Serie TV > La famiglia Addams
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Autore: j_j_joker90    27/04/2017    1 recensioni
La famiglia Addams non era normale; era risaputo da tutti e dai membri stessi.
La loro diversità era motivo di orgoglio, ma quando questa si trasforerà in un dolore infinitamente peggiore della morte stessa cosa provocherà ai meccanismi che li regge?
Il senso di colpa per essere "diversi" li ucciderà?
Ma sopratutto riusciranno ad essere piu gli stessi o si adegueranno a tutto il resto del mondo?
Genere: Drammatico, Suspence, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“La paura: emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza, disponendolo, anche se in modo non specifico, all’apprestamento delle difese che si traducono solitamente in atteggiamenti di lotta e fuga”.
 
La paura è un sentimento che ti apre le porta sul futuro, con la chiave di un ricordo passato.
È sempre stato così per Morticia.
Si dice che studiare la storia serva a non commettere gli stessi errori e cosi ogni qual volta un immagine del futuro le veniva alla mente ripensava a un evento già avvenuto, per trovare una soluzione al problema.
In quei momenti, un pensiero incompreso le sussurrava, ma non riusciva a capire il racconto.
A vuoto furono i tentativi della donna di vedere uno scorcio di futuro.
E così rimase insieme al marito a formulare ipotesi.
“Possibile che Zio Caronte ci abbia lasciati? Sai è da un po' che non stava bene” disse Morticia.
Gomez storse il naso e scosse la testa.
“Se così fosse avremmo già ricevuto in tempo lampo un messaggio da quei simpatici sciacalli per la grande festa, lo sai quanto ci tengano a queste cose e poi Zio Caronte è sul filo del rasoio da oramai 50 anni, sempre tra la vita e la morte, quell’ uomo è davvero troppo fortunato”
Morticia non voleva darsi pace, ma fu costretta quando costatarono che tutto andava fin troppo bene e che il tempo passava senza che niente fosse accaduto.
Dall’angolo opposto Gomez aveva smesso di pensare molto tempo prima e aveva ricominciato a costruire il modellino del percorso.
Non stava venendo benissimo, era troppo distratto.
Al contrario della moglie, la cui ansia la stava uccidendo, lui si era arreso agli eventi e aspettava l’inevitabile, se qualcosa di brutto stava per accadere lo avrebbero affrontato a viso aperto, come sempre.
Ora l’unica cosa a cui dava importanza era quel maledetto circuito con cui lui e Pugsley si sarebbero divertiti.
Improvvisamente un nuovo rintocco attirò la sua attenzione e rivolgendo gli occhi verso l’ orologio uno sguardo perplesso si dipinse sul suo viso.
“Scusa, cara mia, a che ora tornano di solito i bambini da scuola?” Chiese con tono esitante Gomez.
“Sempre allo stesso orario, le 15:30, perché mi chiedi questo?”
Rivolgendosi di nuovo alla donna in nero mostrò le sue perplessità e con un cenno del capo anche lei  guardò l’orologio che aveva appena finito il concertino.
“Perché sono le 15:45 appena suonate e dei ragazzi nemmeno l’ombra” aggiunse Gomez.
Il mondo gira su se stesso e intorno al sole; il cielo è azzurro di giorno e nero di notte; tutti nascono e tutti muoiono (in teoria ): queste leggi regolano da sempre il mondo, come per il fatto che la progenie Addams sia sempre rientrata da scuola massimo alle 15:30 in punto, mai un minuto dopo.
I coniugi erano così occupati a pensare e ad aspettare, da non accorgersi che, appunto il mondo continuava a girare.
Delle volte alcuni Addams avevano come la sensazione che le regole che vengono imposte agli umani, da un Dio, da loro stessi o dalla natura delle cose, non li toccasse.
La superbia era una malattia che colpiva molti in famiglia e molti dittatori, serial killer e “umani” della peggior specie adornavano fieramente l’albero genealogico della famiglia.
Il fatto stesso che a molti la morta non faceva mai visita li rendeva troppo coraggiosi, sicuri che la loro incolumità, e quella dei loro cari, non fosse mai in pericolo.
Per questo Morticia e Gomez rimasero un attimo esterrefatti nel notare che i ragazzi mancassero.
Non sapevano bene cosa provare in quel momento; è come se al telegiornale annunciassero l’arrivo di un tremendo tornado e tutti si preparassero a esso e poi improvvisamente un uomo con una pistola entrasse in casa e uccidesse tutti, la dolce famiglia mentre si preparava al peggio non  si aspettava questo e non ha nemmeno il tempo di reagire che è già successo.
Lo stupore era l’unica cosa che crebbero di provare.
Quando la porta con un botto si apri; Morticia e Gomez, quasi spaventati si girano per trovarsi davanti un zio molto eccitato.
“Mercoledì non immaginerai mai cosa ho trovato in soffitta, una vecchia batteria in disuso, sporca, radioattiva e sicuramente carica!” Annunciò zio Fester con uno sguardo allucinante e poco rassicurante, orrende intenzioni si nascondevano dietro quelle parole.
Mercoledì avrebbe, con il suo solito malato entusiasmo, accettato di elettrificare  a morte lo zio, sperando che per una volta funzionasse, ma nessuna risposta arrivò dalla sala.
Fester si grattò la testa mentre chiedeva dove fossero i ragazzi “ li ho cercati in tutta la casa, sono ancora a scuola?”
A quella domanda a Gomez si gelò il cuore e da subito, la stessa sensazione di una mezz'oretta fa si presentò di nuovo.
Non era solo paura, era puro terrore.
Morticia che sembrava ancora stordita rispose che alle 15:30 i ragazzi di solito sono a casa, “non hanno mai tardato da che ricordo, sei sicuro di averli cercati dappertutto?”
“Sicurissimo, se fossero stati in giro per casa li avrei visti o quanto meno sentiti, qualche urlo straziante o vagito, ma nulla” il tono dello zio era quasi offeso, ma una nota decisamente più negativa colpiva il volto dell’uomo: rabbia.
Dove si trovavano i ragazzi se non erano a casa?
Non sarebbero mai spariti così senza dire nulla.
Pugsley era un ragazzo che si affacciava all’ adolescenza ma Mercoledì era poco più di una bambina.
Il fratellone ha sempre avuto un senso di protezione nei confronti della piccola diavola molto forte, i professori lo definivano "malato".
Così i genitori sono sempre stati sicuri che qualsiasi cosa avvenisse, loro si sarebbero coperti le spalle a vicenda.
La rabbia dello zio, come una malattia contagiosa, infettò subito Gomez che preso da uno spasmo si alzo improvvisamente.
“Morticia riunisci tutti immediatamente, non voglio sentire discussioni da nessuno” e con lo sguardo truce si allontanò.



Buongiorno utenti del web.
Per quei pochi che leggono questa storia, volevo informare che ho leggermente modificato il primo capitolo.
Mi dispiace che questo capitolo sia tanto breve, ma il prossimo sarà più lungo.
Inserirò il prossimo solo quando avrò ultimato il quarto, così da non rimanere mai indietro.

Saluti,
J-J.Joker 
p.s. Se qualcuno volesse visitare anche la mia pagina di Deviantart : http://j-j-joker90.deviantart.com/ 
  
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