Anime & Manga > Kaichou Wa Maid Sama!
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Autore: Rinalamisteriosa    02/05/2017    1 recensioni
[Future fic. Un breve prequel di “Un'intera biblioteca da scoprire” che evidenzia in modo semplice il rapporto padre-figlia tra la mia OC, Asami Usui, e Takumi.]
La figura d’argento di un piccolo violinista con il suo strumento musicale ruotava sopra l’oggetto particolare mentre un suono delicato e armonioso colpiva direttamente il suo udito fine.
{Ha partecipato al contest di Biancarcano: Oggetti e giocattoli dimenticati...o ricordati?}
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Takumi Usui
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Nome su efp e su forum: Rinalamisteriosa

Originale o fandom: Kaichou wa Maid Sama!

Titolo: Il mio preferito

Oggetto utilizzato: Un carillon

Come è stato utilizzato l'oggetto: Evidenzia il legame padre-figlia. Lei è una mia OC, ma spero sia chiara ^^ la trovate anche nelle altre due fanfictions su questo fandom.

 

 

 

 

 

 

La bambina dai boccoli biondi rimase letteralmente a bocca aperta, gli occhioni color ambra sgranati e rapiti da quella scatolina magica. La figura d’argento di un piccolo violinista con il suo strumento musicale ruotava sopra l’oggetto particolare mentre un suono delicato e armonioso colpiva direttamente il suo udito fine.

«Asami-chan, hai deciso?».

Lei rivolse momentaneamente l’attenzione all’uomo elegante alla sua destra, che con un sorriso lieve prese delicatamente in braccio la sua bambina.

«Sì, Asami-chan vuole quello!» replicò prontamente lei, indicando la mensola di vetro con l’oggetto che le interessava di più.

«Il carillon con il violinista?».

«Carillon?».

«Si chiama così», le chiarì.

«Certo che lo voglio! Per favore, papà, compramelo subito!» insisté, non perché fosse una bambina viziata, in verità aveva sempre poche pretese, però sentiva che quella bella scatolina doveva essere sua. E che sarebbe stata speciale se fosse stato il suo papà a regalargliela.

 

 

 

Asami Usui non era sempre stata una curiosa e attenta lettrice, una saccente fissata con le parole e le poesie, una frequentatrice incallita di biblioteche edificate su suolo britannico. Un tempo Asami si interessava con vivo entusiasmo alla musica e prendeva volentieri lezioni di violino, ne era attratta anche se credeva che non sarebbe mai diventata brava come...

«Oh...» aprì appena la bocca. Pensava di averlo dimenticato, ma rivedere dopo anni il grazioso carillon della sua infanzia aveva destato nella ragazza un senso di nostalgia mista a stupore. Forse suo padre, con il gesto casuale di mostrarglielo all’improvviso poco dopo il saluto, voleva soltanto spronarla a impegnarsi nei prossimi esami previsti al collegio inglese, ma di sicuro lui parve soddisfatto mentre il vecchio regalo passava nelle mani accorte della figlia silenziosa.

Per un giorno al mese, i due avevano la possibilità di incontrarsi durante l’orario di visita delle famiglie. Dopo quattro anni trascorsi in quel luogo sì rigido, ma tutto sommato tranquillo e privo di figure prepotenti e moleste, Asami desiderò per la prima volta di poter tornare indietro nel tempo e sentirsi ancora bambina. Allora non si sarebbe vergognata di chiedere al suo fantastico e affascinante padre se poteva stringerla fra le sue braccia, magari sollevandola da terra e facendola sentire amata e protetta. Esternare il profondo affetto che provava in manifestazioni sdolcinate era un aspetto che non rientrava tra le sue qualità ormai da tempo, perciò si limitò a chinare il capo, accarezzando con un dito il violino argentato in miniatura.

Takumi Usui invece doveva essere in vena di sentimentalismi, perché le scostò gentilmente qualche ciocca di capelli per sfiorarle la fronte con le labbra. Visto da vicino, Asami pensò che il verde dei suoi occhi era sorprendente come al solito.

«Figurati, è stato un piacere. Sette anni fa sei rimasta colpita proprio da questo, anche se potevi scegliere regali molto più belli e costosi».

«Lo suoni ancora il violino, papà?».

«Sai benissimo che il lavoro mi occupa la maggior parte del tempo, Asami-chan. E tu? Ti sei esercitata per l’esame di musica?» arrivò al punto.

«In verità, no. Aspettavo che giungesse il mio maestro preferito», seppe rispondere Asami facendo un’allusione piuttosto evidente alle abilità non indifferenti con il violino dell’adorato genitore. La quattordicenne sollevò al livello del suo viso, dopo aver girato la manovella laterale, il carillon del musicista e sorrise per il chiaro invito implicito a suonare di nuovo insieme. Era un modo composto e senza esporsi troppo per ricevere l’approvazione del suo violinista preferito e per ringraziare sentitamente un padre che, malgrado il lavoro nel campo delle ricerche mediche, non saltava mai il loro appuntamento mensile.

Quando lui ricambiò il sorriso e annuì, il motivetto musicale che non ascoltavano da tempo li accompagnò fino all’aula di musica, finché non venne più ricaricato, per lasciare il giusto spazio a un padre e a una figlia che attiravano sguardi stupiti, incantati o affascinati da parte di un pubblico misto.

  
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