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Autore: Elsa007    01/05/2017    0 recensioni
Correvo.
L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a scappare, correre per salvarmi la vita. Il buio non mi permetteva di vedere, come se correre nel mezzo del bosco a mezzanotte non fosse già abbastanza difficile.
[...]Quando alle mie spalle sentii che i ringhi e i rumori delle zampe si avvicinavano sempre di più lanciai un grido nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma a parte un gufo e il lupo che mi stava inseguendo non c'era nessun altro.
[...]Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni non appena sentii una fitta fortissima al fianco, potevo sentire la stoffa della felpa e della maglietta lacerarsi mentre il lupo conficcava i denti nel mio fianco.
June Wright.
Il mio nome è l'unica cosa che è restata uguale dopo quella notte.
Non so chi mi abbia trasformata, e chiunque sia stato deve sperare che io non lo venga mai a sapere. Ho cambiato città, scuola e amici... ma non si può fuggire per sempre; e così eccomi qui! Dopo due anni sono tornata al punto di partenza, vecchia città, vecchia scuola e vecchi amici.
Pensavo che le cose non potessero andare peggio, poi ho incontrato lui...
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Correvo.

L'unica cosa a cui riuscivo a pensare era a scappare, correre per salvarmi la vita. Il buio non mi permetteva di vedere, come se correre nel mezzo del bosco a mezzanotte non fosse già abbastanza difficile.

I rami degli alberi mi graffiavano i leggins e la felpa, i capelli mi rimanevano impigliati tra le foglie e le radici che spuntavano dal terreno continuavano ad ostacolare il mio percorso, il fiato sembrava sfuggirmi dai polmoni e il mio cuore batteva all'impazzata.

Quando alle mie spalle sentii che i ringhi e i rumori delle zampe si avvicinavano sempre di più lanciai un grido nella speranza che qualcuno mi sentisse, ma a parte un gufo e il lupo che mi stava inseguendo non c'era nessun altro.

All'improvviso sentii un verso simile ad un latrato e qualcosa di molto pesante mi fece perdere l'equilibrio e caddi graffiandomi una guancia e sbattendo la testa; cercai di colpire l'animale che si inchiodava al suolo ma quello non perse tempo a ringhiare e io mi raggelai.

Sperai che stando immobile mi avrebbe lasciata stare ma trasudavo paura da tutti i pori e sapevo che gli animali lo potevano sentire, strinsi i pugni e sentii la terra entrarmi sotto le unghie cercando in tutti i modi di togliermelo di dosso.

Urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni non appena sentii una fitta fortissima al fianco, potevo sentire la stoffa della felpa e della maglietta lacerarsi mentre il lupo conficcava i denti nel mio fianco.

Mi svegliai di soprassalto mettendomi seduta, mi portai le mani al petto cercando di calmare il battito del mio cuore; respirai profondamente scostandomi delle ciocche di capelli sudati dal collo e dalla fronte, mi passai una mano sugli occhi prima di rivolgerli alla finestra.

Il sole non era ancora sorto, ma già alcuni raggi facevano capolino tra le punte verdeggianti dei boschi del Montana, feci scorrere lo sguardo da destra a sinistra riempiendomi gli occhi di tutto il verde che mi circondava.

Non appena ritornai alla realtà però, chiusi di scatto le tendine bianche e scesi dal letto dirigendomi in bagno. Mi tolsi i pantaloni della tuta e la canotta mentre attraversavo la stanza e, non appena accesi l’acqua, mi gettai sotto la doccia.

Speravo che l’acqua calda riuscisse a rilassarmi ma furono tutte speranze vane: la consapevolezza che da li a qualche ora avrei dovuto cominciare il mio nuovo anno nella scuola che due anni fa avevo abbandonato mi stava opprimendo il petto.

Non sono pronta, questo pensiero mi assillava da mesi ormai ed ora che ero arrivata al fatidico giorno, quelle tre parole urlavano nella mia mente più forte che mai.

Erano due anni esatti che non mettevo piede nella cittadina di Roderick Valley, un piccolo paese sperduto nei fitti boschi del Montana; ridacchiai pensando alle facce che avrebbero fatto gli studenti rivedendomi,  immaginandomi già il titolo in prima pagina sul giornalino della scuola: “June la pazza è tornata in città”

-Non ti sembra un po’ presto per farsi la doccia?

Spensi subito l’acqua e aprii le ante, trovandomi davanti l’esile figura di mia zia Josie in pantaloncini corti e maglietta lunga.

-Non sono più riuscita ad addormentarmi- mi giustificai mentre mi avvolgevo l’asciugamano attorno al corpo e ritornavo nella mia stanza.

Aprii l’armadio e presi un paio di jeans blu sbiaditi che abbinai ad una maglietta aderente verde.

-Ancora l’incubo?

Sebbene fosse ancora in bagno, la sua voce mi arrivò chiara come se  mi stesse parlando a pochi centimetri di distanza; alzai gli occhi al cielo e pensai subito ad una risposta che la tranquillizzasse, sapevo che stava male a vedermi soffrire e non volevo darle ulteriori motivi per farla preoccupare.

-No zia Jo, tranquilla. Mi ha svegliata il sole e non sono più riuscita ad addormentarmi - risposi cercando di parlare in modo tranquillo.

Per me non è mai stato un incubo, ma un ricordo. Il dolore che ho provato quella notte è stato qualcosa di inspiegabile e di sicuro non un’allucinazione come tutti mi avevano detto.

‘Ci sono state aggressioni da parte di lupi nel Montana, ma non si è mai sentito parlare di aggressioni a Roderick! La ragazza ha avuto un’allucinazione dovuta allo shock dell’incidente.’

Scossi impercettibilmente la testa quando mi ricordai delle parole della guardia forestale, e sentii la rabbia farsi strada dalle mie viscere fino alla gola, sapevo cosa mi sarebbe successo se non mi fossi calmata...

-E’ da un po’ che non ti capita, sono contenta- continuò mia zia mentre scendeva le scale di legno e si dirigeva in cucina -ti vanno i pancakes?

-Sì!- esclamai sentendo il mio stomaco brontolare -arrivo subito!

Mi avvicinai al comodino e presi la boccetta del profumo, sebbene mi desse fastidio sapevo che era utile per coprire, almeno in parte, il mio odore.

 

-Non hai un po’ esagerato con il profumo?- mi chiese mia zia svoltando nel parcheggio della scuola.

Mi guardai intorno nervosamente, forse cercando di riconoscere il viso di alcuni ragazzi che chiacchieravano tranquilli nel parcheggio.

-Ti sembra esagerato? Io nemmeno lo sento...- commentai guardando gli occhi neri di mia zia. In realtà speravo che si sentisse, sebbene non amassi ciò che copriva il mio odore non potevo permettermi che qualcuno di indesiderato sentisse la mia scia.

-No, no dicevo per dire. Sei perfetta, vedrai che andrà benissimo- detto questo si allungò e mi stampò un bacio sulla guancia -ci vediamo a casa! Buona fortuna!

Non appena scesi dalla macchina, l’aria fresca proveniente dalle montagne mi riempì i polmoni e l’odore del bosco mi calmò un po’; mi guardai intorno cercando di reprimere l’istinto che mi diceva di annusare l’aria in cerca di tracce di altri, non potevo mettermi a fare cose insolite il primo giorno di scuola, così mi tirai il cappuccio in testa e attraversai il parcheggio.

Non appena entrai feci una smorfia notando che non era cambiato nulla: il pavimento a scacchi nero, i muri verdognoli e gli armadietti rossi... tutto terribilmente uguale.

Sorridendo continuai a camminare lungo il corridoio fino a raggiungere l’atrio principale, mi abbassai il cappuccio e mi avvicinai ai tabelloni cercando le mie lezioni.

Sgranai gli occhi appena lessi che il lunedì e il giovedì mattina avrei avuto due ore di storia, ero terribile nelle materie umanistiche.

-Scusami... permesso, posso passare?

Sentii una mano sulla spalla e mi voltai per vedere chi mi stesse toccando e mi ritrovai faccia a faccia con una ragazza che sembrava appena uscita da una rivista di moda; aveva i capelli biondi molto corti e gli occhi chiari, era più alta di me e molto magra.

Mi spostai di lato e la osservai mentre faceva scorrere il dito lungo il tabellone.

-Non ci posso credere! Storia il lunedì mattina!- esclamò guardandomi.

Mi stupii del fatto che mi avesse rivolto la parola, dopotutto non ci conoscevamo.

-Sei nuova anche tu?- continuò avvicinandosi.

Inevitabilmente il suo odore e mi colpì in pieno e mi sorpresi di sentire quanto fosse dolce, sapeva di vaniglia e talco; sebbene non fossi un’esperta ero piuttosto sicura che non fosse naturale.

-No, non proprio- le risposi spostandomi un po’ indietro.

Feci per voltarmi e la ragazza nuova mi affiancò sistemandosi la borsa sulla spalla -Come non proprio?- mi chiese corrugando le sopracciglia.

-Ho frequentato questa scuola per i primi due anni, poi mi sono trasferita in Canada, vicino ad Abbotsford- spiegai pazientemente.

-Sei stata qui abbastanza da potermi dire dove sia l’aula 12?- mi chiese poi ridacchiando.

-Sì, anche io ho il corso di storia, se vuoi puoi venire con me, cercherò di non perdermi.

-Fantastico, mi chiamo Cristine, comunque.

-June, piacere.

 

Non appena entrai nell’aula al terzo piano notai con piacere che il professore non era ancora entrato e sospirando mi diressi al primo banco, sedendomi nel posto vicino alla finestra.

-Proprio davanti!?- esclamò Cristina attirando l’attenzione di diversi studenti.

Sebbene la conoscessi solamente da mezz’ora avevo capito che era una vera casinista, la guardai facendole un cenno con la testa per farle notare che, anche se avesse voluto andare più indietro gli unici posti disponibili sarebbero stati una fila indietro e quindi non ci sarebbe stata molta differenza.

-... le conosci?

-Non mi sembra.... quella mora ha un’aria familiare.

-Assomiglia alla figlia dei Wright- mormorò un’altra voce.

-La pazza? ... non si era trasferita?

Non appena sentii queste parole sentii le guance scaldarsi ma resistetti all’impulso di voltarmi e digrignare i denti, non sarebbe stato un comportamento normale perciò respirai profondamente e cercai di calmarmi guardando Cristine sistemarsi al mio fianco.

-Buongiorno a tutti!

Mi voltai verso l’uomo che entrava con aria sicura e autoritaria nella classe: era un uomo attorno alla trentina, aveva i capelli castani tagliati molto corti e un filo di barba che spuntava; sotto la camicia bianca che indossava, si potevano intravedere i muscoli tipici di un assiduo frequentatore della palestra.

-Anche quest’anno sarò io il vostro docente di storia, per chi non lo sapesse sono il signor Butler- continuò avvicinandosi alla fila dei primi banchi e posandosi le mani sui fianchi.

-Sto cominciando a ricredermi riguardo ai nostri posti in prima fila- commentò Cristine dandomi un colpetto con il gomito e facendomi ridacchiare.

La lezione era già cominciata da qualche minuto quando la porta si aprì di scatto, tutte le teste della classe si voltarono verso il gruppo di ragazzi che stava entrando.

Annunciati da una risata entrarono nella classe due ragazzi che a giudicare dalla loro espressione non si curavano minimamente di essere arrivati in ritardo il primo giorno; il ragazzo davanti agli altri catturò la mia attenzione e istintivamente piegai un po’ la testa di lato.

Un ciuffo di capelli neri spuntava fuori da una cuffietta di tela che indossava e gli ricadeva sulla fronte facendo contrasto con gli occhi color ocra. Okay, lo ammetto era attraente... e la parte peggiore era che anche il lupo in me lo pensava!

Cercai di togliermi dalla faccia l’espressione da ebete che ero sicura essermi spuntata e feci scorrere lo sguardo sul ragazzo che lo affiancava; questi aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle e gli occhi erano così scuri che facevo fatica a distinguere la pupilla.

Il sangue si raggelò non appena vidi una ragazza raggiungere i due amici alle spalle, riconobbi una massa di capelli rossi che non potevano appartenere ad altri se non a Sarah; cercai di nascondermi dietro il corpo di Cristine e non appena vidi che si guardava intorno abbassai lo sguardo e provai a far finta di niente.

-La lezione è già cominciata, sbrigatevi a prendere posto- li riprese il palestrato.

Il gruppetto iniziò a guardarsi intorno e io con loro, sentii una stretta allo stomaco non appena vidi che il ragazzo moro e Sarah si stavano avvicinando a noi; salirono qualche gradino e si sedettero esattamente nel banco dietro.

-Hai visto quanto sono belli? La mia opinione riguardo a questa scuola sta migliorando!

Cercai di improvvisare un sorriso e di concentrarmi sul professore che nel frattempo aveva ricominciato a spiegare, provando ad ignorare la sensazione di avere gli occhi della mia vecchia migliore amica puntati nella schiena.


Note dell'Autrice:
Ciao a tutti!
Non so se qualcuno mi conosca già, ho postato questa storia con una trama differente qualche anno fa.
Ho deciso di cambiare la trama, mantenendo invariati i personaggi principali. Quindi anche se doveste aver letto la mia storia l'anno scorso non troverete alcuna somiglianza in questa trama con la versione precedente. 
Spero comunque che la storia vi piaccia, 
buona lettura.
Elsa <3

 
  
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