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Autore: queenjane    26/04/2017    2 recensioni
Alessio Romanov, erede al trono di Russia, vive alla Stavka, ovvero il quartier generale delle truppe con suo padre, lo Zar. E' il 1915, ha 11 anni, soffre di emofilia, ogni urto può essere fatale ma è curioso, avido di vita. Nonostante o forse per la prima guerra mondiale. Un suo incontro, un suo inopinato amico, il principe Andres Fuentes dal misterioso passato, più grande di lui, che racconterà storie, avventure e molto altro. Collegato a The Phoenix. Buona lettura. Dal capitolo 9;" In quella notte del luglio 1918, mentre il buio lo sommergeva, Alessio si trovò d’un tratto sopra un baio, a cavalcare il vento, come un antico guerriero, in una valle piena di luci e suoni e profumi, il vento portava il rombo delle onde, diede di sprone e il suo ultimo sospiro fu lieve come il mare quando muore a riva. ."
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista, Guerre mondiali
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Indugiava contro la gola, la sensazione della barba che cresceva contro la tenera pelle del collo era una squisita tortura su cui mi abbandonavo.
“Dobbiamo parlare, ora che dici?- Affermai dopo, la voce dolce come miele, i capelli sparsi a ciocche sul cuscino, mi scrutava, intento, come se vedesse una meraviglia, le piccole rughe di quando sorrideva
“Su cosa?”
“Che torno alla Stavka..”
“Certo che sì, cara principessa...”Incrociai le mani dietro alla nuca, cercando di rifare il punto. Noi eravamo ben felici, tranne che il conflitto era peggiorato di nuovo per i russi, la situazione era allo sbando. Quel mese di settembre lo avevamo trascorso in modo appassionato, per lo più chiusi nella nostra casetta, le uniche uscite quella volta a Piter con Alessio, una segnalazione dovuta, un paio di visite agli ospedali, cavalcate e ... Diciamo che per i domestici eravamo due fantasmi, ci vedevano ben poco.
Chi poteva lasciava la capitale, si recava in Crimea o Finlandia, per scampare al duro inverno che si avvicinava, alle perdite e ai lutti.. La carenza cronica di artiglieria per le truppe russe causava morti a non finire, la corruzione era ovunque e dovunque.. La Romania era entrata in guerra il 27 agosto 1916, a  fianco della Russia, Austria e Germania e Bulgaria l’avevano occupata, attaccando dai vari punti cardinali, lo Zar aveva inviato le truppe ma la lunga distanza aveva reso difficoltoso il processo, tanto che a inizio ottobre la nuova alleata era stata conquistata dagli imperi centrali, o quasi.
Lo zar era sempre in riunione, a visitare le truppe, teso, preoccupato,il suo onore gli impediva di lasciare il conflitto, aveva giurato di non arretrare, nuanca, mai, pure la realtà degli eventi era inconfutabile, i suoi generali erano convinti che non avrebbero mai rotto la resistenza dei nemici, un disastro, totale, continuo.
Mio zio fumava una sigaretta dietro l’altra, come Nicola II, a mia memoria non era mai stato tanto teso e nervoso, mi appioppò una pila di report da tradurre e riassumere, sequestrando Andres  nei fatti, se non a parole. Era il suo braccio destro, la persona di cui più si fidava e lo sapevo, ormai eravamo parenti, lo considerava suo figlio, un amato nipote acquisito. Mia madre Ella e mio fratello erano in Crimea, io non volevo mollare il mio leggiadro consorte, ormai si era rassegnato, un fait accompli. O lui non voleva mollare me, Andres Fuentes, che tornava ad amare e ruggire, il giovane ed irruento leone era cresciuto, ma forse non era diventato saggio, ascetico e senza desideri, tornava dalle distanze.
“Catherine, che facciamo?”
“Aspettiamo che spiova” Eravamo sotto una tettoia di fortuna, gli cinsi le spalle, per scaldarlo, si mise la mia sciarpa sul collo (evitiamo di prendere freddo, mi manca il raffreddore) Scrutai le nuvole, previdi che l’acquazzone sarebbe durato poco.
“Piove sempre”
“Quasi. Sediamoci..”
“Tutto a posto, marinaio numero tre” Ormai passava molto tempo con me, I suoi precettori e marinai si erano ammalati di febbre, una epidemia, una strage, per quarantena stava  lontano, altri erano in licenza.  “.. comunque sono contento che siete arrivati”
“Avevo notato, a momenti mi strozzavi”
“.. E dai, sono migliorato. “Mi appoggiò la testa sulla spalla, lo cinsi per scaldarlo.
“Era per prenderti in giro, sei molto più calmo”
“ E studioso, se non mi metto per tempo Gilliard mi fa nero, mi ha assegnato non so quanta roba”
“Magari dopo studi” E io traduco, che depressione “Mangiando qualcosa”
“Non ho fame” come volevasi dimostrare.
“Io, te che cosa c’entri..” Scosse la testa, ero diventata golosa in un colpo solo, soprattutto di frutta (meno male che era quello..) E zuppe calde, pollo arrosto, sperando di non diventare a mia volta un tacchino farcito.
Era il secondo ciclo che saltavo “Alessio, domani andiamo a raccogliere funghi, scommetto che è pieno, senti che odore”
“EH? E che sei un cane da tartufo, hai sviluppato un fiuto, io non percepisco nulla, ora annusi i funghi..”
“Concentrati.. Il profumo delle foglie, l’odore della pioggia, e.. “
Scosse la testa “Stamattina ti sei lavato con il sapone di tuo padre?”
“Sì, come fai a saperlo” Sbigottito. “Per .. il mio era finito”lo serrai ancora più stretto, chissà se si era accorto che in piedi non lo prendevo più in braccio, per non sforzare i muscoli dell’addome, e tanto lo viziavo uguale.
“Lo so, in fondo sono una maga”Sorrisi. “ Scherzo, ho sviluppato un buon olfatto” Rectius, ero diventata sensibile oltre ogni dire agli odori, ai profumi, altro sintomo, oltre alle voglie. Due o tre mattine mi ero svegliata con la nausea, ero in ritardo di circa due mesi.. E il seno si  era ingrandito, la pelle del viso era luminosa, mi sentivo radiosa.. Sperando di avere preso da mia madre, almeno la gravidanza, che non aveva sofferto troppo di nausea o vomito, almeno mi aveva raccontato, giusto i primi tre mesi, una serena gestazione e due parti infernali, di 20 ore cadauno, in dato senso era da capire se aveva avuto solo due figli. E la pelle di Andres era il profumo più bello, la sera riceveva una trionfale accoglienza. A regola, ci saremmo dovuti astenere dai rapporti, tranne che .. Che uso e uso, aveva chiosato mia madre Ella, dipende dalla donna e dall’uomo, nelle case di piacere, alcune prostitute hanno rapporti e.. i bambini arrivano, senza fallo, come se noi donne non dovessimo provare desiderio. La zarina madre era rimasta scandalizzata, a quel giro, poi aveva convenuto che sono le donne che devono decidere, non certo i maschi, meglio tenere il marito nel proprio letto che mandarlo a zonzo in quelli altrui. Una conversazione del luglio 1914, ormai si parlava senza peli sulla lingua, la zarina Maria si era accompagnata ad un certo gentiluomo.. Comunque, con il marito che mi ritrovavo io era una buona cosa. Forse era una voglia come un’altra.
“Va beh, poi mi spiegherai .. Te sai di arancia amara, rosa, lavanda, e lo so chè usi questa roba per lavarti”
“Già. Lo hai ben visto, zarevic” Gli diedi un bacio.
“ E che ti inventi..Con Olga e Tata ci avete cicalato un pomeriggio intero, di profumi e lozioni, facevate entrare il mal di testa.. Proprio cose da donne“
“Ma tu ascolti tutto”
“Basta”  Serio. “Mi fai cavalcare?E sparare?”Sospirai.
“Hai voglia?”
“Sì. Se puoi, se ti riesce, per favore.  Sei la sola, come Andres, che mi tratta come un ragazzo ..”serio, non era un capriccio passeggero, era viziato e rabbioso, e tanto del suo rancore dipendeva dalla malattia, dalla fragilità.
“Di 12 anni..”Prevenni O ci provo. “Fammi riflettere Alessio, su come fare..”Non ti voglio  indispettire, nemmeno ti posso far fare come se non avessi l’emofilia.. e so che mi stai mettendo alla prova, senza appello.
“Aspetta, non ti arrabbiare, pensavo che mio fratello ha 9 anni, so come trattare con lui, mica con uno grande come te”Annaspando su metaforici specchi” Ti offendi se ti tratto come lui “Come no, aspirava a essere trattato come gli altri, senza lo spettro del morbo”A lui .. lo porterei al passo e al trotto, al limite, io dietro, per sparare .. come al solito, tranne che lo Zar ti deve dare il permesso, intesi”
“Va bene”
E così fu senza fallo, anche se dopo ero esausta per la tensione.
Che mascheravo sempre, o ci provavo, ero allegra e irriverente, silenziosa quando traducevo, tenera quando lui studiava, libri e quaderni, ogni tanto gli davo un bacio, dolce quando lo abbracciavo. E lui era contento, adorava andare a cavallo, sparare e.. mi dava retta,  senza fallo.
E io adoravo lui, ricambiata, adesso si tratteneva un paio di sere a settimana, a cena e per dormire ( tradotto, mia madre Ella era tra i piedi), si divertiva, senza misura, ma il momento più bello era quando mi buttavo sul divano della cucina e aprivo le braccia, Andres fumava una sigaretta sul portico, poi rientrava e appurava di essere battuto, sui gradi, un erede al trono che abbracciava una principessa, lui rideva e mi baciava il viso, le mani tra i capelli.
E il leone e la rosa, la fenice, avventure e pirati.
Dormiva sereno, la fronte contro il mio braccio.
 
   
 
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