Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Zoraya    02/05/2017    0 recensioni
Dal brano:
"-Pensaci e vedi cosa fare. Io vado a dormire. Buonanotte, Moony.-. Sorride, stringendoti un’ultima volta la spalla. Ha calcato sull’ultima parola e l’ha detta lentamente, come assaporandone il suono sulla lingua. Tu rimani in piedi, in mezzo alla cucina, con la foto in mano a guardare il viso di James, che, con una smorfia contrariata e fintamente arrabbiata, guarda Sirius, arrivato da dietro a separare lui e Lily. E poi ci siete tutti voi in una grande foto di gruppo improvvisata. Il tuo sguardo si ferma anche su Alice che trascina un Frank riluttante, ma dallo sguardo innamorato; su Mary, che fa la linguaccia, seduta per terra vicino a Peter, che guarda timidamente vero James. Guardi te stesso, felice come non mai, perché hai portato quella macchinetta Babbana e tutti ne sono stati entusiasti. Per ultima lasci lei, Lily, che anche nella foto sembra brillare."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Remus Lupin, Sirius Black
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cosa fai quando ti innamori nel momento peggiore della tua vita? 
 
 
Il sole illumina la scena e tu sei lì, lontano da tutti, che guardi quello che altri non possono guardare. Sei ancora giovane e dovresti essere pieno di vita, ma come puoi pensare a vivere? Il male sembra essere sparito dal mondo, ma non da te stesso e la tua maledizione avvolge tutto come se anche gli altri ne fossero contagiati. Le persone intorno a te piangono, parole vuote si librano nell’aria tersa, il vento freddo ti accarezza e il sole non ti riscalda. Non riscalda più nulla.
Sei rimasto solo, la tua famiglia è sparita e con essa è sparito tutto il resto. Non hai più rabbia, non hai più gioia, non hai più amore. Nemmeno la voglia di vendetta ti è rimasta, tutto ti è stato portato via e ti chiedi perché non sei stato scelto tu che sei un vigliacco, che non hai nessuno che ti voglia bene, che ti sei solo illuso. Ma qualcosa o qualcuno ha deciso che tu dovevi continuare a camminare e a vivere. Ma come puoi farlo? Come puoi continuare ad andare avanti quando l’unica cosa che senti è dolore e l’unica che desideri è la morte? Eppure non hai la forza di lasciare questo mondo, non puoi farlo, perché altrimenti saresti ancora più vigliacco di quanto tu già sia. E allora continui ad osservare, dal margine, un guscio vuoto che ancora non si dissolve. Non senti più niente.
Le parole ti feriscono e ti fanno arrabbiare. Quelli non sanno nulla, ma tu non hai voluto dire nulla, perché non avresti retto al dolore e perché sembra tutto così privo di significato. Come puoi parlare della vita? Le parole saranno sempre insufficienti a spiegare quello che significa e cadresti nel banale e nel ridicolo, come stanno facendo gli altri. Cerchi di ignorarli, cerchi di non farti prendere dalla rabbia, perché questo è un segno che sei vivo e tu non vuoi esserlo più. Preferisci il vuoto alla rabbia, perché questa ti ricorda troppe cose, perché il dolore può colpirti ancora, più forte dei pugni che ti hanno dato in molti e della Cruciatus che hai dovuto già sopportare troppe volte per avere solo vent’anni. Non vuoi sentire più niente.
Brani che parlano di amore ti arrivano tagliati, come se nemmeno il vento riuscisse a reggere. E’ inutile parlare d’amore in un giorno come questo. E’ inutile parlare e basta. Anche i singhiozzi arrivano piano, come se le persone avessero paura, adesso che il male non c’è più. E’ davvero finita? Per molti sì. Molte persone questa sera  torneranno nelle loro case, davanti al camino, per la prima volta senza il continuo terrore di vedere un segno verde sulla loro porta. Saranno seduti, con il fuoco acceso e la famiglia accanto e magari penseranno anche al sacrificio che è stato necessario per la loro felicità e  mentalmente ringrazieranno il fato per averli fatti arrivare vivi alla fine. Ma per te sarà solo l’inizio di una vita senza gioia e amore, privato di tutti gli affetti e di tutta la gratitudine che in altri casi avresti provato. Non finisce nulla per te.
Da bravo idiota ripensi a quando ti hanno dato la notizia, a quanto fossi contento poco prima, perché la tua missione stava andando bene. Eri felice perché avevi scoperto tante cose e speravi che sarebbero bastate a salvarvi tutti. Ingenuamente, speravi di poter portare la pace in quel mondo distrutto. Volevi entrare in quel salotto e dire che era finita, volevi vedere il sorriso su quei cari volti e uscire insieme a tutti per godere dell’aria pulita e fresca, per fare una passeggiata, con il cuore ferito, ma leggero. Volevi fare tante cose, magari credere a quello che ti diceva sempre lei e trovare qualcuno disposto a sopportarti, con la consapevolezza che comunque avresti avuto la tua famiglia, sempre pronta ad accertarti, nonostante tutto. E invece ti hanno richiamato, improvvisamente, e il tuo stomaco ha iniziato a fare male, come se lo avessero stretto in una morsa. Non si erano preoccupati della segretezza, non si erano preoccupati di nulla, ti avevano chiamato e basta e non poteva essere un bene. Anche se per un attimo ci avevi sperato: forse ti avevano chiamato perché era successo qualcosa di bello, forse avevano distrutto il male; in effetti avevi notato dei cambiamenti in coloro che controllavi e ti stava appunto domandando perché e se la cosa fosse importante. Non hai fatto in tempo a scoprirlo. Due mazzate. Queste ti ha dato la vita. Due, come le anime che la morte ha preso. La morsa allo stomaco ti fa ancora male.
E non era finita lì. Tu avevi voluto sapere. Avevate preso tutte le precauzioni del caso, quindi i morti non potevano essere solo due. Questo perché non ci avevi pensato. Eri così sicuro della vostra amicizia che quel pensiero non ti era mai venuto a trovare, molesto e doloroso come solo il tradimento può essere. Lui doveva essere morto, non c’erano altre spiegazioni. Solo la morte poteva spiegare la morte. O forse no? Lento, il germe del sospetto si era radicato in te, senza che tu te ne accorgessi. Hai chiesto come stesse lui, anche se sentivi che il tuo mondo stava per crollare perché tutta quella pietà e quella rabbia latente che percepivi negli occhi dell’altro non potevano essere solo per una morte prematura. E la parola “tradimento” aveva lasciato le labbra di chi ti aveva dato la notizia, mentre le tue si chiudevano, nascondendo la morsa dei denti che volevano, per la prima volta, chiudersi intorno alla gola di un altro essere umano. Uno come te. Tre mazzate. Ecco quelle che la vita ti ha dato. Tre, come le volte in cui avevi contato fino a cento, per non metterti a piangere lì e per non fuggire via. Non c’è più nulla di umano.
Alla fine avevi ragione tu, ma la cosa non ti consola per nulla. Anzi, una smorfia amara si fa largo sulla tua bocca, mentre senti un singhiozzo più forte degli altri e ti accorgi che sei stato tu ad emetterlo. Qualcosa si è spezzato dentro di te, il tuo petto si è lacerato e il singhiozzo che ti è uscito è solo un pallido eco di questo processo. A morire non sono state solo le due persone che stai cercando di ricordare -accorgendoti, con orrore che stanno già svanendo dalla tua testa, perché lui non aveva quei capelli così e lei non sorrideva in quel modo -ma anche l’altro tuo amico, quello che nessuno ricorda, quello che non può essere sepolto, disintegrato da una crudeltà troppo difficile anche solo da immaginare. Non ricordi neanche il vero lui, anche se ti stai impegnando. Lo stai già dipingendo come un eroe, cancellandone tutti i difetti. Stai facendo lo stesso anche per gli altri. Ormai non sono più dei semplici essere umani per te. Loro sono degli eroi, tutti e tre. Il quarto è solo un traditore e come tale lo stai già modificando nella tua mente. Quattro mazzate. Eccole lì, tutte e quattro. Quattro come i brandelli del tuo cuore. Sono quattro le botte che ti hanno ucciso, le stesse che ti fanno sentire più vivo, perché il dolore tu lo senti ovunque: nel petto che sembra sul punto di spezzarsi per la tensione che stai accumulando, nella testa che cerca inutilmente di ricordare gli ultimi momenti di felicità per aggrapparsi a questi, nel cuore che continua a battere e che sembra troppo grande per essere contenuto, nel sangue che corrode le vene e che tu immagini nero, corrotto e nelle ossa che scricchiolano, come se si stesse avvicinando la luna piena. Non sei morto, non sei vivo.
Ti chiedi come sia possibile essere vivi e morti contemporaneamente. E allora supplichi che qualcosa ti porti via da questa inutile via di mezzo. Cuore, smetti di battere. Sangue, smetti di scorrere. Polmoni, smettetela di respirare. Non succede nulla e stai peggio di prima. Inoltre le parole dell’officiante ti raggiungono e senti l’amaro in bocca, non solo metaforicamente. Un solo pensiero ti attraversa la mente, mentre quelle pugnalate ti raggiungono e squarciano la nebbia nella tua stessa testa. Adesso ricordi, adesso che tutti li stanno dipingendo come eroi, al di sopra di ogni altro essere umano, tu inizi a ricordare tutti i loro difetti e tutti i momenti in cui ti sei arrabbiato con loro e ti viene curiosamente da ridere, mentre tante immagini ti riempiono gli occhi, quasi cancellando quello che stai vedendo ora. Come vorresti che fosse reale!
-Lily era una moglie e madre amorevole, sempre paziente e dolce con le persone care. Era coraggiosa, come dobbiamo esserlo noi e si è sacrificata per salvare suo figlio a cui noi tutti dobbiamo la vita.- dice la voce dell’officiante e a te viene ancora da ridere, perché Lily non era una moglie amorevole e paziente, non lo era mai stata. Si arrabbiava con il marito una volta sì e l’altra pure e urlava contro di lui almeno tre volte al giorno. Lily non era dolce e paziente, era saccente, ironica e sarcastica e raramente si lasciava andare ad effusioni, troppo spaventata dall’intensità dell’amore. Anche per questo suo marito aveva faticato non poco per conquistarla. Lily era franca e diretta e tu lo sapevi e a te andava bene, anche se metteva a nudo tutte le tue paure e scardinava tutte le tue certezze. Lei ti aveva dato una speranza, perché era stata la prima, al di fuori della tua ristretta cerchia di amici, a conoscere la verità su di te e ad accettarti nonostante tutto. Lei era quella che ti stava aiutando ad accettare te stesso. Solo su una cosa l’officiante aveva ragione: Lily Potter, già Evans, era coraggiosa e non solo perché aveva sfidato Voldemort, ma anche perché cercava di vedere il buono delle persone, rialzandosi sempre dopo ogni delusione. Era stato così per Severus Piton, era stato così anche per te.
-James era un vero uomo, uno di quelli che avrebbero fatto di tutto per la famiglia e gli amici, rispettoso delle regole e sempre con il sorriso sulle labbra.-. Anche a te sta per spuntare un sorriso, in mezzo al mare di dolore che ti circonda, perché è vero che James sorrideva sempre, è vero che avrebbe fatto di tutto per la sua famiglia, ma il resto no. Quello non era James, non il suo amico. Lui era diverso, era un ragazzino, un caso senza speranza. Metteva il broncio quando gli impedivano di fare qualcosa che voleva assolutamente fare. Diamine! Era stato capace di sedersi a braccia incrociate sul divano, senza rivolgere la parola a nessuno, solo perché Lily gli aveva impedito di prendere i biscotti appena tirati fuori dal forno e, quindi, bollenti. Aveva smesso di fare il muso solo quando la ragazza gli aveva promesso che gli avrebbe preparato la sua cena preferita. Quindi, di quale vero uomo stava parlando quel tizio sul pulpito? E poi chi era rispettoso delle regole? Non James, si stava sbagliando, James non era mai stato rispettoso delle regole, mai. Quell’uomo lo stava confondendo con qualcun altro, con un altro James, uno diverso. Il cuore ti fa male, perché una piccola parte di te non ha potuto fare altro che pensare che sia tutto uno sbaglio, che non sia il tuo amico quello lì dentro. Ma non puoi permetterti di illuderti, non più, non dopo aver visto i corpi di quelli che un tempo erano due dei tuoi migliori amici. James Potter, il ragazzo che illuminava il mondo con la sua sola presenza, è morto e tu non puoi fare altro che stare lì ad aspettare il tuo momento. E ti viene da vomitare, come quando hai visto i loro corpi e lo scempio a cui era ridotta la loro casa. Ti congratuli con te stesso per aver scelto un posto così appartato e ti chini, vomitando per la seconda volta in due giorni. E pensare che non mangi nulla da quando ti hanno dato la notizia. Speri quasi che i cattivi pensieri e che il dolore spariscano insieme al contenuto del tuo stomaco, ma quando non accade, quando ti rialzi e senti ancora quel dolore che sai non ti abbandonerà più, capisci che è tutto inutile, che devi anche solo smetterla di sperare. Allora ti volti, desiderando di essere in un posto lontano, per fuggire a quella vista. Non vuoi vedere le due tombe sprofondare, non vuoi vedere la terra ricoprirle. Vuoi scappare, ma non lo fai. Anzi, ti avvicini. Hai sentito qualcosa che ti ha fatto cambiare idea. Hai sentito la McGranitt. Si è alzata in piedi, ha raggiunto il pulpito e ha interrotto l’officiante. Solo poche parole, le labbra rese sottili dal dolore e non dalla rabbia, stavolta:
-Lily era una delle più brave a Scuola, era sempre attenta e sempre pronta, ma era anche la persona meno indicata per fare la donna di casa. Lei non era come l’avete dipinta oggi. Non era un’eroina, al di sopra di ogni legge mortale, era una donna che ha messo suo figlio prima di se stessa, come ogni madre. E James! Non devo certo ricordare a nessuno cosa James facesse ad Hogwarts, quante punizioni avesse preso, come fosse irriverente e come disprezzasse tutte le regole. Nemmeno lui era perfetto. Tutti e due erano esseri umani e avevano tanti difetti. Quale guerra viene vinta dagli dei?-. Lei ha lasciato il pulpito, dopo aver lanciato un’occhiata fiammeggiante all’officiante, improvvisamente ammutolito e tu hai trovato tutto molto buffo. Sai che ha ragione la McGranitt, nessuna divinità ha mai vinto una guerra. Le guerre sono fatte dagli uomini e solo gli uomini le possono disfare e dipingere i tuoi amici come fulgidi esempi di virtù divine potrà solo rendere l’uomo incapace di prendersi le sue responsabilità, convincendolo di dover aspettare che qualcuno migliore di lui si intrometta nelle sue decisioni. Lily e James non sono mai stati perfetti, né da soli né insieme, ma erano stati in grado di far brillare la luce della speranza anche nei cuori feriti, come il tuo, o in quelli chiusi e freddi, come quello di Sirius. Ringhi, solo al pensiero di quell’essere che si è definito vostro amico per tanto tempo, mentre la sete di sangue si accende in te, come se ti fossi già trasformato. D’altronde lo hai sempre saputo, vale per te, quanto per lui; un sangue marcio non può essere risanato. E allora resti lì, a vedere il funerale di tutto ciò che di umano era in te. La pace non è per te.
 
-Sono stato alla tomba di Lily e James.- dice una voce dietro di te. Sei seduto davanti al tavolo della cucina di Grimmauld Place e stai cercando di cancellare i pensieri, come fai ogni volta, la notte del 31 ottobre. Un bicchiere di vino elfico davanti a te e lo sguardo perso a fissare una foto che sembra bruciarti gli occhi e mandarti a fuoco il cervello. Ma non puoi fare a meno di guardarla, di portarla con te e di tirarla fuori. Sempre il 31 ottobre.
-Quando?- chiedi, mentre l’altro si siede elegantemente davanti a te, il volto segnato dagli anni di prigionia, che non erano riusciti a corromperne del tutto l’antica bellezza.
-Quando Harry mi ha liberato. Ci sono stato con Fierobecco e ho visto la frase.- rispose Sirius, rubando la bottiglia di vino e bevendo direttamente da lì.
-L’ho fatta mettere io. Mi sembrava appropriata. Lily e James… loro… hanno sconfitto anche la morte. Devono averlo fatto.- sussurri, senza avere il coraggio di guardare l’unico amico che ti sia rimasto. Lo conosci così bene che sai che adesso lui sta sorridendo amaramente, scettico come sempre.
-E magari, adesso, si stanno anche facendo una risata alle nostre spalle.- replica Sirius, cercando di smorzare quel momento di tensione tra di voi.
-Se Lily fosse qui mi direbbe di smetterla di stare seduto a bere in una vecchia cucina sporca.- rispondi, lanciando un’occhiata critica ai piatti impilati sul lavello. Una parte di te si chiede cosa abbia spinto Molly, notoriamente decisa a pulire tutta la casa, a lasciarli lì. In realtà non ti importa molto. Tu sei andato lì solo per bere in santa pace.
-Se James fosse qui ci sfinirebbe per farci alzare e andare a giocare a Quidditch fuori, anche se siamo circondati da Babbani e non si vede nulla.- sorride amaramente  Sirius, sporgendosi per afferrare velocemente la foto che tu hai davanti, così velocemente che non fai in tempo a fermarlo.
-E Lily litigherebbe con lui e poi finirebbero per prendersi ad incantesimi.- replichi, spostando lo sguardo verso le venature del tavolo, stavolta proprio per non vedere gli occhi di Sirius che, lo sai, si incendieranno di rabbia. Invece l’uomo ti stupisce, ma, d’altronde, ha avuto dodici anni per capire, per pensare. E poi è Sirius e lui ti stupisce sempre.
-Dovevi odiarmi molto.- commenta solo, facendoti quasi più male che se avesse urlato.
-Credevo che avessi deciso di buttare all’aria tutto e non riuscivo a guardare quella foto senza pensare a tutto quello che Lily e James avevano fatto per noi e a come li avessi ripagati. O almeno così credevo.- sussurri, bene sapendo che quello che ha colpito Sirius è il segno nero che hai fatto su di lui in un impeto di rabbia e che poi hai provato a cancellare senza riuscirci più di tanto.
-Ti ricordi di quando l’abbiamo scattata?- chiese Sirius, cambiando argomento, all’improvviso.
-Al settimo anno, Lily e James si erano appena messi insieme e lui voleva assolutamente una foto in cui baciava Lily per testimoniare questo evento incredibile. Gli abbiamo rovinato tutto come al solito.-
-Sembrava scocciato, ma era contento: avevamo accettato Lily e lei aveva accettato noi. Il suo mondo era completo.- dice Sirius, strappandoti una risata sarcastica.
-E il nostro, Sirius? Conosceremo mai la stessa felicità di James?- chiedi, perché sei stanco di tenere per te il tuo dolore, come sei stanco di ferirti da solo ad ogni luna piena, come facevi prima che i tuoi amici decidessero di diventare Animagi per te.
-Non lo so, Remus. Forse per te c’è la possibilità di avere qualcosa. Per quanto mi riguarda, invece, è troppo tardi. Io non posso più farcela, tutta la mia capacità di provare emozioni è morta quel giorno, insieme a Lily e a James. Erano loro che impedivano a questo mondo di merda di prendere fuoco.-
-Vorrei essere morto io, quel giorno. Loro due avevano tutto, mi avevano dato tutto. Forse la colpa è mia. Quelli come me non meritano di essere felici e loro hanno provato a darmi una speranza per il futuro.- dici, esprimendo a qualcuno, per la prima volta, i pensieri malati che ti vengono alla mente ogni volta nel dannato 31 ottobre, il giorno della fine delle due persone la cui unica colpa era stata quella di aver donato una forma propria all’amore nel momento peggiore della storia.
-E’ colpa mia. Sono stato io a convincere James a scegliere Minus. Dovrei esserci io al posto loro.- sussurra il tuo amico e tu scuoti la testa, dicendoti che James avrebbe saputo cosa fare, che Lily avrebbe trovato qualcosa di buono anche in loro. Anche in quel momento. Da quando sei diventato tu quello che deve mostrare alle persone la loro vera natura? Tu non sei Lily, non è il tuo lavoro, ma il tuo amico ha bisogno di te. Anche se non sei James, anche se non puoi riportare in vita James.
-Forse solo le persone come noi possono continuare a vivere, Sirius, proprio perché non ce lo meritiamo. I mostri sembrano trovarsi bene sotto questo cielo.- mormori, mentre il tuo amico scuote la testa, con energia.
- Non lo pensare, mai, Remus o abbiamo già perso. Harry non è un mostro e lui non deve morire.-. Non rispondi, ti limiti a sperare che il desiderio di Sirius si realizzi, perché nemmeno tu riusciresti a sopportare la morte di Harry. Lui è la perfetta sintesi dei suoi genitori e non riusciresti a vedere di nuovo la loro morte. Ti chiudi nel tuo silenzio, afferrando il bicchiere e alzandolo verso Sirius, in un brindisi macabro, per commemorare la morte degli amici di una vita. Bevete entrambi pochi minuti prima del suono di un orologio che segna la mezzanotte. Anche quell’anno il 31 ottobre è passato e la morte non è venuta a chiedere il conto. I Malandrini sono ancora divisi e il tuo cuore sembra fermarsi fino al termine dei dodici rintocchi, ma sai che non è possibile. E’ solo la tua impressione. Il tuo cuore non batte più da anni. Te lo ripeti e te ne convinci, perché è più facile così e perché non meriti di amare, non lo hai mai meritato. Tendi la mano, per farti ridare la foto, sempre senza una parola. Sirius ti guarda, con i suoi occhi profondi e tu riconosci il tuo stesso dolore in  lui e ti senti meno solo, ma anche più triste, paradossalmente.
-James ha curato i nostri cuori e Lily ha salvato le nostre anime. Il mio cuore e la mia anima si sono votate a loro per sempre e non posso donarle a nessun altro. Tu non sei come me. James e Lily ti hanno dato una speranza, non buttare all’aria il loro lavoro. Sei sempre la persona migliore che io abbia mai conosciuto, Remus.- dice, piantando i suoi occhi su di te, inchiodandoti sul posto. Tu sai a cosa si riferisce, alle parole di Lily, quelle che tanto ti avevano scaldato a suo tempo: “Sei la persona migliore che abbia mai conosciuto, Remus. Smettila di fare l’idiota e non impedire agli altri di godere della tua compagnia. Faresti un grande torto al mondo se ti rifiutassi di condividere te stesso con le persone: le priveresti di una gran bella persona”. Sorridi, sentendo il sapore del sangue in bocca, quello stesso sangue che credevi avesse corrotto Sirius. Il sangue di Sirius, invece, è pulito, ma il tuo?
-Ci hanno sempre detto che l’amore ci avrebbe salvati, io, invece, vedo solo morte e distruzione. L’amore non ha impedito a Lily e James di morire.- rispondi, certo che lui avrebbe capito. Sirius, infatti, annuisce, ma ha quel sorriso malizioso che vedevi sempre, un tempo. Era lo stesso sorriso che aveva James quando ne avevano combinata una delle loro. Di solito significava guai a cui tu, poi, dovevi porre rimedio. Anche questa volta dovrai darti da fare, lo sai già, ma non puoi fare a meno di ascoltare quello che lui vuole dirti.
-No, ma ha salvato Harry, la persona che loro amavano di più al mondo. Lily e James erano fatti per stare insieme, nonostante la loro totale imperfezione anche come coppia e nessuno dei due sarebbe riuscito a sopravvivere senza l’altro. Sembra scontato, ma Lily avrebbe potuto Smaterializzarsi e portare Harry con sé. Non l’ha fatto. Non sarebbe mai stata se stessa senza James e non era una persona disposta a fare le cose a metà.- dice con un mezzo sorriso stanco sul volto segnato.
-Io non sono come Lily e James. Sono un vigliacco.-. Sei un vigliacco perché quel giorno non sei salito sul pulpito a fermare l’officiante, ma hai aspettato che fosse la McGranitt a farlo; perché non hai insistito per essere tu il Custode Segreto, convinto che fosse pericoloso, visto il tuo lavoro sotto copertura; perché non sei stato al Ministero a chiedere di poter avere un colloquio con Sirius quando questo era stata catturato; e sei un vigliacco ora, perché scappi, di nuovo, di fronte alla possibilità di amare ed essere riamati e ti nascondi dietro al paravento della tua maledizione per non ammettere che l’unica cosa che temi è essere felice quando tutto in te dovrebbe ancora gridare dal dolore.
-Sì, lo sei, ma sei anche buono e non riuscirai a resistere alla magia di Lily Evans.-. Sirius ti guarda e sa che stai pensando di nuovo alle parole di Lily e al fatto che lei credeva davvero in ciò che diceva e che se fosse stata lì ti avrebbe preso a schiaffi e a incantesimi fino a dimostrarti con le buone o con le cattive –che, visto quanto poco ortodosse fossero le sue buone maniere, sarebbero state un paio di maledizioni senza perdono -che anche tu meriti la felicità anche e soprattutto perché loro non c’erano più.
-Hanno sempre creduto nell’amore e un buon modo per ricordarli potrebbe essere quello di darsi una possibilità in questo senso, no?- ti chiede, alzandosi in piedi e raggiungendoti. Ti mette una mano sulla spalla e ti guarda ancora negli occhi, cercando di guarirti il cuore, come faceva James, anche se lui non è James. Ti guarda proprio perché non è James e non sa usare le parole come faceva lui.
-Pensaci e vedi cosa fare. Io vado a dormire. Buonanotte, Moony.-. Sorride, stringendoti un’ultima volta la spalla. Ha calcato sull’ultima parola e l’ha detta lentamente, come assaporandone il suono sulla lingua. Tu rimani in piedi, in mezzo alla cucina, con la foto in mano a guardare il viso di James, che, con una smorfia contrariata e fintamente arrabbiata,  guarda Sirius, arrivato da dietro a separare lui e Lily. E poi ci siete tutti voi in una grande foto di gruppo improvvisata. Il tuo sguardo si ferma anche su Alice che trascina un Frank riluttante, ma dallo sguardo innamorato; su Mary, che fa la linguaccia, seduta per terra vicino a Peter, che guarda timidamente vero James. Guardi te stesso, felice come non mai, perché hai portato quella macchinetta Babbana e tutti ne sono stati entusiasti. Per ultima lasci lei, Lily, che anche nella foto sembra brillare. E’ bella, più di quanto ricordassi, perché è piena di vita. Il braccio sinistro è ancora poggiato sul fianco di James, la testa rovesciata all’indietro per guardare il suo ragazzo e Sirius e ride. La guardi e ti rendi conto che Sirius aveva ragione: James era davvero contento, perché Lily era felice e quando lei era felice, lui pure sembrava illuminarsi. Li guardi tutti. Gli otto ragazzi della foto. Spensierati, allegri, vivi. Senti il cuore battere forte, non lo sentivi da quella notte, e il petto fare male, ancora una volta. Una lacrima ti scivola lungo la guancia, attraversando la cicatrice che ti deturpa il volto, bagnandoti la mano con cui reggi la foto. Un’altra segue lo stesso tragitto. E poi una terza. E ancora altre lacrime iniziano a scendere, mentre il tuo petto si tende e si spetta liberando i singhiozzi che hai trattenuto per tutti questi anni. Quando hai scattato quella foto avevi tanti sogni e tanti progetti, volevi l’amore e la vita. Volevi un futuro. Poi, in una notte ti è stato portato via tutto. Degli otto ragazzi è rimasta solo una foto. James e Lily sono morti, Alice e Frank hanno avuto un destino anche peggiore. Di Mary non sai nulla.
Tu sei vivo e vorresti non esserlo, perché adesso hai l’amore che sognavi, ma non puoi viverlo, perché stai attraversando di nuovo tempi così oscuri da cancellare anche il ricordo della bellezza. Una domanda ti rimbomba nella testa, ma non c’è nessuno a cui porla, se si esclude il pezzo di carta che ancora stringi.
Cosa fai quando ti innamori nel momento peggiore della tua vita?  


NOTE:
Ciao! Eccomi di nuovo ahahah
Allora, ieri, mentre studiavo e, quindi, in un momento di depressione da “non mi va di fare niente, ma devo”, stavo pensando (non so perché) a Remus e ai Malandrini e poi, sempre senza sapere come, sono arrivata a pensare a Tonks. In pratica è uscita fuori questa… cosa. Nella prima parte, si vede Remus al funerale di Lily e James. L’ambiente non viene descritto, perché ho preferito dare maggior risalto all’interiorità di Remus. In pratica, nella mia mente, il suo dolore era tale che non ha fatto caso a ciò che lo circondava. Nella seconda parte ho cercato di descrivere i sentimenti di Remus di fronte alla possibilità di amare Tonks liberamente. Ho pensato che Sirius sapesse quello che stava succedendo tra una sua parente e il suo amico e, quindi, ho fatto in modo che si intromettesse. Ancora, la morte di Lily e James è presente, tra i due, che si sentono incapaci di amare o credono di essere degli ingrati a sperare di poter essere felici in futuro.
Ancora, so che probabilmente la McGranitt non si sarebbe mai alzata e non avrebbe mai detto quelle parole, ma volevo che qualcuno intervenisse per mettere in chiaro le cose: Lily e James non sono delle divinità e non sono perfetti e proprio per questo, proprio in virtù della loro imperfezione ed umanità, hanno potuto provare un amore così forte da buttarsi davanti alla morte senza bacchetta (James) e da salvare Harry (Lily). In effetti sono tutti un po’ OOC, ma pazienza, non sono riuscita a fare di meglio ahahaha
Un’altra cosa: quando ho iniziato a scrivere sono partita automaticamente con la seconda persona singolare e il presente, ma nel corso della storia mi sono resa conto di aver cambiato più volte i tempi verbali e la persona (solitamente scrivo in terza singolare e tornavo a questa ogni tanto). Ho corretto quanto più possibile, ma potrebbero esserci ancora degli errori di cui mi scuso. Quanto fanno schifo queste note oggi!
Credo non ci sia altro da aggiungere, spero solo che vi piaccia e che vogliate lasciarmi una recensione per dirmi di correggere errori/cancellare la storia/ritirarmi per sempre, eccetera.
Un bacio! 
 
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Zoraya