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Autore: Happily___    25/04/2017    2 recensioni
"Vieni, andiamo a suonare." Disse Paul, tutto d'un tratto, alzando lo sguardo che non era riuscito a mantenere fisso su John da quando avevano iniziato a discutere. Ma c'è da dire che finalmente, Paul aveva capito come poter chiarire i suoi sentimenti (o meglio, che fine avessero fatto) a John: la musica era la chiave, come sempre.
Genere: Angst, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1966




 

"No, fermo dove sei."

Disse aspro John, indossando velocemente i suoi occhialini tondi per aiutarlo a far diventare ciò sembrava una nuvola di colori slavati, Paul. Il suo Paul.

Erano le 6:10 di mattina e la sua voce era roca, impastata dal sonno, temeva quasi che le parole non uscissero dalle sue labbra. Era stanco, del resto come sempre, anche in un periodo come quello che era vacanza. Una lunga sosta di tre mesi assolutamente meritata che non stava riuscendo a godersi appieno.

Eppure le tensioni nel gruppo causate dalle sgradevoli condizioni delle ultime location dei concerti erano passate; anche George, il più scosso dalla situazione, ormai si alzava dal letto con un sorriso ed era uno di quei sorrisi sinceri, che non gli si vedevano stampati in faccia da tempo.

C'era aria di relax, un clima così calmo che nessuno ne poteva uscire stressato, eppure John pensava che ora avrebbe dovuto affrontare un problema che non avrebbe mai pensato si sarebbe presentato in quel momento.

Paul si girò verso di lui.

"Perchè esci sempre così presto, di mattina? E perchè non mi saluti nemmeno quando te ne vai?" Chiese John, questa volta con tono più innocente.

"Non voglio svegliarti."

"Ah, Paul, ma non dire stronzate. Lo sai meglio di me che i momenti in cui dormo sono più unici che rari e poi tu non ti sei mai fatto problemi nello svegliarmi."

Paul non era pronto a ribattere, ma la sua espressione chiaramente lo era per abitudine. Classico gioco del duo Lennon-McCartney; un botta e risposta continuo era tutto ciò che si poteva aspettare dai loro comportamenti giocosi ma questa volta Paul non sapeva come difendersi e non voleva limitarsi a frasi infantili del tipo 'non sono affari tuoi', specialmente se la persona con la quale aveva a che fare era John, perché si, i suoi problemi partivano da lui.

Allora fece un passo avanti e strinse in modo più forte il pomello della porta, ma prima che potesse muoverla di anche solo un millimetro verso di lui, John urlò un alt! sonoro, tanto da spaventarlo.

"Se c'è qualcosa che mi nascondi ne parliamo qui e subito." John non aveva preso in considerazione nessun'altra opzione perché sapeva di conoscere Paul meglio di quanto conosceva sé stesso (e questo in modo letterale, dato che lui stesso si riteneva un mistero) e capiva quando qualcosa non andava.

Paul non osava aprir bocca, il che era scioccante perché non si era mai sentito di un Paul McCartney stare zitto.

"Ho capito," il tono di John sembrava, ora, sconfitto "Mi stai tradendo."

"Cosa? Ma come ti viene in mente? Non ho mica più diciotto anni, John." Finalmente Paul era riuscito a formulare una frase e a dirla anche con una certa aggressività.

"E allora cosa succede?" Ci fu solo silenzio per qualche secondo "Guarda, se non fosse qualcosa che riguarda me non ti starei fermando ma si da caso che io abbia un sesto senso per certe cose."

John avrebbe voluto congedarsi da ciò che sapeva, stava sfociando in una discussione con delle battute perché non aveva voglia di litigare con Paul.

Paul ritrasse - finalmente - la mano da quel pomello e si girò completamente verso John, sfoggiando lo sguardo più indecifrabile mai visto sul suo volto paffuto.

"Esco," Paul dovette prendere un respiro profondo e parve inspirare tutta l'aria nella stanza "Esco solo per evitarti."

E a quel punto, John non sapeva se ridere o tirargli un pugno. Voglio dire, almeno in vacanza non posso aver fatto qualcosa di male, pensò.

"Cosa vuoi dire?" John decise di accantonare l'opzione del pugno, ma una leggera risata si sollevò mentre pose quella domanda.

"Ti prego, non ridere..." Implorò Paul, che ora aveva assunto uno sguardo stanco.

"Perchè non dovrei? Ciò che hai detto è ridicolo." John iniziò a muovere freneticamente le dita delle mani ed era un brutto segno: era nervoso e Paul aveva sfidato la sua pazienza un'altra volta.

Ciò che ho detto è stato sincero; è ciò che sto facendo che è ridicolo... Scappare da te è ridicolo." Paul ritornò a guardare la punta dei suoi sandali, sapendo che ciò che disse era più una confessione verso sé stesso che verso John, perché stava scappando da John ogni giorno, cercando di elaborare sempre il modo in cui dirglielo.

"Senti, Paul, hai intenzione di darmi spiegazioni?" John cercò di contenersi ma non sarebbe durata a lungo perché, insomma, è di John Lennon che stiamo parlando.

"Sì, assolutamente," Paul prese un altro respiro "ti meriti la verità."

"Ho fatto qualcosa di male?" Sbottò allora John "E' da quando siamo in vacanza che ti comporti così e solo perché tu lo sappia, non è stato facile dormirci sopra la maggior parte delle volte." Sì mostrò più vulnerabile, anche se non avrebbe voluto, ma per lui gestire questa situazione confusa non era facile. Ne era totalmente ignaro.

"No, non... Non è da quando siamo in vacanza. Si è solo intensificata, ecco tutto." Sputò Paul.

Questa volta fu John quello incapace di dire una parola, ma pensò non fosse necessario perché sapeva che Macca avrebbe continuato a parlare, a spiegarsi... Perché era impossibile che John capisse con così poche tessere del puzzle.

"Vieni, andiamo a suonare." Disse Paul, tutto d'un tratto, alzando lo sguardo che non era riuscito a mantenere fisso su John da quando avevano iniziato a discutere. Ma c'è da dire che finalmente, Paul aveva capito come poter chiarire i suoi sentimenti (o meglio, che fine avessero fatto) a John: la musica era la chiave, come sempre.

"Non prendermi per il culo, ora! Dimmi ciò che devi dirmi!" Urlò John, non potendone più. Paul era la persona che più amava, al momento, sì... Ma era anche quella che riusciva a farlo incazzare più di tutti gli altri messi assieme.

Paul si limitò a fare cenno a John di seguirlo, iniziando poi a camminare lentamente verso la stanza che conteneva tutti gli strumenti e parte dell'attrezzatura necessaria a registrare.

Infatti non era un vero e proprio studio, ma qualcosa di simile. Avevano appunto iniziato a registrare le canzoni 'meno psichedeliche' di Revolver  lì, senza nessun impegno, giusto per provare.

John si calmò e imitò Paul, prendendo un lungo respiro. Decise di seguirlo.

Arrivati nella piccola stanza, Paul si guardò prima attorno un paio di volte, quasi fosse indeciso sul da farsi, poi però prese posto al piano iniziando a pigiare subito un po' di tasti e fece cenno a John di prendere la sua chitarra classica. John la imbracciò, facendosi travolgere da un'ondata di conforto e si sentì subito più rilassato, ma pur sempre in guardia.

"La 10, dammi il via." Fu tutto ciò che Paul disse e bastò a John per capire, che diede l'attacco con un three, two, one.

La canzone che si ritrovava a suonare... John non ne ricordava il titolo e forse un titolo nemmeno lo aveva. Le canzoni fino ad ora erano solo un mucchio di numeri. Si dicevano suoniamo la 4! ed erano perfettamente in grado di capire di quale canzone si parlava. I titoli... Quelli erano ancora da elaborare, anche se alcuni sembravano già decisi.

Your day breaks, your mind aches

You find that all her words of kindness linger on

When she no longer needs you

John si ricordava a malapena le parole - un suo classico - perciò si limitò a mugugnare le sillabe finali di ogni verso.

She wakes up

she makes up

she takes her time and doesn't feel she has to hurry,

she no longer needs you

E queste... Queste gli erano familiari. No, non perché tutto d'un tratto ricordava le parole, ma perché riflettevano l'atteggiamento di Paul... Beh, del Paul dell'ultimo periodo, perlomeno. Però John si fermò a quel hurry, non riuscendo a trovare la forza di legare quel she no longer needs you a Paulie.

And in her eyes, you see nothing

No sign of love behind the tears

Paul sembrò cantare questo verso quasi con rabbia o forse solo un eccesso di passione, quella che sembrava, però, aver abbandonato la protagonista della canzone.

Cried for no one

A love that should have lasted years

Durante queste strofe, John si accorse che Paul fece degli errori alla tastiera, ma non ci diede troppo peso.

La situazione per lui era ancora sfocata, eppure stava indossando i suoi occhiali. Forse c'è qualcosa che non vedo e allora pensò di focalizzarsi sul testo.

Paul non si interrompeva e tanto meno rivolgeva uno sguardo John. Lui, faceva tutto il contrario, continuando a dare all'amante sguardi confusi ma anche sguardi presi dall'amore nel vedere la figura di Paul, di schiena, che riempiva quella stanza con la sua voce melodica. E quelle dita lunghe, che John vedeva appena, anche quelle erano attraenti.

You want her,

you need her,

and yet you don't believe her when she says her love is dead

you think she needs you

Dopo questi versi era previsto un piccolo stacco senza testo e John ne approfittò per riflettere sulle parole che aveva sentito finora e, maledizione, subito gli saltò alla mente quel litigio, quello avuto a inizio mese con Paul.

 

 

"Smettila! Hai davvero superato il limite. Io non ho bisogno di te, John. Non più. Mi hai stancato." sentenziò Paul, con un tono un po' troppo alto rispetto a ciò che manteneva sempre.

"Hai bisogno di me e io lo so meglio di te."

"Smettila di essere così presuntuoso, talmente tanto da poter pretendere di sapere cosa provo." Paul iniziò a mordersi il labbro inferiore per evitare di piangere; perché sapeva che le lacrime che erano frutto di rabbia sarebbero bruciate anche di più sulle sue gote.

"Sei solo incazzato, tutto qui! Sei incazzato perché mi sono permesso di fare una critica più aspra del solito sulla canzone nuova, come se ti avessi fatto del male!"John continuò a mantenere un tono di voce abbastanza passivo, nonostante la rabbia lo stesse consumando.

"Ma quanto vuoi che me ne freghi della canzone, oh mio Dio!" Replicò Paul e il suo tono di voce attirò George, che raggiunse la stanza ma la abbandonò immediatamente dopo che John gli fece cenno col capo di andarsene. Fortunatamente bloccò anche Ringo in tempo.

 

 

Eppure quello era solo stato l'ennesimo litigio, solo un po' più turbolento degli altri ma, come al solito, era finito in una notte di amore e in un dolce risveglio, fino a non pensarci più.

Forse non gli avevo dato abbastanza peso... No, no, no. John si rifiutava di pensarci ed era sorpreso del fatto che nonostante il concentrato di pensieri che lo stava colpendo tutto in una volta, che quasi gli faceva girare la testa, lui riuscisse ancora a seguire il ritmo della canzone e suonare in maniera corretta.

Quando Paul attaccò nuovamente con il ritornello, John questa volta cercò di concentrarsi anche meglio, ma niente. Nulla che non avesse già pensato. Ma furono le strofe seguenti che aprirono una nuova porta nella mente di John; una che dietro di se celava il pensiero più orribile, la paura più imponente.

You stay home

she goes out

she says that long ago she knew someone but now he's gone.

she doesn't need him

"Io non ho bisogno di te, John. Io non ho bisogno di te, John. Io non ho bisogno di te, John. Io non ho bisogno..." Quelle parole, che nel momento del litigio contarono meno di zero per John, ora aleggavano sopra e all'interno della sua testa, lo opprimevano. Il suo respiro si fece più pesante e la stretta sulla chitarra, più leggera.

Your day breaks

your mind aches

there will be times-

Paul si fermò, accortosi dell'improvvisa assenza dell'accompagnamento della chitarra. Trovò il coraggio per voltarsi verso John e lo vide nel modo in cui non avrebbe mai voluto vederlo: il suo sguardo era passivo, eppure dai suoi occhi scendevano delle lacrime. La bocca era leggermente spalancata e sembrava più che qualcuno l'avesse impietrito sul momento, che gli avesse lanciato un incantesimo per congelarlo.

John chiuse gli occhi "Basta" disse "E' sufficiente."

Paul serrò la mascella e distaccò lo sguardo da John; era troppo doloroso vederlo così... Solitamente John era quello che prendeva in mano la situazione e mai, mai si permetteva di mostrarsi debole. Ora, però, sembrava completamente differente.

"Credo di aver afferrato, Paul." Sussurrò John, questa volta dipingendo un triste sorriso sul suo volto che, andiamo, faceva anche più male di tutti gli sguardi tristi e segnati dalle lacrime. Iniziò a passarsi più volte i dorsi delle mani sugli occhi. Aveva capito che Paul aveva racchiuso i suoi sentimenti in una canzone, lasciando che qualcun altro li presentasse al posto suo.

"Scusami, John. Non sapevo come fartelo capire, io..." La voce di Paul si incrinò e non riuscì a finire la frase, eppure pensava sarebbe stato abbastanza facile parlargliene perché per John, lui, non provava più nulla.

"No, mi va bene." John disse solo questo, ma in realtà la sua mente urlava altro.

Ti sei stancato?

Si stancano tutti di me, vero?

Pensavo stesse andando bene.

Non capisco mai nulla.

Ho appena capito di non averti capito.

Paul, perdonami.

Non abbandonarmi.

Sono io quello che ha bisogno di te!

E avrebbe voluto urlare davvero, a voce alta, tutte quelle cose. E invece decise di rimanere lì; con il suo sguardo vacuo e le mani che già vagavano nelle tasche dei suoi pantaloni, in cerca delle sigarette.

E ci provò anche, poi, a dirgli qualcosa. Però a cosa sarebbe servito continuare a costringere Paul in una relazione che non lo soddisfaceva? Ormai le sue parole erano più dure, i suoi occhi un po' troppo spenti e a volte aveva notato queste 'piccolezze', non dando loro troppo rilievo, la maggior parte delle volte e in ogni caso non le avrebbe mai collegate ad un possibile problema nella loro relazione.

Ma evidentemente, si era sbagliato..

"Mi dispiace non essermene accorto, solo questo." Fu tutto ciò che John riuscì a dire, con un tono più freddo ma meno agognato.

"E' colpa mia, è colpa mia, John."

Paul non stava versando una lacrima; pensava sinceramente di averle consumate tutte quando usciva, il più lontano dalla proprietà, e in un posto isolato iniziava a piangere e urlare per dare uno sfogo alla sua frustrazione. Poi tornava solo per le pseudo-prove o per mettere qualcosa sotto i denti.

Ma non piangeva per John, lui.

Non piangeva nemmeno per sé stesso.

Non piangeva per nessuno.

Aveva perso la cognizione di ciò che era, ormai si sentiva vuoto ed incapace di amare, come se non fosse più Paul. Non sapeva per cosa piangere, eppure lo faceva, eccome se lo faceva!, eppure era triste e non sentiva più nulla. E infondo, non era di John tutta la colpa. Ma Paul era arrivato a quel punto in cui nemmeno il suo compagno di vita, la sua ispirazione, il suo amore sarebbe riuscito a comprenderlo per bene. Perché nemmeno Paul stesso ci riusciva, per quanto ci provava.

Paul e John abbandonarono il piccolo studio, promettendosi, in qualche modo, di continuare a suonare e cercare di non spezzare l'armonia della band. L'avrebbero poi detto, a George e Ringo, di questo piccolo inconveniente. Cercavano di sminuire più che potevano l'importanza del fatto; reprimendone tutte le emozioni allegate.Infondo non sarà difficile, pensavano, perché erano già stati amici senza baci, senza passione, senza parole dolci. Lo facevano per la musica, ora, perché sentivano che glielo dovevano.  La musica era l'unica cosa che li teneva ancora vivi, sia metaforicamente che in modo concreto.

 

 

***

 

 

Paul ingerì l'ennesimo blotter di LSD, mentre ripensava a quanto era stato fortunato a conoscere l'amore, averlo sperimentato ed essere riuscito a toccarlo.

Perché stare con John era toccare l'amore come se fosse stato erba, un mobile, una chitarra. Sembrava così concreto.

Un'ultima lacrima solcò il viso di Paul, mentre canticchiava For No One: aveva finalmente trovato il titolo della canzone che aveva posto fine alla sua storia con John, la sua relazione più rilevante...

 

 

...A love that should have lasted years.

 

 

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Spazio Autrice:

Heylà, eccoci alla fine di questa OS. Grazie per averla letta!
​Non è la prima volta che pubblico qualcosa su EFP ma è stato molto tempo fa quindi non ricordo nemmeno come funziona questo "mondo".

E' stato strano scriverla, voglio dire, non avevo programmato nessuna scena o finale, continuavo a scrivere finché non trovavo qualcosa di adatto ed è stato un po' improvvisato. Non c'è nulla di eclatante, semplicemente ho provato rendere il finale il modo in cui si sentiva Paul, cioè nulla di particolare, nulla. E il fatto che cerchi riparo nella droga dopo la situazione, beh, la dice lunga da sé.

​Accetto consigli e critiche costruttive entro i limiti del rispetto c:

- Yasmine

 

 

 

   
 
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