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Autore: RLandH    27/04/2017    0 recensioni
Ti ricordi dunque di quando teorizzasti la grande cospirazione ghoul?
Esiste.
Si chiama V.
Per me è sempre stato il sinonimo dell'uomo nero, sembra una cosa stupida a pensarci ora, ma è così. "
Fa la brava o V. verrà a prenderti!" lo diceva sempre la mamma.
Forse avrei dovuto farlo, perchè V sta venendo per me.
Perchè V. forse ti starai chiedendo? O Forse no, non ho voglia di pensarci.
Ciò che conta è che questa organizzazione in realtà ha sempre fatto parte della mia vita ... In un certo senso,
io sono in V. o avrei dovuto farne parte.
[TokyoGhoul:RE |Teorie becere su V.| OC| ho dato una ship anche a Tatara |Sicuramente non ci sono cose belle]
Genere: Angst, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kirishima Tōka, Nuovo personaggio, Takatsuki Sen/Eto, Tatara, Urie Kuki
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Carestia, portami gioia


 
Atto I

 – Non canto né fui cantore –
 

Capitolo primo: Senhal
 
 

"La verità è che sono un po' incerta da dove cominciare a raccontare.
Sarei tentata di cominciare dal principio, come sarebbe giusto ...
Però l'ho ammetto, ho sempre avuto un debole per i racconti che iniziavano in Media Res. Dunque, sì, cominciamo da un momento ... un momento davvero brutto ..."


 

Qui Kurhei Shukumei, al momento sono impegnata.  Lasciate un messaggio  e –  se avete una grande storia –  sarete richiamati.
 
 Aizawa aveva ascoltato il messaggio della segreteria telefonico con un certo biasimo sul viso. La voce di Shukumei sembrava brutalmente meccanica. "Acida Seronja*", aveva mormorato a mezza bocca, buttando il telefono spento tra le cartacce.
Moriva di sonno, aveva fatto la notte e due autopsie, i corpi  erano arrivati al limite di quella che poteva essere considerata decenza, aveva inoltre dovuto finire alcune cartelle e sottostare alle richieste impossibili dei classe speciali.
Voleva solamente dormire ... e quella  neanche si degnava di rispondere al telefono.
 
L'aroma del caffè lo aveva risvegliato dal suo poltrire sulla tastiera. “Mi appari come l'angelo nel sepolcro", aveva sussurrato guardando come Shimura,  il suo collega, si fosse palesato all'interno del loro ufficio  con ancora gli abiti civili, due fumanti tazze di caffè e la barba  non fatta  di giornata.
"Non ho idea di cosa tu stia dicendo", aveva risposto Shimura, allungandogli un bicchiere. “Zucchero di canna", lo aveva tranquillizzato, prima che Aizawa riuscisse a fare qualsiasi domanda, mentre l'altro si accomodava sulla sedia dietro la sua scrivania. "Comunque vedo un'ombra sul tuo viso" lo aveva stuzzicato Aizawa, mentre sorseggiava un po' della bevanda, sentendo quel dolce nettare degli Dei  rinvigorirgli le ossa e lo spirito. "Deve essere andata bene con la commessa della videoteca”, aveva aggiunto.
Shimura aveva preferito bere il suo caffè che rispondergli e Aizawa aveva iniziato a sospettare non fosse l'unico ad essere andato in bianco.
"Così male?" aveva inquisito allora, "Be, alla fine ... Sì, una vera tragedia. Per consolarmi ho passato la nottata a vedere film dell'orrore." Aveva spiegato quello, riprendendo a bere. Come se mestiere sezionava i morti avesse ancora voglia di vedere cose così poco felici; il suo collega sembrava proprio avere una passione per quelli particolarmente brutti. "Ti prego non un'altra volta Death Sushi**", aveva provato Aizawa. "Quel film è un capolavoro", aveva sentito il bisogno di replicare Shimura.
"Cosa si dovrebbe dire allora de La Corazzata Potionsky?”, aveva chiesto sarcastico, ma prima che potessero lasciarsi in un'affascinante dibattito su quali - e con quali criteri - i film avrebbero dovuto ritenersi capolavori,  entrambi i fissi sulle loro scrivanie erano suonati.
Aizawa aveva commentato il tutto con una smorfia sul viso, mentre con un certo sdegno e noncuranza fissava l'apparecchio scuro che continuare a trillare. Al suo contrario Shimura sembrava un lavoratore vagamente più decente - e che non aveva fatto la notte - si era infatti sporto ed aveva raccolto la cornetta. "Ufficio del cor-sì, sì ... al più pr-sì. Chigyou Ah. Sì adesso glielo ch-sì, glielo dico", aveva mormorato quello, prima di guardarlo con gli occhi bassi da capo bastonato. "Era il laboratorio, vero?", aveva chiesto Aizawa, guardando il fondo del suo bicchiere di caffè con un certo pessimismo addosso."Il dottor Chigyou, in realtà,  ha chiesto personalmente di te", aveva soffiato l'altro, grattandosi i capelli, erano di un castano chiaro ed con una leggera stempiatura cominciava a mostrarsi.
"Però sei hai fatto il turno di notte vado io", si era offerto Shimura; il laboratorio voleva dire che andava fatta l'autopsia ad un ghoul per il recupero dell'organo predatorio ed era una cosa in cui Aizawa era parecchio bravo. Lui aveva anche una manualità maggiore di Shimura - che di norma si occupava per lo più delle vittime umane.
Aizawa non aveva distinzione - in realtà sembrava preferire di più aprire  i ghoul, era sempre una sorpresa scoprire dove erano finiti gli organi per far spazio al Kakuho. Di norma però i corpi arrivavano loro all'obitorio, posizionato  nel loro stesso piano all'interno della sede centrale. Se dovevano arrivare fino al laboratorio voleva dire che il ghoul in questione era un soggetto abbattuto. "Tranquillo. Sminuzzo un po' e poi vado a dormire", lo aveva tranquillizzato Aizawa, rinunciando a finire il suo caffè, tanto era una brodaglia tiepida ormai.
"Ma tu da adesso sei il mio tappettino" aveva aggiunto, strizzandogli un occhio, un sorriso non molto angelico aleggiava sul suo viso.
Non aveva neanche fatto la prima rampa di scale per raggiungere il piano terra - dagli "Inferi" dove loro lavoravano - che aveva già preso il telefono dalla tasca, accorgendosi con un certo disagio di aver ancora indosso il camice. Di rimpetto a lui aveva visto scendere due persone dalla scalinata, "Sharkboy, Oreo" aveva trillato subito riconoscendo i capelli particolarmente accessi del membro della quadra dei Quinx, "Oh! Aizawa buongiorno!" lo aveva salutato Ginshi Shirazu, sfoderando il sorriso seghettato. Al suo fianco Kuki Urie era rimasto impassibile con un’espressione boriosa sul viso, “La grazia: oggi non sei di turno, forse?" aveva chiesto retorico quello.
"So che la cosa vi spezzerà il cuore, ma oggi dovrete ripiegare su Shimura”, aveva detto il dottore con un tono melodrammatico, da Urie non aveva ricevuto alcuna reazione, se non uno sguardo ostile ed una faccia da poker davvero poco credibile - dentro doveva star gongolando parecchio. Shirazu aveva ridacchiato, "Mi sento quasi un amante tradito, Aizawa", lo aveva giocato un po' in giro prima di riprendere la discesa per gli inferi, seguito dal suo compagno.
Ad Aizawa i Quinx piacevano parecchio. Erano dei piccoli fenomeni da baraccone potenzialmente letali che Aizawa vedeva come prodigi della scienza e della medicina. Dei quattro creati, Aizawa aveva assistito a tutte e quattro le operazioni: una volta da esterno, due volte dall'interno della sala operatoria ed una volta anche come secondo del dottor Shiba.  "Oreo, mi raccomando sorridi di più o non troverai mai una signora Biscotto!" aveva strillato al ragazzo, che ormai gli dava le spalle. Aveva visto la schiena  irrigidirsi, ma aveva continuato per la sua strada, mentre sentiva anche Shirazu cominciare a stuzzicarlo.
Forse avrebbe dovuto presentare sua nipote ad uno dei due.
Urie era il suo preferito, forse perchè era stato quello che aveva aiutato a creare e si sentiva, dopo aver messo letteralmente le mani tra i suoi organi, di poter avere tutta la confidenza che voleva - sebbene l'agente stesso non sembrasse accettarlo. E poi gli Oreo erano i suoi biscotti preferiti.
Era dovuto tornare inditro per togliersi il camice e recuperare la giacca - doveva fare poca strada, ma il clima di quei tempi non era affatto mite. Nell'ufficio comunque non aveva trovato i suoi investigatori preferiti, né il suo collega, probabilmente già preso nelle sue opere, così era andato di filato fuori dalla sede centrale della CCG per raggiungere il Laboratorio, sempre nella prima circoscrizione. La distanza era irrisoria ed aveva pensato bene di farselo a piedi, nonostante il tempo fosse davvero fresco, quasi come uno schiaffo in faccia. Aveva recuperato il suo telefono ed aveva composto il numero senza neanche preoccuparsi di doverlo cercare in rubrica o ricordarlo, tanto era l'abitudine che aveva nel farlo. Si era portato il cellulare all'orecchio ed aveva aspettato. Dopo un paio di squilli, era partita la segreteria.
 

Qui è Sada-chan, se non vi sto rispondendo è perchè sto facendo qualcosa di urgentissimo, ma non temete miei prodi, ritorno sempre. Un bacio.

Che segreteria inutile.
"Rispondi a questo telefono, santa donna”,  aveva borbottato, prima di rendersi conto di averlo detto dopo il messaggio acustico. Non voleva essere il messaggio lasciato, quanto un'imprecazione, ma alla fine aveva rinunciato.
Trovava davvero fastidioso come quella mattina non ci fosse verso di riuscire ad entrare in contatto con nessuno. Ma che stava facendo adesso?
Non aveva impegni,  lo sapeva, ne avevano parlato qualche giorno prima. Aizawa le aveva anche detto che gli sarebbe piaciuto adare da lei dopo aver fatto la nottata all'obitorio. E poi non rispondeva al telefono.
La verità era che si stava sforzando di non preoccuparsi, alla fine qualche chiamata senza risposta di mattina volevano dire poco che nulla, oppure ... Non voleva pensarci. Il telefono gli era squillato in mano ed aveva avuto il batticuore, ma si era reso presto conto che il numero da cui veniva la chiamata era quello di sua sorella.
"Yumino", aveva detto con una voce un po' serrata. Non voleva essere fastidioso con sua sorella, ma la verità era che non avrebbe mai voluto che il telefono fosse occupato. "Junichi! Stai bene?", aveva chiesto Yumino non sembrava preoccupata quanto mero gesto cerimoniale di cortesia il suo, Aizawa poteva immaginarsela tutta precisa dall'altra parte della cornetta. "Sto bene, ma tu non dovresti tenere una lezione?”, aveva cercato di tranquillizzarla lui, non era neanche metà mattina e sua sorella doveva essere in pieno orario lavorativo. Insegnava matematica in un liceo privato, in una circoscrizione piuttosto tranquilla. Aveva una laurea alla Kami ed un master al M.I.T. avrebbe potuto essere ovunque, eppure era lì ad insegnare ad un mucchio di ragazzini snob; Aizawa mandava giù bile al pensiero che forse anche lui era causa di quella scelta. "Ho un'ora buca ed ho pensato di chiamarti", aveva soffiato Yumino.
"Oh Yumi, sono sempre contento di sentire la mia sorellina, ma devo andare a lavoro, i ghoul non si apriranno da soli”, aveva cantilenato Aizawa, buttando giù il telefono sulla voce acuta di sua sorella che cercava di tenerlo in linea.
Sapeva perchè lo aveva chiamato, una decina di giorni e sarebbe stato il compleanno del loro padre. Il Signor Aizawa teneva sempre ad avere la famiglia riunita - e con tutta si intendeva tutti, cugini di quarto grado inclusi. Onestamente doveva cominciare a premurarsi di non essere in nessun luogo facilmente rintracciabile o suo fratello maggiore lo avrebbe trascinato lì per i capelli. 
 
Al laboratorio lo avevano indirizzato immediatamente ai piani superiori, il Regno del dottor Kouitsu Chigyou, dove si divertiva a creare quelle raccapriccianti macchine di morte note come quinque. Ad Aizawa un po' inquietava il concetto di quinque, questo non lo aveva mai fermato da fare la sua parte nella realizazione ed osservare con meticoloso interesse il processo di assembramento. Doveva ammettere a se stesso che era sempre stata una persona particolare, attirato dalle stesse cose che in parte lo disgustavano e spaventavano.
Le porte dell'ascensore si erano quasi chiuse quando una mano l'avevano intercettate facendole riaprire, a quel punto Aizawa aveva potuto scorgere una donna davanti a lui. I capelli neri appiccicati al volto, un tubino dall'aria parecchio scomoda, la camicia fuori dalla gonna ed un badge incastrato tra i denti, mentre le mani si applicavano per cercare qualcosa nella borsa. "Buongiorno, Cheiko”,  aveva detto salutandola con un sorriso solare, mentre la donna rossa d'imbarazzo entrava nell'ascensore,  rinunciando a cercare quello che doveva per sfilasi con una mano il badge dalle labbra per ficcarlo nella borsa. "Buongiorno Ivak, oggi stai molto bene”,  aveva buttato fuori lei d'un fiato, con le gote  ancora imporporate. "Un vero miracolo, visto che ho passato la notte a fissare uno schermo. Tu però sei raggiante per davvero”, aveva detto languido. Cheiko non era una brutta donna, solo che aveva un aspetto incredibilmente anonimo; "Sali o scendi?”,  aveva chiesto lei, passandosi una mano tra i capelli, nel tentativo di rassettarli. “Salgo" aveva replicato lui.
Aizawa non scendeva mai, nonostante ci avesse provato un sacco di volte a sbirciare lì dentro, davvero incuriosito da cosa negli anfratti oscuri del laboratorio succedesse - aveva anche provato a chiedere a Komoto. Ma lui era entrato in modalità scimmietta Non vedo, Non sento, Non parlo che ogni tanto gli veniva, in completa opposizione a quando doveva raccontare chi avesse fatto cosa con chi e dove. In quel caso era una scolaretta delle medie.
"Ma prima le signore", aveva concesso cortese a Cheyko, che Aizawa sapeva bene scendesse. Quella aveva annuito con lo sguardo un po' basso, l'imbarazzo ancora cucito sul volto, non si doveva essere acuti osservatori per sapere che alla signorina era venuta una cotta per lui. Era una cosa tenera, in verità, che faceva un po' di commozione ad Aizawa, il quale si era sempre ritrovato a metà tra il coltivare, per un mero desiderio egocentrico, e l'interrompere brutalmente, timoroso della sua fidanzata. "Sai, sono proprio contenta di averti incontrato oggi, Ivak”,aveva cominciato lei, alzando lo sguardo verso Aizawa. Aveva occhi neri come tizzoni di carbone Cheyiko; “Oh, davvero?" aveva inquisito lui lezioso.
La dottoressa sembrava, davanti al sorriso sornione di lui, perso un po' del suo brio, “Sì, ecco ... Io avrei trovato questa ricetta per fare uno strudel  di mele e volevo il tuo parere, quindi vedi, sì... Se una sera avessi voglia, sì magari ...”,  aveva provato a buttare fuori la donna, inciampando nella sua stessa lingua.
"Vuoi il mio parere per uno strudel di mele? Non sono esattamente un cuoco" aveva chiesto lui confuso aggrottando le sopracciglia, "Io, sì .. Visto che è un piatto tipico ...”, ma prima che potesse finire di parlare, Aizawa le aveva detto sopra, "Della Republica Ceca? In realtà direi che è più Austriaco. Comunque io e la mia ragazza ne saremmo davvero contenti", aveva risposto e il din dell'ascensore aveva dato a Cheyko, l'opportunità di fuggire evitandosi un certo imbarazzo, con il viso ancora dipinto di rosso.
Aizawa era tante cose. Scortese no, preferiva prendere in giro - in maniera bonaria - ma nulla sembrava metterlo più di cattivo umore che parlare della sua parte non nipponica. In parte perchè nonostante per metà fosse ceco non aveva mai visto la terra di sua madre, in parte perchè per gli anni della scuola i compagni di classe gli avevano sempre fatto pesare quella differenza. Un po' perchè tutto quello che lo legava a sua madre lo metteva sempre in difficoltà.
Era una cosa difficile da spiegare, c'era riuscito una sola volta e con una sola persona.
 
Con il dottor Chigyou  non era andata male, era una persona divertente con cui parlare ed era rimasto a fare compagnia per tutto il tempo dell'estrazione, chiacchierando del più o del meno. Per lo più del nuovo macchinario di conservazione del Kahoku che era stato costruito in Francia e stava prendendo piega a macchia d'olio in europa. "Sì, ho sentito che praticamente lo conservano vivo per un paio di giorni senza bisogno dell'acciaio quique”,   stava dicendo il Chigyou, ad un interessato Aizawa, che aveva dovuto indossare,   mascherina, guanti e grembiule.
Per quanto l'argomento lo intregasse alquanto, era rimasto turbato da ciò che aveva trovato sul tavolo autoptico e aveva dovuto faticare parecchio. Aveva capito, però, per quale motivo avevano richiesto specificatamente lui.
Il ghoul che gli era arrivato era una frattaglia, stabilire che fosse un maschio - ed approssimativamente sulla trentina d'anni - non era stato affatto facile, non che qualcuno glielo avesse chiesto. Aveva i capelli scuri come acini d’uva ed un occhio azzurro a giudicare dal colore dell'iride  che aveva ritrovato. "Cosa?", aveva chiesto con un brivido di disgusto.
La verità era che Aizawa aveva visto così tanti ghoul morti che non sembrava così strano notare quanto somigliassero agli uomini.
"Squadra Hirako”, aveva spiegato con due sole parole tutto quello che c'era da sapere l’altro dottore, non doveva stupirsi di cosa fosse capce quello che era stato per anni il secondo di Arima.
Il ghoul sul tavolo autoptico era il grado S+  Dente di Fata, un ghoul, uno parecchio ostico che non sembrava prediligere una singola circoscrizione, che aveva dato per più di un buon decennio gatte da pelare alla CCG e non sembrava neanche andare d'accordo con gli altri ghoul.
Ed era un Ukaku, questo aiutava almeno Aizawa a capire cosa dovesse cercare. "Povero diavolo eh”, aveva sussurrato, mentre cercava di identificare dove fosse la quinta vertebra per cercare l'organo predatorio. "Mi hanno detto che ha un kagune molto scenico”, aveva cominciato il Chigyou. "Da uno che si chiamava Dente di Fata mi aspetto delle orribili ali brillanti",aveva detto Aizawa,  con un sorriso mesto, mentre recuperava quella che sembrava la parte superiore del busto, per voltarla prona ed avere la visione della schiena.
Sembrava orribile scherzare su un morto.
"Ti ricordi il Pavone?" aveva chiesto il dottore,"Abbiamo accidentalmente stimolato l'organo qui dentro" aveva ricordato Aizawa con una risatina, pensando che non poteva esserci stato nulla di più raccapricciante e divertente di vedere delle grosse ed affilate code di un Rinkaku muoversi a destra e manca da una piccola matassa di carne. Era stato un miracolo che, sciolte le protuberanze,   fosse stato possibile recuperare l'organo.
Era potente e molto istabile - alla fine era stato deciso di conservarlo, senza però averlo reso una quinque.
A quanto pareva i piani alti avevano deciso di preservarlo per il progetto quinx se si fosse protratto - da leggersi come un kagune che sembrava prestarsi difficile a divenire un'arma.
"Eccolo, piccolo infame”, aveva berciato, quando aveva scavato la pelle con un seghetto elettrico. Certe volte si sentiva più un macellaio che un patologo. Aveva ritrovato  il piccolo organo, il quale era di un rossastro ribollente e sembrava sorprendentemente vivo, rispetto al resto del corpo. 
Era proprio strano quell'organo.
E lui ne era tremendamente affascinato.
 
Di norma sarebbe rimasto per il resto del processo della creazione della quinque, ma aveva uno spasmodico desiderio di tornare a casa, tolto il brio dell'autopsia aveva avvertito la stanchezza finirgli di nuovo sulle ossa. "Chigyou, che ne dici se invece di mandare tutto all'inceneritore lo porto un po' al primo livello Sasaki?" aveva chiesto, mentre osservava i resti del corpo. "Stai cercando di farlo impazzire?”,  lo aveva guardato incuriosito il dottore, era noto che la carne dei ghoul non beneficiasse  sulla psiche di questi ultimi, ma un po' alla volta non avrebbe dovuto fare un gran danno, inoltre lo stesso Sasaki sembrava sentirsi più in pace nel mangiare i suoi simili che gli umani. Cosa che Aizawa onestamente non capiva.
Ma non capiva un mucchio di cose di Sasaki, compreso perchè continuasse a bere la cioccolata che lui gli offriva. Creature affascinanti i ghoul.
"Non dovrebbero esserci problemi, ma denuncia tutte le quantità, così Shiba può ... Controllare”,   aveva detto il dottore Chihyou.
"Roger”, era stata la risposta di Aizawa.
 
Aveva lasciato la stanza portandosi dietro una borsa frigo, quando aveva intercettato le gambe lunghissime del secondo livello Occhi di Gatto, la quale era seduta su una sedia bevendo caffè assieme a Faccia da Volpe, comunemente noti come Masa Aiko ed Kuramoto Itou. Aizawa non aveva capito se scopassero solo o se avessero anche una relazione  seria.
"Ei piccioncini", li aveva attiratati con lo sguardo. Sembravano entrambi provati dalla lunga notte che doveva averli visti, da quel che aveva capito Aizawa,  un inseguimento piuttosto deleterio in una circolazione orribilmente caotica contro un ghoul di classe S+. Quello che aveva stupito Aizawa però era stato il fatto che la squadra Hirako indagasse su un ghoul che non era di Aogiri, quando normalmente erano sempre loro il target. Il mondo era strano, non doveva farsi troppe domande.
"Oh dottor Aizawa”,   l'aveva salutato Kuramoto gentile e lo sguardo sottile, Masa aveva abbozzato un sorriso amichevole. "Ho visto quello che avete combinato, con quel demone, ci ho messo due ore per capire dove fosse la collottola", aveva detto sornione lui. "Non te la prendere con noi”, si era giustificato immediatamente Itou. "Non ci siamo scontrati con un altro ghoul, o meglio Masa, senza di lei sarei morto”, aveva rivelato squisito Kuramoto, posando una mano sulla spalla della sua partner.
Masa si era passata una mano tra i capelli scuri, erano corti e molto lisci."Davvero, è stato un caso”,   aveva spiegato quella, "Fortuna",  aveva aggiunto.
Aiko era una a cui non piaceva prendersi i meriti.
"Hachikawa ti darà il tormento lo stesso”, aveva commentato con una risata Kuramoto. “Perchè cosa è successo?", si era impicciato Aizawa.
Ito si era subito prodigato nello spiegargli le vicende, non risparmiandosi affatto di complimentare la scaltrezza di riflessi della sua partner, senza la quale sarebbe sicuramente morto.
Aizawa aveva ascoltato quel discorso veramente intrigato e curioso, almeno fino ad un certo punto ...  "Ed il ghoul?”,  aveva chiesto,  "La ghoul",  lo aveva corretto Masa.
Senza che i due ben capissero come si fossero trovati lontani dalla zona dello scontro, mentre raggiungevano il resto dello squadra per fronteggiare Dente di Fata - che si era momentaneamente alleato con i Completi Bianchi - si erano ritrovati dritti contro un altro ghoul. 
Kuramoto ci aveva guadagnato una testata, ma il ghoul aveva beccato una lancia nel torace da Masa. La ragazza si era prontamente svestita di tutti i complimenti che le erano stati riservati dicendo che era stata semplicemente fortuna, il ghoul non l'aveva vista, era stata troppo concentrata su Ito.
"Io ero per terra, lei mi fissava e se non fosse stato per Masa  probabilmente ora sarei a pezzi per le strade dei Tokyo", aveva ripreso Kuramoto, posando una mano sulla spalla della compagna e facendola poi scivolare sulla schiena, in un gesto intimo. "Sai, io non penso volesse combattere", aveva invece detto quest'ultima, con gli occhi gialli fissi davanti a lei, come se stesse rievocando la scena.
"Si ma la ghoul?",  aveva inistito  Aizawa. Quei due non sembravano affatto intenzionati a raccontare che fine avesse fatto quella. "Ah, non te lo abbiamo detto?”, aveva chiesto Kuramoto. “Sul serio?” aveva borbottato con un po’ di acidità lui, ma era stato ignorato. Itou aveva continuato: "In realtà ci è scappata. Complice che noi dovevamo raggiungere Take, ma lei ... correva come una scheggia".
Aizawa l'aveva già sentita sulla lingua pizzicare la battutaccia sul fatto che due investigatori in piena forma si fossero fatti scappare una ghoul con un foro in pancia, quando Itou aveva ripreso a parlare:"Be, è la specialità di Lisca, infondo, scomparire alla svelta”.
Aizawa aveva richiuso la bocca."Lisca?”, aveva chiesto poi, crucciando un sopracciglia."Immagino che tu non l'abbia mai sentita”, aveva parlato questa volta Masa, "E' un ghoul di classe B. Non combatte quasi mai, credo che neanche io l'avessi mai sentita fino a questa mattina",  aveva poi spiegato, prendendo lo sguardo fisso di Aizawa come invito a continuare. "Fino a chè Vash The Stampede*** non è venuto a sbraitarmi contro per aver lasciato andare un ghoul che cercava da tempo”, aveva detto. "Parla di Hachikawa",era intervenuto Kuramoto. "Ti concedo che gli somiglia”, aveva scherzato Aizawa, ma si era reso conto che il suo tono era parecchio ferroso. "Praticamente è stato lui a farle avere la classe B, credo che lo abbia fatto principalmente perchè vuole il suo kagune",  aveva ripreso Masa. "Ho visto delle foto, praticamente è uno scudo. Sai che con la scusa che ci è scappata vuole fare una richiesta formale perchè diventi di classe A?”, aveva chiesto retorico Kuramoto.
"Bestioline, adoro parlare male della gente, in particolare per i creepy cosplayer involontari di manga, ma ho bisogno di dormire”, aveva detto alla fine Aizawa. “Inoltre ho i resti di Dente di Fata da ... smaltire", aveva aggiunto, battendo una mano sul contenitore frigorifero.
 
Da Chyoda ad Itobashi*** aveva impiegato venti minuti.
Venti lunghissimi minuti, passati con le mani sul volante così strette da fare diventare bianche le nocche.
Per una volta aveva deliberatamente ignorato tutte le regole che seguiva ciecamente, parcheggiando direttamente nel primo posto libero che aveva trovato nei pressi della palazzina dove era diretto.
Prima di aprire anche solo la portiera si era tastato la cintola, dove aveva sentito la sua pistola.
I proiettili Q. erano stati difficili da recuperare, non potevano semplicemente essere chiesti in un negozio di balistica. Ne poteva prenderli liberamente a lavoro.
 Grazie Deepweb.
"E invece gli inibitori sono a casa. Fantastico. Bravo Ivak”, aveva riflettuto, a denti stretti. Infondo, si disse,  non era neanche colpa sua. Allungò una mano e recuperò la borsa frigo personale, che aveva messo sul sedile del passeggero. L'altra - con la scorta maggiore - era rimasta nel bagagliaio, sommersa di ghiaccio, destinata a Sasaki. Avrebbe dovuto fermarsi prima allo Chateau, ma aveva avuto una fretta della miseria. Un profondo respiro ed era sceso dalla macchina. Coraggio, si disse: lo aspettava solamente un ghoul ferito e probabilmente affamato.
La fortuna era che aveva le chiavi di riserva della casa, non che avesse trovato un solo motivo per compiacersene. Aveva sentito le spalle farsi rigide quando aveva fatto scattare il cancelletto e non si era sentito meglio neanche mentre percorreva il giardinetto privato del palazzo. Quando era entrato nell'atrio aveva sentito improvvisamente anche le gambe farsi marmoree.
Ma si era reso conto che non era più per se stesso.

Mentre imboccava la scala per raggiungere il terzo piano, aveva potuto sentire un'odore forte di candeggina. Qualcuno aveva pulito.
"Oh, Dottor Aizawa”, si era sentito salutare, mentre udiva ticchettare lungo la scale un signore le stava percorrendo all'inverso.  Waiu Kinomiya aveva settant'anni, una spiccata passione per i berretti a quadri ed una salute di ferro. tanto da vivere in un edificio dove l'ascensore non funzionava un giorno e l'altro pure.
"Signor Kinomya, berretto nuovo?”, lo aveva preso in giro,  "Ho un appuntamento con una signora”,veva risposto lui, lisciandosi i baffi sale e pepe,  facendolo ridacchiare.
L'uomo lo aveva quasi superato, quando Aizawa lo aveva fermato, chiedendogli come mai ci fosse un'odore così persistente di candeggina.
"Beh, a quanto mi ha detto la signora Darai - quella con il cagnetto - stamattina hanno trovato del sangue. Questa è una circoscrizione tranquilla, mi sembra strano che qualcuno abbia combinato qualcosa di male, ma se dovessi puntare il dito direi su Tatsuno dell'ultimo piano.”
Si riferiva a un ragazzo dal vestiario gotico che non parlava molto; ogni tanto Aizawa aveva notato avesse le nocche sbucciate, ma, no, il signor Kinomiya sbagliava.
La prima goccia di sangue l'aveva trovata ad un metro dall'uscio dove era diretto, probabilmente il ghoul aveva cercato di fermare l'emorragia su quel piano, per evitare che venisse ricondotto a lei.
Aveva aperto la porta ed era bastato che guardasse il legno dell'anticamera per capire che la situazione era grave. Esso macchiava il parchè parquet e c'erano alcune delle scarpe della proprietaria, ma anche le ciabatte da casa. Aizawa non aveva preso tempo ed aveva seguito la scia, fino al soggiorno dell'appartamento. Le tende erano tirate e la stanza era completamente ombreggiata, ma questo non gli aveva impedito di riconoscere una figura prona sul divano, uggiolante.
Era rimasto per un momento indeciso  sul da farsi. Preparare il cibo, vedere che scorte avesse ancora, avvicinarsi.
Aveva posato per terra la borsa frigo e si era fatto vicino quatto, schivando una parrucca che giaceva per terra. "Mei ... Mei, cosa hai combinato?”, aveva chiesto palesando la sua presenza. Il viso del Ghoul era affondato nel divano, la giacca di pelle blu scura abbandonata per terra, la maglia era ridotta a brandelli, completamente strappata sulla spalla dove sorgeva il suo kagune. La pelle della scapola ribolliva, viva, era l’organo predatorio sotto che si muoveva.
Aveva abbassato lo sguardo, nel centro della schiena non era solo l’indumento ad essere sfilacciato ma anche la carne. Aveva sfiorato appena con le dita la ferita, la carne si stava rimarginando con una lentezza disarmante per un ghoul. Probabilmente non si era nutrita a dovere nei giorni prima di quell’avventura.
Ma se fosse stata umana sarebbe morta.
Mei aveva voltato appena il viso, "I-Ivak”, quasi aveva pensato di averlo sentito il sussurro, aveva fatto scattare lo sguardo verso il volto di lei, per vedere appena le iridi farsi nero fanghgilia e due rubini rossi fissarlo.
L'attimo dopo si era scatenato un putiferio d'avorio.
Il kagune di Mei era composto di sottili schegge, che fuoriuscivano dalla scapola e ricoprivano il braccio come una sorta di esoscheletro. Una sorta di armatura spinata, sottile di un colore che ricordava le ossa. Il fatto che le punte sembrassero spine, per la finitura,  non stupiva che fosse stata nominata Lisca.
Aizawa aveva sentito le punte degli aghi forargli la manica della sua giacca, e anche la camicia ed aveva sentito scavare appena la pelle, come la puntura di un ago. Il braccio che era rimasto libero aveva afferrato la pistola caricata a proiettili Q., per posare la canna sulla fronte di Mei. 
Gli occhi di lei erano famelici pozzi oscuri e mai in quel momento era sembrata più simile ad una fiera. Forse tutto il loro legame doveva essere letto in quella chiave, un domatore che si divertiva ad infilare la testa nelle fauci di un leone, ricorso dal brivido di sapere che la belva un giorno si sarebbe abbandonata alla sua natura bestiale.
"Non sei carina, visto che ti ho portato il pranzo”, l'aveva presa in giro. Non aveva tirato l'otturatore e non riusciva a muovere il braccio che era sotto la stretta delle spine di Mei, ma sperava che lei fosse intimorita dall'arma da non averlo notato. Vane speranze si rendeva conto.
Il ghoul sembrava aver recepito le sue parole e si era scostata subito di dosso, lanciandosi deliberatamente sulla borsa frigo e sfamandosi con ciò che vi era all'interno. Questo aveva dato ad Aizawa il tempo di alzarsi dalla posizione in cui era caduto - spinto - e di rimettere la pistola nella fondina. Aveva guardato il ghoul; aveva sentio i brividi corrergli lungo il corpo, nel vedere come i denti perlacei di Mei strappavano i resti della carcassa che le aveva portato.
Si era diretto in cucina, seguendo una scia di sangue secco. Il frigo era stato lasciato aperto, ogni fonte di cibo per il ghoul era stato completamente ripulita. Aizawa non faticava ad immaginare che così malridotta quella avesse cercato di recuperare le forze spazzolando il poco che le era rimasto in casa.
Avrebbe dovuto procurarle  più cibo.
Prese una fragola dal ripiano dall'elettrodomestico e richiuse l'imposta. Quando tornò in soggiorno, Mei sembrava nuovamente una buona imitazione essere umano. Il kagune si era dissolto, la sua sclera era del colore del latte e le sue iridi grandi e scure. Le labbra erano sporche appena di rosso.  "E' un ghoul”, disse solamente lei, guardando i resti che teneva tra le mani.
A Mei non piaceva mangiare la carne di ghoul. Lo aveva fatto solo in disperati momenti di magra o quando aveva dovuto acquisire forza.
Ed Aizawa glielo aveva sempre visto fare con le lacrime agli occhi. Per Mei i ghoul non potevano – non dovevano – essere mangiati. Le persone invece non gli facevano né caldo né freddo. Non l'aveva mai vista predare questo era vero, ma l'aveva vista consumare carne umane senza battere ciglio, se non addirittura con gusto. Glielo aveva confidato che non considerava uomini e ghoul uguali. E allora io? si era chiesto Aizawa. Senza avere il coraggio di domandarlo ad alta voce.
Ma aveva capito che Mei mentiva a se stessa, la vera domanda che lo aveva premuto poi era stato se lo avesse sempre fatto o se avesse cominciato dopo. 
"Cosa vuoi che ti dica, questo passava la cucina”, aveva risposto in malo modo lui, dopo aver inghiottito una bella porzione della fragola. Poteva sentire il liquido essergli colato lungo il mento e le labbra tutte zuccherine. A lui le fragole facevano anche abbastanza schifo, solo che Mei, nonostante non potesse nutrirsene, ne aveva una vera e propria ossessione.
Mei lo aveva guardato. "Grazie", aveva mugolando, riprendendo a mangiare. "Un povero diavolo, che ha avuto la sfortuna di ritrovarsi contro Hirako Take”, aveva commentato, prima di mangiare l'ultimo pezzo del frutto e ritrovarsi soltanto le foglie tra le dita, "Ma tu questo dovresti saperlo, perchè anche tu eri lì", aveva detto con un velato fastidio.
"E non mi hai detto nulla,  Seronja."
La donna aveva di nuovo guardato i resti che erano nella borsa frigo, prima di voltarsi verso di lui, i suoi occhi sembravano adesso ombreggiati di una consapevolezza diversa, ma Aizawa era troppo impegnato a guardare il ventre che aveva dato cenni di un'auto rigenerazione. Era stata Inazami a ferirla, una quique che aveva collaborato a costruire.
"Chi era?”, aveva chiesto improvvisamente, con mordente. "Ieri c'era un po' di persone, l'Aogiri, un Clown, io ...”, aveva cominciato un po' a farfugliare tra sé e sé. "Fatina dei denti, o un nome trash simile”, aveva liquidato la cosa Aizawa, sedendosi sul divano.
Non aveva idea neanche di che faccia avesse il ghoul in questione, sapeva che era almeno un decennio che era un palo in culo per il CCG e si era però ritrovato faccia a faccia contro Hirako per un caso.
Che sfiga eh, quella notte sarebbe dovuto morire Naki dei Completi Bianchi ed invece ...
E Mei cominciò a piangere; "Kaido"  sussurrò "Questo è Kaido."
 
"...Il giorno che ho mangiato il mio migliore amico.
Ah, si, caso mai non lo avessi capito: sono un ghoul"
 
*stronza in slavo
** è un orribile film horror giapponese che IO NON HO MAI VISTO (ma mi hanno assicurato che è trashissimo e grottesco)
*** il protagonista di Trigun.
**** Sono due distretti di Tokyo: Primo e Diciannovesimo, rispettivamente. (Yep è la circoscrizione di Labbra Cucite: la cosa è stato davvero un caso)

N.B. Eccomi! Ci ho messo una vita lo so, ma, ehm ... ho dovuto dare l'ESAME.
Bene il capitolo è qui: Mei ed Aizawa li conoscevate giià tramite Chemical Lady (RINGRAZIATELA perchè ha betato questo capitolo) e Masa è la sua bambina e anche Shimura.
Appunti che devo fare: il capitolo doveva essere più lungo, ma ho deciso di spezzarlo perchè sono tremendamente prolissa.
Questi primi capitoli comporerranno il primo Atto, che sarà di presentazione dei personaggi per lo più. Il titolo dell'Atto viene dalla già citata poesia in precedenza, mentre il titolo del capitolo: Sehnal è letteralmente un modo per dire "Pseudonimo" di norma quando i poeti/cavalieri scrivevano le poesie d'amore per le loro Madanno (di solito mogli di Signori) erano costretti ad usare un nomignolo. (Quindi in un certo senso il Sehnal è uno speudonimo che dai a qualcuno)
Inoltre quando ho pensato alla struttura di questa storia non avevo ancora visto 13 Reason Why; ora l'ho fatto, ma invece di cambiarla, già che questa è una ff mi sono detta: prendiamo e rielaboriamo.
Un bacio
RLandH
 

 
   
 
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