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Autore: Pawtter    02/05/2017    0 recensioni
Camminava in cerchio.
Il rumore dei tacchi riecheggiava nella grande stanza semivuota, occupata solamente da un enorme macchinario incaricato di custodire l'oggetto più pericoloso della galassia di Worros: lo scettro degli Inferi.
"Oggi é il più bel giorno della mia vita!" bisbigliava compiaciuta, accarezzandosi il mento con pollice e indice.
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Ognuno di noi teme che le più banali sciocchezze possano stravolgere un'intera vita, cambiare completamente la realtà.
Ma se invece le vere paure fossero ben altre?
E se fosse troppo tardi per affrontarle?
A questo penserà un gruppo di giovani ragazzi, che si ritroveranno ad affrontare avvenimenti troppo grandi per loro.
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Tutti i personaggi e vari luoghi immaginari presenti in questa storia sono di mia invenzione, per cui siete invitati a non usarli senza il mio permesso.
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminava in cerchio. 
Il rumore dei tacchi riecheggiava nella grande stanza semivuota, occupata solamente da un enorme macchinario incaricato di custodire l'oggetto più pericoloso della galassia di Worros: lo scettro degli Inferi.

"Oggi é il più bel giorno della mia vita!" bisbigliava compiaciuta, accarezzandosi il mento con pollice e indice. 

"Potrò dominare quelle fragili creature di quell'orrido pianeta, e terminare il processo di estensione del Regime che Sijof non poté portare a termine... a livello universale!". Pronunciava quelle parole sempre più forte, per dare un senso di soddisfazione al suo monologo.
Finalmente avrebbe realizzato un progetto al quale ambiva sin dalla tenera età; instaurare una vera dittatura, come era intenzionato a fare il suo mito Sijof: sottomettere ogni galassia alla grande e potente Worros. 

Un'utopia.

Molti giovani, tra cui lei, presero come modello il potente dittatore, che continuò a opprimere gli abitanti della sua galassia fino alla morte, quando venne ucciso dal capitano del Movimento della Giustizia di Worros. Lei era una dei più intelligenti e devoti; aspirava a sottomettere i Terrestri al regime di Sijof, e guai a chi si fosse opposto.

Elaborava quel piano sin dall'adolescenza. La sua pazzia l'aveva separata dalla famiglia, e ora era giunta al termine di un lavoro che era riuscita ad assemblare, passo a passo, per ben sette, lunghi anni. E il bello era che aveva fatto tutto da sola, senza il minimo aiuto.

Non aveva bisogno di amici. Gli altri erano solo macchine, elementi che lei avrebbe portato al suo cospetto.
Un diabolico progetto che solo Dechevīza avrebbe potuto mettere in atto.

Dechevīza.

Amava il suo nome. Freddo, d'impatto; proprio come i suoi modi di fare, di parlare, di pensare. Il suo nome era l'unico dono importante che avessero potuto farle quei due individui che avevano avuto l'onore di concepirla e darla alla luce, formalmente definibili genitori.

Ma ora non li considerava più tali. Tutti gli esseri viventi erano posti sullo stesso piano, tutti sciocchi schiavi sottomessi a lei. 

Piccole formiche sottoposte alla regina. 

E guai a chi avesse osato opporre resistenza.

**

Intanto...

In un'altra galassia, distante quattrocentomila anni luce da Worros, chiamata Via Lattea, in particolare sul pianeta Terra, la vita sembrava proseguire per il meglio. 

Nell'emisfero boreale l'estate era agli sgoccioli, e le prime foglie giallognole iniziavano a staccarsi e a scivolare dolcemente dai rami degli alberi, preparandosi all'arrivo del freddo.

Nella città di Cornwall, nei pressi dell'Ontario, in Canada, gli studenti si stavano preparando psicologicamente a ricominciare la routine scolastica; alzarsi presto, mangiare di fretta, prendere l'autobus per poi tornare con compiti da svolgere e paragrafi interi da sottolineare e studiare.

Sembravano tutti molto indaffarati nel riorganizzare il proprio tempo per adattarsi alla vita lavorativa... eccetto un ragazzo tredicenne, David Enders. 

Era un ragazzo discretamente alto e robusto, dalla carnagione olivastra. Aveva occhietti scurissimi, quasi neri, vivaci e birichini, che nascondevano l'animo di un bimbo nascosto in un adolescente. I capelli neri farciti di gel si abbinavano alle iridi, conferendo un aspetto vivace e allo stesso tempo maturo e responsabile.

Spesso veniva chiamato Dave, forma del nome che lui preferiva a quella completa.
A differenza della gran parte dei suoi coetanei, voleva vivere l'estate fino all'ultimo minuto, giocando e scherzando fino allo sfinimento.

Era solito fare svariate attività sportive, tra le quali prediligeva il calcio, a cui gioca a spesso con il suo amico d'infanzia Christian. 
Essi, oltre a cimentarsi nel dare calci al pallone, amavano fare passeggiate sulle colline per immergersi nella pace della natura incontaminata, provando un'enorme senso di armonia con la natura circostante.

Quasi sempre al loro ritorno venivano accolti con una torta deliziosa cucinata da Pamela, la madre di Dave, che era stata quasi un riferimento fisso per Christian, la cui famiglia era tormentata da problemi di ogni genere, impedendo una stabilità collettiva.

Era tutto perfetto.

Ma niente dura per sempre.

E chi l'ha detto che due realtà così diverse e lontane non possano, un giorno, combaciare perfettamente?

Dopotutto, il destino è il destino.
   
 
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