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Autore: thestoryreader    28/04/2017    0 recensioni
In un'avvincente storia a capitoli conoscerete la storia di Sara, una ragazza che viene a scoprire il segreto di sua madre e un ragazzo misterioso, Michael. I due hanno un piano e cause di forza maggiore spingeranno la ragazza a chiedere il suo aiuto. :)
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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5 settimane prima
Squillò il telefono. Sara uscì dallo stato di concentrazione in cui era calata e si alzò dalla poltrona posando il libro sul tavolino. Si avvicinò al ricevitore e alzò la cornetta
“pronto?”
“si pronto, cerco la signora Howard..è in casa per caso?”
“no mi dispiace non è in casa...sono sua figlia. Se mi dice il suo nome la faccio richiamare”
“Michael Scofield. Potresti dirle che ho bisogno di incontrarla al più presto?”
Sara strabuzzò gli occhi un po’ sorpresa “d’accordo signor Scofield. Appena la vedo la avviserò”
“grazie Sara” agganciò.
Lei rimase con la cornetta in mano sorpresa: come sapeva il suo nome e soprattutto chi era quel ragazzo? Appuntò stranita su un post it quello che Michael le aveva detto e tornò a sedersi sulla poltrona. Per un’ora fissò sempre la prima riga della nuova pagina senza leggere davvero quello che c’era scritto. C’erano un sacco di domande che le frullavano nella testa. Alla fine si decise a uscire di casa per andare a prendere un cappuccino al bar in fondo al suo isolato. Si sarebbe schiarita le idee camminando un po’.

Si infilò il giubbetto di jeans uscì e chiuse la porta a chiave. Scese saltellando le scale della veranda e girò a destra in direzione della caffetteria. Salutò la signora Dubois della casa accanto e si sentì un po’ più sollevata: si chiese come mai fosse così preoccupata.

Tornò a casa un’ora dopo, alla fine la pausa caffè si era prolungata in una pausa “passeggiata al parco”. Nel vialetto c’era la macchina della madre e sobbalzò quasi all’idea di dover chiedere alla madre spiegazioni. Entrò e vide la chioma bionda di Juliet china sui fornelli.
“ciao tesoro. dove sei stata?” chiese
“Ciao mamma..sono andata alla caffetteria e poi a passeggiare nel parco. C’è il sole fuori...non volevo sprecare questa giornata.” disse con un sorriso
Si sedette sullo sgabello e appoggiò i gomiti sul bancone dell’isola della cucina “mamma oggi ha chiamato un tizio. Un certo signor Scofield...”
Juliet che dava le spalle a Sara si girò di scatto allargando le pupille “che cosa ti ha detto?”
Sara si tirò indietro “che cosa ti ha detto Sara?” le chiese di nuovo
“mi ha detto che ti deve vedere urgentemente e sapeva il mio nome mamma. Chi cavolo è quello?”
“è solo un cliente tesoro. Sto scrivendo un articolo per lui” sembrò rilassarsi
“riguardo a cosa” le chiese curiosa
“è un ingegnere...sto scrivendo a proposito di un permesso che non riescono ad ottenere per la costruzione di un ospedale”
“e come sa il mio nome”
La madre si girò di scatto e acquisì quella espressione apprensiva che si mostra ai bambini quando combinano qualche disastro “oh avanti...glielo avrei detto tu”
Sara strabuzzò gli occhi “mamma, non gli ho detto proprio nulla. Non sono idiota altrim…”
“Sara ti assicuro che non gli ho detto il tuo nome...non ne avrei motivo..”
Sara decise di tacere...avrebbe scoperto qualcosa di più il giorno dopo, nel suo ufficio.

Arrivò anche suo padre e non parlarono della questione: per sua madre era conclusa e voleva farle credere che lo fosse anche per lei. Suo padre chiese della sua giornata, con il suo accento russo, e lei lo chiese a lui. Sasha Howard era un banchiere. Era nato in Russia da madre moscovita e padre newyorkese. E poi aveva incontrato sua moglie Juliet in Italia. Juliet era di madre inglese e padre italiano. Sara era abituata ogni tanto a parlare in russo con il padre, italiano con la madre e americano con tutti e due. Era fico, a dire dei suoi amici ma a volte diventava confusionario e capitava che mischiasse le tre lingue. Finirono di cenare alle 9 e dopo aver visto un film in tv andarono a letto alle 11:30. Nonostante fosse stanca non si addormentò prima delle 1:30.

Si svegliò quando i suoi genitori erano già usciti. Era una fortuna essere in vacanza da scuola: niente sveglia la mattina per prendere il bus. Aprì il frigorifero e prese un succo di frutta. Lo bevve e poi si decise ad entrare nell’ufficio della madre.
“se nessuno ti vede farlo non è reato frugare nei documenti altrui” si disse.
Partì dagli scaffali in alto e iniziò a cercare seguendo tre piste : Scofield, ospedali e appalti. Non trovò nulla. Proseguì nell’archivio ma anche lì non trovò nulla. Trovò molti ritagli di giornale di tutti gli articoli che aveva scritto per vari giornali locali: insignificanti rispetto alla prima pagina del Times, incorniciata e appesa nell’ufficio. Aveva scritto quell’articolo quando era giovane e ne andava molto fiera, citando quel giorno come uno dei più belli della sua carriera.

Guardò la bacheca ma non trovò nulla neanche lì. Dopo tre ore non aveva trovato nulla. Si sedette con la schiena appoggiata alla libreria con le mani con i palmi aperti verso l’alto. Poi vide il cassetto della scrivania e si alzò di scatto. Provò ad aprirlo ma era chiuso a chiave “Bingo” disse con un sorriso sulle labbra “dovete essere lì dentro dannati documenti” disse tra sè e sè.

Prese una forbice per unghie e infilò piano la punta nella serratura del cassetto facendosi luce con una torcia. Le prime due volte fallì e non riuscì ad agganciare la leva e sollevarla. Al terzo tentativo la serratura si aprì con un “click”.
“grazie internet” esclamò e aprì il cassetto. Frugò velocemente tra i fogli, in trepidazione. Prese il blocco e ripose tutto sulla scrivania lasciando il cassetto vuoto. Guardò tutti quei fogli ma non lesse niente che potesse riguardare le tre piste. Stava per rimettere tutto a posto quando lo vide. Era in fondo al cassetto ed era grande abbastanza da farci passare l’indice della mano “doppio fondo...geniale”. Alzò velocemente il pannello di sughero e trovò una busta gialla. Se la rigirò tra le mani e poi la aprì.

23 maggio
Optò per una tinta rossa. La infilò sotto il braccio e raggiunse la cassa. Tenne sempre gli occhiali da sole per evitare che la commessa vedesse le occhiaie e per evitare che la guardasse negli occhi. La cassiera, una donna obesa e con le unghie laccate di rosso, la squadrò dalla testa ai piedi senza interesse.

Sara fece finta di nulla e le passò una banconota da 5 dollari. Lei la prese e le diede il resto. Uscì senza neanche salutare. Quel posto la metteva a disagio.

Camminò per circa 10 minuti, con il cappuccio della felpa sollevato e gli occhiali sempre sugli occhi. Vide una volante della polizia che sopraggiungeva verso di lei. Si fermò di colpo spaventata. Vide una pensilina per la fermata dell’autobus e la raggiunse di corsa. Fece finta di leggere gli orari il tempo necessario per voltarsi e vedere che la volante non c’era più. Poi proseguì.
Camminò per altri 2 o 3 km fino a che non raggiunse una mensa dei poveri. All’esterno c’era una suora che contava i senzatetto e che li indirizzava verso la mensa. Si avvicinò a lei titubante poi le disse “ho bisogno di un bagno. Posso entrare?”
La suora annuì e le diede le indicazioni necessarie per raggiungerlo, alle quali Sara rispose con un timido “grazie”.
Si chiuse in bagno e si spogliò rimanendo solo in reggiseno. Preparò la tinta per capelli e la massaggiò sulla cute stando attenta che non colasse sui pantaloni. Poi si sedette sulla tavoletta del water chiusa e aspettò.

Calcolò che mancavano ancora circa 500 km per lo Utah. Si lavò velocemente via la tinta. Spuntò una chioma rossa, molto diversa dalla sua solita chioma bionda. Li asciugò con una asciugamano e poi prese in mano la forbice.

Voleva essere irriconoscibile e c’era riuscita. I capelli che prima erano lunghi fino a metà schiena ora erano corti fino alle spalle e rossi. Si guardò con aria soddisfatta allo specchio, prese le sue cose e uscì dall’edificio. Valutò per un momento di restare a mangiare ma si sa, i senzatetto sono quelli che sanno più di tutti in città e non voleva correre il rischio che qualcuno la riconoscesse. L’aria era calda e prevedeva che le temperature si sarebbero presto alzate ancora di più.

5 settimane prima
Dentro la busta gialla trovò un cd. “ok guardiamolo” si disse
Accese il pc, inserì il cd e lo fece partire. Si aprì la finestra di Media Player e spuntò un’immagine in bianco e nero di un parcheggio. In particolare era inquadrata una macchina, molto lussuosa valutò. Lei fissò lo schermo incuriosita. Doveva essere un video di una telecamera di sorveglianza. Per i primi 2 minuti non successe niente e Sara stava quasi per chiudere quando comparve un uomo, alto muscoloso e con i capelli rasati sulla testa. Aveva una pistola. Sara si portò una mano alla bocca incredula prima che l’uomo si avvicinasse alla macchina e sparasse due colpi verso il sedile del guidatore. Poi passò dal lato opposto della macchina e aprì lo sportello del passeggero. Prese qualcosa e si dileguò, sparendo esattamente come era arrivato. Il video finì “che cosa diavolo ..?” esclamò.
Aveva appena visto il video di un omicidio? Era morto qualcuno in quel parcheggio? Prese il cd e lo rimise al suo posto, sotto il doppio fondo del cassetto della scrivania. Poi rimise al più presto tutto in ordine: non ne voleva più sapere nulla. Non avrebbe dovuto ficcare il naso nelle cose della madre. Passò il resto della giornata studiando un po’ e all’arrivo della madre a casa era già più tranquilla. Cenarono come la sera precedente, senza dire nulla. Alle 9 Sara decise di andare nella sua camera. Restò un po’ nel buio a pensare, guardando dalla finestra la strada. La luna era alta nel cielo e non c’era una nuvola. Si potevano vedere tantissime stelle. Due fari di un’auto illuminarono il vialetto e la macchina si fermò davanti alla casa di fronte. Sara fissò la macchina fino a che i fari non si spensero. Poi attese che il guidatore scendesse.

Per la successiva ora fissò la macchina. Era nascosta dalla tenda quindi chi era al posto di guida probabilmente non la vedeva, ma lei vedeva loro: due uomini corpulenti fissavano la sua casa e non aveva il coraggio di staccare gli occhi. Alla fine dopo 2 ore se ne andarono come erano arrivati, in silenzio e furtivi. Erano le 11:30 e probabilmente i suoi genitori erano ancora svegli. Scese le scale in fretta e andò in salotto. Trovò Juliet addormentata davanti alla televisione con il telecomando in mano. Le appoggiò una mano sulla spalla e la madre sobbalzò “oh dio, mi sono addormentata..accidenti quel documentario era interessante” disse scoraggiata, come se fosse dispiaciuta di esseresi addormentata ancora una volta.
“si vede che non lo era abbastanza” era nervosa e quando finalmente la madre le chiese se ci fosse qualcosa che non andava, si riservò trenta secondi per trovare le parole giuste
“nelle ultime due ore sono stata alla finestra a osservare due uomini che hanno parcheggiato la macchina davanti a casa nostra e l’hanno fissata per tutto il tempo. Io non so se tu c’entri qualcosa o no ma se devi dirmi qualcosa di importante, se c’è qualcosa che non va me lo devi dire. Io lo devo sapere”
Juliet la fissò sbigottita “ma di che diavolo stai parlando? Ti è dato di volta il cervello Sara? studi troppo?”
“mamma ieri ha chiamato quel ragazzo, Scofield e oggi due uomini stavano fissando la nostra casa nel bel mezzo della notte. Ti rendi conto di quello che sta succedendo?”
“Magari sono dei poliziotti. Ascolta.. se arriveranno di nuovo chiamami subito e farò dei controlli. Cerca di prendere il numero di targa. Comunque te l’ho detto...sei troppo paranoica”
Sara annuì poco convinta e alla fine Juliet la accompagnò in camera da letto “Sara hai 18 anni, sei sveglia - hai preso da me, ma questo non dirlo a papà-” disse facendo l’occhiolino, cosa che provocò una risatina a Sara “qui tutto il giorno in casa stai diventando pazza. Domani visto che è sabato voglio che usciamo insieme e andiamo a fare un po di shopping così ti rilassi un po’”
“ok va bene… A domani” le disse.

 
   
 
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