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Autore: Samy Piperita    26/04/2017    2 recensioni
Non avrebbe saputo dire in quale momento Misty fosse riapparsa a tempo pieno nei suoi pensieri. Forse quando aveva respinto Serena, senza capire esattamente perché lo stesse facendo. Forse quando aveva visto in TV quello speciale sulle palestre del Kanto e fra i personaggi intervistati era apparsa proprio Misty, un imprevisto che lo aveva lasciato boccheggiante. Forse era per via dell’atmosfera distesa, riflessiva, quasi intima che si respirava sull’Isola di Maverick, come alcuni dei suoi compagni di corso avevano ipotizzato. In effetti, da quando vi abitava, aveva una vita molto più organizzata, aveva tempo per ragionare su di sé, su ciò che voleva nel suo futuro e come muoversi per raggiungerlo. Non che avesse abbandonato il sogno di diventare Pokémon Master, era andato a studiare sull’isola proprio per questo, ma forse cominciava finalmente a intuire che ciò non poteva rappresentare il cento percento della sua vita. Di certo, in ogni momento in cui non poteva impegnare la mente in un’attività manuale, ricordava gli anni passati con Misty, convincendosi sempre di più che fossero stati i migliori.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Brock, Gary, Misty, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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In viaggio verso casa
 
Il rombo della potente Harley Davidson squarciava la quiete della campagna, tutto intorno la primavera ruggiva di vita e di colori. La strada sterrata sembrava senza fine e Ash guidava con il gas completamente aperto, lasciandosi dietro una lunga scia di polvere. Non aveva indossato il casco, proprio come un ragazzino incosciente, se sua madre l’avesse saputo, non gli avrebbe più permesso di usare la moto.
Riconobbe la sagoma della ragazza quando era ancora molto distante, camminava sul bordo della mulattiera e gli dava le spalle. Gli parve di impiegare un’eternità per raggiungerla, come se il tratto che li separava dilatasse sfidando le leggi della fisica. La ragazza smise di camminare quando sentì il centauro rallentare alle proprie spalle.
Ash spense il motore e mise la moto sul cavalletto, restituendo alla campagna la quiete che le era consona. La ragazza si volse lentamente nella sua direzione, rimase immobile, in un primo momento parve non riconoscerlo. Ash si tolse gli occhiali da sole, andò con passi misurati verso di lei, che sembrava congelata sul posto.
Era diventato più alto di lei, quindi quando l’abbracciò ebbe l’impressione di avvolgerla completamente. La sentì rannicchiarsi contro il suo torace come una bambina, stava piangendo? Ash non ne fu certo, mentre ispirava a fondo il profumo dei suoi capelli.
“Misty.” Disse sottovoce. “Mi sei mancata da morire.”
 
La mente di Ash tentò disperatamente di rimanere aggrappata a quello splendido sogno in cui tutto era perfetto e così facile, ma si stava svegliando e la visione era perduta. Lasciò andare un lungo sospiro di delusione, mentre gli occhi focalizzavano il soffitto della sua stanza alla Maverick Academy. Con calma, si asciugò le lacrime che gli coprivano gli zigomi.
Erano quasi le sei del mattino, si era svegliato dieci minuti prima che suonasse la sveglia, quindi si alzò per prepararsi. Il dottor Maverick teneva molto alla puntualità, non a caso il giorno prima si era raccomandato in tal senso.
Aveva pensato a quello che si erano detti, come il maestro gli aveva ordinato? Non ne era sicuro, aveva passato la serata in una delle sale comuni a giocare a pingpong con i compagni di corso, anche per scaricare la tensione seguita all’incontro con il maestro.
Mentre si preparava, la sola cosa che sentiva certa era che rivoleva Misty nella sua vita, non aveva importanza come. D’altro canto, la possibilità di tornare a Celestopoli e trovarla sposata con un altro gli sembrava simile a una trivella che scavasse al centro del torace.
 
Quando Ash entrò nella cucina della villa, il dottor Maverick in persona, con il grembiule da cucina indossato sopra all’abituale, elegantissimo completo, spadellava delle uova strapazzate. Pikachu, sulla spalla di Ash, allungò una zampa per rimettere a posto la mascella del ragazzo.
Sul tavolo c’erano succo d’arancia, pane tostato, confetture, frutta candita e altre prelibatezze. Il dottor Maverick divise il contenuto della padella fra il proprio piatto e quello del ragazzo, con i gesti di una persona decisamente abituata a stare in cucina. Ash prese posto e si versò il succo di frutta, poi porse a Pikachu un piccolo piatto con dei biscotti per Pokémon, palesemente preparato per il topino elettrico.
“Dormito bene?” Esordì il dottor Maverick quando furono entrambi seduti.
Ash sorrise con già in bocca una forchettata di uova.
“Sì, stranamente.” Rispose.
“Bene.” Anche il dottor Maverick sorrise. “E hai pensato a quello che ci siamo detti?”
A questo Ash trovò decisamente più difficile rispondere.
“Sì…” Farfugliò. “Credo di sì.”
“E sei giunto a una conclusione?”
Solo domande e affermazioni secche per il dottor Maverick, regola inviolabile della casa. Ash pensò, come il giorno prima, che non sarebbe servito nascondersi.
“Che rivoglio Misty con me.”
“Pikachupi!” Confermò Pikachu, molto più a suo agio rispetto al giorno precedente, forse anche grazie ai biscotti che stava divorando voracemente.
“Ma ho paura.”
Il dottor Maverick annuì.
“Avere paura è umano.” Commentò. “Ma non ti deve fermare. Io ritengo che, prima di proseguire il tuo percorso, che sia in questa scuola o in qualsiasi altro posto, tu debba regolare i conti con il passato.”
Ash deglutì a fatica, non si sarebbe mai abituato alla rapidità con cui il dottor Maverick sbrigava le questioni.
“Hai bisogno che la tua mente sia a posto, per andare avanti, e non lo sarà finché non avrai risolto certi dubbi. Io credo sia preferibile un dolore immediato, all’andare avanti a fatica perché si è tormentati dall’incertezza di ciò che poteva essere.”
Brutale.
Era la parola più adatta per definire il dottor Maverick. Tuttavia, con la sua parlata ficcante, il vecchio maestro metteva sul piatto solo verità indiscutibili.
“Ora finisci le tue uova, poi vai da lei.” Concluse.
Ash quasi si strozzò, rivolgendo al dottor Maverick uno sguardo allibito. Il vecchio maestro bevve un sorso di succo d’arancia e annuì in modo significativo.
“Ho disposto che tu abbia un permesso a tempo indeterminato per sistemare i tuoi affari. Qui ci sono i biglietti per arrivare a Biancavilla.” Mise sul tavolo un mazzetto di carte tenute insieme da una graffetta. “Offre la scuola, in via eccezionale, vista l’importanza del viaggio.”
Ash era senza fiato e sembrava che Pikachu l’avesse appena colpito con una scarica, ma il treno in corsa chiamato dottor Maverick non si fermò.
“Penso che Pikachu e gli altri debbano rimanere qui, è una cosa che devi fare da solo.”
A questo Ash sentì un’ondata di puro terrore attraversarlo. Viaggiare senza Pokémon? Senza Pikachu? Volse lo sguardo al topino elettrico, che lo osservava con occhi tristi ma decisi. Pikachu annuì e Ash capì che non gli piaceva quella soluzione, ma era d’accordo con il dottor Maverick. Riprendersi Misty era la più personale delle sue imprese.
“Mi raccomando, quando tornerai qui, che tu sia solo o in compagnia, dovrai essere pronto a darti da fare nella vita scolastica.”
Ash si limitò ad annuire, incapace di aprire bocca.
Consumarono il resto della colazione in un silenzio surreale, il giovane non avrebbe mai pensato che il maestro lo mettesse in quel modo con le spalle al muro, che sistemasse in poche battute una questione che per lui era tanto spinosa. Ora non aveva scelta, non poteva più nascondersi. Doveva andare da Misty e accettare quello che sarebbe successo.
Quando ebbero finito di mangiare, si alzò in modo rigido e fece un inchino, non trovando altro modo per accomiatarsi. Non vedeva l’ora di poter uscire per riprendere fiato e ponderare.
“Ash.”
Il dottor Maverick lo fermò che era già sulla soglia. Il ragazzo si volse lentamente con un nodo alla gola, che si sciolse quando vide il maestro sorridere.
“I nostri non si muovono fuori dall’isola senza uno di questi.”
Gli lanciò qualcosa che Ash afferrò al volo. Aprendo il palmo della mano, vide il distintivo della Maverick Academy, un rombo con bordi dorati, recante al centro il simbolo della scuola. Era quello a fondo verde, il più basso in gerarchia, indossato dai semplici iscritti. Ash sapeva bene quali fossero i livelli successivi. Il distintivo blu apparteneva ai diplomati, mentre il rosso indicava i maestri ed erano pochi a poterlo indossare, oltre al dottor Maverick stesso.
“Grazie, maestro. Grazie!” Non riuscì a dire altro.
“Buona fortuna.” Concluse il dottor Maverick. “Spero di vederti presto.”
 
*
 
La giornata era plumbea, cadeva una pioggia sottile, pungente. La palestra di Celestopoli pareva abbandonata in quella atmosfera grigia e immobile.
Le porte scorrevoli si aprirono per lasciarlo passare, l’aria all’interno non era accogliente come si era aspettato, era fredda e c’era quasi dell’odore di muffa.
Percorso l’ingresso, le vide, le sorelle sensazionali erano intorno al bancone della reception, si muovevano in modo svogliato e avevano espressioni cupe.
“Ragazze, guardate chi c’è.” Disse Violet, la prima ad accorgersi della sua presenza. “Ash mister egoismo Ketchum.”
Ash dovette soffocare un forte nodo alla gola.
“Hai una bella faccia tosta a venire qui!” Ringhiò Lily. “Dopo quello che hai fatto a Misty!”
La mente di Ash galoppò per istanti drammatici.
“Io… Io non ho fatto niente a Misty!” Esclamò.
È anche colpa vostra se ha smesso di viaggiare con me!
“Ma sentitelo!” Proseguì Violet. “O sei molto stupido, o sei bugiardo anche con te stesso!”
Ash avrebbe voluto chiedere spiegazioni, ma fu Daisy a chiudere la questione.
“Misty non è più qui da tanto tempo.” Affermò, nella sua voce vibrava l’odio più profondo. “Ora lei fa parte del Team Rocket ed è l’amante di Giovanni in persona, per quanto ne sappiamo. E la colpa è soltanto tua!”
 
Ash spalancò gli occhi e prese un gran respiro, rischiando di cadere dalla poltroncina. Il suono regolare del treno gli riempì subito le orecchie, dandogli un terribile istante di smarrimento.
“Ragazzo!” Esclamò l’anziana signora che gli sedeva di fronte. “Va tutto bene?”
Ash riuscì a ricordare dove si trovasse. Il viaggio in traghetto fino alla terraferma era andato bene, anche il successivo in aereo, si era appisolato solo sul treno che attraversava il Kanto.
“Sì, ora che sono sveglio.” Riuscì a dire.
“Prendi una caramella balsamica, ti aiuterà a respirare meglio!” Disse l’anziana, porgendogli una scatola incredibilmente grande.
Ash si servì e si mise in bocca una caramella terribilmente forte, più che dargli sollievo gli fece quasi bruciare la gola. L’estemporanea compagna di viaggio pareva uscita da un romanzo di Harry Potter, indossava abiti strambi e un paio di occhiali tondi, tanto grandi e spessi da non riuscire a intuire il colore degli occhi.
Onde evitare un’altra conversazione con lei, Ash indossò gli auricolari e avviò la riproduzione casuale fra i brani che aveva nella memoria dello smartphone.
Arriverà qualcuno che si prenderà il mio posto e allora io starò solo a guardare. Mi metterò seduto con lo sguardo fisso su di te perché ho imparato ad aspettare.
Ash fermò la riproduzione e si tolse gli auricolari con rabbia.
Andate a cagare sulle ortiche, Zero Assoluto!
Pensò che la sua mente traditrice avrebbe collegato a Misty qualsiasi canzone, quindi rinunciò all’idea di ascoltare musica. Nella fretta di partire non aveva preso niente da leggere, non c’era abbastanza segnale per navigare con il telefono, mancava persino Pikachu con cui conversare. Per una manciata di minuti, si lasciò ipnotizzare dal paesaggio che scorreva fuori dal finestrino. I pensieri si rincorrevano.
Gli incoraggiamenti dei compagni di corso prima della partenza non erano bastati a tranquillizzarlo. Gli avevano organizzato una piccola festa per salutarlo, ma appena lasciata l’isola e l’atmosfera casalinga della scuola, Ash aveva sentito crescere una sensazione simile al panico. Più si avvicinava alla fine del viaggio, più diventava forte la paura di essere in ritardo. Non ci sarebbe stato niente di strano ed era quello che meritava, dopo tutti gli anni che aveva lasciato passare. Come poteva essere stato così idiota? Le cose ora gli apparivano chiare in maniera disarmante. Tutte le sue compagne di viaggio avevano dimostrato di essere ottime persone. Aveva apprezzato May, Dawn, Iris e Serena sotto tanti aspetti, ma più ci pensava e più era certo che Misty riassumesse in sé le buone qualità di ognuna di loro.
Vedendo arrivare il controllore, ne approfittò per richiamarne l’attenzione.
“Mi scusi, questo treno ferma a Luccainera?”
“Sì, certamente!” Il controllore guardò l’orologio. “Ci arriveremo fra circa venti minuti.”
“Grazie.”
Il sogno gli aveva fatto venire in mente che poteva fermarsi a salutare alcuni vecchi amici. Questo gli avrebbe permesso di allontanare per qualche ora il momento della verità.
Codardo.
 
Non fu semplice trovare un passaggio dalla piccola stazione di Luccainera, nemmeno spiegare dove voleva essere accompagnato. Alla fine un agricoltore lo fece montare nel cassone agganciato al trattore, insieme agli ortaggi invenduti della giornata. Quando furono in vista della piccola casa isolata nella campagna, il contadino rallentò perché il ragazzo potesse balzare giù. Ash agitò una mano in segno di ringraziamento verso il mezzo che si allontanava e si incamminò per una traccia di sentiero appena accennata. Quel posto non era cambiato dall’ultima volta, appariva selvaggio, non esattamente il luogo adatto perché ci vivessero delle persone.
La casetta sorgeva su una collina coperta di alberi, era molto piccola e semplice, a un solo piano, con tetto a doppio spiovente. Di fronte c’era un orto, dove un giovane uomo in abiti da lavoro si prendeva amorevolmente cura di rigogliosi cespugli d’insalata.
“Ehilà, James!” Richiamò l’attenzione Ash, quando fu a portata di voce.
L’uomo nell’orto abbandonò immediatamente la sua attività, riconoscendo la voce. Quando capì che non stava sognando, fece un gran sorriso e corse verso l’allenatore.
“Ash!”
Lo abbracciò di slancio.
“Accidenti, che bello vederti! Da dove arrivi?”
“Andavo verso casa e ho pensato di fermarmi a salutarvi.” Spiegò Ash.
“Hai fatto benissimo! Ma dove sono gli altri?”
James si guardò intorno alla ricerca di quelli che dovevano per forza essere presenti.
“Questa volta sono solo.” Disse Ash.
“Tu che viaggi da solo? Com’è possibile? Dov’è Misty? E dov’è Pikachu?”
Ash deglutì a fatica ma si sforzò di continuare a sorridere.
“È una storia lunga, ma te la racconterò.” Si schernì.
“Avremo tutto il tempo, resti per cena, vero?”
“Certo!”
Una donna di una bellezza disarmante e con lunghissimi capelli rossi tenuti sciolti li aspettava sulla soglia della casetta. Indossava abiti estivi molto semplici e metteva in bella mostra una gravidanza almeno al settimo mese. Abbracciò Ash con meno irruenza del marito ma fu altrettanto felice di vederlo. Come aveva fatto James, osservò intorno al giovane allenatore.
“Dov’è Misty?” Domandò subito con aria divertita.
“Alla palestra di Celestopoli, suppongo.” Rispose Ash, cercando di mantenere le cose su un’atmosfera scherzosa.
“Sapevamo che non viaggiavate più insieme, ma pensavamo fosse una cosa temporanea.” Jessie fu rapida a notare la difficoltà di Ash e passò oltre. “Dai, entra. James, vai a vedere se la stanza per gli ospiti è in ordine, poi apparecchia per tre!”
“Agli ordini, capo!”
Ash soffocò una risata nel palmo della mano, faceva davvero uno strano effetto vederli nei panni di coppia felicemente sposata.
 
Durante la cena, parlarono estesamente di quanto era accaduto dall’ultima volta in cui si erano visti. Jessie e James furono molto sorpresi dal distintivo della Maverick Academy che Ash mostrò loro con orgoglio, poi lo sommersero di complimenti. Fu una serata molto piacevole, anche se fu impossibile non cadere sull’argomento vecchi amici, nella fattispecie Misty. Per fortuna Jessie e James avevano intuito subito quanto la cosa mettesse Ash a disagio, quindi fecero del loro meglio per essere discreti, senza riuscirci.
Se avevano lasciato il Team Rocket, erano riusciti a redimersi, a rifarsi una vita e ad essere felici, era stato anche grazie agli sforzi di Ash e Misty. Ai loro occhi era qualcosa di assurdo non vedere insieme i due giovani allenatori. Sebbene da nemici, avevano intuito cosa li legava molto prima dei diretti interessati.
Dopo cena Jessie si ritirò in camera da letto, mentre Ash e James si accomodarono sul dondolo della veranda a sorseggiare una tisana rilassante.
“È per lei che sei tornato.” Disse James dopo un po’, spezzando l’atmosfera distesa.
Non era una domanda ed era rimasta nell’aria per tutta la durata del pasto. Ash rischiò di soffocarsi con la tisana, dovette tossire a lungo per liberarsi.
“Scusami!” Esclamò James dandogli delle pacche sulla schiena. “Non ho resistito.”
Ash fece un gesto accomodante con la mano mentre riprendeva a respirare.
“È che per noi è impossibile non pensarvi insieme.” Spiegò James. “Lo abbiamo pensato… anzi, lo abbiamo dato per scontato per tutto il tempo in cui siamo stati nemici. Poi voi siete stati la nostra ancora di salvezza e quello che abbiamo ora lo dobbiamo a voi.”
“Non esagerare.” Lo invitò Ash, imbarazzato dall’importanza con cui l’amico lo considerava. “Comunque sì, sono tornato per lei.”
James sospirò e annuì significativamente.
“Ti accompagnerei volentieri, ma non sono ancora ben visto dalle tue parti.”
Ash sorrise ma scosse la testa.
“È una cosa che devo fare da solo, per questo ho lasciato Pikachu e gli altri sull’Isola di Maverick. Poi tu hai il tuo bel da fare qui, ma grazie del pensiero.”
James annuì e sorrise a sua volta.
“Che dire? Spero di vedervi entrambi, la prossima volta.” Prese un lungo sorso di tisana e sorrise. “E che sia presto.”
 
*
 
SPAZIO AUTRICE
 
Lo so, mi state odiando perché ho lasciato Pikachu sull’isola, che dire, ritrovare Misty è la missione di Ash, la più importante. Il dottor Maverick è stato chiaro su questo, anche se poi ci sarà qualcuno che manderà a rotoli le sue intenzioni, ma non vi svelo altro :D
La canzone di cui Ash ascolta l’inizio è “Svegliarsi la mattina” degli Zero Assoluto (2007), non che ne sia mai andata pazza ma hanno fatto alcuni brani davvero piacevoli da ascoltare.
Se ve lo siete chiesti, il dottor Maverick, nella mia immaginazione, è l’attore Sean Connery.
Non ho la più pallida idea se la città chiamata Luccainera esista o sia esistita nella realtà, so soltanto che gli attori James Coburn e Rod Steiger la nominano nel film Giù la testa, capolavoro del regista Sergio Leone.
 
A presto
Samy

 
   
 
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