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Autore: Khailea    30/04/2017    1 recensioni
Un'avventura action con trame avvincenti e personaggi unici e caratteristici!
Saghe appassionanti e ricche di colpi di scena, special divertenti e di ogni genere!
Unisciti alle stravaganti avventure degli studenti della Werewolf Shadow!
I personaggi di cui si parla in queste storie sono inventati da un gruppo di role chiamato Werewolf's Shadow 2.0.
Questo è il secondo progetto di fiction scolastica del gruppo fatto con l'approvazione dei suo componenti.
Non ci sono collegamenti con il precedente progetto e la trama é molto diversa.
Il logo del lupo appartiene al nostro gruppo esattamente come i personaggi e l'ambientazione.
Se volete unirvi a noi potete fare richiesta qui https://www.facebook.com/groups/660949357417726/members/
Genere: Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Personaggi in questo capitolo:
 
Seraph                     
Shirley
Johanna
Stacey
Ailea
Lighneers                                   
Sara Milton
Daimonas
Alexander
Astral
Lacie
Zell
Hope
Grace
 
 
 
L'ennesima nota stonata. Da quando era tornata al monastero non era riuscita a fare nulla di tutto ciò che normalmente faceva. Gli allenamenti erano stati un fiasco e non riusciva a suonare correttamente le note nel proprio strumento. Sospirando debolmente decise che per quella giornata sarebbe bastato, lentamente scese dal tetto della casa sistemando il flauto sul cassetto accanto al suo letto, non aveva voglia tuttavia di dormire.
Scese lentamente le scale raggiungendo la porta d'entrata in cui c'era la statua, l'aria della notte le graffiava il viso e le cosce, lasciate scoperte dal corto kimono nero che indossava, era tra i colori più adatti a lei, rispecchiava il cammino di morte che aveva scelto.
Sedendosi dai gradini guardò la foto di suo nonno, desiderando in quel momento che lui fosse lì, ma non era così.
-Oggi non è stata una buona giornata.-
Iniziò con voce calma, lottando contro l'istinto di abbassare lo sguardo di fronte agli occhi della foto.
-Oggi avevamo lezione con un professore particolarmente severo, due studenti hanno attirato le sue ire e due ragazze si stavano facendo avanti per difendersi, erano una semplice bambina ed una donna gatto. E la mia compagna, Ailea, si è presa la colpa al posto di queste ultime che rischiavano una punizione, ha evitato capitasse loro qualcosa.-
Lo sguardo cedette e andò a fissarsi sulle sue mani.
-E dopo si è ferita volontariamente per aiutare gli altri due. Io non so perché l'abbia fatto, e non so nemmeno perché mi turbi così tanto...da una parte adesso la reputo una sciocca, quella ragazza non ha nulla di diverso rispetto a tanti criminali che vivono per veder scorrere il sangue altrui, eppure ha difeso quelle persone. Non aveva un motivo particolare per farlo ma l'ha fatto!-
Il suo tono di voce si stava alzando, subito lo controllò.
-Forse mi da così fastidio perché...avrei dovuto farlo io...io che conosco il dolore di un innocente non ho mosso un dito nemmeno mentre lei si feriva. Non ho cercato di aiutare quelle due ragazze e non ho sfidato il professore come loro...come posso definirmi una guerriera se sono stata così codarda...-
Codarda per lei era uno degli insulti peggiori, ma in quel momento non aveva altro modo per definirsi.
-Avrei dovuto fare qualcosa...di nuovo non ho saputo fare niente e...e la cosa mi fa...mi fa sentire debole...se non uso i miei allenamenti per un valido motivo allora che senso ha avuto tutto ciò che ho passato?-
I ricordi di quando il nonno le insegnava l'arte della spada le passarono davanti agli occhi, tempi duri ma felici.
-Tuttavia questo mondo mi sta cambiando, lo percepisco. La mia calma e freddezza si stanno espandendo non solo al dolore dei miei nemici ma anche verso quello della gente che mi circonda, vedere certe scene tutti i giorni mi sta rendendo insensibile e non so se definirla una giusta cosa. Mi sento divisa nella mia stessa mente, una parte crede che ciò che la mia compagna ha fatto sia completamente sciocco e che avrebbe dovuto pensare solo a se stessa, a questa parte di me ora lei fa pena e la vede come una debole, l'altra parte invece la rispetta per la sua scelta e premia il suo coraggio.-
Tornò a guardare la foto accanto a lei.
-Vorrei sapere come sia giusto che debba sentirmi...-
Per quanto lo desiderasse tuttavia sapeva che l'unica persona che poteva rispondere a quelle domande era solamente lei...
Portandosi una mano sul viso la ragazza si alzò, tornando velocemente nella propria camera, restare al monastero in quel momento certamente non l'avrebbe aiutata, per quanto non le interessasse la vita notturna della città quella sera scelse di farne parte,si vestì con un lungo maglione grigio che le arrivava a metà delle cosce, le gambe erano poi coperte fino alle ginocchia da delle calze nere, ai piedi indossava delle scarpe da ginnastica dello stesso colore.
Salutando con un inchino la foto ed il monastero si allontanò scendendo lentamente le scale, quella sera le sembrarono che fossero aumentate...
Lighneers aspettava fischiettando sotto la porta di casa di Ailea, era vestito con dei normali jeans ed una maglia elegante, nonostante il freddo aveva deciso di non mettere altro, tra le mani teneva un grosso mazzo di fiori.
Era felice di aver qualcuno che gli offrisse la cena e soprattutto di avere la possibilità che questa persona facesse un accordo con lui.
Fortunatamente non dovette attendere molto l'arrivo di Ailea, la ragazza uscì poco dopo vestita anche lei con dei jeans ed una maglia azzurra, sulle spalle teneva poi una lunga giacca verde che arrivava quasi alle caviglie. -Questo è il massimo della tua eleganza?Mia cara dovrei darti lezioni di stile.-
-Ma fammi il favore Lighneers, andiamo dai, dove vuoi mangiare?-
Sorridendole divertito le porse i fiori, la ragazza li accettò ringraziandolo con un cenno.
-Ho pensato ad un posto carino nei quartieri alti.-
-Dovevo immaginarmelo.-
Nella città non tutte le zone si assomigliavano, alcune erano più rovinate d'altre e poi c'erano i quartieri alti, in cui persino il sangue per le strade sembrava d'oro, tuttavia si poteva dire che più ti avvicinavi a quei posti più eri in pericolo, tuttavia Ailea non poteva fare altrimenti, solitamente non girava da quelle parti ma per una sera non avrebbe dovuto farle molto male.
Dandole il braccio destro come appoggio il ragazzo s'incamminò, non aveva alcun secondo fine ma che male c'era nel fare il galante?
-Vuoi farti tutta quella strada a piedi?-
-Perché no?Camminare fa bene e ti permetterà di tenere una splendida linea.-
-Se mi fossi offesa ti avrei tirato un calcio.-
-Ma se le tue gambe non sono allenate non sarà molto forte, ti sto facendo un favore a farti camminare.-
Accettando l'idea di fare una lunga passeggiata la ragazza lasciò perdere il discorso.
-E' la prima volta vai nei quartieri alti?-
-No ma non è un posto che mi piace particolarmente, tutto quello sfarzo e le altre cose così altezzose non fanno per me. Come mai hai deciso di andare proprio lì?-
-Nemmeno a me piacciono particolarmente ma alcuni posti sono carini, il cibo è buono e per una signora credevo fosse giusto.-
-Così mi fai sembrare vecchia.-
-Hahaha ma no.-
Dopo quasi mezz'ora i due avevano finalmente raggiunto i quartieri alti, ed era ovvio che quel posto fosse diverso dalle strade in cui giravano di solito, la gente elegante soprattutto li guardava come se valessero meno di niente. Lighneers però camminava a testa alta e Ailea come lui non abbassava lo sguardo.
-Allora, come ti trovi nella nostra classe?-
-Che simpatica domanda.-
-Da qualcosa dovremo pur iniziare no?Ti vedo sempre in compagnia di quella biondina con la katana, non ci sarà qualcosa tra di voi?Premetto che sarei totalmente favorevole a quel genere di effusioni in classe.-
-Non sono lesbica e lei è solo una ragazza con cui lottare.-
-Va bene va bene, ma ripeto non c'è niente di male...mh...ho un dejavu.-
-Su cosa?-
-Ho già avuto una conversazione praticamente identica con un biondino, è sempre circondato da delle ragazze.-
-Buon per lui.-
-Forse, personalmente a stare in un branco di oche senza personalità mi scoppierebbe la testa.-
-Non ti facevo un ragazzo così serio.-
-Ci sono cose di me che potrebbero sorprenderti mia cara ragazza. Se devo stare con qualcuno vorrei avesse una buona personalità, certo è importante anche il sesso ma se pensa solo ed unicamente a quello alla lunga diventa irritante.-
-Non saprei dirti, non me ne intendo di relazioni.-
-Mai avuta una?-
-Non ne ho mai avuto bisogno.-
-Ragazza indipendente eh?E' una buona cosa.-
Facendo spallucce la ragazza sorrise leggermente, dopo aver girato per una quindicina di minuti per le strade scelsero di entrare in un modesto ristorante dalle pareti in mattoni ed i tavoli di legno, la portata principale era la carne. Un paradiso per entrambi.
-Questo posto non sembra affatto male.-
-E' perché ho ottimi gusti, sia in fatto di donne che di cibo.-
-Come dici tu.-
Dopo aver ordinato due grandi bistecche i due ripresero a parlare, per il momento ad entrambi la serata non dispiaceva, Lighneers trovava Ailea una persona socievole mentre l'altra lo trovava un ragazzo simpatico che non le suscitava l'istinto di piantargli un pugnale dritto in fronte.
-Dimmi, oltre a lottare cos'altro ti piace?-
-I videogiochi, a te invece?-
-Io sono più un uomo d'affari, cerco sempre nuove prospettive adatte alla mia persona.-
-Ah come la tua idea del giro di scommesse.-
-Esattamente.-
-Cos'avevi in mente a proposito?-
-Beh, non volevo parlare di soldi a tavola, ma visto che insisti...tu conoscerai quei bar in cui la gente lotta no?-
-Si, il bar in cui ti ho fatto suonare al posto mio fa quel genere di cose, fammi indovinare, vuoi che io combatta per te.-
-Simpatica ed intelligente, gran serata per me direi.-
-Dai smettila di scherzare Lighneers, se vuoi parlare d'affari per me va benissimo.-
Il viso del ragazzo divenne molto più serio e calcolatore rispetto a prima, nel frattempo ad entrambi era arrivato il piatto che avevano ordinato e poterono gustarselo in tutta calma.
-Il concetto penso l'avrai già ben chiaro, tuttavia io non voglio fermarmi solo a quelle misere vincite. Non ho paura di farti lottare solo perché sei una ragazza, io credo nella parità dei sessi quindi sarò ben disposto a farti lottare con chiunque. Se gli affari andranno bene però le difficoltà aumenteranno, gli avversari diverranno sempre più...particolari diciamo.-
-Quindi persone drogate che usano quelle sostanze per non sentire nè il dolore nè la stanchezza.-
-Vedo non hai peli sulla lingua, comunque si, ovviamente non farei mai nulla di grave, ti farò gareggiare in incontri in cui sarò certo tu possa vincere. Non ho intenzione di farti rischiare la vita.-
-Molto premuroso grazie.-
-Sono serio, non mi piace vedere le persone agonizzare nel modo in cui hai fatto tu oggi, e riguardo a questo, ti chiedo di non agire più in quella maniera impulsiva.-
-Potresti ripeterti?-
Chiese Ailea con un tono di voce più aggressivo, il ragazzo però rimase calmo.
-Ho detto che vorrei ti contenessi con certi individui, ti sei ferita ridotta in una grave condizione ed è incredibile che ora tu sia qui come se nulla fosse.-
Effettivamente era così, i polsi in cui ci sarebbero dovuti essere i segni della pallottola erano intatti, tutto ciò che ricordava però era Daimonas che le si avvicinava dicendole che sarebbe andato tutto bene, poi non ricordava cosa le fosse successo nei minuti dopo.
-E' buffo tu mi chieda questo dopo avermi detto mi farai lottare.-
-Un conto sono quelle lotte un conto è stare male a quel punto.-
-Lighneers, sei un ragazzo simpatico, potremmo essere buoni amici, ma non sei il mio tutore e su queste cose me la sbrigo da sola.-
-Come preferisci, ma non pensare non ti terrò d'occhio se mi dici così.-
-Pensa a tener d'occhio la bistecca.-
 
 
Qualcuno quella sera aveva preferito riposare, tra queste persone c'era Johanna, la ragazza infatti era rimasta nel proprio dormito. La stanza aveva le pareti color crema ed una grande e morbida poltrona sistemata davanti alla finestra. Il letto singolo aveva le coperte turchesi.
La ragazza era rimasta a casa per un motivo preciso, ogni settimana aveva concordato con le sue sorelle che si sarebbero sentite, ed ogni volta provava dentro di sé un grande miscuglio di emozioni diverse, era sia felice perché le sue sorelle le mancavano molto ma aveva anche timore di cosa avrebbero potuto dirle riguardo alla sua scelta di trasferirsi lì.
I suoi pensieri però non presero piede che subito il telefono squillò.
-Pronto!-
-Johanna?-
-Shirley!-
A parlare era la sua sorellina minore, una bambina meravigliosa che la riempiva di gioia ogni volta che parlavano.
-Shirley come stai?A scuola va tutto bene?-
-Si va tutto bene, oggi abbiamo fatto un compito in classe ed ho preso il voto più alto.-
-Bravissima tesoro!Sono fiera di te!-
-A te invece com'è andata?-
Com'era andata?Cosa le poteva dire?
Aveva visto delle persone tentare d'uccidersi ed aveva sentito gli urli agonizzanti di una ragazza, ma non c'era nulla di cui preoccuparsi visto che quella era la normalità.
-Nulla di che sai, le solite cose.-
-Ah ah.-
-In casa come state invece?-
-Tutto bene anche qui, è un po' noioso da quando non ci sei.-
-Ow tesoro, mi dispiace non poter giocare con te come facevamo sempre.-
-Non importa, sono felice di sentirti comunque.-
-Anche io lo sono.-
-Ti passo Stacey?-
Stacey era loro sorella maggiore, una persona buona ma che tendeva a preoccuparsi più del necessario e quando lo faceva sapeva essere veramente insopportabile.
-Certo, passami anche Stacey.-
Voleva molto bene anche a lei tuttavia quando iniziavano a parlare non finiva mai bene...
Dopo qualche minuti di silenzio in cui riuscì a sentire solo brevi brusii qualcuno tornò a parlare, la voce severa della sorella le tolse tutta l'allegria.
-Johanna...-
-Ciao Stacey. Come stai?Shirley mi ha raccontato che oggi ha preso un buon voto.-
-Mi sembra normale in una scuola prendere buoni voti.-
-Non intendevo quello.-
-Tu invece come stai?Che è successo in quella scuola oggi?-
-Nulla di particolare.-
-Certo certo...ho parlato con Mattia e Marco, veramente splendida la tua città.-
Ed ecco che il discorso iniziava a farsi spinoso, la gola di Johanna si seccò.
-Hanno quasi rischiato la vita per venire a trovarti!-
-Non volevo venissero appunto per questo.-
-Ma vuoi continuare a restare lì!In una città di criminali!In una scuola di criminali!Hai idea di come mi faccia sentire la cosa?!-
-Stacey lo so...-
-No che non lo sai!Come puoi saperlo tu non hai costantemente paura che tua sorella possa morire!-
-Stacey abbassa la voce non voglio che Shirley...-
-Non vuoi che sappia che sua sorella rischia la vita ogni giorno?Che ha preferito ad una città normale, con persone normali ed amici normali l'inferno!?-
-Abbassa la voce non voglio le vengano gli incubi.-
-Allora torna a casa!Torna a casa e smettila di comportarti come una stupida!Hai voluto fare questa cosa e adesso avrai capito che...-
TACK
Incapace di continuare a sopportare le urla della sorella Johanna le aveva attaccato il telefono in faccia, il suo viso era ora rigato dalle lacrime che non davano segni di voler fermarsi.
Voleva solo sapere perché ogni volta che parlavano lei la faceva stare così male, Johanna certo non si divertiva in quella città ma non poteva andarsene, soprattutto ora che la scuola era incominciata.
Avere un minimo d'appoggio sarebbe stato molto utile ma c'erano persone che per quanto avesse voluto non glielo avrebbero mai dato...
 
 
Era da molti anni che i due non si vedevano, per quanto Daimonas avrebbe preferito rivederla in qualsiasi altro posto il destino a quanto pare aveva avuto piani diversi, tuttavia Milton ne era comunque felice.
Nei tempo andati lui erano stati l'uno il sostegno dell'altra, la loro forzata separazione era stata dolorosa per entrambi ed ora che si erano ritrovati avevano così tanto di cui parlare.
Tenendo la ragazza sulle spalle Daimonas aveva corso per le strade della città arrivando ai margini con la foresta, lì non avrebbe dovuto preoccuparsi qualcuno la ferisse.
Fermandosi sotto una grande quercia la fece scendere, la ragazza indossava un bellissimo abito blu e teneva i capelli raccolti, tra cui c'era la sua adorata rosa che splendeva di una luce grigiastra, significava che Daimonas era felice.
-Era da tanto non ci vedevamo.-
-E' vero...come stai?-
-Adesso che sono qui bene.-
-Come mai sei finita qui?-
Era una delle principali domande che avevano attanagliato la testa del ragazzo da quando l'aveva incontrata, lei abbassò lo sguardo.
-Vedi...dopo che mi hanno portata via dall'orfanotrofio le cose non sono andate molto bene...mio padre era ossessionato dall'eredità che i miei nonni mi avevano lasciato. Non appena siamo stati soli...-
La sua voce ebbe un fremito, il ricordo di quei momenti la faceva stare veramente male, ed anche Daimonas soffriva per lei. Odiava così tanto quell'uomo che aveva tentato di ucciderla solo per dei soldi, le persone sapevano essere veramente orribili.
-Mi sono salvata però, sono scappata e per molto tempo ho vissuto da sola, non è stato facile ma adesso sono qui. E sono felice, veramente.-
-Anche io sono felice che tu sia qui...vorrei fare qualcosa per poterti aiutare.-
-L'hai fatto, ed anche io voglio rendermi utile.-
-Non c'è bisogno che tu ti preoccupi sul serio, non voglio ti accada nulla.-
-Io penso la stessa cosa!Ma non puoi lasciare tutte le sofferenze a te...non sei solo ci sono io.-
La cosa strana era che ogni volta voleva tenere per sé il peso delle sue sofferenze queste ricadevano su qualcun'altro, così lui stava ancora peggio per aver ferito altre persone.
-Dove dormirai adesso?-
-Nei dormitori della scuola.-
-Bene, sono sicuri.-
-Si poi potremo vederci spesso, potresti venire nella mia camera così potremo chiacchierare assieme.-
-Mi piacerebbe...-
Milton sorrise dolcemente al ragazzo che si era seduto sotto l'albero accanto a lei.
-Sai, per tutto questo tempo non ho mai lasciato la tua rosa, nemmeno per un istante.
-Ti ringrazio.-
-Grazie a te, non so dirti come ma dentro di me ero certa ci saremmo rivisti.-
Tutto ciò che Daimonas seppe fare in quel momento fu tacere, non aveva una vera e propria risposta a quella frase, una parte di lui avrebbe voluto non rivederla perché consapevole che la vicinanza a lui le avrebbe portato solo dolore, la parte più egoistica invece voleva solo rivedere una persona a lui cara.
-Sono felice che tu sia mia amica.-
 
 
Alexander teneva lo sguardo fisso alla parete dell'ascensore, la ragazza insieme a loro aveva continuato a parlare del più e del meno ma lui non le aveva prestato minimamente attenzione.
Arrivati al suo piano uscì senza nemmeno dire una parola né a lei né al fratello, tutto ciò che voleva fare in quel momento era stendersi e calmare la mente.
Non era la prima volta che si comportava in modo simile ma ancora il ragazzo si chiedeva che bisogno ne avesse, perché desiderasse far del male alla gente in quel modo...
Forse non desiderava veramente quelle risposte visto che ogni volta si presentava l'occasione di sapere lui preferiva distogliere lo sguardo, si limitava a tener d'occhio il fratello che da quanto aveva intuito in sua presenza faceva del suo meglio per nascondere ogni sua azione, in questo modo poteva ritardare qualsiasi piano di Khal.
Fortunatamente l'attenzione che il fratello concedeva alle cose sembrava momentanea e capitava di rado, o almeno così credeva lui, si chiese tra sé e sé quanto veramente conoscesse di lui e quando fosse stata l'ultima volta che avevano veramente parlato.
In quei momenti inoltre si sentiva un grande codardo per non essere in grado di affrontare il fratello, ogni volta che i loro occhi s'incrociavano lui si sentiva come una volpe davanti ad un cacciatore, quando aveva iniziato a provare timore per il suo stesso sangue?
-Merda...-
Furioso con se stesso lanciò un cuscino contro la parete rovesciando così uno dei vasi appoggiati sui mobili, guardò i cocci del vaso pensando assomigliassero alla mente di Khal.
-Devo smetterla di pensarci, devo smetterla...-
Alzandosi girò per l'ampio piano cercando di distrarre la propria mente, purtroppo nessuno dei vari libri che possedeva svegliava il suo interesse, provò così a sperare nella pittura, quella lo metteva sempre a suo agio.
Sistemando le tinte iniziò a lasciar vagare la mano sulla tela, tutto ciò che ne usciva però erano scene macabre e sanguinose, appena se ne accorgeva il ragazzo nascondeva tutto sotto una tinta nerastra.
Dopo molti tentativi falliti si rese conto che dalle sue cancellature era comparsa la bozza di un viso, una figura femminile, non appena la riconobbe afferrò la tela lanciandola contro la parete.
-Al diavolo!-
Mettendosi una giacca pesante il ragazzo si avviò verso l'ascensore, uscendo poi rapidamente dall'edificio, voleva allontanarsi il più possibile da tutto quello.
 
All'ultimo piano del palazzo intanto la ragazza si era messa a proprio agio nell'appartamento di Khal, si era seduta sul divano in attesa che il ragazzo, come gentilmente le aveva offerto, le portasse da bere.
Mentre questo le si avvicinava con un bicchiere di buon vino in mano il ragazzo non poté fare a meno di pensare che era come dare le perle ai porci, un completo spreco, come la vita di quella donna.
Trovava esilarante come questa si era lasciata attirare da lui, interessata come tutti solamente ai suoi soldi ed al desiderio carnale, lui però non era minimamente interessato a questo, da subito aveva rifiutato ogni bacio ed ogni contatto con la sua pelle, la trovava disgustosa, anche quando questa bevve tutto il vino in un solo sorso la trovò estremamente rozza.
Fu un sollievo per lui vedere che la sostanza che aveva aggiunto al suo bicchiere stava già avendo un immediato effetto, in un primo momento alla ragazza vennero dei capogiri che la portarono ad appoggiare la testa sulla poltrona, la vista poi le si annebbiò e non riuscì più a muovere gli arti, solo in quel momento sul viso di Khal comparve un macabro sorriso.
-Non reggi bene l'alcol?Mi dispiace tanto, ti porterò in una stanza in cui potrai stenderti.-
Tutto quello che lei riuscì a dire furono dei pacati mugolii, prendendola in braccio Khal la portò nella particolare stanza al cui centro si trovava il tavolo di ferro, appoggiandola con delicatezza le legò sia i polsi che le caviglie in modo che non potesse scappare, la ragazza iniziava a sentirsi agitata ma non poteva far altro che fare versi. Fischiando un motivo lugubre il ragazzo prese un sottile coltello dalla lama affilata, sbottonò la camicetta della ragazza il cui petto aveva iniziato ad alzarsi ed abbassarsi velocemente.
-Spero di aver usato il giusto dosaggio, sai non è divertente quando morire per overdose.-
Con la punta della lama il ragazzo tagliò il reggiseno scoprendo così l'abbondante seno della ragazza, quella scena però non gli fece alcun che, anzi la faceva sembrare solamente più volgare.
Con un gesto secco le tagliò il capezzolo destro piantando la punta del coltello nel punto in cui questo prima si trovava, la pelle bianca iniziò velocemente a macchiarsi di rosso. Senza estrarre la lama il ragazzo la mosse verso il centro del petto praticando una lunga incisione, non abbastanza profonda da ucciderla ovviamente.
Smise di incidere la carne quando arrivò all'incavo del collo, passò così al viso.
Guardò gli occhi spaventati di lei senza provare il minimo rimorso, le sorrise invece divertito, era così ridicola in quella condizione. Andando verso le labbra il ragazzo le graffiò in vari punti facendogliele sanguinare copiosamente, la bocca della ragazza restò aperta anche se questa soffriva terribilmente, ormai non controllava più nessuna parte del proprio corpo.
Con un gesto secco poi Khal le ferì il palato, girando più e più volte la punta del coltello nella carne, quando fu stanco di sentire il fiato di lei sulla mano la ritrasse, non prima d'averle staccato di netto una parte della lingua.
-Gradiresti una mentina per caso?No?Va bene.-
Dandole un leggero colpo sul viso iniziò a camminarle intorno.
-Non trovi che la dignità sia una cosa indispensabile?Io trovo di sì, certo una persona come te certamente non potrà mai capirlo, visto che siete i primi a calpestarla, decidere in che modo fare le civettuole cercando di attirare l'attenzione di qualcuno nei modi più disperati deve essere una cosa molto faticosa per un cervello così piccolo.-
Questa volta iniziò ad incidere attorno alle sopracciglia tatuate, recidendo attorno a quella zona la pelle tirandola fino a staccarla completamente.
-Il denaro attira tutti, non si può vivere senza, non si dovrebbe nemmeno.-
Prima di tornare alla sua precedente posizione le prese le dita ad una ad una rompendo e staccando le lunghe unghie coperte con smalto viola.
-Come se non bastasse oltre a persone che non comprendono questo concetto ci sono quelle che danneggiano i giocattoli altrui.-
Gli tornò alle orecchie le urla di Ailea mentre questa lasciava che quegli idioti la ferissero, dal primo momento lui aveva capito che non stava facendo sul serio in quella lotta, il ricordo di quei due vermi che le stavano così vicino e che la rovinavano gli fece ribollire il sangue, ma soprattutto il fatto che lei glielo avesse permesso lo infuriava. Non si doveva permettere di dare quella possibilità ad altri, solo lui poteva, solamente lui avrebbe potuto ridurla così se non peggio.
Lei che gli assomigliava così tanto non poteva farsi distruggere che da lui.
In un impeti di rabbia conficcò la lama all'interno dell'orecchio della ragazza, come se cercasse di far svanire quelle urla che gli riempivano la testa.
Dopo aver riprendo in parte lucidità il ragazzo sospirò, iniziava ad annoiarsi.
-Immagino che tu sia venuta qui per un motivo preciso, sarebbe un peccato non dartelo.-
Dalla tasca della giacca che indossava prese un sacchetto pieno di jewels, lentamente li rovesciò tutti all'interno della bocca della ragazza avvicinandosi poi verso la parete, dopo un attimo d'indecisione prese una lunga lancia arrugginita coperta di punte affilate.
Mettendosi davanti alla ragazza rigirò la lancia tra le mani conficcandogliela poi all'interno delle gambe, spingendosi sempre più a fondo, di tanto in tanto la estraeva solo per spingerla nuovamente all'interno.
In parte adesso la sua rabbia si era attenuata, era sempre piacevole per lui sfogarsi in quel modo.
Lasciando cadere a terra la lancia il ragazzo si avviò verso la porta, lasciando il cadavere della giovane sul tavolo, avrebbe pensato in seguito a liberarsene.
 
Ormai si era fatto tardi e per la sua amica era arrivato il momento di tornare al dormitorio, Daimonas aveva insistito per accompagnarla e lei aveva accettato felice, pretendendo però di tornare indietro con calma, in modo da avere così ancora più tempo per loro.
-Sei riuscito a fare amicizia con qualcuno?-
-No, meno la gente mi si avvicina meglio sta.-
-Non dire così, io sto benissimo in tua compagnia!-
-Ma rischi di metterti in pericolo.-
-Non mi pare di essere in pericolo in questo momento.-
-Ma non sono certo di poterti tenere al sicuro per sempre.-
-Daimonas...non voglio che tu mi tenga al sicuro, voglio che tu sia mia amico, e che tu sia felice.-
Guardandola il ragazzo pensò per la prima volta dopo tanto tempo di aver avuto una fortuna nella vita, incontrarla lo era stato ed il fatto che lei volesse essere sua amica ancora di più.
-La ragazza con gli occhiali e quello con il cappello sembravano simpatici.-
-Si...loro non mi hanno mai trattato male fino ad ora.-
-Sembrano brave persone, magari potreste diventare amici.-
-Non lo so...non so se mi posso fidare.-
-Lo scopriremo col tempo, non voglio però tu venga nuovamente emarginato e maltrattato, sei una persona fantastica e ti meriti di essere felice.-
-Tu lo meriti.-
-Ed anche tu.-
Ormai erano arrivati davanti al dormitorio della scuola, dopo aver controllato fosse completamente al sicuro il ragazzo lasciò Milton sola nella propria stanza.
Mentre lei lo guardava allontanarsi dalla finestra provò un forte senso di solitudine.
Rimase qualche attimo a guardare la propria stanca, non aveva nulla di particolare ma la trovava molto accogliente, tuttavia era anche molto vuota, aveva chiesto all'amico di restare ma lui aveva preferito lasciarla sola, se avesse avuto bisogno però sarebbe corso subito.
Lui era sempre così, pensava sempre prima agli altri, gli voleva molto bene per questo tuttavia si preoccupava comunque molto, avrebbe voluto risolvere tutti i problemi dell'amico ma non poteva fare nulla.
Sistemandosi nel proprio letto osservò la porta, qualcosa in lei le faceva temere che da un momento all'altro suo padre sarebbe potuto entrare da quella porta per finire ciò che aveva iniziato, cercò di trattenere le lacrime a quel ricordo.
Perché non potevano vivere come una famiglia felice?Perché non poteva volerle bene come lei ne aveva voluto a lui?
Adesso invece suo padre era un semplice mostro ossessionato dai soldi che la terrorizzava nei suoi incubi e nei rumori improvvisi di tutti i giorni. L'aver incontrato Daimonas le aveva dato motivo di essere felice ma non poteva scacciare quella costante sensazione di paura.
Intanto Daimonas dava un ultimo sguardo al dormitorio della sua amica prima di svoltare l'angolo, non aveva alcun problema a camminare per le strade da solo ma si preoccupava soprattutto per lei, chissà da quanto erano così vicini e lui non l'aveva nemmeno notata, forse aveva sofferto a lungo e lui non l'aveva aiutata. Si sentì un verme per non averla cercata prima.
"La porterai sempre più vicina alla morte, e tu lo sai bene."
Non voleva sentirlo, non voleva sentire Mostro ripetergli all'infinito ciò che già sapeva, si abbassò ancora di più il cappello sugli occhi ma in quell'attimo di distrazione cadde a terra dopo essersi scontrato con qualcuno.
Alzando lentamente lo sguardo vide la sua compagna di classe Seraph, questa fu molto sorpresa di vederlo, aveva camminato fino a quel momento immersa nei propri pensieri riguardo a quella giornata ed ora incontrava lui. Che fosse un segno per redimersi?
Se era veramente così allora non poteva lasciar andare quel ragazzo senza prima averci parlato, porgendogli la mano lo aiutò ad alzarsi.
-Tu sei Daimonas.-
Il ragazzo annuì a quell'affermazione riprendendo poi a camminare.
-Aspetta, parliamo un po'.-
Chiedendosi il perché di quella richiesta il ragazzo rallentò, forse lei voleva vendicarsi per ciò che era successo alla sua amica, ne aveva tutto il diritto.
-Ti porgo le mie scuse per non essere intervenuta in tua difesa.-
Il ragazzo sbarrando gli occhi alzò lo sguardo su di lei, Seraph era visibilmente a disagio ma non aveva intenzione di cedere. Aveva capito che quella era la cosa giusta da fare, non aveva agito con onore verso un innocente.
-Io mi considero una persona all'altezza di varie sfide, tuttavia non c'è onore nell'accrescere la propria forza senza usarla per chi subisce un affronto.-
Se alla morte dei suoi cari ci fosse stato qualcuno che poteva aiutarla ma che preferì voltarle le spalle lei lo avrebbe odiato per sempre ritenendolo privo d'onore, e come suo nonno le aveva insegnato un guerriero non era niente senza onore.
-Ho lasciato che altri agissero al posto mio senza nemmeno aiutare, non sono nemmeno andata a controllare le condizioni di Ailea.-
-Lei...lei sta bene adesso.-
-Come fai a saperlo.-
-L'abbiamo portata in infermeria...-
Dopo un attimo di silenzio lei rise leggermente, immaginarsi Ailea trascinata nell'infermeria era più divertente del previsto, soprattutto perché lei diceva sempre di non averne bisogno quando lottavano insieme.
-Allora credo di doverti ringraziare.-
-Non ho fatto nulla a dire il vero, se non fosse stato per me nessuno si sarebbe fatto male...-
-Non dovresti colpevolizzarti, tra tutte le persone che frequentano la nostra scuola tu sei quello ha certamente ha meno colpe.-
Non era così e lui lo sapeva bene, ma era inutile contraddirla in quella situazione, lo sguardo di Daimonas si rabbuiò e lo distolse da quello di lei, notandolo Seraph temette di averlo offeso.
-Credimi, non avrei alcun motivo di mentirti.-
-Lo so, scusami non volevo darti un impressione sbagliata.-
-Non sei tu quello che dovrebbe scusarsi, in futuro cercherò di fare più attenzione riguardo a ciò che mi circonda.-
-Non è necessario ti preoccupi, non ci conosciamo nemmeno...-
-A questo possiamo rimediare conoscendoci.-
Rispose lei alzando le spalle, nonostante odiasse la compagnia degli uomini quella di lui non la infastidiva, forse perché sembrava molto più piccolo di lei. Daimonas nel frattempo non seppe cosa rispondere a quella richiesta, trovava che gli avvenimenti di quei giorni fossero così strani.
-Ora devo andare scusami.-
Preferì chiudere così il discorso, certamente lei non l'avrebbe nemmeno ricordato, o almeno così pensava.
Seraph non era donna da arrendersi anzi, quando decideva qualcosa rimaneva ben fissa nella sua decisione.
-A presto.-
 
 
Zell quella sera aveva preferito non andare in uno dei soliti bar, aveva già trovato i soldi necessari per quel periodo perciò non sarebbe servito, per una volta voleva semplicemente rilassarsi.
Si era vestito con dei comodi jeans ed una maglietta grigia, l'ideale per una passeggiata o per una leggera corsetta.
Era inutile, qualsiasi cosa facesse trovava comunque un motivo per allenarsi, non lo faceva perché era un fissato della palestra ma perché così poteva distrarsi e far passare il tempo.
Non riusciva a restare fermo per più di dieci minuti, si annoiava ed i pensieri tornavano a tartassarlo.
Riusciva a non pensare alla sua famiglia, al fatto che non la vedesse da tantissimo tempo. Sentiva dentro di sé una grande nostalgia per loro e non poteva neppure contattarli, nel primo periodo in cui si era trasferito non conosceva bene la città e fu facile per qualcuno prendergli il cellulare con tutti i numeri memorizzati.
Solo in seguito capendo come funzionavano le cose aveva fatto in modo non potesse più ricapitare, e così era stato, tuttavia la nostalgia si faceva sentire ogni volta che aveva la mente libera da altre distrazioni.
Si chiedeva spesso come stessero e se sentivano la sua mancanza, forse si erano addirittura preoccupati visto il lungo silenzio, ma non era riuscito a farci nulla.
Spesso si chiedeva anche cosa avrebbero pensato di lui se avessero saputo che lottava per vincere soldi e che spesso veniva messo in mezzo a gravi scontri in cui poteva anche perdere la vita, per lui ormai non era nulla di che ma il mondo fuori forse non l'avrebbe visto così.
C'erano volte però in cui il non poterli chiamare era stato utile, non aveva potuto far conoscere alla famiglia gli altri dubbi che lo assillavano.
Non si sarebbe mai detto guardandolo ma Zell faticava molto ad interagire con i suoi coetanei, nessuno di loro aveva aspettative future ed agivano spesso in modi che lui non condivideva, si era ritrovato così a stare solo per la maggior parte del tempo, chiedendosi se fossero gli altri a esser sbagliati o semplicemente lui.
All'inizio la prima risposta era quella più ovvia ma con il tempo vivendo in una città come quella la sua mente si era riempita di dubbi, tutto ciò che faceva non serviva per inserirlo tra gli altri.
Con le poche persone con cui aveva parlato inoltre non aveva instaurato un particolare rapporto d'amicizia, aveva parlato con Hope, che però le era sembrata molto infastidita nei suoi confronti, nonostante alla fine avessero parlato delle leggende comuni, c'era poi Ailea che l'aveva aiutato a prendere l'ultima vincita, la ragazza però le sembrava molto distante dagli altri quindi non poteva sapere se avesse o no dimenticato quel fatto, c'era poi Lighneers.
Con quel ragazzo non andava particolarmente d'accordo, certamente era divertente avvolte ma altre lo trovava irritante e finivano per lottare, rispettava la sua forza ma molti dei suoi modi di fare non gli andavano a genio.
Scrollò la testa cercando di non pensare a nulla, senza notarlo aveva iniziato a correre più velocemente allontanandosi più del necessario dal dormitorio, tuttavia la cosa non lo preoccupava, conosceva bene la strada e sapeva tener testa a tutti i criminali di poco conto che giravano per le strade.
Prima di tornare indietro tuttavia voleva prendersela comoda, magari mangiando anche qualcosa.
Ricordò che da quelle parti c'era un simpatico chiosco di panini che li vendeva a buon prezzo
-Già che ci sono posso farci un salto.-
Il chiosco mobile assomigliava molto ad un grande furgone, era dipinto di rosso e dalla vetrata laterale era stato attaccato un grande cartello con i nomi ed i prezzi di tutti i panini, a servire era una dolce ragazza dai capelli azzurri, aveva il viso lentigginoso ed un simpatico cappellino, non era però un bene lasciarsi ingannare, all'interno del chiosco infatti disponeva di una grande varietà di pistole con cui sapeva difendersi splendidamente.
Non appena Zell fu vicino la ragazza riconoscendolo lo salutò.
-Heylà chi si vede!-
Salutando con un sorriso ed un gesto della mano il ragazzo si appoggiò alla finestrella da cui la ragazza passava i panini e le bevande.
-Credevo non saresti più tornato sai?-
-Non lo farei mai.-
-Allora come va la scuola?Stai imparando qualcosa di utile?-
-Diciamo di sì, prendo il solito se  non ti dispiace.-
-Per te è sempre un piacere!Ci aggiungo anche una bottiglietta d'acqua, ovviamente offerta dalla casa.-
-Ti ringrazio ma non è necessario, mi basta il panino.-
-Nono, per uno dei miei clienti preferiti una bottiglietta d'acqua è d'obbligo.-
Rispose lei facendogli l'occhiolino.
-Guarda che mi offendo se non accetti.-
-Allora penso di non poter fare altro.-
Dopo qualche minuto la ragazza gli porse sia il panino che la bottiglietta d'acqua, con una simpatica faccina disegnata sopra.
-Vai atleta, spero di rivederti prima questa volta.-
-Certo, adoro i tuoi panini.-
-Ci credo, sono i migliori della città!-
Ridendo appena il ragazzo la salutò avviandosi nuovamente verso casa.
 
 
-Nya nya Astral dove stiamo andando?-
-Stiamo facendo semplicemente una passeggiata Lacie.-
-Nya e dove stiamo facendo questa passeggiata?-
-Per le strade della città.-
-E come mai non siamo rimasti a casa nya?-
Perché il suo amato fratellone aveva la testa talmente piena di pensieri che stare in casa lo faceva impazzire, quella giornata era stata pessima, non aveva aiutato Daimonas ed aveva ferito Ailea, aveva bisogno di calmarsi dopo tutto quello che era successo.
Lasciare Lacie da sola in casa era certamente un'altra pessima idea, avrebbe certamente distrutto la casa in sua assenza. Non poteva certo dirle il perché di quella uscita, non voleva si preoccupasse inutilmente.
-Pensavo fosse una buona idea.-
Continuarono a camminare per le varie vie cercando un posto tranquillo dove fermarsi, non era una cosa così semplice però e Lacie continuava a scappare da lui attirata da chissà quale cosa.
In realtà lei aveva iniziato a fare così perché voleva distrarlo, aveva intuito ci fosse qualcosa che non andava ma il suo fratellone era talmente orgoglioso che non glielo avrebbe mai detto, così lei cercava in ogni modo di tirarlo su di morale.
Tutti gli sforzi che faceva però non sembravano sortire alcun effetto.
-Nya Astral che ne dici di andare in quel bar?-
Chiese indicando un piccolo bar dalle cui vetrate lungo la parete si potevano vedere delle luci soffuse, un lungo bancone, una moquette rossa e dei tavoli di legno sparsi per la stanza, non c'erano molte persone e sembrava molto elegante, viste anche le imbottiture viola sistemate alle pareti.
-Potrebbe andare bene...-
A dire la verità il ragazzo non aveva prestato molta attenzione, talmente perso nei suoi pensieri, il massimo della sua attenzione lo dedicava alla sorella assicurandosi nessuno la infastidisse. Tenendo lo sguardo basso lasciò che Lacie lo trascinasse nel bar, subito sentì un forte odore pungente che gli pizzicò il naso.
-Nya Astral che belle luci nya!-
-Vero, andiamoci a sedere.-
Sistemandosi sulle sedie Astral ordinò subito un bicchiere di rum e ghiaccio, mentre Lacie muoveva i piedi e la coda a ritmo della musica nella stanza.
-Nya Astral balliamo nya!-
-Lo sai che non ballo Lacie.-
-Nyaaa cattivo io voglio ballare!-
-Posso ballare io con te se vuoi.-
Una voce maschile attirò l'attenzione di entrambi, in particolare di Astral che aveva frantumato tra le mani il bicchiere di rum, girandosi lentamente il ragazzo vide un ragazzo alto vestito con una camicia bianca aperta e dei jeans stretti, aveva dei corti capelli castani ed un pearcing al sopracciglio, subito provò odio nei suoi confronti.
-Nya no grazie, io volevo ballare con Astral nya.-
-Se lui non vuole posso soddisfare io i tuoi bisogni.-
-Ed io posso prenderti a calci nel culo.-
Disse Astral scattando e prendendolo per il collo, quella giornata l'aveva irritato e non si faceva problemi a sfogarsi con qualcuno che infastidiva Lacie, il ragazzo lo guardò tuttavia con aria di superiorità.
-Non penso questa sia un'azione da gentiluomini, comunque non c'è bisogno di scaldarsi. Io sono un membro dei quartieri alti, posso trovare cento ragazze più belle di lei.-
Forse era per la mancanza di pazienza, forse per la rabbia accumulata, forse perché nessuno doveva permettersi di dire così visto che Lacie era la più bella di tutte, il fatto fu che non appena il ragazzo ebbe concluso la frase Astral lo colpì con un pungo talmente forte da farlo volare a parecchi metri di distanza.
Prima che il castano potesse alzarsi lui gli si era già avvicinato tirandogli un calcio nello stomaco.
Lacie ancora seduta aveva iniziato a ridere per la scena che aveva davanti.
-Nya lotta lotta lotta!Forza Astral sei il più forte nya!-
Tentando di reagire il ragazzo estrasse un coltello dalla tasca colpendo Astral alla coscia, lui però non sembrò nemmeno sentire la lama conficcarsi nella carne, lo afferrò per il collo portandoselo alla sua altezza.
-Ora ascoltami bene razza di bastardo. Osa anche solo guardare di nuovo mia sorella e questo coltello...-
Disse estraendoselo dalla coscia.
-Te lo ficco dove fa più male. Mi sono spiegato?-
-S-si si!-
Prima di lasciarlo andare il ragazzo si avvicinò alla porta spalancandola, prendendo un leggero slancio poi lanciò quello sconosciuto fuori dal bar, estraendo la pistola e colpendo il suolo affianco alla sua testa per spaventarlo, l'effetto fu dei migliori visto che l'altro aveva subito iniziato a correre terrorizzato.
Lo osservò scappare via con una punta di fierezza nel petto, Lacie gli si avvicinò abbracciandolo per la vita.
-Nya Astral sei il migliore!-
Accarezzando i capelli di Lacie Astral si sentì più leggero, non doveva incupirsi inutilmente, soprattutto se vicino a lui c'era sua sorella, doveva essere forte.
-Andiamo a casa.-
 
 
Il suono continuo di colpi secchi e precisi riempiva la stanza, era da quasi due ore che Grace stava aiutando il proprietario della palestra ad allenare dei nuovi clienti e la cosa si era rivelata alquanto impegnativa.
Non che fossero troppo forti per lei, ma non prestavano la minima attenzione, come se il fatto che lei fosse una femmina non la rendesse abile nelle lotte.
Per quanti sforzi avesse fatto anche tra i suoi colleghi era presente la stessa situazione, soltanto il proprietario non la vedeva così.
Il che era una vera fortuna, quel genere di situazioni la irritavano terribilmente e non l'avrebbe sopportata senza l'aiuto di qualcuno.
-Il prossimo.-
Si avvicinò a lei un ragazzo robusto, dai capelli rasati con vari tatuaggi sul corpo, era il classico caso in cui la forza non serviva ma l'agilità poteva consentirle di batterlo.
-Pronto. Via!-
Dopo aver fatto iniziare la lotta la ragazza gli era velocemente scivolata al fianco colpendolo con un rapido calcio alle gambe, si era poi nuovamente spostata colpendolo alla schiena ed al collo, nel momento in cui lui aveva tentato di colpirla lei aveva schivato e facendo leva sul suo peso l'aveva atterrato.
Ogni volta che l'avversario toccava terra questo perdeva, e lo scontro terminava.
-Pausa.-
Non chiedeva nemmeno più se qualcuno aveva domande da farle, di solito erano commenti allusivi sul suo corpo o su che sostanze avesse potuto usare per essere più forte di un uomo.
C'erano delle volte in cui non era riuscita a trattenersi ed aveva preso a parole quei clienti che la infastidivano di continuo, se non fosse stato per il proprietario le cose sarebbero certamente degenerate, ogni volta però c'era lui a calmarla ed a dare una bella lezione agli altri.
Sospirando andò nello spogliatoio del personale sedendosi su una delle panche e bevendo dalla propria bottiglia d'acqua, il viso era madido di sudore ed i capelli completamente spettinati, ma non le importava.
Si chiese quando la gente avrebbe riconosciuto la sua forza, aveva fatto tanti sacrifici per migliorare ma non erano mai abbastanza, il suo corpo non poteva essere il suo limite, non era giusto.
-Giornata difficile?-
-Oh è lei capo.-
L'uomo si avvicinò a lei sedendosi sulla panchina, anche lui era sudato ed indolenzito, era però molto alto e massiccio con varie cicatrici sul corpo, aveva quasi quarant'anni ma ne dimostrava molti di più. Verso Grace provava molta stima visto che non si faceva mai sottomettere, la vedeva come una figlia e per questo voleva aiutarla quando poteva.
-Come stanno andando gli allenamenti?-
-Bene direi, per adesso ho atterrato tutti e nessuno si è lamentato.-
-E vorrei vedere, tra la gente che ho assunto tu sei la più dedita al lavoro. Comunque ho notato una pecca.-
-Che cosa?-
-Sei troppo sbilanciata in avanti, quando scatti rischi di cadere.-
-Non lo avevo notato...-
-Non è un grosso problema, fino a quando non diventa abitudine, lo correggerai.-
-Si grazie, ora credo di dover tornare al lavoro.-
-Mai una pausa che duri più di cinque minuti eh?Hahahah.-
Sorridendogli Grace tornò velocemente alla propria postazione, poche persone erano andate via rispetto a prima. Capitava che molti rinunciassero alla lezione o si spostassero da un altro istruttore, ma la cosa non la interessava, loro avevano pagato per lavorare con lei quindi il guadagno sarebbe comunque finito nelle sue tasche.
 
 
Hope camminava per le strade tenendo lo sguardo basso, aveva accompagnato Grace al lavoro ed ora stava tornando a casa, avrebbe voluto lavorare anche lei ma non era affatto facile trovarlo da quelle parti, più che altro perché le persone non erano particolarmente gentili e lei non se la sentiva di stare in certi ambienti.
-Uffa...-
In quei momenti avrebbe tanto voluto conoscere un parco tranquillo in cui andare a sedersi, ma qualsiasi ci fosse era sempre pieno di persone che trafficavano sostanze. Calciando un sassolino davanti a sé notò dall'altra parte della strada Alexander, senza pensarci la ragazza gli corse incontro.
-Ciao Alexander!-
Non sapeva perché ma fu molto felice di rivederlo, il ragazzo intanto era ancora immerso nei suoi pensieri ma appena la vide subito questi sparirono.
-Hope, che ci fai qui?-
-Ho accompagnato una mia amica al lavoro, tu invece?-
-Passeggiavo.-
-Ti spiace se ti faccio compagnia?-
-No figurati, mi fa piacere.-
Sorridendo felice Hope gli si mise affianco, il suo atteggiamento era cambiato, ora teneva la schiena dritta e lo sguardo alto.
-Passeggi spesso?-
-Di solito no, non c'è molto da vedere in questa città, almeno per me. I bar per spogliarelliste o di risse non mi interessano gran che.-
-Nemmeno a me...-
-Se vuoi posso accompagnarti a casa, così puoi stare più tranquilla.-
-Mi farebbe piacere ma non vorrei disturbare.-
-Non è un disturbo, allungherò il mio giro, non ho fretta di tornare a casa.-
A quelle parole il suo sguardo si rabbuiò, subito la ragazza lo notò e ne fu curiosa.
-E' successo per caso qualcosa?-
-Niente di che.-
-Sei sicuro?So che non ci conosciamo ma sono una persona di cui ci si può fidare.-
Stranamente di questo Alexander ne era certo, non poteva però raccontare i fatti privati ad una ragazza che semplicemente gli ispirava fiducia.
-Magari un giorno, quando ci conosceremo meglio.-
-Promesso?-
Quella domanda lo fece sorridere.
-Promesso. Sai mi piace parlare con te.-
-Veramente?-
Si, non ti comporti come le altre, non fai la sciocca come loro e sei spontanea, non sfoggi poi la tua bellezza in maniera troppo scontata o pesante.-
A quelle parole la ragazza arrossì leggermente.
-Ti ringrazio. Anche a me piace parlare con te, se molto simpatico e non mi sento a disagio in tua compagnia.-
-Ne sono felice, magari potremmo prenderci un caffè di tanto in tanto.-
-Volentieri!Potremmo scambiarci i numeri di telefono così potremo scriverci e metterci d'accordo.-
-Certo.-
Era la prima ragazza a cui dava il proprio numero, la cosa però non lo infastidì, passare del tempo con lei gli piaceva veramente anche se la conosceva appena, sperava solamente di non fare mai nulla che potesse allontanarla, o che peggio non se ne occupasse mai Khal...
Parlarono fino a quando non raggiunsero la casa della ragazza.
-Io abito qui, ti ringrazio per avermi accompagnata.-
-Sono io a doverti ringraziare, è stata una piacevole passeggiata.-
-Anche per me.-
Rispose la ragazza sorridendo, prima di andarsene Alexander le baciò la mano, un gentiluomo non poteva comportarsi da meno con una bella ragazza, nuovamente Hope arrossì leggermente.
-Allora a presto.-
-A presto Hope.-

   
 
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