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Autore: Nephrite ekips    28/04/2017    1 recensioni
Fin da bambina ero una grande fan di questa coppia, e siccome nel contesto originale non hanno avuto il loro lieto fine ho voluto scriverlo per loro.
Premetto che non sono una scrittrice professionista, è la mia prima storia, dunque non mi insultate perché potrei piangere tantissimo. (xD ovviamente sono ironica)
Spero gradiate la mia storia e spero di non aver fatto troppi errori grammaticali. (E' stata scritta in tarda notte quando le persone normali dormono).
Ci terrei comunque a sapere tramite recensioni o messaggi se quantomeno la storia sia interessante o se vi stia coinvolgendo. Grazie mille e buona lettura.
Un ringraziamento particolare va a Medea Astra che mi ha sempre incoraggiata a scrivere, e che sempre mi ha sostenuta per ogni cosa, questa storia è dedicata a te.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Naru/Nina, Shitennou/Generali
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più serie
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Passò una settimana da quel giorno. Avevo perso totalmente il senso di ogni cosa, non andavo più a scuola né uscivo con i miei amici, non facevo altro che stare in pigiama, mi lavavo a stento. Mia madre era preoccupata e pur non sapendo nulla cercava di confortarmi ma non riuscivo a sentirla. L’unica cosa che sentivo oltre al dolore lacerante, era la sua voce che mi chiedeva di non dimenticarlo... e come avrei potuto?
 
Ricevevo continue telefonate ma non riuscivo nemmeno a pensare di dover parlare con qualcuno, non avevo neanche una giustificazione per motivare il mio atteggiamento, cosa avrei dovuto raccontare?
Quel pomeriggio vennero a trovarmi Bunny e Ubaldo.
 
Le raccontai della morte di “Maxfield” e lei sembrò stranamente comprensiva e dispiaciuta, non capii il suo cambiamento repentino, si era sempre opposta alla nostra relazione e adesso di punto in bianco era dispiaciuta e addolorata, so che non avrei dovuto ma provai rabbia nei suoi confronti, se non altro era lì per aiutarmi potevo quantomeno apprezzare.
 
Le proposi di fare un giro in centro, avevo bisogno di respirare e di vedere la luce.
 
 
Pranzammo velocemente in un ristorantino e poi riprendemmo la passeggiata. D’un tratto ci trovammo di fronte ad un cimitero. Alla sola vista di tutte quelle cripte e quelle lapidi cedetti e ricominciai a piangere.
 
Era morto per salvarmi la vita e non gli era valso neanche un piccolo riconoscimento, nessuno avrebbe mai saputo quanto quell'uomo fosse speciale.
Mi avvicinai a passo lento verso un prete che si trovava lì, mi avvicinai per parlargli, ma durante la nostra chiacchierata improvvisamente apparve Zachar.
 
Rabbrividii solo a vederla. Sfoggiava il solito ghigno e tra le mani il cristallo nero, francamente non so neanche io cosa mi scattò nella testa, tutto ciò che volevo era farle sentire un po' del dolore che stavo provando io, ma non ne avevo i mezzi né la forza necessaria. Collegai il cristallo a Nevius e mi lanciai disperata su Zachar nel tentativo di sottrarglielo.
 
 
 
«Sei così insignificante e fragile.» Disse pungente e con disprezzo senza neanche degnarmi di uno sguardo.
 
 
«Vorrei solamente comprendere cosa abbia visto in te quello stupido.» Stavolta il suo sguardo fu raggelante, i suoi occhi erano carichi di risentimento e avversione e sul volto un sorriso maledicente, avvicino una mano al mio viso e lo strinse forte puntandomi il suo sguardo nel mio.
 
 
 
«Sai l'ultima novità? Nevius sta bene. Non è venuto da te, vero? Gli causi più problemi tu che il Dark Kingdom.»
 
Sbarrai gli occhi, non m’importava di ciò che avesse detto dopo, mi ero fermata al "Nevius sta bene". Restai paralizzata per qualche secondo e mi ripresi solo quando fui scaraventata a terra, cercai in qualche modo di scappare ma non ci sarei mai riuscita se in mio soccorso non fosse arrivata Sailor Moon che costrinse Zachar al ritiro.
 
Ci guardammo per qualche secondo, mi chiese se stessi bene e dopo la mia risposta si congedò.
 
Metabolizzai durante la giornata le parole di Zachar per intero. Perché Nevius non si era fatto vedere? Erano tutte menzogne quelle parole? O effettivamente Nevius aveva deciso di starmi lontana perché gli causavo solo grane.
Iniziai di nuovo a piangere come una bambina, le mie gambe erano sempre deboli, mi lasciai cadere a terra con la testa tra le mani e mi abbandonai in un disperato pianto.
Mi vedevo nell'incubo più oscuro, e per quanto mi sforzassi di riprendermi, una forza mi tirava giù. Se avessi avuto abbastanza coraggio, avrei messo fine io stessa alla mia vita, non riuscivo a sopportare tutto questo dolore.
Decisi di tornare a casa e mi precipitai rapidamente nella mia camera, fissai il cielo annuvolato a un tratto sentii il campanello di casa.
 
Debole e priva di vita mi precipitai verso la porta, quando la aprii e vidi dall’altra parte persi due o tre battiti, sgranai gli occhi incredula.
Nevius era lì di fronte a me.
 
 
 Il suo sguardo era tranquillo e autorevole.
Il mio primo istinto fu di buttarmi tra le sue braccia, mi accolse con calore e mi strinse forte a se, piansi, piansi tantissimo, e si premurò di asciugare ogni lacrima, poi mi scoccò un bacio delicato sulla fronte.
Passò un’oretta buona e ancora non aveva detto una parola, questa cosa m’intimoriva e non poco, non sapevo cosa aspettarmi, d’un tratto però ruppe il silenzio e insieme a lui anche il mio cuore.
 
 
«Sono qui per dirti addio Nina.»
 
 
«Cosa?  Ho passato giornate atroci pensando che tu fossi morto, oggi vengo a sapere da quella pazza furiosa di Zachar che stai bene e adesso vieni qua per dirmi cosa?»
 
 
 
 
«Che il mio mondo non è fatto per te.» Riprese cupo.
 
 
 
 
«Avev- avevi promesso che non mi avresti lasciato, ti sei ricordato adesso che abbiamo due mondi inconciliabili?» Rigettai quelle parole con rabbia cieca, sembravo una squilibrata, stentavo a credere che quella fossi davvero io.
 
 
Lui restò calmo e distaccato, la sua espressione non accennava ad alcuna emozione.
 
 
 
«Ti ho detto prima di tutto che non avrei messo la tua vita in pericolo, sono stato ferito io quella notte ma potevi essere tu.
Zachar voleva farmi soffrire sfruttando il mio unico punto debole, non posso più permetterlo.»
 
 
La sua calma mi tormentava, i suoi occhi avevano il colore del ghiaccio, ed anche il suo tono era glaciale.
 
Si premurava di proteggere il mio corpo ignorando totalmente il mio cuore e la mia anima.
 
 
«Portami con te! Fammi diventare come te, esisterà qualche rito, qualche magia per trasformarmi, no? Se il problema è la mia fragilità, puoi prendertela, non mi serve senza di te.»
 
 
 
«Potrei farti diventare come me, ma questo potrebbe alterare la tua anima, non saresti più quella che sei adesso e inoltre.» Oltrepassò la mia figura per qualche secondo poi corrugò leggermente il labbro e il suo sguardo si fece grave. «Non ti voglio con me.»
 
 
Qualunque tipo di parola mi si strozzò in gola.
 
 
Ci guardammo per qualche minuto, non accennava a voler proseguire nel discorso, tentai un ultimo disperato tentativo cercando di far breccia nei suoi sentimenti.
«Vuoi dire… Che... Insomma... Non mi ami più?»
Il suo sguardo restò distaccato, la domanda non lo alterò minimamente, mi ricordò il Nevius dei primi mesi, era più Maxfield che Nevius, i suoi occhi si dilatarono leggermente e si scurirono, dopo qualche secondo si decise finalmente a darmi una risposta.
 
 
«No.»
 
 
Dopo qualche secondo riprese. «Ci siamo solo illusi Nina, io sono questo, questa è la mia vita, non posso permettermi di avere un punto debole.
Qualunque cosa sia nata tra noi è sbagliata e non ha senso di esistere. L'ho capito troppo tardi ed ho messo in pericolo entrambi.»
 
 
La sua espressione divenne compassionevole, forse si era reso conto del supplizio al quale mi stava costringendo, la sua impassibilità era così raggelante che prevalse su ogni cosa.
 
 
«Ti chiedo scusa per averti fatto perdere del tempo prezioso, fortunatamente sei molto giovane.  Ti passerà.»
 
 
Allungai una mano verso di lui con disperazione, non capii nemmeno io quale fosse l'intenzione di quel gesto, sentii man mano le forze abbandonami, ed anche il mio cervello iniziò a fare cilecca.
 
«Ti prego ... Non farlo, non passerà... non posso dimenticare tutto, non posso dimenticare te.»
 
 
Le lacrime iniziarono a scendere rapidamente sul mio viso, il suo sguardo s’impietosì e per un attimo e rividi il Nevius che conoscevo, ma durò davvero poco.
«Adesso devo andare.» Disse serio e autoritario. «Promettimi che non ti metterti nei guai.»
Annuii ma le parole passarono fugaci nella mia mente, ero sopraffatta dalla disperazione.
Scostò lo sguardo dalla mia figura, i suoi occhi tornarono del solito azzurro cielo, poi proseguì:
 
 
«Vai per la tua strada, col tempo ti riprenderai ... io e gli altri non vi daremo più fastidio, dillo anche alla tua amica.»
 
 
Non capii a quale amica si riferisse, non capivo più nulla, avevo la mente totalmente sconnessa, mi tremavano le gambe e mi girava la testa, temevo che da un momento all'altro fossi crollata a terra come una pera, l'unica frase di senso compiuto che riuscii a concepire fu:
 
«Gli altri sono già andati via?»
 
 
«Sì, io sono rimasto solo perché Zachar ti aveva detto che ero vivo, mi sembrava giusto salutarti.»
Lo fissai con gli occhi sbarrati e la pelle bianchissima, mi tremavano le labbra e le mani.
 
 
«Addio.»
E si volse incamminandosi a passo lento tra la gente ignara.
 
«Nevius, non mi lasciare!»
 
 
Non si voltò, tuttavia notai i suoi pugni serrarsi, avevo provocato qualcosa in lui, ma non ebbi neanche il tempo di sbattere le palpebre. Nevius era svanito nel nulla e con lui le speranze di una vita felice.
Alzai gli occhi al cielo era nero. Lo stesso nero che albergava nel mio cuore e che mi stava inghiottendo.
 
 
Vagai errante per la città, notai che le persone mi scrutavano di sottecchi preoccupate, comprensibile, con la faccia da funerale che mi ritrovavo chissà cosa pensavano, magari la fine del mondo. In effetti, un mondo era finito, il mio.
Mi ritrovai di fronte a casa di Bunny, l'idea di parlare con la mia migliore amica mi sfiorò per un momento, ma la scartai subito, cosa le avrei detto?
 
Fui letta nel pensiero, Bunny sbucò da un angolo, e si accorse della mia espressione, feci finta di niente, ma non la convinsi. Improvvisamente persi i sensi e crollai fra le braccia della mia amica.
Quando ripresi i sensi, mi ritrovai distesa sul letto di Bunny, con lei al mio fianco.
 
 
La sua espressione era preoccupata e apprensiva. «Che cosa è successo?»
 
 
«Nulla.» Sviai, cosa potevo mai raccontarle? Abbozzai qualche bugia credibile, almeno per me.
 
 
 
«Problemi a casa, ho lasciato andare troppo la scuola e dovrò recuperare tante cose in troppo poco tempo, inoltre mia madre mi sta sempre col fiato sul collo, no mi lascia un attimo per respirare.»
 
 
Bunny mi guardò poco convinta, si morse un labbro e assunse un'espressione diffidente.
 
 
«Non hai intenzione di dirmi la verità eh?»
 
 
«Non capiresti Bunny... è complicato.»
 
 
Sbuffò e si staccò la spilla. «Potere del cristallo di luna!»
 
 
Sgranai gli occhi dall'incredulità, Bunny la mia amica paurosa e imprudente era in realtà Sailor Moon, l'eroina della città.
Tutto ebbe più senso, iniziando dall'odio che Nevius provava per Bunny e viceversa.
 
 
«Cosa... tu?»
 
Mi fece un ampio sorriso e spontaneamente sorrisi anch'io insieme con lei.
 
 
«Adesso vuoi parlarmi?»
 
 
Presi un lungo respiro e iniziai. Le raccontai tutto, per filo e per segno dall'inizio della nostra relazione fino alla conversazione di quella mattina, ogni tanto qualche lacrima zampillava dai miei occhi.
 
 
Bunny fu molto comprensiva e ascoltò ogni singola parola, alla fine della giornata mi sentii più sollevata e ricordai perché io e Bunny fossimo da sempre buone amiche, solo lei riusciva a farmi sorridere. Durante quelle mie confessioni si dimostrò molto paziente e sensibile, e lei come me riteneva che Nevius fosse effettivamente cambiato ma che si sentisse intensamente addolorato per il pericolo al quale mi esponeva.
Elaborammo insieme qualche soluzione.
 
 
 
«Ti ha detto che andava via con gli altri generali? Dunque roba di regni magici. farò qualche ricerca sui generali.» Disse convinta.
 
 
«Magari c'è qualche rito d'evocazione per chiamarli… tipo una parola “chiave” per farli apparire.» Non riuscii a trattenere la risata, e Bunny non riuscì a non notarlo e rise anche lei.
 
 
«Uffa non prendermi in giro, mi sto sforzando tantissimo.»
 
 
La ringraziai e salutai la mia amica, mi diressi verso casa consapevole che ad attendermi ci fosse una lunga notte.
Passarono due lunghi mesi, dicembre stava per terminare e le ricerche di Bunny portarono a ben poco ma quantomeno le sue visite alleviavano il mio dolore anche se in minima parte.
 
Dalle scale sentii mia madre parlare con lei mentre stava per andarsene, le chiedeva spiegazioni circa il mio comportamento.
 
 
Mi vedeva spenta, priva di vitalità, disse che ero passata dalla luce al buio e che non sapeva come riprendermi, che facevo le cose senza interesse e che nulla di quello che facessi mi entusiasmasse davvero.
Bunny mi coprì dicendo che era semplicemente un momento difficile dipeso dall'età e dallo stress scolastico, ma che sarebbe passato.
Salii la scala rassegnata e mi diressi in camera.
Fortunatamente quei mesi passarono in fretta, anche le giornate scolastiche passavano veloci, e tenevano la mia mente impegnata, in un modo o nell'altro sopravvivevo.
 
 
Nel frattempo Bunny si era fidanzata con Marzio, un giovane ragazzo dai capelli neri, lo conobbi per caso in una delle mie uscite con Bunny, lui era molto gentile e amichevole, inoltre si divertiva da morire a punzecchiarla e lei sembrava felice.
 
 
Anche lui come Bunny era una sorta di eroe, un eroe in Smoking.
 
 
Ero contenta per la mia amica, almeno per una delle due le cose funzionavano, mi sforzavo di mantenere un sorriso che sembrasse sincero.
Ero nella mia camera triste e come ogni sera la passai sulla mia sedia, posizionata accuratamente davanti alla finestra, nel punto preciso in cui lui si fermava ad osservare le sue stelle.
Quel piccolo gesto in qualche modo mi faceva sentire vicina a lui.
Stavo impazzendo davvero.
La notte era un vero inferno dormivo poco e mi rigiravo continuamente nel letto, sudavo tantissimo e spesso mi svegliavo di soprassalto.
 
 
Dopo una settimana mi accorsi che Bunny non si era presentata per i giorni precedenti, né aveva più scritto, iniziai a preoccuparmi, che le fosse successo qualcosa?
Non rispose a nessuna delle mie telefonate, decisi dunque di passare da casa sua, era stata vicino a me durante quei mesi difficili dovevo come minimo sapere cosa le fosse successo. Mi precipitai verso casa sua e suonai il campanello, quando aprì la porta quella che mi ritrovai di fronte era il fantasma della mia migliore amica, aveva gli occhi lucidi e il viso infelice.
Posò delicatamente le mani davanti al suo viso ed iniziò a piangere. «L'hanno rapito.»
Fu l'unica cosa che riuscì a dire.
 
 
«Chi hanno rapito?»
 
 
 
Girò la testa verso di me, ancora con gli occhi sconnessi.
 
«Marzio... Berly me l’ha portato via.» Poi scoppiò in lacrime.
 
 
 
«Non aveva più memoria, ieri ci siamo rivisti e lui mi ha aggredito, non ricordava chi fossi e quanto ci amassimo.»
 
 
La guardai comprensiva, capivo perfettamente quello che stava provando, ma non riuscivo a trovare le parole giuste.
 
 
 
«TI ha detto qualcosa?»
 
Fissò per qualche secondo il soffitto tentando di fare mente locale. Poi tornò su di me. «Ha detto di chiamarsi ENDYMION.»
 
 
Una scossa elettrica attraversò il mio corpo, ero sicura d'aver già sentito quel nome.
 
 
 
«Il principe e i suoi quattro generali sono tornati.» Esclamai guardando Bunny, lei mi fissò confusa e le raccontai ciò che Nevius mi aveva detto circa la loro vita precedente.
 
 
 
Il destino si stava compiendo di nuovo, dovevamo solo trovarci nel posto giusto.
 
 
 
 
«Che cosa farai adesso?» Chiesi preoccupata.
 
 
«Andrò da Berly e metterò fine per sempre a questa storia!»
 
 
«Bunny, non essere sciocca, è pericoloso! Nessuno sa quanti mostri ci siano lì sotto ad attendervi.»
 
 
 
«Non ce ne saranno.»  Disse quest’ultima frase con gli occhi bassi e lo sguardo dispiaciuto.
 
 
«Cosa ti fa essere sicura di questo?»
 
 
«Nina… devo confessarti una cosa.» La sua espressione divenne sinceramente avvilita.
 
 
Deglutì e riprese «Ero in contatto con i quattro generali… stavamo progettando un assalto al Dark Kingdom e a Queen Berly...» Abbassò di nuovo lo sguardo mortificato.
 
 
Non potevo credere alle mie orecchie, per tutto quel tempo Bunny era stata in contatto con Nevius e non mi aveva detto nulla, anzi aveva finto di cercare una soluzione per aiutarmi.
 
 
«So cosa stai pensando, ma fammi spiegare. Lui è stato categorico, dovevi stare lontana dai guai e quindi lontano da lui.» Si fermò ancora per qualche secondo e poi continuò. «E a dirla tutta sono d’accordo con lui sul fatto di tenerti fuori dai guai.»
 
 
«Bunny, questo non era affar tuo! Mi hai visto piangere e passare notti insonni perché non avevo sue notizie e non mi hai neanche detto che eravate in contatto, mi sarebbe bastato sapere che stava bene.»
Nei suoi occhi potevo leggere il dispiacere.
 
 
 «Volevamo solo il tuo bene.»
 
 
Serrai i pugni e guardai Bunny in modo accusatorio. «Da quando in qua tu e Nevius prendete decisioni per me? Siete diventati improvvisamente amici?» Risposi seccata.
 
 
«Se te l’avessi detto, sarebbe stato peggio, non avresti comunque potuto vederlo.»
 
 
Mi morsi il labbro cercando di sbollire la rabbia, ma fu molto difficile mantenere la calma.
 
 
«Per favore Nina, cerca di capire.»
 
 
«Devo capirvi sempre io, potreste capirmi voi ogni tanto.»
 
 
Mi guardò afflitta e si avvicinò a me con l’espressione martoriata.
 
Sbuffai nervosa e cercai di sorvolare sulla questione.
 
 
«Andrai da sola?»
 
 
«No, le ragazze verranno con me.»
 
 
«Verrò anch’io!»
 
 
«Nina… è-» La interrussi.  
 
 
«Potremmo morire tutti no? Ho bisogno di rivederlo un ultima volta, ti giuro che non mi metterò nei guai, per favore, me lo devi.»
 
Stavolta fu lei a sbuffare nervosa. «E va bene Nina, però devi startene nascosta.»
 
«Ok.»
 
 
Tornai a casa e diedi una sorta di saluto simbolico a ciò che mi circondava, se le cose fossero andate male, non avrei più rivisto nulla.
Diedi un forte abbraccio a mia madre cercando di non farle capire nulla.
Salii nella mia camera e mi stesi sul letto, lanciai un’occhiata malinconica verso la finestra, desideravo disperatamente la sua presenza accanto a me, soffrivo terribilmente senza di lui e pur di rivederlo sarei stata abbastanza matta da dirigermi nel dark Kingdom col rischio di farmi uccidere. Decisi che sarebbe stato meglio riposare un minimo e mi abbandonai su letto.
   
 
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