Serie TV > Arrow
Segui la storia  |       
Autore: ArtRevenge_M    25/04/2017    15 recensioni
Quando Felicity Megan Smoak decide di curare uno dei pirati più pericolosi in circolazione, non ha la minima idea che il suo ringraziamento sarà essere rapita e condotta in un pericoloso viaggio oltre mare che cambierà totalmente la sua vita.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, John Diggle, Oliver Queen, Tommy Merlyn, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 13

 

Le labbra dell'uomo si mossero lentamente in una carezza leggera dietro al suo orecchio, mentre la sua mano scivolava lungo il profilo armonioso della giovane ancora immersa nel dormiveglia, ancorandosi alla sua vita. Lei mugugnò appena, ancora in balia del suo sonno, allora la bocca del pirata scese più giù verso il suo collo e questa volta la sua lingua aiutò l'opera di piacevole tortura che stava compiendo sulla bella addormentata sotto di lui, ampliando i brividi leggeri che lentamente si stavano formando in tutto il suo corpo. Ma gli occhi della ragazza continuarono a rimanere chiusi. Così l'uomo infilò la mano dentro la larga maglia, afferrando con rudezza un suo seno.

Un gemito di piacevole sorpresa uscì dalle labbra di lei, ora schiuse, mentre la bocca instancabile del pirata continuava l'operato sul suo collo e la ragazza mosse il capo, mentre il suo stato di dormiveglia scemava lentamente rendendola finalmente consapevole dell'uomo attivo sopra di lei.

"Oliver.." il sussurro uscì svelto dalle sue labbra e il volto che fino a quel momento era stato nascosto nel collo della bionda ragazza sul letto, si sollevò, sconvolgendo i suoi sensi con la profondità del suo sguardo.

"Cosa.. fate?" chiese Felicity e in tutta risposta il pollice dell'uomo si mosse in una carezza distinta al centro esatto del suo seno, bloccandole il respiro e svegliandola del tutto.

"La vostra punizione.." sussurrò in risposta lui, scendendo a lambire senza la minima esitazione la bocca di lei.

 

 

Felicity aprì gli occhi, mettendosi seduta in uno scatto confuso e agitato.

Il respiro ancora irregolare si guardò intorno spaesata, realizzando secondo dopo secondo la realtà.

Era stato solo un sogno.

Il pensiero la portò prima a sospirare quasi con sollievo e dopo, ad arrossire inconsciamente al ricordo del volto di lui che scendeva ad assaggiare le sue labbra ancora totalmente impresso nella sua mente.

La giovane mosse la testa velocemente con scatti di negazione, quasi volesse scacciare via quelle immagini e con esse i sentimenti che avevano tentato di rivelare. Ma le servì a ben poco.

La sua mente sembrava incapace di dimenticare quelle sensazioni così forti che un semplice sogno era stato in grado di creare e Dio! Le sembrava persino di sentire il sapore delle labbra dell’uomo sulle sue!

"Devo essere completamente impazzita." mormorò, toccandosi il viso accaldato con preoccupazione crescente.

La tua punizione.”

Le parole dell’uomo echeggiarono nella mente della ragazza, portando la sua già rossiccia colorazione a un livello altamente preoccupante e lei, quasi a voler soffocare quel turbinio di confuse emozioni che la stavano invadendo si rifugiò completamente al di sotto del candido lenzuolo bianco. Nel vano tentativo di nascondersi dall'affrontare quell'inaspettato evento e proprio in quel momento realizzò un punto fondamentale della situazione. La fonte dei suoi pensieri, non si trovata nella stanza. Con uno scatto improvviso si scoprì dal lenzuolo e i suoi occhi istintivamente guardarono verso la finestra coperta dalle tende vecchie e impolverate.

Senza indugio Felicity lasciò il letto, avviandosi verso essa e spostando le tende constatò dai colori rossicci del cielo, che la notte stava per giungere.

“Ho dormito per tutto il pomeriggio.” realizzò, mentre un acuto senso di colpa morse il suo stomaco.

Se ne stava là a dormire e fantasticare su un pirata, mentre gli abitanti del suo villaggio avevano patito una morte assurda e ingiustificata. Chiuse gli occhi, mentre le sensazioni provata per quel sogno lasciavano il posto al ricordo vivido dei corpi privi di vita ammassati l’uno sopra l’altro e il dolore sordo all'interno del suo petto si riavviò, sommergendo ogni altra cosa.

Doveva scoprire perché era successo, si disse, riaprendo gli occhi lucidi di lacrime trattenute. Doveva capire chi era questo Slade e perché proprio il suo villaggio. Aveva bisogno di ottenere risposte ai quesiti che continuavano a tormentarla ma sopratutto, necessitava giustizia.

Risvegliata da quella nuova determinazione si voltò decisa a uscire da quella stanza per dare il via alla sua missione, ma la vista dell’abito poggiato sulla poltrona accanto al camino bloccò i suoi passi.

Di un chiaro color cannella e adornato con pizzo del color del sole, sembrava quasi illuminare il punto stesso dove era stato poggiato, attirandola verso di lui come una falena catturata dalla luce.

Quando gli fu davanti, Felicity lasciò scorrere il suo sguardo nella semplicità del ricamo, che non riusciva a nascondere comunque la sfarzosità dell’abito, restando quasi incantata dal modo in cui le pieghe della gonna sembravano intrecciate l’una all'altra. Non riusciva a capire come aveva fatto a non notarlo nel momento stesso che si era svegliata, tanto contrastava con l’ambiente circostante, ma sopratutto non capiva cosa ci facesse là e chi l’avesse poggiato. Tuttavia quei suoi quesiti ebbero quasi subito risposta quando la giovane notò il piccolo pezzo di carta poggiato sopra l’abito.

Senza esitazione lo prese, leggendo silenziosamente l’unica parola che vi era scritta in una frettolosa ma elegante calligrafia.

“Indossalo.

Quell'ordine, fu sufficiente a farle comprendere chi fosse stato a lasciare l’abito e la protesta spontanea che la sua mente formulò verso quel fatto, si spense inaspettatamente nell'abbassare lo sguardo verso ciò che aveva indosso. I larghi abiti maschili erano stati comodi per dormire, ma certamente non sarebbe risultata affatto decorosa se fosse uscita da quella stanza in quelle condizione.

Con un sospiro sconfitto tornò a posare gli occhi sull'abito, decidendo che almeno per quella volta, avrebbe accettato l’ordine del pirata.

 

 

 

Intanto nel cortile sul retro della vecchia casa o almeno, delle rovine che restavano, Oliver scrutava i colori del tramonto, la mente assorta nel ricordo lontano di ciò che era successo in quello che aveva sempre ritenuto sarebbe stato il suo ultimo giorno su quell'isola.

Tu non sei mio fratello.”

La sensazione di tradimento e perdita, provata a quel tempo, sembrava rispecchiarsi perfettamente con i pensieri recenti che avevano infestato la sua mente, senza lasciare scampo a nessun’altra verità che non fosse quella già compresa.

Sospirano chiuse gli occhi, mentre il volto di Slade macchiato di sangue e rabbia gli tornava alla mente.

Tutto quello che è successo è colpa tua!”

No.. io..”

Lei è morta per causa tua!”

“Oliver?” la voce di Thomas lo riscosse, impedendo a quel ricordo di continuare il suo corso e con una calma che ben contrastava con quanto stava provando riaprì gli occhi voltandosi verso l’amico alle sue spalle.

“Si?”

“I ragazzi hanno finito di preparare ogni cosa.. manca solo il tuo via per iniziare. Ah e qualcuno dovrebbe andare a svegliare Felicity..”

La semplice pronuncia del suo nome sembrò spazzare via il peso funesto che opprimeva il suo petto e pur mantenendo la sua solita compostezza, l’uomo avvertì chiaramente i suoi muscoli rilassarsi al ricordo di come poche ore prima si era risvegliato con lei tra le sue braccia e il suo cuore palpitare più forte, al pensiero dell'avventatezza irrazionale che l'aveva colto e che aveva annullato per un breve istante paradisiaco il suo normale controllo.

Il pirata chiuse gli occhi, sopprimendo il ricordo vivido della sensazione provata nel poggiare le sue labbra contro quelle di lei e dopo un breve sospiro mormorò:

“Penso io a svegliarla, voi potete anche iniziare.”

Senza indugio Oliver mosse i suoi passi verso il vecchio maniero, nell'intento di avviarsi all'interno della casa, ma Thomas afferrò il suo braccio con abbastanza forza da costringerlo a fermarsi.

Il pirata dagli occhi blu aspettò per un breve attimo di silenzio che il pirata dagli occhi verdi spiegasse quell'improvvisa azione, ma le parole che fuoriuscirono dalle sue labbra lo colsero del tutto alla sprovvista, sciogliendo per una frazione di secondo, la maschera che Oliver normalmente indossava. 

“Cosa ti preoccupa?”

Thomas sorrise, verso la palese sorpresa che vide balenare nel volto del suo migliore amico e lasciando andare il suo braccio mormorò divertito.

“Perché quella faccia sorpresa? Dovresti sapere che non puoi nascondermi nulla..”

Oliver fece roteare gli occhi a quelle parole, ritrovando senza alcuna fatica la sua solita facciata indecifrabile. 

“Come potrei dimenticarlo..” replicò con ironia, cercando di sviare l’argomento chiave della discussione. Per un attimo il pensiero di Felicity gli aveva fatto dimenticare la grave situazione in cui si trovavano e quanto lui fosse stato cieco fino a quel momento. Ma quella breve pausa della realtà era andata via tanto velocemente quanto era arrivata. E con il cuore in tumulto Oliver soppesò se fosse il caso di dire al suo impulsivo migliore amico ciò che la sua mente aveva realizzato.

Thomas tuttavia lo tolse dall'impiccio di scegliere cosa fare, capendo dall'esitazione dell'uomo che non fosse ancora pronto per parlare.

“Ho capito, non ti forzerò a dirlo.. ma cerca di ricordare che non sei più solo.”

Oliver posò nuovamente lo sguardo su quello dell'amico nell'udire quelle parole e quest'ultimo continuò a sorridere prima di continuare.

“Quando sarai pronto a parlare io… ” ma Thomas non finì mai quella sentenza poiché il suo sguardo venne catturato da qualcosa alle spalle del suo capitano, che portò i lineamenti del suo volto ad aprirsi in un espressione di pura meraviglia. Oliver lo guardò stranito per qualche secondo, prima voltarsi a seguire qualsiasi cosa avesse scorto e quando i suoi occhi si posarono sulla armoniosa figura femminile che sostava nel patio, non ebbe dubbi su cosa avesse scatenato quella reazione nell'amico.

Felicity.

Drappeggiata nell'abito appartenuto ai tesori che avevano rubato tempo addietro a una marchesa, sembrava lievemente spaesata da tutti i preparativi festosi a cui i pirati avevano lavorato nel pomeriggio e come un piccolo faro, la sua sola presenza era stata in grado di far voltare ogni uomo nel raggio di tre metri verso di lei.

Oliver trattenne inconsciamente il fiato, mentre le sue pupille si dilatavano per un riflesso incondizionato e il suo cuore con un incessante martellare nel petto lo informava dei sentimenti che stava provando. Era una visione angelica, divina. Una sorta di piccolo tesoro vivente capace di lasciarlo senza fiato. Il pirata aveva pensato che quell'abito le sarebbe andato bene, ma non avrebbe mai immaginato l'effetto di sublime bellezza a cui stava assistendo in quel momento. 

“Misericordia divina!”sussurrò Thomas, quasi a confermare i pensieri stessi di Oliver, il quale cercò di riacquistare un minimo di compostezza, mentre lei finiva inevitabilmente per trovarlo con lo sguardo e camminare nella loro direzione, sotto lo sguardo attento di tutti i presenti.

"Cos'è tutto questo?" furono le prime parole che uscirono dalle sue labbra e Oliver ricordò in un istinto naturale la morbidezza della sua bocca contro la sua.

"A cosa vi riferite Felicity?" rispose Thomas, nonostante la domanda e lo sguardo rabbioso con cui sembrava volesse incenerirlo era chiaramente rivolto verso Oliver.

"Mi riferisco alla preparazione di quel falò, a tutto quel cibo.. sembra come se foste in procinto di dare una festa."

Thomas sorrise calorosamente verso quell'intuizione, mentre Oliver continuò imperterrito a fronteggiare lo sguardo feroce della ragazza.

Che avesse scoperto del bacio che le aveva rubato?

"Esattamente e siete arrivata giusto in tempo a.."

"Quindi è per questo che mi avete lasciato questo vestito." affermò lei, interrompendo le parole allegre di Thomas con un tono ben poco amichevole.

"Volevate fare festa e avete pensato che avessi bisogno di essere presentabile!?" continuò, in una sentenza di una condanna che la sua mente aveva già scritto, ma ancora Oliver non replicò, troppo perso verso la rabbia distinta che poteva leggere nel chiarore dei suoi occhi.

"Be fare festa non è proprio.." provò Thomas che aveva alternato lo sguardo dall'uno all'altro cercando di capire a cosa fosse dovuta tanta tensione, ma questa volta fu la voce del suo migliore amico a interrompere le sue parole.

 

"Esatto. Ho pensato che quest'abito vi sarebbe stato bene e chiaramente, avevo ragione." disse con volto serio e impassibile, non facendo altro che alimentare la rabbia della ragazza.

"Il mio intero villaggio è stato massacrato e voi credete che io abbia voglia di fare festa?!" domandò lei, zittendo ogni intervento da parte di Thomas che iniziò a capire la motivazione di quell'atteggiamento.

Ma Oliver non apparve in minima parte sorpreso, tutt'altro. Distese la sua bocca in un finto sorriso divertito e lasciando roteare gli occhi in aria per una frazione di secondo replicò:

"Non sembravate così affranta dalla perdita questo pomeriggio, mentre nuotavate nuda nel lago."

Il rumore dello schiaffo che seguì quelle parole sembrò infrangersi nell'atmosfera che immediatamente divenne tesa.

Il sorriso di Oliver non si spense mentre sollevava il capo che lo schiaffo di lei aveva lievemente inclinato. Ma il tagliente commento ironico che avrebbe voluto mormorare morì, nel momento stesso in cui incontrò gli occhi di Felicity.

Alla vista dei suoi occhi pieni di lacrime il suo cuore sembrò bruciare vivo, ma nessuna parola di scusa uscì dalle sue labbra e seppur il suo finto sorriso scemò senza lasciar traccia, la facciata apparentemente calma non crollò.

Perché dopotutto, aveva bisogno che lei lo odiasse. Era l'unico modo che aveva per proteggerla. Tenerla lontano da se stesso. Dal pericolo che rappresentava. 

Se solo lei l'avesse odiato, sopprimere il desiderio costante di affondare la mano sui suoi capelli, baciare le sue labbra e toccare ogni parte della sua pelle sarebbe stato più semplice.

Così l'aveva provocata intenzionalmente, accondiscendendo la visione iniziale della ragazza. Ciò che non aveva tenuto in conto, era stato il dolore sordo sul suo petto alla vista delle sue lacrime o che la sensazione di averla ferita si sarebbe riflessa in lui come uno specchio d'acqua.

"Godetevi la festa." sussurrò quasi lei, la voce rotta e lo sguardo che cadeva verso la terra umida, mentre si voltava avviandosi nuovamente all'interno del maniero. Oliver non replicò, restando immobile, l'espressione indecifrabile e le mani strette a pugno.

Thomas pronunciò appena il nome di Felicity, facendo pochi passi con l'intento di raggiungerla, ma raggelato da quella situazione cambiò idea voltandosi verso Oliver, pronto ad assalire l'amico per l'irrazionale atteggiamento avuto. 

"Perché diavolo non le hai detto la verità?"

Oliver sorrise nuovamente, senza tuttavia ricambiare l'occhiata furente di Thomas.

"Non è forse vero che stiamo per festeggiare?" mormorò e l'amico pronunciò imperioso il suo nome, in una silenziosa richiesta di spiegazione.

"Credimi. L'ho fatto per il suo bene." disse infine, perdendo il sorriso e posando lo sguardo serio verso quello del suo secondo in comando, il quale non aggiunse altro, leggendo la veridicità di quella incomprensibile risposta nel suo sguardo.

"Immagino di poter accendere il falò, allora." decretò, cambiando discorso e lasciando Oliver silenziosamente riconoscente per la decisione di non indagare oltre sull'argomento. 

E senza attendere risposta da parte del pirata s'incamminò verso la catasta di legna che avrebbe dato via alla loro veglia.

 

Intanto una Felicity in lacrime e furente stava ripercorrendo il maniero diretta verso la sua stanza, maledendo ad ogni singolo passo le parole del pirata e la brutalità con cui le aveva percepite veritiere.

"Stupido! Stupido Oliver!" mormorò, alzando le gonne dell'abito per evitare di cadere e John Diggle con in mano una vecchia bottiglia di liquore che aveva appena scovato nella casa la guardò perplesso superarlo senza che lei si accorgesse minimamente della sua presenza e istintivo le andò dietro, afferrando il suo braccio per bloccare la sua frettolosa marcia.

Felicity voltò il capo, guardando con sorpresa colui che l'aveva bruscamente fermata e John notò in quell'esatto momento le lacrime nei suoi occhi.

"State bene?" domandò, schiudendo le labbra sorpreso e lasciando andare la presa sul suo braccio.

La ragazza girò appena il capo, asciugando gli occhi umidi in un gesto sbrigativo, quasi si vergognasse di mostrarsi in quel modo all'uomo e subito dopo, sforzandosi di sorridere rispose.

"Sto bene, grazie."

"Le vostre parole non corrispondono all'espressione cupa del vostro volto." replicò John, ma gli occhi di Felicity vennero catturati dalla bottiglia di liquore che l'uomo teneva contro il petto e la risposta a quell'affermativa domanda venne ben presto sostituita da un tono d'incredula rabbia.

"State andando a festeggiare anche voi John?" domandò, facendo corrucciare l'espressione del pirata in una ancora più perplessa.

"Come?"

Felicity chiuse gli occhi, sospirando e cercando con tutte le sue forze di sopprimere la rabbia che sembrava volesse esploderle nel petto, prima di mormorare.

"Capisco bene che gli abitanti del mio villaggio non fossero tra i vostri cari e certamente non vi abbiano riservato un'accoglienza calorosa, ma decidere di fare una festa pochi giorni dopo quanto accaduto mi sembra di cattivo gusto anche per dei pirati."
"Di quale festa state parlando Felicity?" domandò, con tono davvero confuso e la ragazza sollevò lo sguardo verso quello del gigante d'avanti a lei rispondendo in maniera stizzita.

"L'enorme falò che avete allestito, il banchetto di carne e frutta vicino all'entrata.." sbottò e John ridacchiò interrompendo le sue parole e ottenendo uno sguardo ben poco amichevole in risposta.

"La cosa vi diverte?!" chiese incredula lei e l'uomo abbassò lo sguardo, facendo scomparire velocemente il breve attimo di ilarità che lo aveva colto.

"No, perdonatemi. Solo che.."
"Solo che cosa!?"

"Credo abbiate frainteso le nostre intenzioni.." affermò e la rabbia nel volto di Felicity si trasformò in esasperata confusione.

"Cosa avrei frainteso per l'esattezza?"

"Non si tratta di una festa." dichiarò John e senza aspettare replica, rivelò.

"La nostra è una veglia."

Qualsiasi risposta la mente della ragazza aveva precedentemente formulato scomparì verso quella semplice verità e sbattendo più volte le palpebre tutto quello che riuscì a mormorare in quel confuso e incredulo momento fu: ".. una veglia?"

John annuì, l'espressione distesa nella più completa sincerità.

"Questo è il nostro modo di onorare i morti." affermò e uno sbuffò d'incredulità ironica ancora presente in Felicity fuoriuscì dalle sue labbra.

"Bevendo e mangiando a sazietà, davanti ad un caldo falò?" domandò con tono tale da far capire quanta difficoltà trovasse nel credere a quelle parole.

"Accendiamo il falò per guidare gli spiriti dopo la morte. Evitare che restino intrappolati nei rimpianti.." mormorò bloccandosi per un momento con sguardo improvvisamente assorto, quasi la sua mente si stesse per perdere in un particolare ricordo, poi agitando appena la bottiglia tra le mani continuò:

"Mangiamo e beviamo per ricordare a noi stessi di non sprecare neanche un istante della nostra vita."

Felicity abbassò appena lo sguardo, le labbra dischiuse mentre recepiva l'intera veridicità di quelle parole.

"Onorate i morti, capendo quanto effimera sia la vita.." sussurrò lei, poco prima che un'improvvisa consapevolezza la colpisse:

Oliver le aveva mentito. 

Ma perché? 

Perché non spiegarle la verità? Perché farle credere che fosse una festa e perché usare quelle parole così affilate?

La giovane rilasciò un sospiro, confusa e irritata allo stesso tempo, sollevò lo sguardo verso la bottiglia tra le mani del pirata, domandando senza esitazione.

"Posso avere quel liquore John?"

L'uomo la guardò stranito da quell'improvviso cambio d'argomento, ma ancor prima che potesse rispondere a quella domanda, Felicity trafugò la bottiglia dalle sue mani, marciando nuovamente al di fuori del cortile e John Diggle, totalmente confuso dalla situazione, si ritrovò a seguirla fino al patio dove la ragazza si fermò.

Felicity osservò il falò ora pienamente acceso e la decisione irrazionale nella sua testa s'intensificò.

"Potrei sapere cosa avete intenzione di fare?" domandò John, preoccupato da quella piega del tutto inaspettata, ma la ragazza non rispose, spostando i suoi occhi verso il capitano della Green Arrow. 

L'uomo ovviamente l'aveva notata nel momento stesso in cui era uscita dalla casa, mascherando prontamente la sua sorpresa sotto una finta indifferenza che non combaciava affatto con l'espressioni sorprese dei pirati attorno a lui.

"Sembra pronta per il secondo round. Forse dovresti preparare l'altra guancia, capitano." mormorò ironico Thomas posizionandosi al suo fianco.

"Sbaglio o quella che ha in mano è una bottiglia di rum?" disse subito dopo Floyd, più concentrato sulla possibilità che ci fosse davvero dell'alcol in quell'isola dimenticata da Dio.

Ma Oliver non degnò nessuno dei due di una risposta, curioso di vedere quale sarebbe stata la prossima mossa di lei. E certamente Felicity, non lo fece attendere.

Dopo averlo squadrato per qualche minuto dal patio, la ragazza scese ancora una volta i pochi gradini, marciando verso l'uomo con la fierezza di una regina. Quando fu ad un passo da lui, sollevò la bottiglia di liquore afferrando con decisione il tappo di sughero e facendo forza su esso, dopo qualche secondo riuscì nel suo intento di aprila. Il suono distinto che venne rilasciato alla sua apertura, sembrò quasi congratularsi con la giovane che piegando le labbra in un sorriso vittorioso sporse lievemente la bottiglia verso l'uomo, nel tipico gesto di brindare alla sua salute, poi, senza alcuna esitazione se la portò alle labbra, bevendo un lungo sorso dell'amaro liquore.

"Feli.." il tentativo di John di fermarla morì sul nascere, mentre la sorpresa sulle labbra di Thomas si trasformava in un sorriso ammirato. 

"Vi prego non bevetelo tutto!" esclamò Floyd, guardando con preoccupazione la preziosa bottiglia di rum. 

"Credevo non aveste intenzione di festeggiare.." disse Oliver, cercando segretamente di capire quale fosse lo scopo della ragazza.

"E io non credevo che voi foste un bugiardo." replicò lei, prima di prendere un altro generoso sorso del liquore, senza mai distogliere per un solo istante lo sguardo dal suo.

"Per quale motivo sarei.."

"Ah, non importa!" esclamò lei, interrompendolo senza esitazione, mentre l'alcol appena bevuto bruciava amaro dentro la sua gola.

"Questa è una festa no?" domandò ironica e sollevando la bottiglia verso di lui, quasi stesse brindando alla sua salute esclamò:

"Festeggiamo!" 

Felicity portò nuovamente la bottiglia verso le sue labbra, ma con rapidità estrema Oliver bloccò il suo percorso prima ancora che raggiungesse la meta, passandola con poca grazia a Floyd.

"Cosa fate!?" domandò incredula lei e per tutta risposta Oliver afferrò il suo polso trascinandola con poco garbo nuovamente verso la casa. 

Felicity si ritrovò forzatamente a seguirlo, sotto gli sguardi e i fischi divertiti della ciurma, quasi inciampando sulla sua stessa gonna per la velocità con cui lui si stava muovendo, ma a nulla servì cercare di puntare i piedi per rallentarlo, ne tanto meno protestare vistosamente verso quel trattamento.

L'uomo continuò imperterrito a trascinarla dentro la casa, superò quella che un tempo si sarebbe potuta definire cucina, fino ad arrivare al corridoio per il salone e proprio in quel momento, quando Felicity decise di ricorrere alle maniere forti mordendo la sua mano, il pirata bloccò quella furente marcia, imprecando vistosamente dal dolore.

"Vi ho detto più di una volta di non trattarmi come un sacco di patate." affermò, in risposta allo sguardo rabbioso che ricevette per quel morso e gli occhi dell'uomo parvero accendersi di furia a quelle parole. In uno scatto repentino il pirata si mosse verso la ragazza che istintivamente indietreggiò fino a trovarsi letteralmente con le spalle al muro. Verso la consapevolezza di essere ormai in trappola si voltò in tempo per vedere l'uomo caricare il suo pugno destro. Le labbra aperte in parte dalla sorpresa, chiuse gli occhi in un'azione del tutto istintiva, mentre il rumore sordo del colpo s'infrangeva nella parete alle sue spalle.

Quando dopo interminabili secondi si decise a riaprirli, trovò il volto di Oliver a pochi centimetri dal suo e privata del suo stesso respiro incontrò confusa gli occhi del pirata.

Non capiva a cosa fosse dovuta la furia che stava accendendo il suo sguardo in quel momento, proprio come non aveva alcuna idea del perché lui le avesse mentito pochi momenti prima. E averlo a pochi centimetri da lei non l'aiutava affatto a ragionare sulla questione o a dirla tutta a formulare un qualsiasi pensiero logico. 

Ma anche se avesse avuto la possibilità di calmarsi e ragionare, non sarebbe mai arrivata al vero motivo che stava facendo impazzire l'uomo.

Perché "impazzire" era la sola parola adatta a ciò che stava accadendo nella testa di Oliver. Quando si era risvegliato con lei tra le sue braccia quella sera, scendere ad assaggiare le sue labbra dischiuse era parso semplice. Una sorta di sorso peccaminoso a cui non era riuscito a dire di no. Ma era stato proprio dopo quel quasi accennato e innocente sfioramento di labbra che la sua fame era cresciuta. L'aveva avvertita chiaramente come un vortice nel suo stomaco, ingigantirsi e renderlo simile ad un assetato che dopo mesi nel deserto, sfiora l'acqua per la prima volta. Così si era ritrovato a lottare contro i suoi stessi istinti, fuggendo dal letto e dalla tentazione che lei rappresentava.

Si era ricomposto, utilizzando tutto l'auto-controllo che per anni l'aveva reso il pirata temibile che era e aveva tenuto occupata la sua mente pensando al problema della sua ciurma che avrebbe dovuto affrontare, ma non era bastato.

Tutta la sua determinazione, la sua concentrazione, il suo controllo.. erano svaniti nel momento stesso in cui lei era apparsa sul patio. Stretta dentro quel maledettissimo vestito che lui stesso aveva deciso di darle. Così le aveva mentito, cercando di allontanarla da lui e dal pericolo che in quel momento rappresentava, ma lei era tornata. 

Con il volto fiero di una guerriera, la camminata regale di una regina e quell'inconfondibile timbro di sfida nei suoi occhi che non aveva fatto altro che aumentare il suo già incontrollato desiderio.

"Potrei sapere co.."

"Tornate nella vostra stanza." sussurrò roco lui, chiudendo gli occhi per un attimo interminabile, prima di tuffarsi nuovamente con determinazione nelle pozze d'innocenza confusa che lo stavano guardando.

"Tornate nella vostra stanza.. e chiudete a chiave la porta." ripeté, in un ordine inflessibile e totalmente confusionario.

"Perché.. dovrei farlo?" domandò incerta e lui replicò stizzito.

"Perché ve lo sto ordinando."

La bocca della ragazza si aprì quasi a formare una 'o' tra il confuso e l'infastidito, prima di mormorare ironica:

"Per caso soffrite di perdita di memoria temporanea?"

Oliver sollevò un sopracciglio confuso, prima che lei esclamasse con tono alterato.

"Non sono un vostro sottoposto! Per cui non prendo ordini da voi!"

Felicity si voltò di scatto nel tentativo di andarsene, ma si scontrò con il braccio dell'uomo che ancora la intrappolava verso il muro. Fu in quel momento che si accorse del sangue che colava dalla sua mano.

"State sanguinando!" affermò, prendendo istintivamente la mano del pirata poggiata contro la parete, ma quest'ultimo si sottrasse subito dal suo tocco, quasi il solo contatto lo avesse scottato.

Felicity allora alzò lo sguardo verso il suo volto, tentando ancora una volta di capire il perché di quell'azione, ma gli occhi del pirata sembravano irraggiungibili, così la giovane sospirando silenziosamente, interruppe quasi subito quell'indagine.

"Devo disinfettare la ferita e bendarvela."

"Non c'è affatto bisogno di una cosa simile, è solo un graffio. Andate nella vostra stanza come vi ho detto." replicò lui, facendo pochi passi verso la direzione opposta, ma la replica della ragazza lo costrinse a voltarsi.

"Come vi ho già detto non prendo ordini da voi, sopratutto se assurdi."
"Non costringetemi a portarvi di peso."minacciò e Felicity incrociò le braccia al petto, gesto che mise in risalto i seni stretti nella scollatura dell'abito. Oliver deglutì, trattenendo volutamente il respiro e facendo leva su tutto l'autocontrollo di cui era capace per ignorare l'accaduto.

"Potete farlo, ma sapete bene che sono brava nel fuggire." affermò lei e la bocca di Oliver si storse in una smorfia infastidita. 

"Certo se vi faceste curare quella mano, potrei prendere in considerazione l'idea di assecondare la vostra assurda richiesta." mormorò poco dopo, facendo scorrere distrattamente lo sguardo per la stanza con disinteresse sotto gli occhi di un Oliver esasperato e confuso. Era così importante per lei curare quella minima ferita? si chiese, nel silenzio di qualche secondo, per poi arrivare alla conclusione che non importava. Se quello era l'unico modo per riuscire a distanziare la sua figura da se stesso, allora l'avrebbe accontentata.

"Dovrebbe esserci ancora del limone in cucina." mormorò e Felicity sorrise vittoriosa, precedendolo senza indugio verso il luogo da lui appena nominato.

Non impiegarono molto ad arrivarci e come Oliver aveva previsto, in un vecchio cesto scucito trovarono mezzo limone inutilizzato, che Felicity spremette pochi istanti dopo nella ferita aperta del pirata, provocandogli abbastanza dolore da far storcere l'espressione del suo viso in una smorfia seccata.

"Ecco cosa si ottiene quando si decide senza alcun motivo di sferrare un pugno al muro." mormorò la giovane, notando come l'uomo stesse cercando di mascherare orribilmente il fastidioso bruciore dovuto al succo di limone sulla sua mano.

"Il muro vince." continuò ironica, ottenendo un'occhiataccia da parte di Oliver che invece d'intimorirla la divertì, tanto da doversi mordere le labbra per evitare di scoppiare a ridergli in faccia.

Quando ebbe finito di disinfettare la ferita, strappò un lembo di strofinaccio lavandolo con cura, prima di utilizzarlo come bendaggio per la sua ferita.

"Ora andate nella vostra stanza." mormorò l'uomo, nell'attimo stesso in cui lei ebbe terminato il lavoro e ancora una volta a passi svelti provò ad allontanarsi da lei, ma la sua voce tremante lo bloccò:

"Perché la mia isola?"

Oliver restò in piedi, rivolgendole le spalle per qualche secondo prima di voltarsi appena ad osservare la sua figura. Ma Felicity non ricambiò il suo sguardo. Il capo chino verso il basso, i pugni stretti ai lati del suo piccolo corpo.

"Perché ha distrutto ..proprio la mia isola?" chiese ancora, esponendo la domanda che in quei pochi giorni l'aveva tormentata. Oliver dischiuse le labbra, prendendo un lieve respiro, prima di chiudere per qualche secondo gli occhi, quasi stesse cercando disperatamente una verità diversa da quella a cui lui era arrivato.

"Non ha alcun senso pensarci ora." finì per mormorare e le labbra della giovane si stesero in un sorriso teso, prima che sollevasse lo sguardo umido di lacrime a incontrare quello dell'uomo.

"Forse, ma vedete.. ho bisogno di saperlo." disse e il suo tono di voce quasi rotto dal dolore, contrastò con la facciata serena del suo viso che la ragazza si era imposta.

Oliver mantenne il contatto visivo, ma non rispose e lei continuò.

"Ho pensato allungo alla faccenda. E per quanto mi sforzi non ha alcun senso."

Felicity fece roteare gli occhi lucidi di lacrime per la stanza, mentre la rigidità del suo corpo aumentava.

"Conway è una piccola isola, ben diverso dalle grandi isole che ha distrutto precedentemente. Uccidere... uccidere tutti loro.."

La voce di Felicity si spezzò e ogni singolo muscolo dell'uomo parve vibrare, attirato dal desiderio di stringere quel piccolo corpo tremante contro di se, ma ancora una volta restò immobile, silenzioso.

"Non ha creato nessuna notizia. Conway non è.." la voce le morì ancora alla dolorosa consapevolezza di non poter più usare il tempo presente e i suoi occhi si chiusero istintivamente, prima che continuasse.

"Conway non era abbastanza grande da rendere la sua distruzione una notizia di stampa. E prima di questo momento tutte le isole colpite lo erano per cui... perché?"

Oliver conosceva la risposta ed ebbe il sentore che nonostante la domanda posta, anche Felicity la sapesse, ma si costrinse comunque a pronunciare parole che sapeva, l'avrebbero ferita.

"Ha colpito la vostra isola.." iniziò, gli occhi bassi incapaci d'incontrare quelli di lei.

"..come monito nei miei riguardi. Voleva che io ricordassi che chiunque abbia a che fare con me, finirà per soffrire..o morire." terminò e Felicity rilasciò il respiro che aveva inconsciamente trattenuto, mentre le lacrime raggruppate nei suoi occhi iniziavano lentamente a discendere lungo il suo viso.

"Ha distrutto l'isola; ha ucciso tutte quelle persone.. perché vi ho aiutato." mormorò lei e la rigidità del suo corpo iniziò a scemare verso quella consapevolezza che ormai non poteva più negare a se stessa.

"Sono stata io. La colpa è stata mia." concluse, la voce rotta dal pianto ormai incontrollato e il capo basso, quasi a voler nascondere il suo volto.

Quella scena annullò per il pirata ogni proposito di starle lontano e in pochi passi la raggiunse. 

"Ehy.. ehy. Guardami." sussurrò, poggiando entrambe le mani sulle sue spalle e abbassandosi alla sua altezza. Felicity alzò lentamente il capo, gli occhi appannati dalla moltitudine di lacrime che continuavano a formarsi.

"Non pensarlo neanche per un istante. La colpa è mia. Voleva colpire me.. tu non centri nulla."

Lei scosse il capo, chiudendo gli occhi prima di affermare con voce alterata dal pianto.

"Non sarebbe successo nulla se io mi fossi rifiutata di curarvi.."

Oliver aumentò la stretta sulle sue spalle, replicando senza esitazione.

"I miei uomini non ve l'avrebbero permesso. Vi avrebbero minacciato, costretto. Oltretutto avete già dimenticato? Sono stato io a rapirvi. Io sono il responsabile di quanto accaduto.. io ho creato Slade...io.."

Felicity continuò a scuotere il capo ad ogni parola e un sorriso di tristezza incorniciò il suo viso nell'incontrare lo sguardo del pirata.

"I vostri uomini non avrebbero mai fatto del male ne me, ne a nessun'altro. E anche se voi non mi aveste rapito avrei comunque scelto di salvarvi.."

Oliver boccheggiò un momento verso quell'affermazione, prima di riuscire a trovare una replica adatta.

"Perché non lo sapevate." 

Il pirata raddrizzò il busto, lasciando andare gentilmente la presa sulle sue spalle e si aprì un sorriso comprensivo.

"Se aveste saputo il pericolo che la vostra isola correva, avreste preso una scelta diversa." disse sicuro, ma ancora una volta Felicity scosse il capo, mentre il flusso delle sue lacrime rallentava.

"No. Se anche avessi saputo il pericolo che tutti avrebbero corso... vi avrei salvato comunque."

A quelle parole gli occhi dell'uomo si spalancarono e la sua bocca si dischiuse sorpresa. Oliver non ebbe alcun dubbio che quella che aveva appena udito fosse la verità, perché gli occhi cristallini che in quel momento stavano ricambiando il suo sguardo del tutto incredulo, non mostravano alcuna incertezza.

Felicity sospirò, distogliendo lo sguardo da quello dell'uomo, il quale non riuscì a staccare i suoi occhi da lei.

"Questo è ciò che mi fa più male.. sapere che avrei comunque agito allo stesso modo." confessò, prima di abbassare il capo e lasciare che nuove lacrime rigassero le sue guance. Oliver lasciò scemare la sua espressione sorpresa, deglutendo con colpevolezza nel vedere il chiaro dolore di Felicity e nel sapere di esserne responsabile. Strinse le mani a pugno e nonostante la sensazione d'impotenza che provava in quel momento, si sforzò di pensare a qualcosa di adatto da dirle per confortarla, ma senza successo. Ogni genere di frase sembrava banale e inutile nella mente dell'uomo.

Così, finì per formarsi un silenzio distinto tra loro, interrotto solamente dal rumore spezzato del pianto di Felicity. Almeno fino a quando una nuova consapevolezza non colpì la ragazza.

"..non potevo sapere." sussurrò, più a se stessa che ad Oliver, mentre il flusso continuo delle sue lacrime rallentava e il dolore sordo nel suo petto lasciava il posto alla logica svelta del suo cervello.

"Io.. non potevo sapere.."

"Come?"

Felicity alzò il capo verso Oliver, incontrando i suoi occhi prima di domandare.

"Io non potevo sapere che avrebbe attaccato il villaggio..ma lui come sapeva del mio villaggio? O anche solo che io vi ho aiutato?"

La confusione nel volto di Oliver si trasformò in consapevolezza e la ragazza seppe in un battito di ciglia che l'uomo si era già posto quella domanda.

"Non dovete preoccuparvi di questo o di Slade. Vi prometto che porterò giustizia per la vostra gente." affermò, nel tentativo palese di cambiare discorso, ma lei scosse il capo, mentre la tristezza nel suo sguardo veniva sostituita dal chiaro riflesso della sua determinazione.

"Come sapeva che vi avevo aiutato?" domandò ancora, afferrando istintivamente il braccio del pirata.

"Felicity.." iniziò lui, ma lei interruppe quella che aveva tutta l'aria di essere una protesta ancor prima che la formulasse.

"Ho bisogno di capire come, Oliver." affermò lei, fissando gli occhi di lui in una muta preghiera.

"Non mi basta accendere un falò e bere fino all'alba. Ho bisogno di onorare le persone che ho perso scoprendo la verità.. e fermando il loro assassino."

Oliver ancora non rispose, frammentato verso quale delle due strade che poteva intraprendere sarebbe stata la più giusta, ma alla fine le ultime parole di lei ebbero la meglio.

"Vi prego."

Il pirata chiuse gli occhi e sospirò, prima di raccontare con voce incolore le supposizioni di cui ormai era certo.

Qualcuno della sua ciurma l'aveva tradito. Aveva complottato con Slade, tradendo l'equipaggio, il suo capitano e causando la morte dei cari di Felicity. 

La giovane ascoltò ogni cosa con attenzione rapita, mentre la sua mente elaborava frenetica ogni dettaglio, ricostruendo e collegando tutte le domande per cui non aveva trovato risposta fino a quel momento.

Infine si sedette, come sconfitta da quell'intera situazione e dopo aver pensato attentamente a cosa dire, domandò:

"Chi?"

Oliver non aveva bisogno di alcuna spiegazione per quell'apparente incompressibile domanda. Sapeva a cosa la giovane si stava riferendo, ma ancora una volta il suo primo istinto fu quello di aggirare la questione.

"Non è qualcosa di cui dovete preoccuparvi. Gestirò la situazione e fermerò Slade. Avete la mia parola su questo." disse, e Felicity sollevò il capo per incontrare i suoi occhi.

"Non senza di me."

Il pirata scosse appena il capo verso quell'affermazione, chiaramente contrario.

"Felicity.."

"Oliver, se credete che me ne starò con le mani in mano mentre il pazzo che ha distrutto l'isola dove sono nata e ucciso le persone con cui sono cresciuta è a piede libero allora state sbagliando." puntualizzò, alzandosi come una molla dalla sedia dove poco prima si era lasciata andare.

"Felicity, Slade non è qualcuno contro cui voi possiate fare qualcosa.."

"Mi pare di aver dimostrato di saper gestire un pirata." replicò lei e Oliver stizzito le si avvicinò istintivamente.

"Quanto accaduto con il Conte è una situazione del tutto diversa da questa Felicity. Allo stato attuale neanche io ho la certezza di poterlo battere." rivelò, confondendo e sorprendendo la giovane allo stesso tempo. Come poteva affermare una cosa simile se solo quel pomeriggio l'aveva visto uccidere un enorme alligatore con la stessa facilità con cui lei avrebbe sbucciato una mela? Che genere di persona era questo Slade da incutere timore persino ad un pirata del calibro di Oliver Queen?

"..è solo un'uomo." riuscì a dire infine lei, ma lui scosse il capo.

"Non lo è più da molto tempo." mormorò, lo sguardo assorto in quello che doveva essere un doloroso ricordo che Felicity fece scomparire dopo un attimo di esitazione, mormorando esasperata:

"Oh insomma mi spiegate di cosa state parlando? Perché credete di non poterlo battere al momento .. e cosa significa che non è più un uomo?"

Oliver irrigidì le labbra a quelle domande dirette, ma capì in fretta che anche se avesse deviato quel percorso che la loro conversazione stava prendendo la ragazza non avrebbe mollato la presa. Ormai conosceva abbastanza Felicity da sapere che il suo desiderio di conoscenza era implacabile e forse quella volta, metterla al corrente della verità o almeno parte di essa, non era necessariamente un pericolo, ma una salvezza.

Se avesse capito il genere di pericolo che correva, sarebbe stata più accomodante nel non intromettersi.

Fu proprio quel pensiero a spingerlo a rispondere:

"Sette anni fa Slade ha iniettato su se stesso un siero sperimentale che ha aumentato la sua forza in modo ..estremo."

Felicity schiuse le labbra e batté più volte le palpebre esitando un solo secondo prima di chiedere:

"Definite ..estremo."

"Potrebbe sradicare un albero a mani nude e tirarmelo contro come se fosse una semplice freccia.." chiarì e la giovane deglutì, scrollandosi lo stupore di quella scoperta per sostituirlo con la sua implacabile sete di sapere.

"Ma questo è impossibile insomma.. che genere di persona puo' creare un siero simile?"

"Ivo." rispose Oliver e immediatamente il volto del Colonnello Anthony Ivo si affacciò nella testa della ragazza.

"Non sembrava abbastanza intelligente da poter fare una cosa simile." dichiarò e il pirata si lasciò andare ad un breve sorriso prima di replicare:

"Effettivamente lui non ha creato il siero, l'ha solo commissionato. L'uomo che ha creato il siero viene chiamato il Calcolatore, nessuno sembra conoscere la sua vera identità e si sposta di continuo, per cui non siamo riusciti ancora a trovarlo."

Felicity soppesò le parole di Oliver, ricollegando ogni punto con rapidità estrema.

"Volete trovarlo affinché vi fornisca una cura, così potrete avere una possibilità di sconfiggere Slade."

Il capitano della Green Arrow annuì, confermando silenziosamente quelle parole, mentre la testa della ragazza lavorava in fretta verso l'accumulo di tutte quelle nuove informazioni.

Fino a giungere a una nuova conclusione.

"Slade è a conoscenza anche di questo vero?"

Oliver annuì.

"Quindi anche lui starà cercando questo..Calcolatore e se lo trovasse prima di voi.."

".. lo ucciderebbe. E qualsiasi speranza di fermarlo diverrebbe nulla." mormorò Oliver, completando la sentenza della ragazza. E nel vederla assorta ad assemblare quanto grave fosse la situazione il pirata affermò.

"Ora che conoscete la situazione concorderete con me nel dire che non è un uomo al quale voi dovreste avvicinarvi."

La replica di Felicity mise in chiaro che la ragazza non aveva prestato la minima attenzione a quelle ultime parole.

"Ma se avessi un po' del suo sangue..non vi servirebbe trovare questo Calcolatore."

"Cosa state dicendo?"
"Potrei creare una cura." affermò, dipingendo con quella parole una genuina sorpresa nel volto dell'uomo.

"State dicendo che sareste in grado di trovare una cura, partendo dal suo sangue?"

Lei annuì istantaneamente verso la domanda e iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza sotto lo sguardo vigile dell'uomo, spiegò:

"Se questo siero è così forte da averlo trasformato in un super uomo, allora nel suo sangue sarà rimasta una chiara traccia degli elementi usati. Confrontandolo con del sangue normale dovrei intuire la costruzione del siero e una volta arrivata a capire come l'hanno realizzato, trovare la cura sarà semplice."

Oliver aveva seguito ogni parola della giovane con totale attenzione, captando la sicurezza sincera di quanto stava affermando. E per un attimo, la strada della vittoria parve così semplice al pirata.

"Quindi se ci fosse un modo per avvicinarsi abbastanza a .."
"Non c'è." la interruppe lui, beccandosi un'occhiataccia da parte di Felicity.

"Se anche avessimo idea di dove Slade si trovi al momento, chiunque decidesse di avvicinarsi a lui per sgraffignare un po' del suo sangue sarebbe un pazzo o desideroso di morire."

Non c'era il minimo tentennamento in quella sentenza e la giovane incrociò le braccia al petto guardando in modo ben poco amichevole l'uomo mentre replicava:

"State dicendo che sono pazza o che voglio morire?"

"Sto dicendo.." mormorò lui, chiudendo la distanza tra loro con due passi.

"..che il piano di trovare il Calcolatore ha più speranze di riuscita al momento ed è decisamente meno rischioso. Ora da brava rispettate il patto che abbiamo fatto e filate in camera vostra." mormorò, posando le mani sulle sue spalle e voltandola come se fosse una bambola di porcellana le diede una leggera spinta verso il corridoio per il piano superiore.

"Ma.." protestò lei, voltandosi nuovamente e facendo istintivamente alzare gli occhi del pirata verso il soffitto.

"..ho solo detto che avrei preso in considerazione l'idea di obbedirvi, non che l'avrei fatto per certo." mormorò e gli occhi di Oliver brillarono minacciosi a quelle parole.

"Felicity.." sibilò, riuscendo senza aggiungere altro a farle capire che quel gioco di parole non era stato gradito.

"Oh andiamo non potete davvero pretendere che dopo tutto quello che mi avete appena detto io possa semplicemente andare a dormire. Oltretutto dopo aver dormito per la maggior parte del pomeriggio e senza neanche aver cenato!" puntualizzò lei e solo in quel momento Oliver realizzò che effettivamente Felicity non aveva tutti i torti. I suoi desideri carnali lo stavano facendo sragionare del tutto, portandolo a compiere richieste assurde.

"Quindi invece di perdere tempo potremo ragionare su di un modo per arrivare ad avere un po' del sangue di Slade." continuò lei e lui sospirò esasperato.

"Felicity.." ripeté ancora una volta il suo nome, in un tono di protesta verso quell'argomento che pensava di aver già archiviato precedentemente, ma lei incurante di quell'avvertimento continuò:

"So che trovare il Calcolatore è il piano più sicuro, ma quante altre persone dovranno morire nell'attesa!?" domandò, con logica disarmante e senza lasciare il tempo all'uomo di dire alcun ché, affermò:

"E se dopo tutto il tempo passato a cercarlo alla fine Slade lo trovasse per primo? Cosa accadrebbe allora? Avreste lasciato che altre persone muoiano per seguire la via più sicura e senza neanche riuscire nell'impresa!" 

Oliver chiuse gli occhi e se solo Felicity si fosse fermata ad osservare l'espressione nel volto del pirata avrebbe potuto scorgere il sentore di una tempesta. Ma la ragazza era troppo occupata a snocciolare parola dopo parola il suo monologo di pensieri interiori, così quando il primo lampo si manifestò nel cielo già fattosi scuro, si ritrovò del tutto impreparata:

"Se invece consideraste l'idea di rubare un po' del suo sangue allora.."
"NO!"

Non era stato un urlo, più una flessione imperiosa della voce che l'aveva portata ad alzare lo sguardo verso il volto furioso di lui e tacitata della parola.

"Non metterò a rischio la vita di nessuno dei miei uomini per un impresa tanto folle." lo disse in tono glaciale, eppure quelle parole parvero bruciarla, allora lei esitò solo un momento, prima di domandare incerta:

"Ma, anche se arrivaste a prendere la cura dal Calcolatore.. ad un certo punto la vostra ciurma dovrà comunque scontrarsi contro Slade...no?"

Oliver distolse lo sguardo, senza minimamente prendere in considerazione l'idea di risponderle e lei in una frazione di secondo arrivò da sola alla soluzione del suo stesso quesito.

"A meno che il vostro piano sia sempre stato quello di prendere la cura...  e affrontare da solo Slade."

Lui non replicò e lei dopo il momento di smarrimento a quella sconvolgente scoperta deglutì.

"Non potete.. è una follia!" dichiarò agitatamente, avanzando verso di lui istintivamente.

"La vostra ciurma lo sa?! No. Certo che no." si rispose da sola, mentre il cuore correva più veloce della sua testa e il panico l'assaliva.

"Se uno di loro sapesse del vostro piano vi fermerebbe senz'altro." concluse ad alta voce, muovendosi istintivamente verso il giardino dove gli uomini stavano ancora festeggiando, ma rapido Oliver afferrò il suo braccio, costringendola a fermarsi.

"Lasciatemi!" ordinò, ribellandosi alla sua presa con tutte le forze, ma in tutta risposta lui afferrò anche l'altro braccio spingendola più vicino a se.

Felicity allora sollevò il capo a incontrare il volto vicino di lui, troppo vicino e Oliver finalmente parlò.

"Questo è l'unico modo giusto per chiudere la faccenda."

L'affermazione fece apparire una fugace smorfia nel volto di lei, che rapida si ritrovò a replicare.

"Andare a morire è l'unico modo giusto?No! Non ve lo permetterò, dirò ogni cosa a John, Thomas e gli altri.. loro vi fermeranno!" lei si agitò ancora per fuggire alla sua presa, ma voltandosi di scatto nel tentativo di liberarsi finì per dargli le spalle e lui approfittò del movimento per spingere la schiena di lei contro il suo petto, intrappolandola nel suo abbraccio.

Il cuore di Felicity a quell'azione perse un battito e quando sentì la voce dell'uomo vicino al suo orecchio trattenne il respiro, cessando i suoi tentativi di protesta verso quella stretta dalla quale non era certa di voler essere liberata.

"Slade ha distrutto intere isole e massacrato tutti i loro abitanti solo per colpire me..  è stato persino in grado di corrompere uno dei miei uomini."sussurrò in tono amaro, sotto il respiro agitato di lei.

"Non posso permettere che ferisca nessun'altro a causa mia." 

Felicity non poteva vedere il volto dell'uomo alle sue spalle, ma la debolezza della sua voce la rese consapevole del peso che Oliver portava addosso, molto più di qualsiasi altra rivelazione. 

Morireste per lui?

Morirei per ognuno di loro. Sono la mia famiglia.

Il ricordo lontano delle parole che il vecchio Anatoly aveva pronunciato tempo addietro alla curiosa bambina che era stata, le tornò alla mentre in un fugace flashback di consapevolezza.

Slade era riuscito a insidiarsi all'interno della ciurma di Oliver. 

Aver corrotto un membro della sua famiglia. E se era già stato in grado di compiere qualcosa di simile, cosa avrebbe potuto fare al resto di loro?

"Vi prego Felicity.." sussurrò e lei chiuse gli occhi per un istante, rilassando il suo intero corpo verso quello dell'uomo.

Il movimento causò la totale attenzione del pirata, i cui muscoli s'irrigidirono verso l'arrendevolezza che il corpo della giovane stava mostrando. Incerto e decisamente troppo consapevole della vicinanza tra i loro corpi, Oliver allentò la presa e lei rilasciò un sospiro aprendo gli occhi e voltandosi tra le sue braccia lentamente a incontrare l'espressione completamente ammaliata di lui.

Non aveva idea di cosa stava accadendo o più precisamente, Felicity non aveva la piena consapevolezza del potere che esercitava sull'uomo. Il che rendeva la situazione attuale più pericolosa momento dopo momento.

"Niente di tutto quello che lui ha fatto è una vostra colpa." mormorò e il pirata dischiuse le labbra, fissando il volto della ragazza come se non capisse minimamente di cosa stesse parlando. Ed in parte, era anche vero. L'argomento Slade sembrava qualcosa di lontano, di archiviato. Dio non ricordava neanche più la questione! Come avrebbe potuto? La sua mente e il suo cuore erano completamente stati assorbiti da lei nel momento stesso in cui l'aveva sentita poggiarsi di propria volontà contro il suo petto.

Sbatté le palpebre più volte e distogliendo il suo sguardo da quello di Felicity, cercò di riottenere un minimo di controllo sui suoi sensi.

"Penso che ci sia più di una prova che afferma il contrario." 

Il tono ironico con cui quelle parole uscirono dalla sua bocca, contrastava aspramente con lo sguardo cupo nel suo viso che portò la mano di Felicity a poggiarsi in un gesto istintivo sulla guancia del pirata.

Gli occhi di Oliver si mossero quasi come guidati da volontà propria a quel contatto, incontrando in pochi istanti il calore di luce presente nelle gemme di speranza che in quel momento ricambiavano il suo sguardo.

"Penso che vi sbagliate." mormorò e Oliver deglutì, prima di affermare.

"Non sapete neanche perché Slade voglia vendicarsi di me.. se voi conosceste la verità non.."
"So già tutto quello che mi serve sapere." affermò lei e il pirata trattenne inconsciamente il fiato, mentre il suono caldo della voce di Felicity continuava ad entrare nelle sua testa.

"So che preferite concentrare ogni vostra singola risorsa sul fermare Slade, piuttosto che pensare a pulire il vostro nome dai suoi crimini. So che avreste potuto non curarvi affatto delle sue azioni, dopotutto siete un pirata, ma invece ve ne siete fatto carico."

Il cuore dell'uomo arse forte contro il suo petto, correndo come un pazzo ad ogni sua singola parola, mentre i suoi occhi restavano fissi e ipnotizzati dalla luce che riusciva a scorgere dentro quelli della ragazza.

"So che il vostro desiderio di proteggere la vostra ciurma è tale da spingervi ad agire da solo.. in quello che continuo a credere sia il più folle dei piani." la puntualizzazione finale fece sorridere appena il pirata, ancora del tutto focalizzato sui suoi occhi.

"Se non avessi visto la bandiera pirata appesa alla vostra nave, avrei creduto che voi foste un eroe, più che un pirata."

In quel momento anche le labbra di Felicity si distesero in un genuino sorriso, attirando l'attenzione dello sguardo del pirata su di esse e facendo perdere il breve attimo d'ilarità dal volto dell'uomo.

Avrebbe dovuto ritrarsi. Avrebbe dovuto levare la mano di lei dalla sua guancia dove ancora poggiava e ancor prima di ciò non avrebbe dovuto avvicinarsi così tanto a lei! Ma per ricordarsi di tutti quei propositi in quel momento era tardi, poiché l'autocontrollo del pirata era prossimo alla sua fine e la colpa ovviamente era tutta di Felicity.

Lei l'aveva stregato con i suoi occhi, con la dolcezza della sua bocca, con le sue parole di fiducia incondizionata.. e l'uomo ormai non aveva più alcuna forza di sottrarsi a quell'attrazione.

Lasciò scivolare una mano nella sua guancia, facendo dischiudere le labbra di lei dalla sorpresa di quell'azione e senza indugio alcuno si chinò fino ad arrivare a un passo dalla sua bocca. 

"Un eroe dite?" 

Felicity s'immobilizzò, completamente catturata dagli occhi del pirata e improvvisamente fu consapevole della carica elettrica che viaggiava tra loro senza meta.

"Dimenticate che vi ho rapita." sussurrò lui, prima di catturare senza indugio le labbra diafane di lei in un bacio allungo sperato.

La bocca dell'uomo si mosse esperta, approfittando dello stordimento confuso di lei, seducendo e saccheggiando la bocca della ragazza come solo un pirata avrebbe potuto fare. E Felicity, colta dalla passione che lui stava accendendo in tutto il suo corpo con quel semplice bacio chiuse gli occhi dimenticando ogni cosa. Slade, la missione, gli abitanti dell'isola. Tutto svanì dalla sua mente per lasciare il posto al calore del corpo che premeva contro il suo, al sapore della sua bocca che in quel momento si muoveva senza sosta sulla sua, togliendole ogni possibilità di respiro. Tutto ciò che percepiva in quel momento era Oliver. 

E anche quando lui si staccò dalle sue labbra, lasciandole la possibilità di riprendere fiato, la ragazza tenne gli occhi chiusi e le labbra semi aperte, in un espressione beatamente accaldata che eccitò Oliver oltre ogni misura.

Dio! Quell'immagine peccaminosa dalle fattezze d'angelo era davvero la stessa bisbetica che continuava ripetutamente a contraddirlo con le sue logiche e fastidiose argomentazioni?

Si ritrovò a pensare il pirata, osservando le sue labbra arrossate a causa dell'assalto appena subito e il candore della sua pelle lattea invasa dal colore di una rosa appena sbocciata. Ma ciò che minò davvero la sanità dell'uomo furono i suoi occhi.

Quando la giovane aprì lentamente quelle chiare pozze di dolcezza, Oliver vi lesse all'interno lo stesso desiderio che lo stava consumando da quella mattina e anche la minima volontà di fermarsi svanì.

L'avrebbe baciata ancora, decise. L'avrebbe baciata e fatta sua là in quell'istante. Non gli importava che a pochi passi da loro ci fossero i suoi uomini o che si trovassero in una sporca cucina. L'avrebbe avuta in quel momento. Sopra quel tavolo, sul muro.. in piedi, non importava. Tutto ciò che riusciva a pensare era baciare e toccare ogni centimetro della sua pelle. Conoscere il suono della sua voce implorante che gli avrebbe chiesto di più e affondare dentro di lei volta dopo volta fino a sentirla urlare dal piacere che lui le avrebbe dato.

"Ca-capitano ?" la voce di Curtis si sovrappose ai suoi fantasiosi desideri e funzionò nella testa del pirata come una sveglia fastidiosa che lo costrinse a spostare il suo sguardo dalla figura del suo sottoposto in piedi all'entrata della cucina. Curtis mostrava la tipica espressione imbarazzata di chi avrebbe semplicemente voluto scavare una fossa e svanire.

Ma non fu la sua figura che spense i bollenti spiriti di Oliver, bensì quella dell'uomo che gli stava accanto. Sebastian.

Improvvisamente tutti i problemi di Oliver bussarono nuovamente alla sua porta e il momento di debolezza avuto svanì. Il pirata lasciò ritrasse la mano nel volto di Felicity, senza tuttavia abbandonare la stretta ancora ancorata alla sua vita e riacquistando la sua solita facciata impenetrabile domandò:

"Vi serve qualcosa?"

Curtis boccheggiò indeciso e confuso su quanto dire, come suo solito finì per balbettare:

"Be ecco.. non proprio, non che ci serva.. cioè mancavate dalla festa e.." 

"Nulla d'importante. Ci chiedevamo come mai non foste alla veglia e siamo venuti a controllare che tutto fosse apposto." disse Sebastian, interrompendo l'imbarazzante sproloquio di parole del ricciuto.

"Visto che tutto sembra in ordine, noi torniamo in giardino. Buon proseguimento." augurò l'uomo, trascinando un confuso Curtis via con se e quando i due svanirono oltre il vano dell'arcata Oliver si permise di sospirare sollevato per un momento, prima di posare i suoi occhi sulla figura stranamente taciturna di Felicity.

"Felicity.. penso sia meglio, che voi andiate nella vostra stanza ora." mormorò e la ragazza a capo chino e con l'espressione stralunata annuì.

Non sembra neanche essersi accorta dell'interruzione dei due e quell'improvvisa arrendevolezza al suo comando lo preoccupo.

"State bene?" la domanda uscì spontanea, così come spontaneo fu per la giovane sollevare lo sguardo a incontrarlo.

"Le mie gambe.. non credo collaboreranno." dichiarò e quando Oliver sentì il peso della ragazza scivolare verso il basso dalla sua presa, aumentò la stretta, sorreggendola con facilità estrema.

"Felicity!" l'esclamazione del suo nome uscì con tono preoccupato e quando riacciuffò il suo sguardo, l'imbarazzo nelle sue guance e il suo successivo abbassamento degli occhi verso terra rese chiaro all'uomo che quel bacio doveva averla sconvolta più di quanto fosse lecito.

Compiaciuto, non poté fare a meno di aprirsi in un sorriso soddisfatto, prima di aiutarla senza una parola a raggiungere la sua stanza.

Il viaggio fino alla camera fu silenzio e più lento di quanto normalmente sarebbe stato. O forse alla ragazza parve più lento per via della moltitudine agitata di pensieri che in quel momento l'avevano invasa e che quel silenzio teso non aiutava affatto ad alleviare.

Solo quando i due arrivarono davanti alla porta della stanza, le parole tornarono di uso comune.

"Volete che vi aiuti a.."
"No!" lo fermò immediatamente lei e i loro sguardi s'incrociarono nello stesso istante, prima che Felicity abbassasse lo sguardo e si poggiasse alla porta. Le gambe ancora deboli, ma più resistenti di pochi minuti prima.

"Posso entrare da sola." mormorò, senza riuscire a guardarlo in faccia e Oliver sorrise appena, annuendo.

"Quel liquore deve avermi fatto male.. e non avendo neanche mangiato il mio corpo, si be.." iniziò a balbettare, cercando una qualsiasi logica spiegazione per la sua improvvisa perdita di forze che non avesse alcun collegamento con il bacio che lui le aveva dato.

Ed Oliver stette al gioco, trattenendo il sorriso spontaneo che continuava imperterrito a formarsi nel suo volto.

"Certo, capisco. Vi manderò Curtis con carne e frutta, così riuscirete a riprendervi."

"Grazie. Davvero.. gentile." mormorò lei, evitando il suo sguardo e ancorandosi alla maniglia della porta come se fosse un'ancora di salvataggio.

"Va bene. Allora buonanotte.." disse lui e Felicity si morse il labbro inferiore nel vano tentativo d'impedire che la sua bocca domandasse:

"Perché mi avete..?" s'interruppe, in un imbarazzante silenzio teso, prima che Oliver la togliesse dall'impiccio di dover ripetere la frase in versione completa.

"Perché vi ho baciato?" 

Felicity deglutì, annuendo docile verso le parole di lui e il pirata si ritrovò ancora una volta a sollevare gli angoli della sua bocca in un sorriso.

Senza timore le si avvicinò, spingendo la giovane a sollevare il capo verso il suo per la sorpresa e fissandola sfacciatamente negli occhi, rispose:

"Sono un pirata. Quando trovo un tesoro d'inestimabile valore.. devo averlo."

Felicity rilasciò il respiro che aveva inconsciamente trattenuto, verso la moltitudine di significati sottintesi che quella frase possedeva e il pirata le dedicò una lunga occhiata prima di mormorare:

" Meglio che entriate in camera."

Non aggiunse altro, voltandosi con l'intenzione di raggiungere il suo equipaggio, ma per l'ennesima volta in quella giornata la sua voce lo bloccò.

"Riguardo a Slade.."

L'espressione giocosa di Oliver si spense e il pirata si voltò in parte a guardare la figura della giovane. Credeva che il bacio avesse archiviato tutto il resto, ma a quanto pare si sbagliava.

"Felicity.."

"Non dirò nulla ai vostri compagni, anche se credo ancora che sia un piano stupido, avventato e destinato a fallire." mormorò rapida e Oliver sollevò gli occhi per alcuni secondi verso il soffitto a quella descrizione.

"Non avete la minima fiducia nelle mie capacità combattive o sbaglio?" chiese, con una punta di risentimento nella voce.

"Non si tratta di questo, semplicemente.. voi avete detto che Slade vuole vendetta per qualcosa accaduta nel passato." mormorò e quando Oliver annuì la ragazza continuò senza esitazione.

"Il suo scopo non è semplicemente uccidervi. Lui vuole che voi soffriate e dalle azioni che ha compiuto nel tentativo di farvi soffrire è chiaro che lui vi conosca bene. Non è sempre stato un vostro nemico, vero?"

Il volto di Oliver rimase una maschera d'impassibile emozione, ma Felicity seppe anche nel silenzio del suo sguardo di avere ragione.

"Dove volete arrivare?" chiese il pirata e la giovane non tardò a rispondere.

"Se vi conosce bene come credo, si aspetterà che voi andiate da solo."

Gli occhi di Oliver vennero investiti da quell'affermazione e la sua corazza vacillò per un istante.

"Inoltre.." continuò lei, ormai del tutto presa dalle conclusioni a cui era giunta parecchi minuti prima e che a causa dell'improvviso bacio non aveva potuto esporre.

"..se già si aspetta che voi lo attacchiate da solo, anche venendo in possesso della cura sarà impossibile sconfiggerlo, perché potreste non avere affatto la possibilità di utilizzarla."

Le labbra di Oliver si schiusero rivelando in parte la sua sorpresa per quella possibilità che non aveva considerato, ma Felicity non parve badarci e ancora immersa nei suoi ragionamenti mormorò:

"Avete solo una possibilità per batterlo e cioè fare una mossa che lui non si aspetti."

Il pirata sollevò lo sguardo verso quello della giovane, che ricambiò l'occhiata con determinazione.

"Ovvero?"

"Non ne ho idea. Cos'è impensabile per voi?" chiese, richiamando nella mente dell'uomo una vecchia frase che tanto tempo addietro uno degli uomini che aveva forgiato il pirata che era gli aveva detto.

"Per battere l'impensabile devi essere disposto a fare l'impensabile." sussurrò parlando più verso se stesso che alla giovane.

"Si, qualcosa di simile." concordò lei, prima di aggiungere.

"E riguardo alla spia.." sussurrò quasi l'ultima parola, guardandosi intorno con circospezione, prima di proseguire.

"..so che in questo momento siete ferito, ma non è detto che la situazione non possa risultarvi favorevole."

Oliver chiuse gli occhi, totalmente confuso da quanto lei aveva appena dichiarato.

"State dicendo che il tradimento da parte di uno dei membri della mia ciurma possa essere.. positivo?" domandò, in un tono di aperta incredulità, facendoli considerare che l'intelligenza dimostrata nelle precedenti affermazioni fosse in realtà pura fortuna.

"Qualcosa del genere.. dopotutto lui non sa che avete scoperto il suo tradimento, no? Quindi non potreste usare la cosa a vostro vantaggio?"

Oliver non rispose limitandosi a fissarla in modo impenetrabile e lei alternò lo sguardo da lui al corridoio, confusa da cosa esattamente l'uomo stesse pensando in quel momento. 

Infine, agitata e stranita da quella situazione, mormorò:

"Ad ogni modo questo è tutto. Vi auguro una buonanotte."

 

Quella era stata l'ultima conversazione sensata che avevano avuto.

Felicity non aveva dormito molto quella notte, nonostante ciò non aveva sentito il peso della stanchezza che avrebbe dovuto avvertire il giorno dopo, forse perché l'improvvisa decisione che Oliver le aveva comunicato entrano nella sua stanza l'aveva sconvolta:

"Continuerò le ricerche di Slade e del Calcolatore. Voi resterete qui.."

 

O forse era stato ciò che era avvenuto dopo a svegliarla del tutto.

 

Vuole che io provi il suo stesso dolore e se dovesse accaderti qualcosa Felicity.. lui riuscirebbe nel suo scopo. Ti amo.”

 

Per un secondo gli aveva creduto.

Guardando nei suoi occhi non era riuscita a leggere altro che la verità di quelle parole, ma quando l'aveva baciata sulla fronte, poco prima di andare via, le ultime parole che aveva pronunciato avevano acceso il suo cervello, costringendola a mettere da parte le convinzioni del suo cuore.

"Hai capito?"

Due parole che erano bastate a mostrarle con chiarezza lo schema del pirata, fino a vedere il vero scopo di quell'improvvisa confessione.

Così l'aveva lasciato andare, restando sull'isola con Curtis e Sebastian come suoi guardiani e aspettando con il cuore in gola che il piano prendesse forma.

Ma erano passati quasi cinque giorni dalla sua partenza e niente pareva cambiato, il che la rendeva inquieta. In più l'idea che uno dei due uomini che Oliver aveva lasciato con lei potesse essere il traditore, non rendeva quell'attesa più semplice.

Felicity sospirò, sfregando le mani contro le proprie braccia al fine di riscaldarsi e rassegnata all'idea che anche quel giorno fosse finito senza che nulla accadesse diede le spalle alla finestra, decisa a raggiungere il letto e riposare.

Ma la porta della sua stanza si spalancò con enorme fracasso e quando Sebastian entrò stringendo per il collo Curtis con una decina di uomini sconosciuti, la giovane si gelò sul posto, in-contrapposizione alla corsa frenetica che il suo cuore iniziò a intraprendere.

"Curtis.." mormorò lei e,gli occhi puntati sul pericolo che l'amico stava correndo, si spostarono rapidi verso il volto per nulla colpevole di Sebastian.

"Cosa state facendo Sebastian!?" domandò, giocando perfettamente il suo ruolo e fingendosi sorpresa da quel tradimento.

"Esegue i miei ordini." commentò una voce al di fuori della stanza e quando la figura possente del pirata entrò a passi fermi e controllati, Felicity seppe di avere davanti ai suoi occhi l'uomo responsabile di tutte quelle stragi. L'uomo che aveva ucciso, tutti i suoi cari.

Il pirata osservò per la prima volta le fattezze delicate della bionda ragazza verso cui tutti i presenti erano rivolti e dopo l'esitazione di un secondo, sorrise.

"Voi dovete essere Felicity." scandì il suo nome con aria assorta, mostrandole una facciata di gentilezza che mise all'erta il suo istinto di sopravvivenza.

"Io sono Slade. Slade Wilson." si presentò Slade e la mani ciondolanti ai lati del corpo di lei si strinsero a pugno in una morsa d'istintiva rabbia. In contrasto tra l'istinto di fuggire e la rabbia che le suggeriva di sferrare un pugno verso la mascella sorridente dell'uomo, Felicity pregò che in qualsiasi cosa consistesse la seconda parte del piano di Oliver arrivasse presto, poiché la prima era già iniziata.

 


angolo autrice.
Sono finalmente tornata!

Ho faticato parecchio per scrivere questo capitolo, perché più si avvicina l'estate e più il lavoro aumenta e il mio tempo diventa sempre meno, ma non ho intenzione di abbandonare questa storia, quindi continuerò a scrivere ad ogni occasione per portarla a termine! Sono successe un sacco di cose in questo capitolo e spero di sentire presto i vostri pareri. In caso ci sia qualche errore perdonatemi. La fretta è una cattiva consigliera, si sa. 
Se siete curiosi di sapere cosa accadrà ora che Slade e Felicity sono faccia a faccia ed Oliver è per mare, continuate a seguire la storia ;)
 

  
Leggi le 15 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: ArtRevenge_M