Capitolo
9: Notturni
pt. 1
Noi non abbiamo paura di
niente.
Crystal
lo
aveva detto a Jimmy, dopo aver spiegato per quale motivo dovesse
assentarsi
da un momento all’altro. Era arrivata solo il giorno prima, ma i bambini
si
erano già affezionati a lei. E anche a quello coi capelli rossi che
sembrava
suo amico. I due, tenendosi per mano, presero il primo aereo per Porto
Alghepoli, non sapendo se quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio.
Circa
due
ore prima, attorno alle sette di mattina, Green li aveva contattati con
urgenza. Crystal si era svegliata nuda, avvolta in una coperta e stretta
tra le
braccia di Silver. Il ragazzo aveva mugolato, tornando a dormire. Lei
aveva
risposto al telefono. Green aveva spiegato di come Kalut lo avesse
contattato.
Aveva riassunto la previsione del ragazzo dai capelli bianchi e così
aveva
formato dei gruppi.
Tre
sedi
da difendere, tutte e tre papabili obiettivi del prossimo attacco di
Zero,
sei Dexholder più Kalut e due alleati: Blue, Green e Gold, che erano
ancora a
Kanto, avrebbero difeso Zafferanopoli. Sapphire era a Hoenn ma non
poteva stare
da sola, quindi Silver e Crystal la avrebbero raggiunta in poco tempo,
essendo i
più vicini, il luogo da proteggere era a Porto Alghepoli. Rocco e
Camilla, in
ultimo, erano già in aereo in direzione Austropoli, allertati da Kalut
in
contemporanea con Green. Tutti e tre i luoghi sensibili erano sedi della
FACES.
Il che era ironico, trovavano tutti i Dexholder: Zero avrebbe attaccato
dei
civili stavolta. E per quale motivo? Perché andare contro ai propri
principi?
Non era l’uomo della giustizia sommaria, ma pur sempre giustizia? Kalut
però
non si era diluito in spiegazioni. Lui sarebbe stato il jolly,
nell’operazione.
Avrebbe raggiunto il luogo dell’attacco non appena Zero si fosse
mostrato. Per
lui era semplice percorrere chilometri in poco tempo, per gli altri un
po’ meno.
Fatto sta che, ovviamente, tutto il gruppo aveva in ogni caso il compito
di
convergere nel primo luogo attaccato.
‒
Crys ‒ Silver le stringeva la mano, mentre l’aereo decollava. ‒ Andrà
tutto
bene.
Nessuno
dei
due ci credeva. Erano terrorizzati.
Sapphire
aveva
invece lasciato casa in groppa a Tropius, per raggiungere Porto
Alghepoli
in volo.
Suo
padre,
una volta compresa la storia, aveva pensato di provare a fermarla. Ma
aveva visto il fuoco nei suoi occhi, niente le avrebbe impedito di farsi
avanti
e anche lui si era immediatamente morso la lingua per aver solo pensato
di far
agire sua figlia da vigliacca. L’aveva abbracciata più forte che
potesse, con
il battito cardiaco a ritmo disumano. Aveva pregato che facesse
attenzione e che
tutto andasse per il verso giusto, poi l’aveva lasciata andare,
guardandola
diventare un puntino nel cielo di quella mattina. Con l’angoscia a
fargli
compagnia.
Chilometri
più
a nord ovest, Green e Blue erano immediatamente accorsi a Zafferanopoli,
incontrandosi. Gold era risultato irraggiungibile fin da quella mattina
e
ancora doveva conoscere tutta la vicenda. Dal telefono di Green
partivano
telefonate ogni minuto verso il ragazzo dagli occhi d’oro.
Invece,
in
volo sopra le loro teste, c’erano Rocco e Camilla. I due potenti
Allenatori
erano nel volo di linea diretto ad Austropoli più mattiniero che
esistesse a
Holon. Rocco teneva le gambe accavallate e fissava il vuoto con occhi
vacui,
Camilla teneva il broncio, decisa, ferrea. Si scambiavano qualche parola
ogni
tanto. Si rassicuravano, poi si rendevano conto di sembrare due
adolescenti.
Il
primo
gruppo a riunirsi al completo fu quello di Porto Alghepoli, il che era
una fortuna, dato che Hoenn era la regione più orientale il cui fuso
orario era
quindi in anticipo rispetto alle altre. Era quasi ora di pranzo e Zero,
per le
previsioni di Kalut, avrebbe attaccato verso la discesa del buio.
Crystal fu
accolta freddamente dalla ragazza di Hoenn. Con Silver successe lo
stesso. I
due erano giunti lì mano nella mano, e Sapphire evitò ogni domanda. Era
stata
data loro la raccomandazione di mantenersi discreti. Per questo si erano
piazzati attorno al tavolino di un bar, evitando ogni sguardo ma
vigilando su
tutta la situazione circostante. L’edificio FACES di Porto Alghepoli era
un alto
grattacielo con finestre di vetro riflettente. Era protetto su due lati
da dei
costoloni di roccia naturali creati dalla formazione a gradoni della
città. Il
quartiere era leggermente dislocato rispetto al centro urbano, si
trovavano
invece sul versante est del massiccio, quello che dava sul mare. La
periferia
di Porto Alghepoli.
‒
Abbiamo un piano? ‒ domandò Silver.
‒
Aspettare, suppongo ‒ rispose Sapphire.
‒
Per fermare Zero, intendo.
Sapphire
scosse
debolmente la testa. Era sterile di qualsiasi buona idea, in quel
momento. Aveva persino rischiato di pronunciare le parole “contatto Ruby
per
farci aiutare” davanti a Crystal. Aveva avuto modo di assaporare tutta
l’ostilità di quella ragazza nei giorni precedenti, ma la capiva
perfettamente.
E anche Crystal si era resa conto di aver sbagliato a trattare in quel
modo la
sua amica. Ma nessuna di loro aveva intenzione di scusarsi, si
scambiarono
reciprocamente il messaggio tramite i loro sguardi. Gli occhi
chiarissimi di
Crystal guardavano Sapphire con un debole tono dispiaciuto, quelli
cerulei di
Sapphire cercavano di esprimere comprensione.
‒
Aspettiamo ‒ sussurrò Crystal, adagiandosi sulla spalla del fulvo.
Poche
ore
dopo, a Zafferanopoli era già pomeriggio inoltrato. Blue e Green
attendevano Gold da parecchio tempo, ormai. Loro pure si erano stabiliti
sul
tavolino di un bar e in più avevano ordinato un aperitivo. La sede FACES
che
avrebbero dovuto proteggere era proprio al centro del quartiere della
borsa, il
che poneva sulle spalle una responsabilità ben più grossa e metteva
nelle loro
mani tesoro più fragile da proteggere.
‒
Kalut? ‒ chiese Blue, senza sapere di cos’altro parlare.
‒
Non si è ancora fatto sentire, dopo stamattina.
‒
Credi che ci possiamo fidare di lui?
‒
Non abbiamo altra scelta e poi per ora si è meritato la nostra fiducia.
Blue
si
appoggiò al cornicione, osservando la strada dall’alto.
‒
Sei preoccupata per Red? ‒ domandò Green.
‒
Sì, sappiamo bene che non è da lui sparire così all’improvviso.
‒
Lo ha fatto più volte: anni fa quando rimase congelato, quando tutti
fummo
pietrificati da Sird…
‒
No, no. Non così.
Blue
era
sinceramente in ansia per la situazione e ciò permeava chiaramente dal
suo
tono di voce. Green cercava invece di mostrarsi più distaccato. Forse
era per
la sua indole poco vigliacca, forse era per ostentare coraggio davanti a
Blue.
‒
C’è qualcos’altro dietro, non può accadere tutto allo stesso tempo in
questo
modo… ‒ concluse Blue.
Poi
si
udì una suoneria. Era il cellulare di Green.
‒
Gold si è fatto vivo? ‒ chiese Kalut dall’altro capo del collegamento.
‒
No, non riesco a contattarlo.
‒
Ok, ormai non c’è più tempo, provvedo io. Attiva la modalità
collegamento.
‒
Scusa? ‒ domandò Green.
‒
Il PokéGear, entra in modalità collegamento.
Green,
titubante,
gli diede ascolto. Effettivamente trovò impostazioni particolari che
non aveva mai visto prima sul suo dispositivo, non capiva come ciò
potesse
essere accaduto. Kalut non smetteva mai di stupirlo.
Attivò
l’opzione
indicata dal ragazzo e improvvisamente cominciò a sentire la voce di
Silver e di Rocco. Il primo si trovava a Porto Alghepoli, il secondo era
appena
sceso dall’aereo ad Austropoli. Era in collegamento in diretta con gli
altri,
dislocati in vari posti lontani. Potevano aggiornarsi al momento su
qualsiasi
novità e Zero avrebbe potuto parlare con loro senza doversi ripetere
ogni
volta.
‒
Ci siamo tutti? ‒ chiese il ragazzo dai capelli bianchi.
Tre
responsi
positivi, uno da Unima, uno da Kanto e uno da Hoenn.
‒
Perfetto, trovo il modo di contattare Gold in modo da indirizzarlo a
Zafferanopoli ‒ proseguì Kalut. ‒ Manteniamo il collegamento tutto il
tempo, se
qualcuno di voi vede qualcosa di sospetto, lo faccia presente.
Altre
tre
risposte positive. E Kalut scomparve.
‒
Xatu, devo riuscire a trovare Gold ‒ fece il ragazzo dai capelli bianchi
rivolto al suo Pokémon Magico.
I
due erano sulla cima di una torre radio, ad Aranciopoli. Il pomeriggio
era
ormai inoltrato, l’aria marina era tiepida e frizzante.
“Vuoi
provare
la stessa tecnica che hai utilizzato per Zero?”
‒
No, non lo conosco abbastanza bene. Stavo pensando invece al programma
di
localizzazione del Pokédex. Green non può usarlo perché deve tenerlo
nascosto
agli altri, ma se riuscissi a sfruttarlo io…
“Ruberesti
il
Pokédex di Green?”
‒
Ho altra scelta?
Kalut
aveva
intanto indossato un auricolare bluetooth connesso al gruppo di
comunicazione, grazie a tale dispositivo egli sentiva in tempo reale
tutta la
conversazione degli altri senza che loro sentissero lui. Se avesse
desiderato
intervenire, gli sarebbe bastata la pressione di un tasto.
“Allora
andiamo”
lo esortò Xatu. “Dobbiamo spremere ogni secondo.”
Kalut
annuì
chiamando il suo Skarmory che svolazzava a qualche decina di piedi di
altezza sopra la tua testa. Il volatile dalle piume metalliche lo caricò
in
groppa e prese la direzione di Zafferanopoli.
Vi
giunse
poco dopo, scendendo sul tetto di un edificio. Individuò immediatamente
i due Dexholder di Kanto seduti al tavolino di un locale. Scese in
strada
appendendosi ai cornicioni e, sotto l’occhio vigile di Xatu che lo
allertava
telepaticamente quando lo sguardo dei due ragazzi era puntato su di lui,
si
avvicinò sfruttando la folla come nascondiglio naturale. Ormai distava
poche
decine di metri da loro.
“Tu
tratti
tutta questa vicenda come un gioco…” gli sussurrò Xatu mentalmente.
“Perché,
come
dovrei trattarla?”
“Non
so,
stai mettendo in atto un piano di spionaggio solo per velocizzare un po’
le
operazioni.”
“Quale
piano?
Sto improvvisando.”
“Non
cercare
di stupirmi, posso vedere il futuro, niente mi stupisce.”
“Posso
solo
immaginare la tristezza…”
“Ok,
non
puoi stupirmi, ma riesci ancora a spiazzarmi qualche volta.”
“Scommetto
che
questa non l’avevi vista.”
Kalut
entrò
nel bar, si infilò dentro la cloakroom dei dipendenti quando nessuno lo
stava guardando e indossò a velocità lampo la tenuta di un cameriere.
Uscì
afferrando il primo vassoio che gli capitò a tiro, vi erano stati
poggiati tre
bicchieri di prosecco e una vaschetta di olive, lasciò uno dei bicchieri
su un
tavolo a caso. Giunto al tavolo dei due Dexholder, servì il prosecco e
le
olive.
‒
Offre la casa ‒ mormorò. ‒ per due leggende come voi… ‒ aggiunse, a voce
più
alta.
Inevitabilmente,
mentre
Kalut voltava le spalle, un paio di ragazzini si resero conto di star
passando vicino al tavolo di Blue e Green, due dei più forti allenatori
del
Torneo di Vivalet. Fecero loro le feste e supplicarono una foto. Allora
il
cameriere-Kalut si offrì ben volentieri di scattarla con il telefono di
uno di
loro, per farlo lasciò il vassoio sul tavolo. Essendo nascosto dietro il
cellulare, nessuno fece caso al volto del fotografo. Scattò la foto e la
mostrò
subito, tanto per distrarli. Fece cadere il vassoio dal tavolo, si chinò
per raccoglierlo
e, approfittando della disattenzione generale, sottrasse il Pokédex
dalla borsa
di Green.
“Ardito,
ti
sei superato…” commentò Xatu.
Rientrò
nel
bar, riprese i suoi vestiti e, entrando in bagno, uscì dalla finestra.
Tornò immediatamente sul tetto del palazzo dove era rimasto il suo
Pokémon.
Aveva la refurtiva, era rimasto in incognito, aveva impiegato un tempo
minimo.
‒
Imparare
tutto
ciò che è possibile imparare ‒ formulò, parlando col volatile.
“Potresti
scriverci
un libro.”
‒
Non lo farò, vero? ‒
“No.”
‒
Meno male… ‒
“Ok,
controlla
la posizione di Gold, adesso.”
‒ Perché
sei
divertito? ‒ chiese il ragazzo aprendo l’enciclopedia Pokémon.
Inserire
la
password
‒
Vaffanculo ‒ imprecò il ragazzo. ‒ E ora?
“Ora
aspetti
che il fato faccia il suo dovere, Gold comparirà.”
‒
Maledizione, devo mantenermi più attento.
“Io
penso
che tu debba contattare Aurora, potrebbe avere qualcosa da dirti.”
Kalut
non
ci pensò due volte. Xatu poteva vedere il futuro, aveva imparato che i
suoi
suggerimenti erano sempre indizi verso la soluzione. Tecnicamente, un
Pokémon Eterno come lui non
dovrebbe dare
suggerimenti sul futuro ai mortali. Ma Kalut era, per sua stessa
ammissione,
l’essere umano più unico e intelligente che lui avesse mai seguito,
ragion per
cui era ammesso uno strappo alla regola ogni tanto. Solo sulle piccole
cose,
quelle alle quali prima o poi sarebbe comunque arrivato.
‒
Sì, era con me… ‒ rispose la ragazza alla domanda di Kalut.
‒
Potevi dirmelo ‒ ribatté lui.
‒
Non ho avuto tempo, stamattina ho dovuto fare tutto di fretta.
Dall’altro
capo
della telefonata, Aurora sembrava essere al volante: Kalut riusciva ad
udire in sottofondo il ronzio del motore e il sibilo dell’aria che
penetrava
dal finestrino.
‒
Capisco… allora, che cosa gli hai spiegato?
‒
Gli ho spiegato tutto, come hai detto di fare tu.
‒
Bene.
‒
Non darà problemi, stamattina. Gli ho pure anticipato cosa fare.
‒
Ho capito, hai fatto bene.
‒
Riuscirete a fermare Zero? ‒ chiese poi Aurora, cambiando completamente
tono di
voce.
‒
Sì, ne sono certo. Ma non potremo fare nulla per evitare che la legge lo
consideri un criminale. Almeno non ancora…
‒
Mi dispiace per lui, Kalut. So che gli volevi bene.
‒
Non preoccuparti, lo tireremo fuori dai guai.
Ci
fu
un istante di silenzio tra i due.
‒
Dove trovo Gold?
‒
Vi troverà lui, gli ho spiegato come inserirsi nelle comunicazioni del
vostro
gruppo.
E
proprio in quel momento, Kalut udì una voce nuova nell’auricolare.
‒
Intendevate fare una festa senza di me? ‒ chiese il ragazzo dagli occhi
d’oro
con aria sorniona.
‒
Gold, maledetto… dov’eri? ‒ lo attaccò Green.
‒
Avevo da fare… piuttosto, credo che stiamo tutti aspettando la stessa
persona.
‒
Ti hanno già spiegato la situazione? ‒ chiese Silver.
‒
Sì.
‒
Quindi ti hanno già detto che devi piazzarti alla postazione di
Zafferanopoli.
‒
Perché?
‒
Come perché? Per Zero, idiota.
‒
Ah, già… devo aspettare Zero alla sede FACES di Zafferanopoli, che
scemo…
‒
Gold non prendermi in giro ‒ lo minacciò il fulvo.
‒
Non ti prendo in giro, dolcezza… è solo che penso sia inutile andare ad
aspettare Zero alla sede FACES quando lo ho qui a pochi metri di
distanza da me
‒ e rise.
A
tutti gelò il sangue nelle vene.
‒
Che diavolo stai dicendo? ‒ intervenne Rocco.
‒
Gold, dove ti trovi ora? ‒ chiese Green.
‒
Zafferanopoli, September Avenue, numero civico 218B, aspetto il mio
Martini ad
un bar, Zero ha invece ordinato… un Latte Mumu… in quello adiacente. Lui
non sa
che sono qui e che lo osservo, porta una giacca di pelle nera e un paio
di
pantaloni cargo rossi.
‒
Arriviamo immediatamente ‒ allertò allora Green.
‒
No! ‒ esclamò Zero introducendosi nella conversazione.
‒
Come no?! Dobbiamo agire in anticipo! ‒ ribatté il Capopalestra di
Smeraldopoli.
‒
Zero ha intenzione di attaccare di notte, abbiamo ancora tempo, adesso
sappiamo
dove si trova. Gold continuerà a pedinarlo per non perderlo… intanto
tutti gli
altri prendano il primo volo e raggiungano Zafferanopoli. Insieme avremo
più
probabilità di sottometterlo senza danni collaterali. Ricordate che
dovremo combatterlo
in mezzo ad un centro abitato ‒ sciorinò Kalut.
‒
Porca miseria, ha ragione ‒ ammise Rocco.
‒
Sono d’accordo ‒ appoggiò Silver.
‒
Mh, va bene… ‒ acconsentì Green. ‒ Ma fate in fretta.
‒
Gold, tieni gli occhi fissi su Zero ‒ ribadì Kalut.
‒
Come se avesse una quinta ‒ rispose lui.
Gli
altri
membri della squadra, che avevano seguito la discussione dai propri
compagni, avevano già cominciato a preparare l’occorrente per l’ennesima
traversata in aereo. Passò il tempo di preparare un bagaglio con
l’essenziale e
raggiungere l’aeroporto a Ciclamipoli e già ad Hoenn si era fatta tarda
sera.
Sapphire, Silver e Crystal avevano acquistato i biglietti sul posto,
avrebbero
fatto la coda per il check-in, ma la situazione li aveva obbligati ad
acquistare dei titoli di viaggio esclusivi e costosissimi che
permettessero
loro di imbarcarsi in fretta e furia.
Stessa
situazione
a Unima, ma Rocco e Camilla si trovavano agevolati: avevano preso il
jet privato di lei, Rocco non ne disponeva più dopo aver perso la carica
di Campione,
e si erano messi in volo in poco tempo. Tuttavia, il percorso che
avrebbero
dovuto macinare era più lungo, quindi sarebbero arrivati bene o male
alla
stessa ora.
Era
passato
parecchio tempo. Gold era rimasto tutto il tempo seduto a quel bar, con
lo sguardo puntato su Zero che non muoveva un muscolo da ore. Blue e
Green si
erano invece spostati, salendo sul tetto del palazzo più vicino al loro
obbiettivo. Lo scrutavano dall’alto, pronti a ricorrere ad ogni loro
arma per
fermarlo. Kalut aveva fatto qualcosa di simile. Ma non si era piazzato
in una
posizione di vantaggio. Era invece seduto a gambe incrociate
sull’insegna
gigante che sovrastava una palazzina, all’inizio della via. Vedeva in
lontananza Green, Blue, Gold e Zero. Ma loro non vedevano lui.
Rifletteva,
cercava di capire cosa avesse in mente quel folle del Campione di Holon,
inserendosi nella sua testa.
Perché
mostrarsi?
Perché non preparare niente? Perché rimanere lì tutto il tempo?
Qualcosa
sembrava
sospetto in tutta quella situazione, qualcosa non andava. Aveva già
svolto ogni calcolo e analizzato ogni eventualità: sarebbe riuscito a
catturare
Zero al cento per cento da quella posizione, forse pure evitando quei
due o tre
morti tra la folla di civili.
‒
Siamo al gate ‒ allertò Silver.
‒
Noi in volo ‒ ribatté Rocco.
‒
Noi in posizione ‒ si aggiunse Green.
‒
A me fa male il culo ‒ chiarì Gold. ‒ Prossima volta voglio un bar con
le sedie
più comode.
‒
Aspettate… ‒ mormorò Zero.
Fece
appello
ad ogni sua capacità deduttiva.
‒
Gold, che cos’aveva ordinato Zero? ‒ chiese, rapidissimo.
‒
Un Latte Mumu ‒ ricordò lui.
‒
Toccalo ‒ ordinò. ‒ Anzi, colpiscilo.
‒
Cosa?
Nessuno
riusciva
a stare dietro al ragionamento del ragazzo.
‒
Blue, Green, preparatevi ad intervenire nel caso in cui dovessi
sbagliarmi.
‒
Che cosa sta succedendo? ‒ chiese Silver che nel frattempo non capiva
nulla. Si
era fermato sulla pista, in procinto di salire sul velivolo, insieme
alle altre
due Dexholder.
‒
Gold, colpiscilo! ‒ ringhiò Kalut.
‒
Porca puttana ‒ imprecò Gold, chiamando Ambipom e ordinandogli di
attaccare il
ragazzo seduto a quella sedia così poco distante da lui.
‒
Gold, non farlo ‒ esclamò Green.
Purtroppo,
l’autorità
di Kalut era superiore alla sua, e poi il primate dal pelo viola era
ormai a metà strada, con una coda pronta a colpire e l’altra come
contrappeso.
La
folla
si aprì, un ragazzo sulla ventina era stato scaraventato sul marciapiede
dalla forza di un Ambipom, rotolando goffamente con il clangore della
sedia
metallica in sottofondo. Ci fu il silenzio generale, un po’ di movimento
tra
chi si fece da parte e chi cercò di avvicinarsi alla vittima.
Poi,
sotto
gli occhi attoniti di tutti e gli sguardi vigili e allarmati di Blue,
Green, Kalut e Gold, Zero tornò in piedi all’improvviso. Rise. Emise
luce
propria.
La
sua
forma cambiò, rivelandone la vera identità.
‒
Era uno Zoroark. Silver, Crystal, Sapphire. Non Partite ‒ scandì Kalut
con il
tono della massima emergenza. ‒ Rocco, Camilla, cambiate direzione.
Silver
buttò
la valigia a terra, Crystal aveva già un piede nell’aereo e uno sulla
scaletta.
‒
Torniamo indietro! ‒ esclamò. ‒ Ora! ‒
Sapphire
e
Crystal non capirono immediatamente.
‒
Cazzo! ‒ esclamò Rocco, ancora sospeso in aria nel jet di Camilla.
‒
Rocco… ‒ mormorò lei, girando verso di lui il pc con cui stava
navigando.
Sul
monitor
era aperta la pagina del giornale online “HC One”. Vi erano delle foto
in allegato e un video che riportava la scena di quella che sembrava
l’esplosione di un edificio. Raggelò leggendo soltanto il titolo:
Attacco
terroristico
a Porto Alghepoli. Il salvataggio tempestivo del Campione. Lo
scontro ancora in corso.