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Autore: Amantea    30/04/2017    13 recensioni
La storia ha inizio dal famosissimo episodio 35 dell’anime, “Accusa di tradimento” (23 giugno 1789).
Riprendo un’idea che avrei voluto sviluppare in un’altra mia long, ma qui ne faccio una storia a se stante. E come in altre mie storie, mi piace ricostruire l'episodio, restando fedele ai dialoghi e al dipanarsi della trama… fino a un certo punto ;)
"Un lampo, e un altro ancora.
Lo studio del Generale si illumina a tratti, un’acquaforte sinistra di chiaroscuri, che la luce tremolante dei candelabri ingentilisce a stento.
Oscar siede, immobile. Osserva il padre [...]".
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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IN NOMINE PATRIS


-7-




- Saremo tutti fucilati per tradimento! -, sbraita un soldato con gli occhi bassi, la testa sprofondata tra le ginocchia e la schiena, adesa a una parete di sassi e calce.
- Aspetta a frignare. Prima saremo condotti davanti al tribunale militare, e allora sì che ci faremo sentire -. E' Alain che ha parlato. E' in piedi. Non è tipo da cedere. Nessuno lo mette con il sedere per terra, a lui.
Sputa, in terra. La mano corre alla fronte, si alza il berretto, liscia i capelli.
- Non m'importa di crepare. Voglio dire ai giudici tutto quello che penso -. Un guizzo duro negli occhi, a cercare i compagni, che nessuno abbassi la testa e si dia per vinto, e che diamine!
- Certo Alain! Hai ragione! -. Salta su François, il cappello sbattuto a terra. Si rimbocca le maniche della giacca mordendosi il labbro, e infine uno sbuffo: - Anche io voglio dire un paio di cose a quelli là: voglio una paga più alta, e... -.
- E cosa te ne fai di una paga più alta se devi crepare?!-.
Eccoli i soldati della guardia.
Risate sgangherate si inseguono da una cella all'altra, François arrossisce, nessuno lo nota.
Ma quell'ilarità germinata in fretta si rompe al suono
di passi severi e dritti.
- Siete stati condannati a morte mediante fucilazione. La sentenza sarà eseguita il 1° luglio alle ore 8 del mattino -.
La guardia legge il dispaccio con mani ferme e occhi indifferenti.
- Noi non siamo mai apparsi davanti al Tribunale militare! E' un abuso! -.
La voce di Alain incontra solo pietra grezza e inferriate.
La guardia va via, silenzia di nuovo il piccolo ballatoio che congiunge le celle a quel piano del carcere dell'Abbaye.
    Condannati a morte.
Resta l'odore nauseabondo di muffa stantia.
    Solo questo, siamo, dunque. Nulla.



- Radunare una folla? -.
- Sì. Pensi di potercela fare, Bernard? I miei compagni rischiano la morte. Oscar sarebbe venuta a chiederti la stessa cosa -.
- Non ne dubito, André. Ne parlerò certamente con Robespierre. C'è solo una cosa che mi preoccupa... -.
- Dimmi pure, Bernard -.
- Come puoi garantire che non ci saranno incidenti? -.
- Non posso garantirlo, a dire il vero. Ma sarà chiamata la guardia del popolo a vigilare sulla sicurezza. Non abbiamo mai sparato sulla folla. Confido nel fatto che una sollevazione popolare sia, in questo momento, l'ultima cosa che la famiglia Reale si auspichi... -.
- Su questo hai ragione, André -.
- Bene amico mio... allora posso contare su di te? -.
André tende la mano, e il suo viso ha un che di dolce impresso nella trama della pelle, come il colore dei capelli o degli occhi alla nascita. Bernard lo osserva, ricambiando il sorriso. Non può farne a meno. Di osservare ogni volta, ogni maledetta volta, quel ciuffo che nasconde di poco la cicatrice, e qualcosa gli si annoda e si serra all'altezza dello stomaco, o del petto. 
- Non ne hai parlato con Rosalie, vero? -, aggiunge mutando il tono, rendendolo greve.
- No -. Sparisce il sorriso, ma non la tenerezza dal volto di André.
- Perché ne sarebbe morta di dolore... ?-.
- Perché non avrei saputo cosa dirle... Non dovrei essere qui, Bernard. Dovrei essere là fuori da qualche parte a cercarla, come un disperato. E non posso farlo... -.
- Una lettre de cachet hai detto... -.
- Sì. Firmata da Sua Maestà il Re. Ho visto il sigillo. E questo significa carcere, o confino, o peggio, Bernard -.
- Sì...  ma non trovi strano che Sua Maestà abbia voluto punire Oscar? Rosalie mi raccontava della vicinanza con Maria Antonietta, alla stregua di un'amica... Possibile che la Regina non abbia interceduto per lei? Per la sua guardia del corpo? -.
André sospira, le dita che si inanellano ai capelli, e serrano le tempie.
- Sì. L'ho pensato, sai? Sin dal primo momento. C'è qualcosa di totalmente assurdo in questa faccenda, ma non riesco a cogliere il punto. E' come percepire una stonatura e non capire da quale strumento provenga. Oscar ha disobbedito a un ordine del Re, e non solo. Si è pure ribellata agli ordini del generale Bouillé, reagendo a quel modo nel suo ufficio. Sai, all'idea che sarebbe andato lui al palazzo dell'Assemblea a sgomberare i rappresentanti del Popolo, Oscar è diventata una furia, ha sfidato persino Girodel, e ha bloccato tutto -.
- Tutti abbassano la testa davanti a lei, André. Tutti la onorano... -.
- Sì, Bernard -.
- Robespierre non disdegnerebbe affatto di avere una testa come la sua dalla nostra parte -.
- Già, posso capirlo -, sorride André. Oscar paladina del popolo!  Chissà perché quel pensiero non gli sembra poi alquanto bislacco come potrebbe sembrare. Oscar ha sempre e solo inseguito un ideale di giustizia, nella sua vita. Non importa chi fosse l'offeso, o l'offendente. Se un ragazzino di strada, o un marchese, o un generale.
- Non hai notato nulla di strano nei soldati che sono venuti a prenderla? O nel latore del messaggio?... Che so... Un particolare, qualcosa di stonato, come dicevi tu poco fa -.
André tace. Cerca di ricordare ogni istante di quella sera piovosa e densa. Ogni mossa, ogni particolare. Se solo la sua vista fosse stata più nitida!
- Sai che circolano lettre de cachet contraffatte, vero André? Ne esiste un vero e proprio smercio sommerso. Al momento giusto ne sbuca fuori una e la persona sgradita viene, diciamo così, fatta fuori. Il sigillo reale è autentico, ma il contenuto della sentenza è assolutamente aleatorio. Che Oscar abbia qualche nemico? Qualcuno di molto portente, intendo? -.
- Più di uno, Bernard. Certamente, più di uno -.



Il desco è silenzioso, dopo che la Sorella designata ha intonato la preghiera vespertina, e tutte, a capo basso e mani congiunte, hanno aperto i loro cuori a Dio.
La cena è stata servita da una coppia di novizie che senza guardare in volto nessuna hanno riempito le scodelle di minestra e servito il pane, e, sempre in silenzio, sono rimaste in piedi in disparte.
Oscar siede accanto a Nives. Ha imitato i suoi gesti e i suoi tempi.
In quell'assenza di parole e convenevoli, si riesce a percepire l'affondo liquido del cucchiaio nel piatto, le labbra che si schiudono, le gola che inghiottono. Lontani distanze siderali le baraonde e i marasmi parigini, i tintinnii di calici, le risate gorgheggianti delle dame, i commenti, i risolini, l'immenso mondo chiassoso e variopinto, quasi un recinto di pavoni e colombelle, della corte dei nobili.
Lì, è appena il sole che filtra dalle bifore romaniche e disegna coni di pulviscolo a trama fitta.
Due file di tavoli che da pareti opposte si fronteggiano a specchio.
L'odore del cibo semplice, che sa di orto, e si mischia al legno e alla cera.
Le sorelle si muovono composte tra il piatto e il bicchiere.
Le dita escono dalle maniche quel tanto che basta a cogliere il cibo. Nei volti incorniciati di tela bianca nessun belletto. E' la pelle che si mostra così com'è, in un luogo in cui della bellezza non si fa alcun vanto, ma si è, semplicemente.
Chi finisce di mangiare, attende.
E solo quando tutti i cucchiai giacciono nei piatti le novizie si muovono, ognuno a un capo del tavolo, inseguendo una simmetria di mosse e inchini, senza fretta, quasi che ogni eccesso fosse peccato (e forse, lì dentro, lo è). Quando poi i tavoli sono di nuovo vuoti, la Sorella intona la preghiera di ringraziamento, e tutte si alzano.
A piccoli gruppi, in silenzio, come formiche dirette ognuna nell'esatto posto del formicaio dove sa di dover andare, le suore si muovono, escono dal refettorio.
Oscar attende le mosse di Nives, e poi la segue, uscendo nel chiostro.
I chiaroscuri del porticato si fanno netti al sole che sta calando.
Quello è uno dei due momenti che hanno per parlare liberamente. Al suono della campana, saranno richiamate nella cappella per intonare l'Ultima e poi ci sarà il grande silenzio, fino all'alba del mattino seguente, quando tutto ricomincerà di nuovo.
Le mura del chiostro sono alte. Da un lato si apre agli orti e a un'altra piccola costruzione, circondata di piante officinali.
- Cosa c'è lì? -, chiede Oscar.
Nives segue lo sguardo della consorella.
- E' la medicheria -.
- Sì, non fate quella faccia, sorella Blanche. Avete capito bene. Le sorelle si possono ammalare, sapete? E non ci è dato di uscire dal convento. Se proprio volete saperlo, non ne usciamo nemmeno quando il Signore ci chiama a sé. Sull'altro lato c'è un piccolo cimitero -.
Stenta a crederlo, ma è un sorriso quello che si dipinge sul volto di Nives. E Oscar ha l'impressione che la ragazza scoppierebbe a ridere del proprio umorismo, se solo potesse. Se solo non fosse una cosa disdicevole, ovviamente.
- Se ne occupa Frate Rubino -.
Oscar teme veramente che Nives non riesca a trattenersi, questa volta.
- Un frate!? -.
- Sì, un frate. Penserete che la cosa sia alquanto invereconda, sorella Blanche, e non vi biasimo. Ma, vedete, frate Rubino è anziano e di grande esperienza nella cura con le erbe di ogni genere di malattia. Ed è un grande dono del Signore che la sua vita si sia intrecciata a quella di questo convento -.
- Non ne dubito, sorella Nives -.
Oscar guarda di nuovo l'orto, e la casetta. Registra ogni cosa. Nessuna domanda è a caso. Chissà se Nives lo ha capito e le tiene il gioco, o semplicemente il suo spirito di carità le impone di rispondere con cortesia alle sue domande alquanto inopportune.
- E neanche frate... Rubino può mai uscire dal convento? -.
- Arguta domanda, sorella. Frate Rubino è l'unico autorizzato ad uscire. A volte ci sono dei rimedi che hanno bisogno di ingredienti che non possono crescere in un orto... certe spezie ad esempio. E allora vi è necessità di procurarsele al vicino mercato di ... -.
Nives resta interdetta all'improvviso. Ha notato gli occhi di Oscar farsi grandi, e poi di nuovo stretti.
- Non vi sarà possibile uscire di qua, sorella Blanche. Fatevene una ragione quanto prima se volete vivere bene, e non farvi divorare il cuore da demoni che nulla hanno a che vedere con la Luce di Dio -.
- Dio non mi ha rinchiusa qui dentro. Un uomo lo ha fatto! Qualcuno che ha voluto togliermi di mezzo. Non Dio! -.
Nives fa appena in tempo a tirarla per una manica e bloccarla al muro, serrandosi le labbra con un dito.
Un gruppetto di sorelle si affaccia sul porticato, le salutano inchinando la testa, si allontanano parlottando fitto.
- Non bestemmiate sorella Blanche! Non bestemmiate -.
Oscar tira via il braccio. E' forte, Nives.
- Se... qualcuno, come dite voi, vi ha voluta qui dentro, non esiterebbe a uccidervi se vi trovasse di nuovo là fuori. Ne convenite, o no? O piuttosto vi sta salvando da qualcosa di più grande di voi. Cosa ne potete sapere? Siete sempre così presuntuosa, sorella Blanche? Così sicura di conoscere il mondo e le intenzioni degli uomini? -.
- No. Ma conosco me stessa. E non resterò a lungo qui dentro. Quando verrà il momento potrete seguirmi, sorella Nives, se lo vorrete. E datemi pure della presuntuosa, mi hanno detto di peggio... ma nemmeno voi siete libera di essere voi stessa. Non siete donna da convento -.


---
Carissim* che mi seguite, mi scuso infinitamente per il ritardo.
La storia prosegue :)
Il buon Frate Rubino che tipo sarà? Sarà di aiuto alla nostra Oscar? E sorella Nives... ?
Entra in scena Alain (chi mi conosce sa quanto io lo adori, ho serbo anche qui per lui qualche sorpresina ;)
André e Bernard... fate presto!
Vi abbraccio e grazie di cuore a chi ha avuto pazienza
Amantea
   
 
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