28/04/2017
4 recensioniCon "Hanahaki Disease" si intende una malattia che nasce da un amore non ricambiato e che porta il paziente a tossire e rimettere dapprima solo petali e poi, quando il morbo si aggrava, veri e propri fiori. La condizione può essere curata attraverso un'operazione chirurgica, ma una volta rimossi i fiori, vengono rimossi per sempre anche i sentimenti verso la persona amata.
In caso di mancata operazione, il paziente muore.
Ehilà!
Allora, questa è la prima fanfic che pubblico su Haikyū!! e per me è stranissimo, visto che lo amo da anni e che in pratica gli IwaOi sono una delle mie otp supreme.
Comunque alla fine eccomi qui. Stavo lavorando da un po' a questa storia, all'inizio volevo aspettare di finirla così da pubblicarla come One-Shot, ma ho deciso di mettere intanto il prologo e poi il resto (che devo ancora finire, ma il primo capitolo è già pronto). Il titolo è preso da "so cold", una canzone che adoro e che è tristissima, ma vabbé. Sarà una mini-long, prevedo circa 3/4 capitoli (prologo escluso) e nada, spero vi piaccia.
Fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima,
Lawlietismine
p.s la bellissima fan art è di Viria e basta cliccarci sopra per aprire il post originale di tumblr.
Prologo
Tooru si guarda allo specchio e vorrebbe urlare.
Le lacrime gli rigano le guance rossastre fino a marcarle, si infrangono sul labbro che tiene stretto fra i denti quasi fino a dolere e si mischiano a quel grido represso che ancora è bloccato in gola. Una parte di lui vorrebbe colpire il vetro, infrangere il dannato riflesso che ricambia malamente il suo sguardo, sfuggire a quegli occhi pieni di strazio, gonfi e tormentati. Una parte di lui vorrebbe lasciar spazio ai singhiozzi, liberare il tremore sconnesso che le mani artigliate al lavandino un po' restringono, piangere irrimediabilmente fino a perdere i sensi.
Tooru è stanco. Lo vede nelle proprie occhiaie violacee, nel pallore del volto, nei capelli sporchi e nei chili persi. Lo sente nel respiro costantemente pesante, nel petto attagliato da qualcosa a cui non vuole dare un nome, nel cuore stretto in una presa ferrea e soffocante.
Inorridisce quando una sensazione ormai per niente sconosciuta si fa spazio in lui. La nausea lo stordisce, la vista si appanna ancora di più, il corpo fragile trema e una mano scatta a fatica per raggiungere la bocca, allora Tooru inizia a tossire. E tossire, e tossire, e tossire. Senza riuscire a fermarsi, senza poter porre rimedio al dolore lancinante che ciò gli provoca, senza essere in grado di fare altro se non quello, mentre numerose lacrime scendono copiosamente sulla pelle spenta.
Percepisce ogni radice affondare nella carne, ogni ramificazione avvolgere gli organi, ogni petalo morbido bloccargli il respiro. E quando la tosse finalmente si placa, lasciandolo inerme e ansante, Tooru non è sorpreso di fronte ai fiori di pesco che si trova fra le mani, né tanto meno dal sangue scarlatto che li macchia con crudeltà.
Un ennesimo singhiozzo gli ripercorre la gola dolorante e lascia le labbra chiazzate di rosso, così da risuonare nella stanza. Chiude forte le mani a pugno, fino a far sbiancare le nocche, e china disarmato la testa in avanti, stringendo gli occhi come se così potesse contenere il pianto.
Il pesco rappresenta un amore immortale e lui, piuttosto che eliminare questo amore, preferirebbe morire. Ed infatti è così che andrà a finire. Lo sa da anni.