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Autore: Marumind    01/05/2017    1 recensioni
Sopra la scrivania chiara si confondeva quasi al centro, se non fosse stato per i segni con l'inchiostro, un foglio bianco, pieno di frasi sconnesse, inutili giustificazioni e tra i tentativi più ardui di spiegare.
Spiegare… cosa? Era semplice alla fine.
Me ne vado. Non tornerò. Non cercatemi.
Genere: Angst, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'impulso.
Era quello che seguiva, che aveva sempre seguito in fondo. Bastava quel forte "voglio farlo" nella mente, forte quanto il dolore di una
zanna sulla carne viva. E il corpo obbediva, succube alla voluttà di quel desiderio. Obbediva con la stessa rapidità con la quale si portano le
mani in avanti mentre si sta cadendo. Il desiderio insisteva rabbioso, impaziente di vedere il suo risultato, di divenire finalmente realtà.
E così Garreth buttò in una tasca del suo zaino il contenuto del salvadanaio, lo stipendio di tre mesi di un modesto impiego in un negozio
di caramelle. Non si preoccupò nemmeno di sigillarlo, gettandolo sul suo materasso senza troppa attenzione. Aveva messo anche della
roba, e dopo aver rovistato in un cassetto accanto alla scrivania prese una torcia e la aggiunse al resto del contenuto dello zaino. Il suo
documento d'identità era un piccolo cumulo fumante all'interno del posacenere sul davanzale della finestra. 
La luce del giorno non gli era mai parsa così bella. Sembrava attenderlo fuori mentre lui finiva frettoloso di prepararsi per non perdere
l'appuntamento. Sarebbero partiti assieme. Molto, molto lontano da li.
Sopra la scrivania chiara si confondeva quasi al centro, se non fosse stato per i segni con l'inchiostro, un foglio bianco, pieno di frasi sconnesse,
inutili giustificazioni e tra i tentativi più ardui di spiegare. 
Spiegare… cosa? Era semplice alla fine.
Me ne vado. Non tornerò. Non cercatemi.
Era il perché forse. Chissà se sprecarsi nel riportare su carta i pensieri che l'hanno spinto a fare quella scelta sarebbe mai stato
comprensibile per qualcuno.
Come si poteva pretendere che qualcuno potesse capire un sentimento se non l'aveva mai conosciuto in vita sua?
Chissà se qualcuno avrebbe mai letto quel foglio piuttosto.
Garreth se lo domandava, ma la risposta non gli importava neanche tanto. Sentiva ancora le zanne sulla sua pelle, quel terribile imperativo
che non lasciava spazio ad altro nella sua testa e come rappresentanti ad esso vi erano le parole di una canzone, che aveva sentito e
ascoltato più volte in quel periodo.

Society, you crazy breed
I hope you're not lonely
Without me

Rimbombavano, si ripetevano, gravavano sui suoi sensi offuscandoli appena.

Uscì dall'appartamento. Non si curò di chiudere a chiave, lasciando il mazzo di chiavi sopra un piccolo tavolino vicino all'ingresso. Lo
zaino penzolava dalla sua spalla strusciandosi con la giacca ruvida e producendo un rumore lamentoso mentre saltellava per le scale.
L'odore di muffa e polvere avvolgeva tiepido quella piccola scalinata e l'anticamera all'ingresso della palazzina. Non gli sarebbe mancato. E
quando uscì, liberandosi per sempre da quella puzza, tirò una boccata d'aria sollevata.

Dove sarebbe andato? Cos'avrebbe fatto? Nemmeno lui lo sapeva. Guardò il cielo. Guardare l'orizzonte gli era impossibile dato che era
coperto dai palazzi, ma sapeva che era a quello che puntava. L'avrebbe seguito girando pazzamente ovunque lo portasse, si. Lontano da
quella città putrefatta di smog e dalle persone che la abitavano. Lontano da tutte le persone di tutte le altre città.

Ne aveva abbastanza. Era questo il sentimento indescrivibile, di cui non si sarebbero mai colte le sfumature. Una descrizione sarebbe
sempre stata blanda, incapace di riportare sulla realtà qualcosa che nella testa sembrava assoluto e sconfinato.
Era un desiderio che la sua anima aveva gridato per tutta la sua vita, senza mai essere ascoltata.
Un desiderio di libertà, di verità, di felicità. 
Ma ancora non sarebbe abbastanza.
Era la sensazione di non sentirsi parte di niente e di non volersi sentire parte di qualcosa. Il desiderio di dissociarsi e il desiderio di
esistere, di vivere.
Era rigetto, era irrequetezza. Disgusto verso qualcosa di cui, per la natura umana che lo costituiva, non aveva potuto fare a meno.

Society, have mercy on me
I hope you're not angry if i disagree
Society, crazy and deep
I hope you're not lonely

Without me.

            
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(La canzone a cui ho “preso in prestito” il testo è Society, di Eddie Vedder. L'avrei volentieri riportata parola per parola, ma sapete… non è che sarebbe servito granché
Questa storia l'ho pubblicata come One-shot, però mi piacerebbe scriverci qualcosa in futuro e se questo sentimento perdurerà a sufficienza-o diventa imperativo,
giusto per stare in tema-potrei creare una raccolta sulle vicende di Garreth. Intanto, spero sia stata gradita da qualcuno. *inchino spero non a vuoto* e alla prossima! Forse… heh)
  
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