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Autore: Lady I H V E Byron    01/05/2017    1 recensioni
"Feel it all... don't look back, just let it go..."
Tutto quello che si impara, vivendo in un quartiere povero e malfamato, è essere egoisti e imparare a sopravvivere, non importa come. Bill e Tom, due gemelli inseparabili contro un intero quartiere, spesso adocchiati dalle varie gang, cercano ogni giorno di farsi strada in mezzo a quell'inferno vivente, fra droga, violenza e furti, e sopravvivere contro i mali che il mondo può offrirci. Fino a quando...
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bill Kaulitz, Tom Kaulitz
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incest, Violenza
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ANNUNCIO: questo 13 novembre andrò al concerto dei TH di Bologna. Eventualmente, se qualcuno volesse "incontrarmi"... può parlarmene qui:
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-Come puoi vedere, ho la merce. Ora fuori i soldi!-
In un angolo remoto di Lipsia, chiamato “die Drogeviertel”, poiché la maggior parte degli abitanti era costituita da tossicodipendenti e trafficanti di droga, un ragazzo di quasi trent'anni, ma ancora diciottenne di aspetto, era davanti ad un uomo; questi era comodamente seduto su una poltrona, malandata, ma non così tanto da essere lasciata nel cumulo di spazzatura da cui era stata prelevata, mentre fissava i vari sacchetti sistemati sul tavolino di legno con aria indifferente, vuota.
Aveva i capelli neri, ma si poteva notare il bianco della ricrescita, rughe profonde sparse per tutto il volto, vestito con un completo di pelle, con camicia rossa completamente aperta sul petto, mostrando la pelle flaccida, quasi coperta dalle catene dorate che portava. Aveva un anello gemmato per ogni dito.
Espirò una boccata di fumo, prima di parlare.
-Hai davvero una faccia tosta per rivolgerti a me in questo modo, Bill…- commentò, con voce rauca, causata dal sigaro che fumava.
Il fumo si sparse per tutta la stanza, illuminata solo da una lampadina sul soffitto, dando un’atmosfera ancora più cupa all’ambiente e alla situazione. L’odore di muffa si confondeva con quello del sigaro.
-Ma ringrazia il fatto che tu e tuo fratello siete come dei figli per me…- proseguì l’uomo, alzando leggermente un angolo della bocca. Aprì un sacchettino, tirando fuori una collier di brillanti. I suoi occhi si illuminarono, insieme alla luce che si rifletté sui piccoli diamanti. –Questi gioielli sono un modello vecchio… ma, d’altra parte… l’antico ha ancora il suo fascino e, soprattutto, il suo valore, no? Delle donne pagherebbero per avere al collo un oggetto simile…-
Osservò nuovamente il ragazzo.
-Ti sei meritato la ricompensa.- si rivolse ad uno dei due uomini accanto a lui, le sue guardie del corpo –Dagli i soldi e la roba.-
L’altro fece un silenzioso cenno della testa, prima di voltare le spalle a Bill e prendere qualcosa da un altro tavolinetto, che lanciò nella sua direzione.
Un rotolo con banconote da 50 euro e un sacchetto di carta.
Il ragazzo sorrise leggermente alla vista di entrambe.
Anche l’uomo si alzò, ma mantenendo lo sguardo serio.
-Devo tornare in città.- disse, stoicamente, prima di uscire dalla stanza, seguito dalle sue guardie del corpo –Ma tornerò presto da queste parti. Tu e tuo fratello avrete un nuovo incarico. Fatevi trovare pronti, appena vi chiamerò.-
-Sì, signor Trümper …-
Era mezzanotte.
Nel Drogeviertel erano le insegne fuori i palazzi ad illuminare le vie. Durante il giorno aveva piovuto: le strade erano ancora bagnate.
Bill Kaulitz, 25 anni, camminò senza problemi sopra le pozzanghere. Per fortuna, i suoi tronchetti neri erano ancora in buono stato, non erano consumati come la maggior parte delle sue scarpe. Li indossava spesso in momenti simili: erano un po’ le sue “scarpe da pioggia”.
Con la pioggia, però, erano calate le temperature, nonostante fossero quasi a Maggio.
Dopo aver rabbrividito, il ragazzo decise di coprirsi almeno la testa, coperta da fini capelli biondi, con il cappuccio della sua felpa. Per incontrare Gordon Trümper aveva indossato dei fuseaux a fantasia nera e acquamarina, una maglietta bianca a maniche corte e una felpa nera larga. Purtroppo non aveva altri abiti “consoni” da indossare.
Si guardò intorno, con aria preoccupata: le vie pullulavano di barboni che chiedevano elemosina, donne per strada con abiti bondage, tacchi 14 e sigarette in mano che si guardavano intorno (alcune, notando Bill, gli inviarono un bacio, lanciando sguardi provocanti), tossici intenti a fare i loro scambi, altri giovani ubriachi che si erano piegati su loro stessi, nei pressi di un angolo, a vomitare quanto avevano bevuto fino ad allora, e altra gente riunita intorno ad un falò, sperando di riscaldarsi.
L’unica cosa cui un abitante di quel quartiere doveva pensare era sopravvivere e sperare di essere ancora vivo la mattina seguente, se dormivi per strada. Non erano rare le rapine o le aggressioni.
Bill cercava sempre di mantenere il profilo basso ogni volta che camminava, guardando le proprie punte dei piedi, sperando di non essere notato dalle varie gang. Un paio di volte fu vittima di rapina: gli avevano rubato una volta i soldi, un’altra la giacca che portava. Lui non reagiva, preferiva lasciarsi tutto alle spalle.
Odiava la violenza, faceva di tutto per stare lontano da essa. Preferiva, piuttosto, subire.
Un giorno aveva persino rischiato di essere vittima di abusi sessuali da parte di una delle gang del “Drogeviertel”. Per fortuna, non era da solo: Tom, il suo gemello, si era battuto contro di loro per proteggerlo.
Bill, infatti, stava cercando proprio Tom; questi non era voluto andare con lui all’incontro con Trümper.
Solitamente, ci andavano insieme. Vedere il gemello accanto a lui, dava la forza al biondo di affrontare quell’uomo. Quella sera aveva semplicemente immaginato di averlo con lui. Ma senza Tom si sentiva perduto, debole, esposto.
Improvvisamente, si fermò. Avvertì uno strano dolore alle costole, che lo fece leggermente piegare.
Un segnale. Da parte di Tom.
Bill si mise improvvisamente a correre.
-Ma cosa mi combina quello scemo…?!-
Una buona folla si era chiusa a cerchio in una piazzetta. Al suo centro, due giovani erano coinvolti in un combattimento.
Uno di loro, appena caduto per terra, era l’esatto riflesso di Bill, con la differenza dei capelli, neri e lunghi, raccolti con un codino.
Indossava una canotta larga e dei jeans che modellavano le sue gambe snelle.
Osservava il suo avversario, largo due volte lui, con aria fredda e concentrata.
Aveva già il naso sanguinante, dei lividi e ferite in faccia e chissà quante per tutto il torace.
Era già caduto cinque volte, ma aveva sempre trovato la forza di alzarsi.
Intanto, la folla era in visibilio.
-Forza! Piazzate le scommesse!- si sentiva urlare ogni tanto.
Tom respirò lentamente, mentre si alzava, prima di studiare bene l’avversario e girandogli intorno, con i pugni ben alzati.
-Cosa c’è Kaulitz? Non sai fare di meglio?- schernì l’avversario, quasi scoppiando a ridere.
Paragonava la sua corporatura a quella del giovane, ecco cosa lo divertiva.
Come risposta, ottenne un grugnito di disapprovazione, uno sputo di sangue e saliva per terra.
Girò su se stesso, dando un calcio sul suo stomaco e un gancio sulla mandibola, che lo fece barcollare.
-Dicevi, Adrien?- schernì Tom, con un sorriso furbo.
Il ruggito che seguì lo lasciò indifferente.
Tom amava le sfide: Bill era contro la violenza, mentre lui non perdeva l’occasione per dare dei pugni a coloro che, secondo lui, se lo meritavano.
I gemelli venivano visti sempre insieme: se Bill non era mai tornato a casa con un coltello piantato in mezzo alle scapole o completamente derubato, anche dei suoi abiti, era sempre merito di Tom. Era il suo protettore, il suo angelo custode, la sua anima gemella. Era molto protettivo nei confronti del gemello minore, lo difendeva sempre e comunque, fin da quando erano bambini.
Infatti, se uno li osservava attentamente, si accorgeva che, nonostante la grande somiglianza tra i gemelli (escludendo il colore dei capelli), Tom aveva molte cicatrici sul volto, quasi nascoste dalla barba folta.
I segni di tutte le battaglie combattute per proteggere il fratello.
Infatti, si sfiorò una delle cicatrici sul volto, prima di mettere una mano dietro, tastandosi le tasche posteriori, alla ricerca di qualcosa.
Estrasse un coltello, lungo quasi quanto la sua mano.
Ecco il suo piano di riserva. Per fortuna, tutto era valido, in quei combattimenti abusivi, anche uccidere l’avversario. Tanto la polizia aveva praticamente abbandonato da tempo quell’angolo di Lipsia.
Anche il suo avversario aveva un piano di riserva: alle dita aveva un tirapugni.
Ma Tom non ne era per niente intimidito.
Si avvicinò lentamente, con il coltello ben celato nella mano, per evitare che qualche tifoso facesse la spia.
Ormai si sentiva la vittoria in pugno; aspettò di essere abbastanza vicino per sfoderare la sua mossa vincente.
-TOM!-
Il giovane si voltò: aveva percepito la sua presenza, ma non poteva lasciarsi distrarre.
Bill. Era tra la folla. Fra tanti volti esaltati, lui era l’unico a provare paura e preoccupazione.
I loro sguardi si incrociarono: Bill sentiva le sensazioni e i pensieri di Tom e Tom sentiva le sensazioni  e i pensieri di Bill.
Quei brevi secondi furono quasi fatali per il gemello maggiore.
-Ti sei distratto!-
Quando Tom osservò di nuovo in avanti, l’ultima cosa che vide fu il tirapugni a due centimetri dal suo volto.
Sesta caduta. La lama gli scivolò dalla mano. Un filo di sangue gli uscì dal naso e dalla bocca.
Il gemello biondo sentì il suo cuore sussultare.
Adrien, intanto, si avvicinò sempre di più al suo avversario, con passi talmente pesanti che avrebbero fatto tremare la terra.
-Sei una delusione, Kaulitz…- mormorò, minaccioso –Basta davvero il tuo fratellino a farti abbassare la guardia? Allora ecco il trucco per vincere le prossime sfide… beh, sempre se ce ne saranno altre… Ahahahah…!-
Poggiò un piede sul torace del ragazzo moro, pressando con forza, facendolo gemere, prima di calpestarlo, sempre più forte.
Non urla uscirono dalla bocca di Tom, ma respiri insonorizzati.
Era troppo: Bill non poteva stare lì con le mani in mano.
Il gemello era troppo orgoglioso per chiedere aiuto; doveva prendere da solo l’iniziativa.
Scavalcò le transenne, ringraziando di essere alto, correndo verso Tom, prendendogli il volto tra le mani.
-Basta, fermati!- implorò all’avversario, con aria supplichevole –Hai vinto! Non c’è bisogno di fargli ancora più male.-
Tom osservò in alto.
-Bill…- mormorò, riprendendo fiato.
Ma Adrien non si lasciò prendere dalla compassione; anzi, si scrocchiò le nocche e il collo, con aria soddisfatta.
-Beh, tanto meglio…- disse, alzando un pugno -Due Kaulitz in una sola serata!-
Impallidendo, Bill strinse il gemello più forte a sé, facendogli da scudo.
Vedere e sentire la pelle del gemello contro la sua sembrava non bastare a fargli tornare la forza: Tom avrebbe tanto voluto intervenire, ma una quarta mano fermò il pugno dell’avversario. Nel frattempo, aveva come perso i sensi.
-TOM!- esclamò Bill, dando lievi schiaffetti al fratello, per farlo rinsavire.
Ad aver fermato Adrien era stato l’arbitro. Il suo unico incarico era quello di dichiarare l’inizio e la fine del combattimento.
-Adesso basta…- mormorò, prima di prendere uno specchietto e posizionarlo sotto le narici di Tom; si appannò –E’ ancora vivo!- annunciò, prima di posare l’oggetto e alzare un polso di Adrien –Adrien Von Staffeln è il vincitore!-
Il citato esultò, insieme alla folla, specialmente chi aveva scommesso per lui. Quelli che avevano scommesso per Tom, invece, imprecarono e bestemmiarono, lanciando insulti contro di lui e il gemello.
Bill non sapeva cosa provare, se ansia, preoccupazione o sollievo.
Osservò di nuovo il fratello: per poco non rischiò un infarto nel vederlo in quello stato, pieno di sangue e lividi.
In quel momento si era risvegliato: si poteva leggere la delusione nel suo volto.
-Grazie tante, fratellino…- mormorò, tra i denti, prima di rialzarsi lentamente, non senza qualche lamento di dolore.
-Lascia… lascia che ti aiuti…!-
-No, Bill! Hai… hai già fatto abbastanza per stasera… tutto quello che puoi fare è darmi la mia cazzo di sigaretta…-
Senza pensarci due volte, il gemello minore scrutò tra le tasche della sua felpa: aveva due sigarette (sia per lui che per il fratello) e un accendino, come sempre.
Si fermarono in un angolo, per fumare.
Appena inspirò la prima boccata di tabacco, Tom si sentì come rinascere.
-Piuttosto…- proseguì, parlando a fatica a causa dei colpi subiti –Com’è andata dallo stronzo?-
Anche Bill espirò del fumo, guardando nel vuoto.
Rifletteva su quanto l’uno avesse bisogno dell’altro: Bill aveva bisogno di Tom per difendersi dal mondo esterno; Tom aveva bisogno di Bill per calmarsi, per non dare completamente sfogo al suo lato violento. Bill era l’unico con cui mostrava il suo lato calmo e dolce. Tutti, nel quartiere, lo chiamavano “das Untier”, la Bestia, a causa del suo carattere un po’ selvaggio.
-Ha accettato la merce…- rispose, stoicamente, prima di mostrare il rotolo di banconote e il sacchetto di carta –E questa è la nostra ricompensa.-
Il gemello prese il rotolo, esaminandolo in tutti gli angoli, e diede un’occhiata al contenuto del sacchetto.
Alzò le sopracciglia folte.
-Cavolo…- commentò, quasi divertito –Roba da leccarsi le dita…-
Poi tornò ad osservare il rotolo.
-Beh… almeno un po’ di soldi li abbiamo ottenuti…-
Entrambi buttarono le proprie cicche per strada nello stesso momento.
Non per niente erano gemelli.
-Ora si torna a casa.- decise Bill, su due piedi –Ed è meglio che ti medichi quelle ferite. Non mi piacciono per niente.-
Tom fece qualche lamento di protesta, prima di camminare. Zoppicava. Adrien lo aveva colpito anche sulle gambe.
-L’unica cosa che mi farebbe stare meglio è un bel boccale di birra e una bella puttana dalle tette enormi.- disse, prima di barcollare.
Il gemello si allarmò. Senza sentire la sua opinione, mise un suo braccio sopra la sua spalla, mentre con una mano lo teneva sul fianco.
-Bill, non c’è bisogno che mi sostieni. So camminare benissimo da solo…- continuò a lamentarsi l’altro, troppo debole per ribellarsi.
-Se ti lascio camminare da solo, sarà giorno quando saremo a casa.- lo convinse Bill –Ora non cominciare a fare storie…-
   
 
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