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Autore: RickyChance98    25/04/2017    1 recensioni
Un'epoca lontana, un regno dimenticato. Vivi la storia di amore e coraggio di Celia alla ricerca del suo posto del mondo, al confine tra il bene e il male, fra luce e oscurità.
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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EPISODE IV: Piano di fuga

Era ancora notte e Celia tremava come una foglia. Quel sogno l’aveva terrorizzata e non si era resa conto di cosa fosse realmente successo. L’urlo aveva svegliato anche Theo, che chiedeva senza ricevere risposta cosa l’avesse spaventata così tanto. Celia rimase a fissare il vuoto fino all’alba, senza chiudere più occhio. Il chicchirichì di un gallo la spaventò, riportandola finalmente alla realtà.
“Celia! Vuoi dirmi cos’è successo??” – chiese Theo bussando sulla parete umida che li separava.
“C’era… c’era qualcosa di brutto…” – balbettò la ragazza.
“Che cosa? Che cosa hai visto nel tuo sogno, Celia?”
“Il male. Ho visto il male” – rispose con sicurezza, con la mente pienamente lucida.
Theo ascoltò il resto della storia. Celia gli raccontò del misterioso scrigno che stava per aprire, di quel demone donna mostruoso che aveva le sembianze di Juanita. Gli raccontò poi di come la vera Juanita sia venuta in suo soccorso e di come il sogno sia finito terribilmente.
“Quindi per adesso siamo rinchiusi qui?” – disse singhiozzando il bambino.
Celia rimase in silenzio per qualche secondo, poi le ultime parole di Juanita cominciarono a girarle in testa. “Lei ti guarda e tu guardi lei”, pensò e ripensò a quale potesse essere il significato di quel messaggio.
“No Theo. Usciremo presto da qui, te lo garantisco. L’aiuto che ho ricevuto, credo, è per quello che dovremo affrontare dopo.”
“Ho paura, Celia. Comincio ad avere tanta paura…”
Celia riuscì a far passare la mano all’interno del buco della parete. Il bambino avvicinò la sua manina e se le strinsero in segno di amicizia. Una nuova grande amicizia.
 
Nel frattempo in un luogo tetro e oscuro qualcosa di viscido e viola si stava trascinando. Quella visione disgustosa si tramutò nell’essere spaventoso del sogno di Celia.
“Sei arrivata, Kavira. Dammi un buon motivo per non incenerirti” – disse il demone Balzeff, che la stava aspettando.
“Sono stata smascherata, mio signore. La ragazza è sveglia. Molto sveglia.”
“Sarebbe questa la tua giustificazione? Forse non è la ragazza sveglia, ma tu stupida.” – la rimproverò.
“E’ arrivata la donna morta in suo soccorso. E’ entrata nel mondo dei sogni, ha raggirato il sistema.” – rispose la demone Kavira.
“Vorresti dirmi che lo spirito di una vecchia morta ha rovinato i tuoi piani?”
“Vorrei dire che quella donna non era una semplice inserviente. Spostarsi nel mondo dei sogni non è da tutti.”
“Beh, sappi che la tua missione è ancora la stessa. Sai cosa fare, e se fossi in te questa volta non fallirei.”
“Non fallirò. Mio signore”.
 
Nei sotterranei delle prigioni intanto risuonava continuamente il rumore di un sassolino lanciato e rilanciato contro il muro. Era Celia. Aveva la schiena appoggiata alle parete e lo sguardo assente. Il barlume di speranza rimasto in lei stava per svanire. Che cosa poteva fare? Non aveva più alcun aiuto, e la priorità era uscire da quella dannata cella. Per quanto si sforzasse, però, la sua mente non riusciva a trovare nessuna soluzione al problema.
In quel momento due guardie stavano attraversando il lungo corridoio. L’eco delle parole che pronunciavano permetteva a Celia di ascoltare tutto il loro discorso.
“E’ domani.”
“Ma non era dopodomani?”
“Ti sto dicendo che è domani. E siamo anche di turno sull’entrata principale. Quante bottiglie ti sei già fatto fuori, Zach? Cerca di svegliarti”
“Perché, c’è un periodo della giornata in cui non siamo di turno?”
“Parla piano. E non lamentarti! Hanno invitato tutto il villaggio per la cerimonia di compleanno di domani di Charlotte. Ci sarà un’importante annuncio.”
Celia pensò fra sé e sé che se doveva andarsene da quella prigione, doveva farlo durante quell’evento. Gli occhi sarebbero stati tutti sulla cerimonia, poteva farcela. Il problema, ahimè, rimaneva lo stesso. Come?
In quel momento notò il tenero Piffy che sonnecchiava appoggiando la testolina su un sassolino. Sorrise, poi le venne un’idea. Non era una grande idea, ma era senz’altro la migliore che le fosse venuta quel giorno.
 
Calò la sera e Celia aveva dato inizio al suo piano. Aveva intenzione di recuperare il mazzo di chiavi della guardia, per poi liberare lei e Theo e andare a indagare sull’indizio datole da Juanita. C’erano tante cose da sistemare, Celia non aveva infatti dimenticato la promessa fatta a Theo: l’avrebbe aiutato a ritrovare la sua mamma. Tutto questo grazie al coraggioso Piffy che, da bravo destriero, avrebbe corso per i sotterranei, addentato il mazzo di chiavi penzolante dal cinturone dalla guardia di servizio ronfante e sarebbe corso a porgergliele. Purtroppo, però, le cose non andarono come previsto.
La tenera creatura, entusiasta di poter aiutare la sua migliore amica, non si fece pregare e cominciò a correre su per il corridoio. Come prevedibile, la guardia era seduta sul tavolo completamente addormentato e ignaro di ciò che stesse per succedere. Piffy si fece coraggio e con una zampata fece scivolare le chiavi per terra. Il rumore non fu fatale: la guardia russò, appoggiando la testa su un braccio. Il coniglietto mise il mazzo di chiavi sul collo e riprese la corsa per tornare dall’amata padrona.
 
Celia aspettava nervosa. Era preoccupata, aveva comunque messo in pericolo un suo amico, e in quei minuti si chiedeva continuamente se quella fosse stata la mossa giusta. I pensieri si fermarono all’improvviso non appena vide le chiavi balzare davanti alla sua cella.
“Ce l’hai fatta, sei fantastico!” – Celia, sorridente, prese subito le chiavi e si alzò in piedi. Poi vide che Piffy non arrivava. Cercò di affacciarsi dalle sbarre e vide tutto ciò che non voleva che succedesse. Piffy era stato colpito da una freccia. La ferita sembrava superficiale, ma l’animaletto era svenuto. Celia in quel momento si sentì morire dentro e si pentì amaramente di aver fatto quella scelta. Sentì una sentinella avvicinarsi.
“Sveglia, idiota! C’è una bestia che gironzola!”
La guardia che dormiva si svegliò di soprassalto: “Ehi, cosa, che succede?”
“Ma è un coniglio… che ci fa qui questo povero coniglietto? Dovrebbe essere… in cucina!” – l’uomo raccolse la creatura incosciente dal pavimento.
“No, ti prego! E’ mio amico, lascialo andare! Lascia che lo curi, ti prego!” – urlò Celia a gran voce, allungando il braccio dalle sbarre più che poteva.
La guardia sembrò ignorarla. Celia si ritrovò nel panico. Aveva le chiavi, poteva aprire quella dannata cella e salvare il suo amico. Ma non poteva, le guardie erano due ed erano forti, lei era una ed era a corto di forze. Urlò ancora, cercando di catturare la sua attenzione.
“Ti prego, torna qui! Dove lo stai portando?”
La guardia si girò: “Non preoccuparti, lo portiamo al calduccio, nella fornace!”
Anche Theo, che stava ascoltando impaurito, cominciò a gridare.
“Celia, dobbiamo fare qualcosa!”
Celia chiuse gli occhi e cercò di ritrovare la calma e la concentrazione.
“Ok Theo, io ho le chiavi. Aspetto che esca, poi ce lo andiamo a riprendere.”
Aprì la sua cella poi, controllando che l’altra guardia si fosse riaddormentata, aprì quella di Theo. Finalmente si videro negli occhi, per la prima volta. Non furono sorpresi, tuttavia. Oramai era come se si conoscessero da anni. Si abbracciarono, poi Celia lo guardò negli occhi: “Fidati di me, Theo. Ce la faremo. Vieni, da questa parte. So dove andare”.
   
 
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