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Autore: Lavellan    28/04/2017    1 recensioni
In un mondo in guerra, mentre il Thedas viene minacciato dall'ennesima catastrofe, un fenomeno sconosciuto squarcia il Velo che divide il mondo dall'Oblio, permettendo a demoni e spiriti di camminare liberamente sulla terra. Solo una persona può fermare questo disastro. Veanne Lavellan. Un'elfa Dalish, che si ritrova ad avere un potere più grande di ciò che si sarebbe mai sognata in vita sua.
- Tutti i personaggi, a parte Veanne, sono d'invenzione della BioWare/Dragon Age Inquisition.
Genere: Fantasy, Guerra, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Cassandra Pentaghast, Cullen, Dorian Pavus, Inquisitore, Varric Tethras
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Violenza
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Veanne.
Questo è il mio nome.
Nella lingua degli sh'amlen significa "Destino".
Mia madre me lo diede quasi per gioco, perché le piaceva.
Ma non sapeva quanta ironia ci sarebbe stata in un solo nome.
Veanne. Buffo.
 
Stavo in ginocchio in quella che sembrava la cella di una prigione. Come ero arrivata lì? Odiavo gli spazi chiusi, come elfa Dalish ero abituata a radure e boschi. Infatti, ero nel panico più totale solo sentendo quel terribile puzzo di chiuso ed umidità. Ad ogni angolo della claustrofobica cella, una guardia armata fino al collo mi puntava la spada contro. Avrei voluto chiedere dell'acqua, o solo di alzarmi, ma decisi all'istante di lasciar perdere. Probabilmente non aspettavano altro che una mia mossa per infilzarmi. Abbassai gli occhi sulle mie mani, fissando per qualche secondo le pesanti manette che mi stringevano i polsi in una morsa ferrea. Strinsi appena i pugni, respirando in modo regolare con la bocca socchiusa per evitare di sentirmi male. Di punto in bianco, dal palmo della mia mano sinistra fuoriuscì una piccola esplosione elettrica di un inquietante colore verdognolo. Sobbalzai ed alzai gli occhi sulla porta di fronte a me che si apriva con una veemenza inimmaginabile. Quando due donne entrarono, le guardie rinfoderarono le loro spade e rimasero sull'attenti, portando il pugno destro all’altezza del cuore. La prima donna che entrò, avvolta in un’armatura, iniziò a girarmi attorno come un predatore che accerchia la sua preda, mentre l'altra si fermò davanti a me con le mani incrociate dietro la schiena. I miei occhi verde acqua seguivano attenti ogni loro movimento.
"Dimmi perché non dovrei ucciderti subito." disse la prima alle mie spalle. "Il Conclave è stato spazzato via. Tutti i partecipanti sono morti.. Tranne te." si era abbassata per parlarmi pericolosamente vicina all'orecchio, per poi sollevarsi ed affiancarsi all'altra, guardandomi dall'alto. Io rimasi in silenzio, assottigliando appena lo sguardo senza riuscire però a mettere a fuoco nessun dettaglio di loro.. Cosa si aspettava? Che le dessi un elenco dove passo per passo davo i motivi per i quali non dovevo morire? 'Sono troppo giovane, troppo carina, troppo abile per morire'? Ma per favore. Dopo qualche secondo mi prese la mano sinistra e la sollevò in modo spazientito.
"Spiegami questo." non era una richiesta, ma un ordine. Dal palmo continuavano a fuoriuscire piccole scosse che, a dirla tutta, nemmeno io sapevo spiegarmi. Mi lasciò andare ed io esitai. Come potevo spiegare ciò che non conoscevo? Non sapevo nemmeno dove mi trovavo!
"N-non posso.." balbettai, guardando un punto fisso di fronte a me. Le due mi giravano attorno, studiandomi come se fossi un qualche tipo di animale.
"Cosa significa 'non posso'?" domandò di rimando la prima con un tono leggermente più acuto.
"Non so cosa sia" risposi subito, più decisa, alzando il viso ed incrociando i suoi occhi. "ne come sia finito sulla mia mano!" ed era vero. Mi sembrava di vivere un incubo.
"Stai mentendo!" sbottò afferrando le manette e strattonandomi con forza. Io sobbalzai, intimorita da quei suoi occhi marroni pieni di odio e rabbia, che così vicini riuscii a vedere chiaramente.. L'altra donna la afferrò da un braccio e la allontanò da me, piazzandosi in mezzo come a volermi difendere. Non era un atto di carità, ne ero certa, ma ero tacitamente grata alla donna incappucciata. Il mio respiro era più pesante e la nausea si faceva sentire più di prima.
"Lei ci serve, Cassandra." disse con voce calma mentre io abbassavo di nuovo gli occhi. Il mio cuore aveva aumentato il ritmo freneticamente e probabilmente ero pallida in viso. Odiavo quel posto, e odiavo soprattutto non sapere quale crimine avevo commesso per essere rinchiusa chissà dove. Non dovetti nemmeno alzare lo sguardo per capire che le due mi stavano di nuovo guardando.
"Tutte quelle persone.. Sono.. Morte.." dissi con voce strozzata, ricordando poco e niente. “Allora adesso cosa accadrà?” chiesi, rilasciando il mio panico e tentando di apparire calma per quanto mi fosse possibile. La seconda donna sospirò e si avvicinò, con le mani giunte.
"Ricordi cosa è accaduto? Come tutto ha avuto inizio?" mi domandò lei con estrema tranquillità. Mi lasciai sfuggire un sospiro mentre cercavo di scavare nella mia memoria.
"Ricordo solo.. Che stavo scappando. C'era qualcosa che mi inseguiva. E poi.. Una donna.."
"Una donna?“
"Si è protesa verso di me" continuai fissando il pavimento. "ma poi.. Poi.." mi fermai, emettendo un versetto seccato e chiudendo gli occhi. Non ricordavo nulla, ne prima ne dopo di ciò che avevo raccontato. Cassandra -così si chiamava giusto? - allungò una mano dietro la schiena dell'altra donna, conducendola verso la porta.
"Vai all'accampamento Leliana. Io la condurrò allo squarcio." disse lei con una calma. Leliana, la donna incappucciata con la voce calma, annuii e se ne andò. Io sentivo sempre più forte il panico che cresceva in me mentre quasi mi accasciavo al suolo. Gocce di sudore freddo mi rigavano il viso ed inumidivano i miei capelli bianchi. In quel momento Cassandra si accucciò dinnanzi a me e mi liberò dalle manette che mi ancoravano al suolo, tenendo però i miei polsi legati con una corda.
"Cos'è accaduto?" chiesi, guardando prima le mani della donna e poi il suo viso. Lei fece lo stesso,  per poi aiutarmi ad alzarmi sulle mie ormai deboli gambe.
"Lo vedrai con i tuoi occhi." rispose secca, dandomi le spalle. 
La seguii quando uscì, barcollando lievemente, con le spalle strette ed il capo chino. Mi ritrovai a salire delle scale in pietra, davanti alla donna che mi seguiva in silenzio.. Finite le scale, arrivammo nella navata poco illuminata di una chiesa Andrastiana probabilmente. Non feci in tempo a guardarmi intorno che Cassandra mi tirò dal braccio conducendomi verso l’uscita senza emettere un fiato. Al di fuori, la luce del sole mi investì totalmente infastidendomi appena la vista, ma respirare aria fresca e pulita fu per me rinvigorente. Inspirai a pieni polmoni con gli occhi chiusi, mentre il mio panico lentamente svaniva. Mi coprii gli occhi con le mani quel tanto che mi serviva per abituare la vista, per poi trovare con lo sguardo Cassandra. Quell'umana in armatura se ne stava con il naso all'insù a guardare il cielo, con una mano poggiata sull'elsa della sua fidata spada. Finalmente riuscivo a vederla nitidamente. Una donna fiera, con il volto appena deturpato da cicatrici che sembravano alquanto vecchie. I capelli corti e neri corvino, con una treccia sottile a fare quasi da cerchietto.
Alzai gli occhi come lei e lo spettacolo che mi si presentò fu dei più terrificanti che avessi mai visto: nuvole grige accerchiavano una specie di enorme buco verde nel cielo. Attorno ad esso si prolungavano lampi di luce verde. Non ero un'eretica, ma non ce ne voleva una per capire che c'era lo zampino della magia. E non di quella buona, per così dire. Rimasi immobile a fissare quello spaventoso panorama con la bocca semi chiusa e gli occhi spalancati. Un sottile vento mi spostò i capelli dalla fronte come a volermi far assistere ancor meglio alla scena.
"Lo chiamiamo Il Varco." disse Cassandra con una calma quasi disarmante. "Un imponente squarcio nel mondo dei demoni che cresce con il passare delle ore." si voltò e si avvicinò a me. "E non è l'unico squarcio, ma solo il più grande. Tutti causati dall'esplosione del Conclave." abbassai i miei occhi ancora spalancati su di lei, in un modo quasi ingenuo.
"E un'esplosione può creare quello squarcio?" domandai in un sussurro.
"Questa sì." rispose secca. "Se non interveniamo, il Varco crescerà fino a divorare il mondo intero." il suo tono era diventato grave. Un'esplosione la fece voltare verso lo squarcio, mentre io non ne ebbi il tempo. Quell'evento fece come esplodere anche il marchio sul palmo della mia mano. Sollevai le braccia urlando dal dolore e cadendo sulle mie ginocchia. Strinsi la mano a pugno e digrignai i denti, ma quel dolore cessò dopo qualche secondo che mi parve durare un'eternità. Cassandra si accucciò di fronte a me è sospirò.
"Ogni volta che il Varco si allarga, il tuo marchio diventa più grande.. Ti sta uccidendo! Potrebbe essere la chiave di tutto, ma non ci resta molto tempo.." mi lasciai cadere seduta a terra, stremata, e sospirai. Se voleva il mio aiuto, doveva rispondere alle mie domande.
"Dici che potrebbe essere la chiave.. Ma per cosa?" chiesi confusa. Poggiai le mani sul sottile strato di neve che ricopriva il suolo, come se essa potesse cancellare il marchio. No, ma dava un certo sollievo.
"Per chiudere il Varco. Presto scopriremo se la cosa è fattibile oppure no. Ad ogni modo, è la nostra unica speranza. E anche la tua." io sbuffa appena.
"Continui a credere che io abbia fatto tutto questo? A me stessa?" esclama aggrottando le sopracciglia.
"Non volontariamente. Qualcosa dev'essere andato storto." ipotizzò.
"E se invece non ne fossi responsabile?" ipotizzai a mia volta, gesticolando appena. Lei sembrò esitare per un momento..
"Qualcuno deve esserlo. E tu sei il nostro unico sospettato. Vuoi provare la tua innocenza?  Beh, questo è l'unico modo." alzai gli occhi per guardare di nuovo il Varco, sbuffando una nuvoletta di condensa dal naso. Chissà cosa avrebbe detto mia madre se mi avesse visto.. La sua unica figlia, in un pasticcio simile. Strinse i pugni e digrignai i denti.. Io ero innocente, non avevo bisogno di dimostrarlo.
"Capisco." dissi con un sospiro. Cassandra sbarrò gli occhi e inclinò il capo.
“Quindi?” domandò stupita.
“Farò il possibile, tutto il necessario.” sussurrai. Lei annuii, voltando il viso verso il Varco. Mi persi in quel momento, ad osservare il suo volto. Non era una donna aggraziata e femminile, ma ciò valeva anche per me. Forse, se ci fossimo conosciute in altri contesti, saremmo pure diventate amiche.. Mi sembrava di sentirlo il guardiano.. ‘Amica di una Sham’len! Veanne, sei una disgrazia!’
Mi aiutò ad alzarmi e, posando una mano sulla mia schiena, mi guidò per la strada. Ogni persona – uomo, donna o bambino che fosse - si fermava a guardarmi quasi con disgusto mentre attraversavamo la via, come se fossi un orripilante mostro. Mi ero sempre reputato carina per un'elfa, non pensavo di terrorizzare in quel modo gli umani.
"Hanno già sancito la tua colpevolezza, ne hanno bisogno." mi spiegò Cassandra. "La gente di Haven piange la nostra Santissima Divina Justinia, guida della chiesa e promotrice del Conclave. Esso era una speranza di pace tra maghi e templari.. La Divina era riuscita a riunire tutti i capi. E ora, sono morti. Siamo in fermento, come il cielo. Ma dobbiamo pensare in grande, come ci ha insegnato lei." pensai che Cassandra si stesse più che altro dando forza da sola, così continuai a camminare a testa bassa, in silenzio. Sentii la sciarpa legata attorno al mio collo cedere appena, ma non me ne curai. "Finché il Varco non sarà chiuso." e calò il silenzio. Cassandra mi superò e mi fece cenno di fermarmi mentre estraeva un pugnale dall'imbracatura che aveva in vita. Si mise di fronte a me è mi guardò negli occhi con serietà. Forse si intenerì un minimo e sospirò appena. "Si terrà un processo. Non posso prometterti altro." sentenziò afferrando le mie mani e liberandomi. Io feci un cenno con il capo come a ringraziarla, ma lei si era già voltata. "Andiamo. Non è distante." io mi massaggiai i polsi doloranti e segnati da brutti ematomi dovuti a manette e corde, emettendo un gemito di dolore.
"Dove mi stai portando?" chiesi tirando appena le maniche delle mie vesti e risistemando la sciarpa che era scivolata poco prima. Lei iniziò a camminare ed io la seguii senza dire altro, attendendo che si degnasse di rispondere alla mia domanda.
"Il tuo marchio va messo alla prova contro qualcosa di più piccolo del Varco." mi disse semplicemente. Io non capii - come potevo? - ma decisi di non porre ulteriori domande, dato che le risposte mi confondevano ancora di più. Arrivammo dinanzi ad un enorme portone imponente. Un solo ordine da Cassandra e le guardie ubbidirono come cagnolini. Risi sotto i baffi.. E ora a cuccia, avrei commentato se solo Saaren fosse stato lì con me. Ma non c'era, ed io rimasi in silenzio mordendomi l'interno delle guance. Iniziammo a camminare velocemente per quelle stradine innevate, incontrando di tanto in tanto alcune guardie. Di fronte a noi, in lontananza, si poteva scorgere il Varco in tutto il suo terrificante splendore. Mentre camminavo, un'esplosione ne fuoriuscì e il marchio nella mia mano fece lo stesso. Mossi ancora qualche passo, per poi accasciarmi al suolo, stringendo i denti ed afferrando il mio polso, cadendo su una spalla. Quella volta le lacrime mi pizzicarono gli occhi, minacciando di uscire. Le ricacciai a fatica gemendo appena, mentre Cassandra mi aiutava ad alzarmi. Mi tenne dalle spalle una volta in piedi, mentre io continuavo a tenere la mano stretta al petto.
"Le pulsazioni si stanno facendo più frequenti." disse con un che di preoccupato. Non capivo se fosse angosciata per me o per il Varco, ma immaginavo la seconda opzione. Ripresi a camminare dietro di lei. "Più il Varco si allarga, più squarci compaiono e più demoni giungono nel nostro mondo." disse lei assorta. La raggiunsi e l'affiancai, guardandola con curiosità.
"Come sono sopravvissuta all'esplosione?" chiesi, tornando a guardare la strada. Lei sospirò e poggiò una mano sull'esame della sua spada.
"Dicono di averti vista.. Uscire da uno squarcio e, subito dopo, perdere i sensi. Dicono di aver visto una donna nello squarcio alle tue spalle. Nessuno sa chi fosse. Il resto della Valle è stato raso al suolo, incluso il Tempio delle Sacre Ceneri." alzò gli occhi al cielo. "Lo vedrai presto con i tuoi occhi." terminò mentre raggiungevamo un ponte in pietra. Mentre lo percorrevamo, sentii tremare appena la punta delle orecchie; da quando ero una bambina, quello era segnale che un pericolo stava arrivando. Alzai gli occhi di scatto e notai che il ponte stava per essere distrutto da uno squarcio. Afferrai il braccio di Cassandra inchiodando la nostra marcia.
"Attenta!" urlai tirandola indietro con uno strattone. Nonostante avessimo indietreggiato, il ponte cedette sotto i nostri piedi e noi cademmo assieme a macerie e rifornimenti dei soldati. Ci ritrovammo stese su un lago completamente ghiacciato e, quando alzammo lo sguardo, un fulmine si schiantò di fronte a noi. Il ghiaccio in quel punto divenne verde e si creò un varco dal quale uscì un'ombra. Orribile, terrificante.. Non avevo mai avuto a che fare con cose simili.. Mi si rivoltò lo stomaco solo guardando quell’abominio. Ci alzammo, ed io cercai istintivamente la mia lama da caccia Dalish, che tenevo abitualmente appesa dietro la mia schiena.. In quel momento, mi resi conto di essere totalmente priva di difese. Voltai lo sguardo verso Cassandra come a volerle far capire la mia scomoda situazione, ma lei non mi degnò di uno sguardo.
"Resta dietro di me!" mi ordinò, per poi sguainare la spada e recuperare lo scudo lanciandosi all'attacco dell'ombra di fronte a lei. Feci per seguirla, ma di fronte a me si aprì un ulteriore varco. Sarei morta senza un'arma! Mi guardai attorno con il respiro affannato e la testa che vorticava, notando alle mie spalle i rifornimenti che erano caduti dal ponte insieme a noi. Scattai e mi buttai in ginocchio, cercando un'arma per difendermi. Una dozzina di scudi stavano lì accatastati, li scansai rapidamente per cercare un'arma più efficace ma l'ombra mi raggiunse e allungò un braccio per colpirmi. Alzai uno scudo in legno e ferro che si distrusse al tocco dell’ombra, ma per lo meno parò il colpo. Indietreggiai strisciando in modo rapido, trovando miracolosamente l'elsa di una spada. La sollevai, colpendo l'ombra che indietreggiò dandomi il tempo di alzarmi e guardare la mia arma: una lunga spada a due mani, di fattura decisamente umana.. Meglio di niente. L'ombra tornò ad attaccarmi, graffiandomi il braccio in modo superficiale e stappandomi le vesti. Ripresi in mano la situazione e, con pochi colpi di spada, la eliminai. Corsi poi in soccorso di Cassandra per aiutarla a distruggere anche il secondo essere. Quando fu distrutto, mi guardai attorno per accertarmi che non fossimo più sotto attacco.
"È finita." dissi con il fiatone, portando la mano libera sulla spalla ferita. Era solo un graffio, nulla di cui preoccuparmi. Cassandra mi puntò la spada contro ed io indietreggiai, alzando appena le mani.
"Abbassa l'arma. Subito!" mi sbraitò contro. Avrei voluto replicare, dirle che darmi un'arma ci avrebbe fatto comodo, ma già non si fidava di me.. Non potevo far altro che collaborare per dimostrare che ero in buona fede. Se era una donna intelligente, mi avrebbe lasciato tenere la spada.
"Va bene, farò come dici. Manteniamo la calma." mi chinai appena e riposi l'arma sul ghiaccio, senza staccare gli occhi dai suoi. Lei sembrò pensarci attentamente, per poi fare un versetto.
"Un momento." disse prima che mi rialzassi. Ripose la sua lama nella guaina e sospirò. "Io non posso proteggerti, e non posso pretendere che tu resti priva di difese. Dovrei tener conto del fatto che non hai provato a fuggire." disse voltandosi. Io raccolsi la lama e l'appesi al posto della mia spadona Dalish. Pesava nettamente di più di quelle di fattura del mio clan, ma era meglio di niente. "Mi rendo conto solo ora di non conoscere neppure il tuo nome." disse quando arrivai di fianco a lei. La guardai, pensando che effettivamente non mi ero presentata, ma non ne avevo avuto l'occasione. Di certo le manette non rendono amichevoli.
"Non c'è stato tempo per i convenevoli." mormorai. "Veanne. Il mio nome è Veanne Lavellan." lei rise appena.
"Io sono Cassandra Penthagast." si presentò. Feci un cenno con il capo e un mezzo sorriso che comunque non fu assolutamente ricambiato.
   
 
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