaggi più bizzarri della storia si fissavano vicendevolmente con arie trite di curiosità.
La ragazza continuava a soppesare con diffidenza i tre uomini, mentre provava ad elaborare una soluzione al suo nuovo problema.
- Mi ricordi qualcuno, tipo una cantante... Col rockettaro qui sareste un bel duo.- disse sardonico il miliardario Stark indicando prima lei e poi l'asgardiano.
- Come facevi a sapere di Stoccarda?- Steve Rogers ignorò bellamente l'ironia dell'uomo in armatura, per concentrarsi piuttosto sull'enigmatica figura della ragazza.
- Deduzioni.- si limitò a proferire lei asettica.
- Reality Bites! Ecco chi mi ricordi: Winona Ryder in Reality Bites! Facevi da controfigura?- accentuò il suo siparietto comico Tony.
- Stark.- lo ammonì l'uomo a stelle e strisce.
- Cosa? Ah già, non l'hai mai visto. Bel film, ottima annata: 1994. Te lo consiglio caldamente.- rispose lui con il suo solito tono canzonatorio.
Dando le spalle ai due prigionieri Steve assunse un'aria pensosa.
- Non mi piace per niente.- sussurrò al compagno in armatura.
- Chi dei due? Cappuccetto nero che ha mangiato il lupo o il punkabbestia molto arrendevole?- domandò il playboy rosso ed oro.
- Io non li sottovaluterei, quello poi picchia molto forte.- proseguì mantenendo il tono di voce basso.
- Anche tu sembravi molto brioso per essere un attempato. Qual è il segreto? Pilates?- continuò a mantenere vivo il suo spirito ilare Stark.
Un frastuono esteriore, però, portò l'attenzione di tutti verso il cielo, che si illuminò di schegge azzurre e lampi accesi.
Loki sembrava il più turbato di tutti, mentre l'espressione della Vedova Nera risultava più preoccupata per la traiettoria di volo compromessa.
- Paura di un paio di fulmini?- si rivolse Steve al dio dell'inganno.
- Non apprezzo quello che ne seguirà.- soffiò quasi disgustato lui.
Un boato assordante colpì il tettuccio del velivolo e altre scariche azzurre attanagliarono il cielo. Il portellone si aprì con uno scatto metallico e la figura di un possente uomo dai capelli biondi e l'armatura di un vichingo volò all'interno dell'abitacolo.
Nel mentre Captain America ed Iron Man avevano assunto le posizioni difensive, l'elmetto metallico e lo scudo in vibranio erano ai posti di combattimento e i loro muscoli ben tesi per l'azione. Tony fu il primo ad avanzare, ma il grosso martello tribale dello sconosciuto lo scagliò direttamente verso la zona di pilotaggio, trascinando con se anche il soldato in tuta blu. Nel mentre il culturista dalla chioma bionda con un semplice movimento del braccio strattonò via dalle briglie di sicurezza Loki e, come se quest'ultimo avesse la stessa consistenza di un peluche di pezza, se lo tirò dietro fuori dall'aliante dello S.H.I.E.L.D.
- Oh, ma al diavolo!- esclamò con incredulità e sdegno la ragazza.
Per la seconda volta in meno di un'ora qualcuno era riuscito a soffiarle da sotto il naso la sua traccia.



Somewhere, flying on the Helicarrier.
Thursday, 20th September 2012.
02:30 a.m.


- Hill, come procede la situazione?- Fury entrò nella stretta cabina in cui l'agente Maria Hill stava osservando attraverso un vetro oscurante la misteriosa ragazza del Tesseract.
- In realtà... Si comporta in modo strano da quando è salita sull'Helicarrier. Sembra stare male, guarda.- la donna indicò sia la figura femminile dietro la lastra a doppio fondo, che dei dati sullo schermo di un computer.
Il volto sottile era imperlato di sudore, continuava a stringere le palpebre come a sopportare uno sforzo, il colorito, benché fosse chiaro in partenza, aveva assunto toni malaticci e cadaverici. Le dita erano strette a pugno e le nocche risaltavano pericolosamente come spine, tremolii improvvisi le scuotevano le spalle e i piedi, entrambi ancorati alla sedia di metallo su cui l'avevano bloccata, continuavano ad andare su e giù. Sul computer il battito cardiaco risultava accelerato e la respirazione affannosa. Si comportava come un pesce fuor d'acqua, incompatibile con l'ossigeno di quell'ambiente.
- Hai idea del perché?- domandò l'uomo dalla carnagione scura.
- Le ho fatto dei controlli, non dipende da agenti interni, ferite o problemi fisiologici del corpo. Ho provato a chiederglielo, ma si rifiuta di rispondere.- spiegò la donna dagli occhi azzurri e il temperamento freddo tipico di una spia.
- La Romanoff ha parlato di un addestramento, non riusciremo a vuotarle niente se non sotto interrogatorio.- precisò Fury puntando il suo occhio buono sulla ragazza la cui cera andava peggiorando attimo dopo attimo.
- Lo sospettavo. Hai idea per chi possa lavorare?- la Hill lasciava saettare il suo sguardo dai valori incalzanti sullo schermo al volto incorniciato da goccioline di sudore della giovane donna.
- No, ma lo scopriremo.- puntualizzò statuario lui.
- Mandi su la russa?- l'agente Hill focalizzò tutta l'attenzione sul direttore dello S.H.I.E.L.D., il quale le rispose con un cenno affermativo del capo.

La testa le scoppiava come una campana percossa da un bastone e il suo corpo continuava a reagire in modo negativo. Brividi di freddo le percorrevano la schiena e stringere forte i denti serviva a poco. Quanto diavolo ci metteva il suo sistema nervoso ad abituarsi?
Per la seconda volta la porta della cella in cui l'avevano confinata si aprì e il volto della donna dai capelli cremisi con cui aveva quasi aperto uno scontro si presentò al suo cospetto.
- Non hai una bella cera?- inaugurò il discorso posizionandosi difronte a lei a braccia incrociate.
Il rintocco dell'interrogatorio risuonò come la sveglia del lunedì mattina.
- Immagino che la mia salute sia al momento la tua priorità.- rispose la brunetta sistemandosi meglio sulla sedia e concentrandosi al meglio per tenere gli occhi aperti.
- Certo che no. Ma potrebbe diventarlo se mi dai un buon motivo.- proseguì con aria furba la donna dai grandi occhi verdi.
- Un buon motivo?- la domanda le fuoriuscì impertinente e a denti stretti, mentre una fitta lancinante le perforava una tempia.
- Sì. Qualcosa di facile tipo: da dove vieni? Qual è il tuo nome? Casa centri tu col Tesseract?- la sua voce era ferma e impenetrabile.
- E se non volessi dirtelo?- nonostante l'evidente sforzo fisico, la ragazza non sembrava demordere e manteneva fisso lo sguardo sulla donna.
- Non mi sembri un'idiota e sono certa che questo non sia il tuo primo interrogatorio... Ti conviene collaborare.- sorrise calma Natasha.
- Assurdo... Minacciata da una Vedova Nera in uno stabilimento dello S.H.I.E.L.D.. Se me l'avessero raccontato non ci avrei mai creduto.- questa volta a sorridere era la viaggiatrice del tempo e gli angoli della bocca si allungarono ancora di più quando riuscirono a leggere sgomento e sorpresa negli occhi dell'avversaria.
- Stai cercando di provocarmi?- la voce era ancora invalicabile e impostata, ma il suo sguardo si era fatto scuro e attento, come se da un momento all'altro avesse dovuto parare un colpo troppo veloce da prevedere.
- No, ma volevo farti presente che sono stata già messa al corrente di come funzionano gli interrogatori dalle tue parti e ti posso assicurare che non dirò nulla.- confermò con pacatezza la ragazza dagli occhi castani, ora nuovamente serrati dalle fitte alla testa.
Lo sguardo di Natasha diventò indecifrabile, un misto di rabbia e impazienza, ma il tutto velato dalla freddezza dei suoi nervi. Non sopportava sentirsi in svantaggio, nonostante non ci fosse lei paralizzata ad una sedia con chissà quale dolore lancinante a contorcerla.

   
 
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