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Autore: Urban BlackWolf    27/04/2017    4 recensioni
Michiru è determinata. Determinata a riprendersi ciò che le appartiene, che è suo dalla nascita. Ne va della sua stessa sopravvivenza, del suo benessere fisico e mentale.
E questa volta quella meravigliosa bionda che è la sua compagna, anima nobile, essere irrequieto, fortezza per il suo spirito e gioia della sua vita, non potrà aiutarla. Dovrà addirittura essere ferita, lasciata in disparte, relegata all'impotenza, perchè questo genere di lotte si debbono combattere da soli.
Ma la donna amante delle profondità oceaniche, non sa di avere un piccolo angelo custode venuto dal passato che la guiderà nei percorsi intrigati e dolorosi dei sui ricordi; Ami, giovane specializzanda in medicina, tenterà in tutti i modi di restituirle la libertà di sogni perduti. -Sequel dell'Atto più grande-
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altro Personaggio, Ami/Amy, Haruka/Heles, Michiru/Milena, Nuovo personaggio | Coppie: Haruka/Michiru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Il viaggio di una sirena

 

Sequel dell'Atto più grande

 

I personaggi di Haruka Tenou, Michiru Kaiou e Ami Mizuno appartengono alla fantasia della scrittrice Naoko Takeuchi

Sviluppo della storia ed altri personaggi sono idea di Urban Blackwolf


 

 

 

Epilogo – I doni del cuore

 

 

 

Michiru terminò di struccarsi ben oltre la mezzanotte. Eccitatissime, lei e Giovanna si erano piazzate sul divano iniziando a cicalare fin quando all'amica non le si erano letteralmente chiusi gli occhi, mentre una taciturna Haruka aveva preferito prepararsi un caffè con altre fantasie per la testa, sedendosi poi sul piano del caminetto per bearsi dell'immagine radiosa che la sua compagna sembrava emanare da ogni centimetro quadrato del corpo. Era incommensurabilmente bella la sua dea, bella e serena. Una condizione che raramente la bionda aveva riscontrato durante i loro quattro anni di vita di coppia.

In quelle settimane di forzata lontananza, per quel viaggio Haruka aveva spesso ceduto alla rabbia e alla frustrazione, ma ora, nell'osservare quanto beneficio avesse portato la terra ellenica a Michiru, non poteva che darsi della stupida, orgogliosa, egoista testa vuota.

Lasciato lo spazzolino nel bicchiere accanto a quello di Haruka, Kaiou sorrise guardandosi allo specchio. E si, andava molto, molto meglio. I segni scuri che le avevano accompagnato la pelle del viso solcandolo a più riprese erano un ricordo, ed anche l'idea stessa della notte e del consequenziale sonno non la spaventava più.

Spense la luce del bagno chiudendosi la porta alle spalle.

“Ruka, stavo pensando che in mattinata vorrei...” Ma le parole le si spensero nella gola non appena gli occhi si posarono sul grande letto a due piazze.

Haruka era crollata e come un cucciolo aveva preso la strada del riposo senza neanche rendersene conto. Le si erano semplicemente chiuse le palpebre mentre la stava ascoltando parlare di lavoro. Su un fianco, con ancora il sotto della tuta bianca che in genere usava per casa e la t-shirt che aveva indossato per tutto il santo giorno. La testa adagiata sul cuscino, le braccia abbandonate su una parte considerevole del lato in genere occupato dall'altra, appariva ora così; un angelo biondo inerme nel loro letto finalmente non più vuoto.

“O anima mia.” Sospirò dolcemente andando a rimboccarle le coperte per poi coricarsi a sua volta.

Stando attenta a non svegliare il suo bizzoso puledro di fanteria, Michiru ricordò improvvisamente una frase detta ad Ami come risposta ad una domanda riguardante la forza del loro legame; Dopo quattro anni sentiamo ancora la necessità di addormentarci abbracciate. Una verità tanto benedetta quanto impellente, che la portò a posare la mano destra sulla vita dell'altra per chiudere poi anch’essa gli occhi e sentirsi finalmente appagata. Per quella notte e per tutte le seguenti, non avrebbe più avuto nelle orecchie il suono del mare, ma quello ritmico e vitale prodotto dai respiri del suo amore.

 

 

Le bolle rilasciate dal suo respiratore andarono ad unirsi a quelle dell'uomo dalla muta nera che stava risalendo lentamente accanto a lei. Michiru gli fece segno con il pollice vedendolo annuire di risposta. Tutto stava procedendo bene. Un'altra decina di metri e sarebbero arrivati in superficie. All'improvviso un tocco gentile, ma deciso sulla spalla. Haruka le mostrò il quadrante del suo Scuba lasciandole intendere di voler proseguire l'immersione. Possibile che da quando l'aveva portata la prima volta nel mondo della disciplina subacquea, ogni volta che si ritrovavano a dover risalire da una lunga escursione come quella, faceva storie?

Michiru scosse decisa la testa facendole capire che non avevano più tempo e l'altra dovette rassegnarsi proseguendo la lenta risalita di decompressione.

Finalmente arrivati a scorgere la chiglia della barca, l'uomo vi passò sotto andando verso la poppa dove si trovava la scaletta. Pochi secondi e le due donne lo raggiunsero arpionandone con una mano l'acciaio cromato.

Haruka fu la prima a togliersi il respiratore inondando finalmente le narici fino a quel momento strette dalla maschera. Ecco, se una cosa delle immersioni proprio non riusciva a sopportarla era quella di dover respirare con la bocca.

Che spettacolo! Perché siamo risaliti così presto? Avevamo ancora una decina di minuti.”

Amore non lagnarti sempre. Le correnti si sono rafforzate e non era più possibile proseguire in sicurezza.” Le rispose la compagna porgendo la mano al padre.

Haruka, Michiru ha ragione. Per oggi basta così.” Disse Victor mentre aiutava la figlia a salire.

"Sempre così voi due. Ogni volta che ci si diverte...” Mezza imbronciata la bionda si slacciò la bombola direttamente in acqua mentre l'uomo la prendeva a bordo. Via anche la cintura zavorrata.

Ci saranno altre immersioni. Porta pazienza.” Una risata profonda di lui e la donna meno esperta si arrese.

Ok. ok. Hai vinto tu Victor. Ma almeno lasciami andare avanti. Lenti come siete...” Facendo leva sui quadricipiti la bionda si diede lo slancio dall'ultimo piolo della scaletta.

Un paio di bracciate a lento giro per poi partire a razzo come al suo solito verso la riva.

Michiru la guardò sconsolata. “Da quando ha imparato a nuotare non la si tiene più. Non che l'acqua sia diventato improvvisamente il suo elemento, ma...”

Ma si vede che si diverte un mondo quando è sotto. Non rimproverarla, perché vedi Michiru, la tua Ruka ha gli stessi occhi pieni di stupore che avevi tu quando ti portavo a fare snorkeling da bambina.” Concluse guardando anch'egli la linea della costa di Santorini.

Che devo fare con quella capocciona papà?” Chiese sorridendo avvertendo la mano del padre sulla guancia.

E cosa devi fare ragazza mia?! Amarla.” E scoppiando a ridere entrambi tornarono a guardare la costa.

Michiru aprì lentamente le palpebre sentendosi fissata. Gli smeraldi di Haruka la stavano scrutando come due avidi scanner. Seduta sulle ginocchia tra le lenzuola, chinò leggermente la testa arruffata da un lato lasciando una smorfia sulle labbra.

“Buongiorno.” Disse Kaiou stropicciandosi un occhio.

“A te."

"E' tanto che sei sveglia?"

"No. Ma dimmi, cosa stavi sognando di tanto meraviglioso da farti sorridere nel sonno?” Chiese curiosa. Non era mai accaduto.

Kaiou si bloccò pensandoci un attimo, poi ricordando tornò a dipingere le labbra all'insù. “Mio padre.”

“Oh... e visto l'espressione sul tuo viso dev'essere stato bellissimo. Mi sorprende.”

“Non devi. Sono giorni che non ho più incubi, anzi. E la vuoi sapere una cosa? Stavamo facendo un'immersione e c'eri anche tu.” La sentì ridere e corrugando la fronte si tirò su a sedere.

“Era proprio un sogno allora.” Disse la bionda infilandole le dita tra i capelli per attirarla a se e baciarla.

“Certo è che se volessi imparare a nuotare, almeno una parte potrebbe trasformarsi in realtà, Ruka mia.”

“Questo non accadrà mai. - Soffiò sottovoce per continuare più languida. - Come non accadrà mai più che mi addormenti come un sasso prima di saperti al mio fianco. Avrei tanto voluto fare l'amore, ma le forze mi hanno tradita. Scusami Michi.”

“Non devi chiedermi scusa. Da ora in avanti avremo tante di quelle notti.”

“E mattine e pomeriggi e...”

La compagna la fermò baciandola a sua volta per poi riportarla all'ordine. “Si, si, abbiamo capito Tenou. Ora giù dal letto e vai a guadagnarti il pane.”

“Mmmm... Si, Michi mia.”

 

 

Una quindicina di minuti più tardi, Giovanna le mise al corrente della sua intenzione di partire quello stesso giorno, attirandosi addosso il nervosismo mattutino della sorella che non afferrando il perché di tanta fretta, le boicottò per contrappasso l'intera colazione.

“Il fatto che Michiru sia tornata non vuol dire che stiamo cacciandoti di casa, Giovanna!” Disse sistemandosi più comodamente sullo sgabello della penisola.

“Lo so Ruka. E' che ho la convocazione per la partita del fine settimana. Sono di servizio e come ti ho già detto in altre occasioni, non posso mancare.”

“Non difendi certo il mondo e non vedo perché tu non possa dirgli di no qualche volta.” Acida non riuscì a controllarsi parlando prima di pensare.

Non amava che Giovanna facesse quel secondo lavoro. Troppo pericoloso, mal pagato e per lei completamente insufficiente al fine di garantire la sicurezza di un evento sportivo.

La maggiore raccolse l'offesa contrattaccando. “Siamo in piena emergenza terrorismo e credi che la mia unità si gestisca da sola?! Sotto di me ho quindici persone.”

“Allora siamo tutti più sicuri se il sergente Aulis guida l'armata!” Infierì accettando la zuffa.

“Haruka...” Intervenne Michiru a far da pacere.

“E' un lavoro al quale tengo e nonostante mia sorella pensi sia inutile, io so che non lo è affatto. In ultima istanza... scusa se guadagnare un po' di soldi non mi fa proprio del tutto schifo, Tenou.” Ed alzandosi da tavola finì le ultime gocce di caffe per andare a lavarsi la tazzina.

“Lo sai che per la miseria che prendi il gioco non vale la candela! Perché non ti trovi un lavoro qui. Uno alla tua altezza. Uno che ti dia delle soddisfazioni maggiori.”

“Ti ho già detto di non essere ancora pronta per lasciare tutto. L'Italia, gli amici, il resto della famiglia Aulis. - Che poi era anche la sua, ma quello era un altro discorso ed assai più spinoso. - Comunque pensala come vuoi e dammi anche della deficiente come al tuo solito.”

“Non ti ho mai dato della deficiente.” Cercò di difendersi sapendo di stare scivolando come un geco su uno specchio.

“Certo che lo hai fatto. Anzi, lo fai continuamente non fidandoti mai di ciò che dico o faccio. Ma va bene così, perché ho capito sbattendoci le corna che sei una persona diffidente.” Disse tranquilla dandole le spalle.

Michiru guardò severa Haruka che sbuffando chiese scusa. “Non è che sia diffidente nei tuoi confronti, è che lo sono verso tutti... Mi dispiace.”

Posando il canovaccio, Giovanna si voltò poggiandosi al granito. “Dovresti fidarti di più di me.”

“Lo so, ma non mi è facile. Te l'ho già detto. Ho passato tutta la vita a cavarmela da sola e fino ad ora ho permesso solo a lei di mettermi in discussione.” Ammise indicando Michiru che si permise di aggiungere che il fatto che lavorasse in un posto altamente sensibile le spaventava e che il desiderio di entrambe era di farla vivere accanto a loro.

“Io vi ringrazio, ma potrebbe accadermi qualcosa anche qui.” Terminò alzando le spalle dirigendosi verso il bagno. Chiudendo la porta lasciò che la sorella esplodesse.

“Che discorso del cazzo!”

“Haruka!”

Esasperata la bionda sbatté un palmo sul tavolo. “Scusa amore, ma quando ci vuole...”

“Quando ci vuole, si parla pulito! Comunque dilla tutta Giovanna, a parte il discorso del tuo trasferimento a Bellinzona, torni a casa anche e soprattutto per lasciarci un po' da sole, non è così?!” Disse Kaiou con il tono di voce più sostenuto in modo che la più grande potesse sentire dall'altra stanza. Ormai aveva inquadrato il carattere di quella donna con la testa più dura di un pezzo di Teak.

“Anche e soprattutto... L'ospite è come il pesce ed io sono di troppo. La bionda qui, è assai più timida di quanto non voglia ammettere se si affrontano certi argomenti a luci rosse.” E ridacchiando iniziò a spogliarsi per una rapida doccia.

“Che deficiente!” Urlò l'altra presa in causa per poi vedersi il viso di Giovanna far capolino dalla porta.

“Visto che mi dai della deficiente? Come volevasi dimostrare.” Sfotté per poi richiuderla.

“Non la sopporto più. Adottiamo un cucciolo ed abbandoniamo lei al primo incrocio.” Borbottò come una vecchia comare avvertendo le braccia della compagna stringerla da dietro e riderle sulla pelle della nuca.

“Mi mancavano i vostri siparietti amorosi.”

“No Kaiou, non ti ci mettere anche tu...”

 

 

Michiru guidava senza fretta diretta allo stabilimento Ducati. Subito dopo pranzo aveva accompagnato Giovanna alla stazione per recarsi poi dal vicario della Cattedrale che le aveva consegnato uno dei dipinti che non aveva potuto restaurare alla fine dell'anno precedente per via della Pala del Perugino. Infine, ricevendo una strana quanto criptica telefonata dalla compagna, aveva preso la strada per l'interland domandandosi perché dovesse raggiungerla alle piscine della scuderia.

Parcheggiando la sua Prius proprio accanto alla Mazda di Haruka e togliendosi gli occhiali da sole, si guardò in torno con fare curioso. Sapeva dove andare, perché aveva accompagnato spesso la bionda alle sedute di fisioterapia.

Pur facendo un lavoro abbastanza impegnativo, Tenou non si era mai fatta realmente male, ma le crinature e le ossa che si era rotta in carriera, con l'età iniziavano a necessitare di periodiche sedute lenitrici.

“Quando cambia il tempo mi fa male dappertutto.” Si lamentava una volta su due mentre Kaiou non perdeva occasione di rinfacciarle scherzosamente di essere più giovane, anche se solo di un anno.

Entrando nella zona accoglienza Michiru chiese alle receptionist dove fosse l'Ingegner Tenou avendo così conferma che si trovasse ancora in acqua. Ringraziando ed uscendo dalla struttura principale, iniziò a percorrere il vialetto che portava al complesso delle palestre ed in meno di cinque minuti raggiunse lo spogliatoio femminile trovandolo però vuoto. Provò allora a chiamarla al cellulare e non appena sentì un armadietto suonare capì decidendo di sfidare l'afa ed il cloro. Togliendosi la giacca ed appendendola ad un gancio di una panca, si diresse verso la vasca usufruendo delle ciabattine di cortesia.

“Sei arrivata!” Sentì vedendola seduta su una sedia accanto al bordo.

“Ruka, perché sei ancora in costume? Pensavo avessi finito." Chiese mentre la bionda si alzava togliendosi l'accappatoio.

“Il tempo... Credo stia cambiando Michi. Continua a farmi male il costato anche dopo una buona mezzora di idromassaggio.” E le andò in contro con fare rassegnato.

“Povero il mio cavallino di fanteria.” Se l'abbracciò Michiru non badando al fatto che fosse bagnata fradicia.

“E' la vecchiaia...” Rispose sentendosi scarmigliare i capelli.

“Vuol dire che tornate a casa ti farò un po’ di coccole così da far passare questa brutta bua.”

“Mmmmm... E' un programma intrigante. Allora dovrò prima sdebitarmi in qualche modo.” Le strinse forte le spalle continuando con il dirle di non infervorarsi troppo per quello a cui avrebbe assistito da li a breve.

“E ti prego Kaiou di non essere troppo critica. Ricorda che ho avuto poco tempo e che mi è costato tanta fatica, sacrificio e pesantissime prese per i fondelli!. Dopo questo preambolo strabuzza la vista e tieniti forte.” Annunciò stentorea rimettendosi la cuffia per poi tuffandosi a candela dal bordo.

“Ma che vuol dire?!”

Ma Haruka non rispose. Con l'acqua che le arrivava al petto prese un profondo respiro sentendosi come prima di un esame e facendosi coraggio scivolò a pelo iniziando a nuotare. Prima bracciata. Seconda bracciata. Terza bracciata. Tieni fermo il busto, non piegare le gambe, non sbattere il dorso dei piedi. L'acqua va aggredita, ma rispettata. Accarezzala quando le dita la solcano. Tieni la testa bassa Tenou. Tieni la testa bassa! Sentiva la voce di Giovanna che la spronava, le consigliava, la pungolava, la lodava e pretendeva. Se ci riesce un bambino, ci riuscirai anche tu. Sei mia sorella diamine; il nuoto ce l'hai nel DNA. Avanti Ruka, muovi quelle gambe e pensa a quando mostrerai tutti i tuoi progressi a Michiru.

“O Dio Santo...” Portandosi per un istante la mano alla bocca, Kaiou la seguì con lo sguardo iniziando poi a camminare sul bordo vasca. Concentratissima e neanche troppo esitante, Haruka arrivò dalla parte opposta serrando la mano ad uno dei blocchi di partenza.

Un considerevole respiro per godersi la soddisfazione della riuscitissima sorpresa. “Ammettilo, ti ho stupita al pari di Atene... Allora, cosa ne pensi?”

“Io non..., ma chi? Quando?”

“Poche domande e molto confuse vedo.” Disse divertita mentre Michiru si toglieva le ciabattine con gesti decisi per poi tuffarsi di testa vestita di tutto punto.

“Kaiou che fai?!” Se la ritrovò davanti in tre secondi. Le iridi ardenti di emozione.

“Ruka hai imparato a nuotare!”

“Ma i vestiti...”

“Cosa vuoi che me ne importi! Dimmi quando hai deciso di imparare una cosa che odi da sempre.”

“Ho deciso la notte che abbiamo discusso al telefono, ti ricordi? Mi parlasti dell'immersione con Ami. Michiru non voglio che tu debba più soffrire a causa delle mie paure, perciò se il mare ti provoca piacere e ti fa sentire meglio, vuol dire che le vacanze le passeremo sulle sue coste. Ovunque tu vorrai. Non sono ancora brava, lo so, ma conto di riuscire a far bene quanto prima almeno lo stile libero, per poi segnarmi al corso base per snorkeling. Non raggiungerò mai il tuo livello, ma sarò in grado di seguirti sopra o sotto l'acqua di qualunque oceano presente sul pianeta. Te lo prometto.“

L'altra scosse la testa. Il suo amore in acqua! Per lei! Solo per lei. Il sogno della notte precedente sarebbe diventato una realtà.

“Ti amo Haruka Tenou!” Urlò nell'ambiente vuoto stringendosi a lei.

“Michi... ti prego. Adagio! Qui non si tocca.” S'irrigidì arpionandosi al blocco di partenza come una cozza ad uno scoglio.

“Non preoccuparti amore. Se mai dovesse succedere che il mare reclami il mio angelo, ci penserà la sua sirena a riportarlo in superficie.”

 

 

Erano tornate a casa assaporando nuovamente quei gesti carichi di famigliarità che come coppia erano solite fare. Si erano fermate al supermercato vicino casa per un po' di spesa, dedicandosi poi alla cena ed apparecchiando senza fretta la tavola della sala, avevano mangiato leggero e bevuto del buon vino, mentre Haruka saziava a piccole dosi la curiosità della sua dea raccontandole delle lezioni di nuoto con la sorella e quanto quest'ultima le avesse dimostrato una pazienza sconfinata ed affetto a profusione.

“Non mi ha affogata anche se sono stata spesso una bastarda cronica e questo l'ho apprezzato molto. Sai quanto possa diventare intrattabile se non riesco a far bene una cosa.” Ammise iniziando a sbucciarsi una mela.

Seduta accanto a lei, Michiru storse la bocca. L'amica era riuscita la dove lei aveva fallito. “Sono anni che cerco d'insegnarti a nuotare, ma tu niente. Poi arriva lei e si compie la magia. Devo confessarti di essere un po' invidiosa.”

Scoppiando a ridere la bionda cercò di minimizzare. “Adesso chiamarla magia mi sembra esagerato. Non facevo poi così schifo.”

Ma guardando il viso dal sorriso sardonico dell'altra ammise che si, faceva proprio schifo. “Mi ha chiamata bacarozzoide giallo per giorni. E' stato umiliante...” E questa volta toccò a Michiru ridere.

“Forse ci voleva proprio Giovanna per spingerti a riuscire la dove eri convinta di fallire. Con il fisico che hai il nuoto dovrebbe riuscirti la cosa più facile del mondo.”

Ognuna delle due sorelle aveva paura di deludere le aspettative dell'altra, ma questo limite le stimolava positivamente a dare sempre il massimo. Stancante, ma tutto sommato produttivo.

“E' solo che con te non provo la competizione che sento con lei. Con te non devo dimostrare niente, non più. Tu mi ami per quella che sono. Con lei invece è tutto ancora da costruire e non volevo che pensasse di avere una sorella che se la fa sotto in trenta centimetri d'acqua. - Tornando a guardarla continuò quasi con timidezza. - Però è stato un bene. Non è che l'acqua proprio non mi piacesse e' che … mi vergognavo di non riuscire a fare quello che riuscivi a fare tu.”

“E' per questo che te ne stavi sempre in spiaggia a cuocerti al sole accampando mille scuse pur di non seguirmi, lo so. Guarda che ti conosco Ruka.” La vide ghignare arrossendo leggermente.

“Già.”

“Ed è proprio per questo che la tua sorpresa vale più di un tesoro. Però sappi che anche io ho dovuto piegare l'orgoglio prendendo forza dal mio cuore.” Posando il tovagliolo sulla tavola si alzò andando verso il suo studio.

“Dove vai?” Chiese Haruka posando il coltello nel piatto iniziando ad azzannare uno spicchio di mela.

Dopo qualche secondo Michiru ne uscì tenendo in mano una custodia di raso rettangolare.

“Cos'è!”

“Un pensierino per... noi. Per me e per te, che da sempre vuoi sentirmi suonare, ma che purtroppo per colpa di questo non hai mai potuto. - Le mostro l'anulare sinistro fasciato dallo scudo della sua fede dorata. - Però anche io devo farti un preambolo. Porta pazienza e sappi che il livello che un giorno raggiungerò con la mano destra, non sarà mai lontanamente equiparabile alla destrezza che avevo con la sinistra.” Aprì afferrando il violino regalatogli da Alexios.

Michiru lo accarezzò afferrando l'archetto e portandosi la mentoniera al viso chiuse gli occhi lasciando che il crine vibrasse sulle corde. Haruka poggiò silenziosamente lo spicchio nel piatto deglutendo. Guardando la postura di altri violinisti l'aveva spesso immaginata con quello strumento tra le mani, ma per quanto la sua fantasia fosse fervida, non era mai riuscita a far scaturire da quella visione alcun suono. Nel sentire ora quelle semplici note avvertiva nel petto il cuore stranamente agitato e quando Michiru terminò il suo elementare, ma sincero assolo, serrando la mascella si alzò respirando profondamente l'aria ancora carica dell'energia scaturita da quello strumento.

“Cosa te ne pare?” Chiese quasi sussurrando sentendosi emozionata per l'offerta di quel dono.

Rimanendo ferma con le braccia dimenticate lungo i fianchi la bionda incatenò i suoi occhi a quelli di lei. “Ti amo Michiru Kaiou.”

 

 

 

 

Note dell'autrice: Ecco qua. Il secondo capitolo della mia, nostra storia è terminato. Mi sono concessa un po' di tenerezze finali, non potendo però rinunciare ai consueti buffi siparietti.

Concedetemi un ringraziamento tutto speciale a coloro che mi hanno seguita e recensita, dandomi spesso lo slancio per continuare ed il coraggio di mettene su carta la mia fantasia.

Proprio per queste amiche speciali, ho pensato ad un terzo racconto, questa volta un po' diverso dai primi due, sempre introspettivo, ma credo più complesso, sia come storia, che come ambientazione.

le trincee dei nostri cuori, sarà molto più avventuroso e crudo, non sarà ambientato solo nel nostro tempo e rispecchierà i sentimenti, le caratteristiche umane, le labilità ed i punti di forza dei personaggi che avete dimostrato di amare nelle prime due storie.

Mi impegnerò a fare un buon lavoro e spero di non deludervi. Per adesso vi lascio con un GRAZIE enorme per la vostra dedizione.

A presto!!!

UB Wolf

   
 
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