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Autore: Levyan    28/04/2017    0 recensioni
Due anni dopo gli eventi dello speciale Omega Ruby e Alpha Sapphire, molte cose sono cambiate. E molte vecchie conoscenza avranno modo di reincontrarsi ad Holon, un resort per Allenatori in cui tradizioni e leggende sono sostituite da comodità e attrazioni. Sarà necessario far fronte ad un nuovo pericolo. Purtroppo non tutti gli amici che si hanno accanto sono sempre quello che crediamo siano.
Ma la follia è come la gravità, basta solo una piccola spinta.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Levyanbräu (Pokémon Adventures)'
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Capitolo 9: Notturni pt. 1
 
 
Noi non abbiamo paura di niente.
Crystal lo aveva detto a Jimmy, dopo aver spiegato per quale motivo dovesse assentarsi da un momento all’altro. Era arrivata solo il giorno prima, ma i bambini si erano già affezionati a lei. E anche a quello coi capelli rossi che sembrava suo amico. I due, tenendosi per mano, presero il primo aereo per Porto Alghepoli, non sapendo se quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio.
Circa due ore prima, attorno alle sette di mattina, Green li aveva contattati con urgenza. Crystal si era svegliata nuda, avvolta in una coperta e stretta tra le braccia di Silver. Il ragazzo aveva mugolato, tornando a dormire. Lei aveva risposto al telefono. Green aveva spiegato di come Kalut lo avesse contattato. Aveva riassunto la previsione del ragazzo dai capelli bianchi e così aveva formato dei gruppi.
Tre sedi da difendere, tutte e tre papabili obiettivi del prossimo attacco di Zero, sei Dexholder più Kalut e due alleati: Blue, Green e Gold, che erano ancora a Kanto, avrebbero difeso Zafferanopoli. Sapphire era a Hoenn ma non poteva stare da sola, quindi Silver e Crystal la avrebbero raggiunta in poco tempo, essendo i più vicini, il luogo da proteggere era a Porto Alghepoli. Rocco e Camilla, in ultimo, erano già in aereo in direzione Austropoli, allertati da Kalut in contemporanea con Green. Tutti e tre i luoghi sensibili erano sedi della FACES. Il che era ironico, trovavano tutti i Dexholder: Zero avrebbe attaccato dei civili stavolta. E per quale motivo? Perché andare contro ai propri principi? Non era l’uomo della giustizia sommaria, ma pur sempre giustizia? Kalut però non si era diluito in spiegazioni. Lui sarebbe stato il jolly, nell’operazione. Avrebbe raggiunto il luogo dell’attacco non appena Zero si fosse mostrato. Per lui era semplice percorrere chilometri in poco tempo, per gli altri un po’ meno. Fatto sta che, ovviamente, tutto il gruppo aveva in ogni caso il compito di convergere nel primo luogo attaccato.
‒ Crys ‒ Silver le stringeva la mano, mentre l’aereo decollava. ‒ Andrà tutto bene.
Nessuno dei due ci credeva. Erano terrorizzati.
Sapphire aveva invece lasciato casa in groppa a Tropius, per raggiungere Porto Alghepoli in volo.
Suo padre, una volta compresa la storia, aveva pensato di provare a fermarla. Ma aveva visto il fuoco nei suoi occhi, niente le avrebbe impedito di farsi avanti e anche lui si era immediatamente morso la lingua per aver solo pensato di far agire sua figlia da vigliacca. L’aveva abbracciata più forte che potesse, con il battito cardiaco a ritmo disumano. Aveva pregato che facesse attenzione e che tutto andasse per il verso giusto, poi l’aveva lasciata andare, guardandola diventare un puntino nel cielo di quella mattina. Con l’angoscia a fargli compagnia.
Chilometri più a nord ovest, Green e Blue erano immediatamente accorsi a Zafferanopoli, incontrandosi. Gold era risultato irraggiungibile fin da quella mattina e ancora doveva conoscere tutta la vicenda. Dal telefono di Green partivano telefonate ogni minuto verso il ragazzo dagli occhi d’oro.
Invece, in volo sopra le loro teste, c’erano Rocco e Camilla. I due potenti Allenatori erano nel volo di linea diretto ad Austropoli più mattiniero che esistesse a Holon. Rocco teneva le gambe accavallate e fissava il vuoto con occhi vacui, Camilla teneva il broncio, decisa, ferrea. Si scambiavano qualche parola ogni tanto. Si rassicuravano, poi si rendevano conto di sembrare due adolescenti.
 
Il primo gruppo a riunirsi al completo fu quello di Porto Alghepoli, il che era una fortuna, dato che Hoenn era la regione più orientale il cui fuso orario era quindi in anticipo rispetto alle altre. Era quasi ora di pranzo e Zero, per le previsioni di Kalut, avrebbe attaccato verso la discesa del buio. Crystal fu accolta freddamente dalla ragazza di Hoenn. Con Silver successe lo stesso. I due erano giunti lì mano nella mano, e Sapphire evitò ogni domanda. Era stata data loro la raccomandazione di mantenersi discreti. Per questo si erano piazzati attorno al tavolino di un bar, evitando ogni sguardo ma vigilando su tutta la situazione circostante. L’edificio FACES di Porto Alghepoli era un alto grattacielo con finestre di vetro riflettente. Era protetto su due lati da dei costoloni di roccia naturali creati dalla formazione a gradoni della città. Il quartiere era leggermente dislocato rispetto al centro urbano, si trovavano invece sul versante est del massiccio, quello che dava sul mare. La periferia di Porto Alghepoli.
‒ Abbiamo un piano? ‒ domandò Silver.
‒ Aspettare, suppongo ‒ rispose Sapphire.
‒ Per fermare Zero, intendo.
Sapphire scosse debolmente la testa. Era sterile di qualsiasi buona idea, in quel momento. Aveva persino rischiato di pronunciare le parole “contatto Ruby per farci aiutare” davanti a Crystal. Aveva avuto modo di assaporare tutta l’ostilità di quella ragazza nei giorni precedenti, ma la capiva perfettamente. E anche Crystal si era resa conto di aver sbagliato a trattare in quel modo la sua amica. Ma nessuna di loro aveva intenzione di scusarsi, si scambiarono reciprocamente il messaggio tramite i loro sguardi. Gli occhi chiarissimi di Crystal guardavano Sapphire con un debole tono dispiaciuto, quelli cerulei di Sapphire cercavano di esprimere comprensione.
‒ Aspettiamo ‒ sussurrò Crystal, adagiandosi sulla spalla del fulvo.
 
Poche ore dopo, a Zafferanopoli era già pomeriggio inoltrato. Blue e Green attendevano Gold da parecchio tempo, ormai. Loro pure si erano stabiliti sul tavolino di un bar e in più avevano ordinato un aperitivo. La sede FACES che avrebbero dovuto proteggere era proprio al centro del quartiere della borsa, il che poneva sulle spalle una responsabilità ben più grossa e metteva nelle loro mani tesoro più fragile da proteggere.
‒ Kalut? ‒ chiese Blue, senza sapere di cos’altro parlare.
‒ Non si è ancora fatto sentire, dopo stamattina.
‒ Credi che ci possiamo fidare di lui?
‒ Non abbiamo altra scelta e poi per ora si è meritato la nostra fiducia.
Blue si appoggiò al cornicione, osservando la strada dall’alto.
‒ Sei preoccupata per Red? ‒ domandò Green.
‒ Sì, sappiamo bene che non è da lui sparire così all’improvviso.
‒ Lo ha fatto più volte: anni fa quando rimase congelato, quando tutti fummo pietrificati da Sird…
‒ No, no. Non così.
Blue era sinceramente in ansia per la situazione e ciò permeava chiaramente dal suo tono di voce. Green cercava invece di mostrarsi più distaccato. Forse era per la sua indole poco vigliacca, forse era per ostentare coraggio davanti a Blue.
‒ C’è qualcos’altro dietro, non può accadere tutto allo stesso tempo in questo modo… ‒ concluse Blue.
Poi si udì una suoneria. Era il cellulare di Green.
‒ Gold si è fatto vivo? ‒ chiese Kalut dall’altro capo del collegamento.
‒ No, non riesco a contattarlo.
‒ Ok, ormai non c’è più tempo, provvedo io. Attiva la modalità collegamento.
‒ Scusa? ‒ domandò Green.
‒ Il PokéGear, entra in modalità collegamento.
Green, titubante, gli diede ascolto. Effettivamente trovò impostazioni particolari che non aveva mai visto prima sul suo dispositivo, non capiva come ciò potesse essere accaduto. Kalut non smetteva mai di stupirlo.
Attivò l’opzione indicata dal ragazzo e improvvisamente cominciò a sentire la voce di Silver e di Rocco. Il primo si trovava a Porto Alghepoli, il secondo era appena sceso dall’aereo ad Austropoli. Era in collegamento in diretta con gli altri, dislocati in vari posti lontani. Potevano aggiornarsi al momento su qualsiasi novità e Zero avrebbe potuto parlare con loro senza doversi ripetere ogni volta.
‒ Ci siamo tutti? ‒ chiese il ragazzo dai capelli bianchi.
Tre responsi positivi, uno da Unima, uno da Kanto e uno da Hoenn.
‒ Perfetto, trovo il modo di contattare Gold in modo da indirizzarlo a Zafferanopoli ‒ proseguì Kalut. ‒ Manteniamo il collegamento tutto il tempo, se qualcuno di voi vede qualcosa di sospetto, lo faccia presente.
Altre tre risposte positive. E Kalut scomparve.
‒ Xatu, devo riuscire a trovare Gold ‒ fece il ragazzo dai capelli bianchi rivolto al suo Pokémon Magico.
I due erano sulla cima di una torre radio, ad Aranciopoli. Il pomeriggio era ormai inoltrato, l’aria marina era tiepida e frizzante.
“Vuoi provare la stessa tecnica che hai utilizzato per Zero?”
‒ No, non lo conosco abbastanza bene. Stavo pensando invece al programma di localizzazione del Pokédex. Green non può usarlo perché deve tenerlo nascosto agli altri, ma se riuscissi a sfruttarlo io…
“Ruberesti il Pokédex di Green?”
‒ Ho altra scelta?
Kalut aveva intanto indossato un auricolare bluetooth connesso al gruppo di comunicazione, grazie a tale dispositivo egli sentiva in tempo reale tutta la conversazione degli altri senza che loro sentissero lui. Se avesse desiderato intervenire, gli sarebbe bastata la pressione di un tasto.
“Allora andiamo” lo esortò Xatu. “Dobbiamo spremere ogni secondo.”
Kalut annuì chiamando il suo Skarmory che svolazzava a qualche decina di piedi di altezza sopra la tua testa. Il volatile dalle piume metalliche lo caricò in groppa e prese la direzione di Zafferanopoli.
Vi giunse poco dopo, scendendo sul tetto di un edificio. Individuò immediatamente i due Dexholder di Kanto seduti al tavolino di un locale. Scese in strada appendendosi ai cornicioni e, sotto l’occhio vigile di Xatu che lo allertava telepaticamente quando lo sguardo dei due ragazzi era puntato su di lui, si avvicinò sfruttando la folla come nascondiglio naturale. Ormai distava poche decine di metri da loro.
“Tu tratti tutta questa vicenda come un gioco…” gli sussurrò Xatu mentalmente.
“Perché, come dovrei trattarla?”
“Non so, stai mettendo in atto un piano di spionaggio solo per velocizzare un po’ le operazioni.”
“Quale piano? Sto improvvisando.”
“Non cercare di stupirmi, posso vedere il futuro, niente mi stupisce.”
“Posso solo immaginare la tristezza…”
“Ok, non puoi stupirmi, ma riesci ancora a spiazzarmi qualche volta.”
“Scommetto che questa non l’avevi vista.”
Kalut entrò nel bar, si infilò dentro la cloakroom dei dipendenti quando nessuno lo stava guardando e indossò a velocità lampo la tenuta di un cameriere. Uscì afferrando il primo vassoio che gli capitò a tiro, vi erano stati poggiati tre bicchieri di prosecco e una vaschetta di olive, lasciò uno dei bicchieri su un tavolo a caso. Giunto al tavolo dei due Dexholder, servì il prosecco e le olive.
‒ Offre la casa ‒ mormorò. ‒ per due leggende come voi… ‒ aggiunse, a voce più alta.
Inevitabilmente, mentre Kalut voltava le spalle, un paio di ragazzini si resero conto di star passando vicino al tavolo di Blue e Green, due dei più forti allenatori del Torneo di Vivalet. Fecero loro le feste e supplicarono una foto. Allora il cameriere-Kalut si offrì ben volentieri di scattarla con il telefono di uno di loro, per farlo lasciò il vassoio sul tavolo. Essendo nascosto dietro il cellulare, nessuno fece caso al volto del fotografo. Scattò la foto e la mostrò subito, tanto per distrarli. Fece cadere il vassoio dal tavolo, si chinò per raccoglierlo e, approfittando della disattenzione generale, sottrasse il Pokédex dalla borsa di Green.
“Ardito, ti sei superato…” commentò Xatu.
Rientrò nel bar, riprese i suoi vestiti e, entrando in bagno, uscì dalla finestra. Tornò immediatamente sul tetto del palazzo dove era rimasto il suo Pokémon. Aveva la refurtiva, era rimasto in incognito, aveva impiegato un tempo minimo.
Imparare tutto ciò che è possibile imparare ‒ formulò, parlando col volatile.
“Potresti scriverci un libro.”
‒ Non lo farò, vero? ‒
“No.”
‒ Meno male… ‒
“Ok, controlla la posizione di Gold, adesso.”
Perché sei divertito? ‒ chiese il ragazzo aprendo l’enciclopedia Pokémon.
Inserire la password
‒ Vaffanculo ‒ imprecò il ragazzo. ‒ E ora?
“Ora aspetti che il fato faccia il suo dovere, Gold comparirà.”
‒ Maledizione, devo mantenermi più attento.
“Io penso che tu debba contattare Aurora, potrebbe avere qualcosa da dirti.”
Kalut non ci pensò due volte. Xatu poteva vedere il futuro, aveva imparato che i suoi suggerimenti erano sempre indizi verso la soluzione. Tecnicamente, un Pokémon Eterno come lui non dovrebbe dare suggerimenti sul futuro ai mortali. Ma Kalut era, per sua stessa ammissione, l’essere umano più unico e intelligente che lui avesse mai seguito, ragion per cui era ammesso uno strappo alla regola ogni tanto. Solo sulle piccole cose, quelle alle quali prima o poi sarebbe comunque arrivato.
‒ Sì, era con me… ‒ rispose la ragazza alla domanda di Kalut.
‒ Potevi dirmelo ‒ ribatté lui.
‒ Non ho avuto tempo, stamattina ho dovuto fare tutto di fretta.
Dall’altro capo della telefonata, Aurora sembrava essere al volante: Kalut riusciva ad udire in sottofondo il ronzio del motore e il sibilo dell’aria che penetrava dal finestrino.
‒ Capisco… allora, che cosa gli hai spiegato?
‒ Gli ho spiegato tutto, come hai detto di fare tu.
‒ Bene.
‒ Non darà problemi, stamattina. Gli ho pure anticipato cosa fare.
‒ Ho capito, hai fatto bene.
‒ Riuscirete a fermare Zero? ‒ chiese poi Aurora, cambiando completamente tono di voce.
‒ Sì, ne sono certo. Ma non potremo fare nulla per evitare che la legge lo consideri un criminale. Almeno non ancora…
‒ Mi dispiace per lui, Kalut. So che gli volevi bene.
‒ Non preoccuparti, lo tireremo fuori dai guai.
Ci fu un istante di silenzio tra i due.
‒ Dove trovo Gold?
‒ Vi troverà lui, gli ho spiegato come inserirsi nelle comunicazioni del vostro gruppo.
E proprio in quel momento, Kalut udì una voce nuova nell’auricolare.
‒ Intendevate fare una festa senza di me? ‒ chiese il ragazzo dagli occhi d’oro con aria sorniona.
‒ Gold, maledetto… dov’eri? ‒ lo attaccò Green.
‒ Avevo da fare… piuttosto, credo che stiamo tutti aspettando la stessa persona.
‒ Ti hanno già spiegato la situazione? ‒ chiese Silver.
‒ Sì.
‒ Quindi ti hanno già detto che devi piazzarti alla postazione di Zafferanopoli.
‒ Perché?
‒ Come perché? Per Zero, idiota.
‒ Ah, già… devo aspettare Zero alla sede FACES di Zafferanopoli, che scemo…
‒ Gold non prendermi in giro ‒ lo minacciò il fulvo.
‒ Non ti prendo in giro, dolcezza… è solo che penso sia inutile andare ad aspettare Zero alla sede FACES quando lo ho qui a pochi metri di distanza da me ‒ e rise.
A tutti gelò il sangue nelle vene.
‒ Che diavolo stai dicendo? ‒ intervenne Rocco.
‒ Gold, dove ti trovi ora? ‒ chiese Green.
‒ Zafferanopoli, September Avenue, numero civico 218B, aspetto il mio Martini ad un bar, Zero ha invece ordinato… un Latte Mumu… in quello adiacente. Lui non sa che sono qui e che lo osservo, porta una giacca di pelle nera e un paio di pantaloni cargo rossi.
‒ Arriviamo immediatamente ‒ allertò allora Green.
‒ No! ‒ esclamò Zero introducendosi nella conversazione.
‒ Come no?! Dobbiamo agire in anticipo! ‒ ribatté il Capopalestra di Smeraldopoli.
‒ Zero ha intenzione di attaccare di notte, abbiamo ancora tempo, adesso sappiamo dove si trova. Gold continuerà a pedinarlo per non perderlo… intanto tutti gli altri prendano il primo volo e raggiungano Zafferanopoli. Insieme avremo più probabilità di sottometterlo senza danni collaterali. Ricordate che dovremo combatterlo in mezzo ad un centro abitato ‒ sciorinò Kalut.
‒ Porca miseria, ha ragione ‒ ammise Rocco.
‒ Sono d’accordo ‒ appoggiò Silver.
‒ Mh, va bene… ‒ acconsentì Green. ‒ Ma fate in fretta.
‒ Gold, tieni gli occhi fissi su Zero ‒ ribadì Kalut.
‒ Come se avesse una quinta ‒ rispose lui.
Gli altri membri della squadra, che avevano seguito la discussione dai propri compagni, avevano già cominciato a preparare l’occorrente per l’ennesima traversata in aereo. Passò il tempo di preparare un bagaglio con l’essenziale e raggiungere l’aeroporto a Ciclamipoli e già ad Hoenn si era fatta tarda sera. Sapphire, Silver e Crystal avevano acquistato i biglietti sul posto, avrebbero fatto la coda per il check-in, ma la situazione li aveva obbligati ad acquistare dei titoli di viaggio esclusivi e costosissimi che permettessero loro di imbarcarsi in fretta e furia.
Stessa situazione a Unima, ma Rocco e Camilla si trovavano agevolati: avevano preso il jet privato di lei, Rocco non ne disponeva più dopo aver perso la carica di Campione, e si erano messi in volo in poco tempo. Tuttavia, il percorso che avrebbero dovuto macinare era più lungo, quindi sarebbero arrivati bene o male alla stessa ora.
Era passato parecchio tempo. Gold era rimasto tutto il tempo seduto a quel bar, con lo sguardo puntato su Zero che non muoveva un muscolo da ore. Blue e Green si erano invece spostati, salendo sul tetto del palazzo più vicino al loro obbiettivo. Lo scrutavano dall’alto, pronti a ricorrere ad ogni loro arma per fermarlo. Kalut aveva fatto qualcosa di simile. Ma non si era piazzato in una posizione di vantaggio. Era invece seduto a gambe incrociate sull’insegna gigante che sovrastava una palazzina, all’inizio della via. Vedeva in lontananza Green, Blue, Gold e Zero. Ma loro non vedevano lui. Rifletteva, cercava di capire cosa avesse in mente quel folle del Campione di Holon, inserendosi nella sua testa.
Perché mostrarsi? Perché non preparare niente? Perché rimanere lì tutto il tempo?
Qualcosa sembrava sospetto in tutta quella situazione, qualcosa non andava. Aveva già svolto ogni calcolo e analizzato ogni eventualità: sarebbe riuscito a catturare Zero al cento per cento da quella posizione, forse pure evitando quei due o tre morti tra la folla di civili.
‒ Siamo al gate ‒ allertò Silver.
‒ Noi in volo ‒ ribatté Rocco.
‒ Noi in posizione ‒ si aggiunse Green.
‒ A me fa male il culo ‒ chiarì Gold. ‒ Prossima volta voglio un bar con le sedie più comode.
‒ Aspettate… ‒ mormorò Zero.
Fece appello ad ogni sua capacità deduttiva.
‒ Gold, che cos’aveva ordinato Zero? ‒ chiese, rapidissimo.
‒ Un Latte Mumu ‒ ricordò lui.
‒ Toccalo ‒ ordinò. ‒ Anzi, colpiscilo.
‒ Cosa?
Nessuno riusciva a stare dietro al ragionamento del ragazzo.
‒ Blue, Green, preparatevi ad intervenire nel caso in cui dovessi sbagliarmi.
‒ Che cosa sta succedendo? ‒ chiese Silver che nel frattempo non capiva nulla. Si era fermato sulla pista, in procinto di salire sul velivolo, insieme alle altre due Dexholder.
‒ Gold, colpiscilo! ‒ ringhiò Kalut.
‒ Porca puttana ‒ imprecò Gold, chiamando Ambipom e ordinandogli di attaccare il ragazzo seduto a quella sedia così poco distante da lui.
‒ Gold, non farlo ‒ esclamò Green.
Purtroppo, l’autorità di Kalut era superiore alla sua, e poi il primate dal pelo viola era ormai a metà strada, con una coda pronta a colpire e l’altra come contrappeso.
La folla si aprì, un ragazzo sulla ventina era stato scaraventato sul marciapiede dalla forza di un Ambipom, rotolando goffamente con il clangore della sedia metallica in sottofondo. Ci fu il silenzio generale, un po’ di movimento tra chi si fece da parte e chi cercò di avvicinarsi alla vittima.
Poi, sotto gli occhi attoniti di tutti e gli sguardi vigili e allarmati di Blue, Green, Kalut e Gold, Zero tornò in piedi all’improvviso. Rise. Emise luce propria.
La sua forma cambiò, rivelandone la vera identità.
‒ Era uno Zoroark. Silver, Crystal, Sapphire. Non Partite ‒ scandì Kalut con il tono della massima emergenza. ‒ Rocco, Camilla, cambiate direzione.
Silver buttò la valigia a terra, Crystal aveva già un piede nell’aereo e uno sulla scaletta.
‒ Torniamo indietro! ‒ esclamò. ‒ Ora! ‒ Sapphire e Crystal non capirono immediatamente.
‒ Cazzo! ‒ esclamò Rocco, ancora sospeso in aria nel jet di Camilla.
‒ Rocco… ‒ mormorò lei, girando verso di lui il pc con cui stava navigando.
Sul monitor era aperta la pagina del giornale online “HC One”. Vi erano delle foto in allegato e un video che riportava la scena di quella che sembrava l’esplosione di un edificio. Raggelò leggendo soltanto il titolo:
Attacco terroristico a Porto Alghepoli. Il salvataggio tempestivo del Campione. Lo scontro ancora in corso.
   
 
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