Richard
Castle tamburellò le
dita sul melone, tenendolo attaccato all’orecchio. Cosa
avrebbe dovuto
percepire, esattamente? Questo era il modo più stupido per
scegliere un
prodotto che avesse mai sentito.
“Lei
è Richard Castle,
vero?”
Rick
si trattenne a stento
dal sobbalzare. Essere riconosciuto in giro era una cosa che avveniva
meno
spesso di quanto lui stesso dichiarasse, ma abbastanza di frequente da
diventare fastidiosa. Perché poi succedeva sempre mentre lui
stava facendo cose
imbarazzanti, come ascoltare il suono di un melone?
Probabilmente
perché lui
faceva cose imbarazzanti continuamente.
Mise
giù il melone
incriminato e sollevò lo sguardo verso la donna che lo aveva
apostrofato. Stava
in piedi davanti a lui, tenendo in mano un limone. Era alta, con lunghi
capelli
biondi e un volto singolare, tondo e dai tratti leggermente mascolini,
che però
la rendevano affascinante. Gli occhi le brillavano di uno scintillio
divertito,
piuttosto che inquietante, e questo lo fece rilassare un po’.
“Colpevole.
Mi chiami Rick”
le disse, porgendole la mano.
“Kara”
gli rispose. Posò il
limone e gli strinse la mano, con una presa forte. “Ho letto
tutto quello che
ha scritto.”
Odiava
quella frase, poiché
raramente corrispondeva a verità. Sembrava piuttosto
occupare il quarto posto
nella lista delle banalità da dire quando si incontra uno
scrittore. Ma il tono
sicuro con cui Kara l’aveva pronunciata gli fece pensare che
questa volta potesse
essere vero.
“Hmmm…
è sempre bello sentirselo
dire. C’è qualcosa che preferisce in
particolare?”
“Beh,
Una pioggia di proiettili
è sempre stato il mio preferito, però Heat rises occupa un posto speciale nel
mio cuore.”
Inconsapevolmente
l’uomo
raggirò il bancone della frutta per avvicinarsi a lei. Aveva
l’aria di una che
ti potesse mettere a tappeto con un solo pugno per poi strisciare sul
pavimento
e farti schizzare fuori il cervello.
Okay,
quella donna lo aveva
colpito.
“Un
posto speciale nel suo
cuore?” le chiese. Non stava flirtando, si disse, le stava
solo facendo una
domanda.
“Ho
incontrato mio marito
grazie a quel libro” gli rispose.
Ridacchiò.
“Sì, in effetti
il mio modo di scrivere mi ha portato all’altare
più di una volta, ma sentire
che ha aiutato anche qualcun altro è una
novità.”
“Beh,
non si prenda tutto il
merito” spiegò la donna. “Mio marito mi
ha visto mentre lo leggevo, lo ha usato
per attaccare discorso e poi è venuto fuori che non ne aveva
letto nemmeno una
dannatissima pagina.”
“Spero
che nel frattempo lei
lo abbia convinto a rimediare ai suoi peccati” le disse.
“I
suoi peccati… mi piace!”
esclamò, mentre lo sguardò le volò
verso un punto dietro di lui. “Forse mi può
aiutare
a riportarlo sulla retta via. Tom!”
Si
voltò nella direzione
verso cui stava guardando la donna, vide un uomo alto girarsi a sua
volta e
incamminarsi verso di loro.
No,
seriamente?
“Richard
Castle, le presento
mio marito Tom Demming” annunciò Kara, mentre Tom
li raggiunse e le mise un
braccio intorno alle spalle, con fare possessivo.
“Castle”
disse, sorpreso
tanto quanto lo scrittore.
“Demming.”
“Seriamente?”
chiese Kara.
“Voi due vi conoscete?”
“Abbiamo
lavorato insieme a
un caso, anni fa” spiegò brevemente Demming.
Kara
gli dette un pugno su
un braccio. “E tu non me lo hai mai detto?”
Castle
tentò di non ridere,
sebbene gli piacessero tutte le situazioni in cui Demming finiva col
prenderle.
“Quindi
voi due vi siete
incontrati a causa del mio libro” disse Castle. Non voleva
davvero continuare
la conversazione, ma non poteva nemmeno piantarli lì e
andarsene.
“La
mia famiglia ha una casa
a Asbury” spiegò Kara. “Ero
lì per il Memorial Day, qualche anno fa. La mia
amica era rimasta bloccata in città e così stavo
cenando per conto mio, solo io
e un buon libro” continuò, sorridendo a Castle.
“Anche Tom era lì da solo. Si
avvicinò a me, insinuò di avere informazioni
segrete su quel romanzo e così lo
invitai a sedersi con me. Il resto, come si dice, è
storia…”
“Eh
sì” commentò Castle con
un sorriso. Accanto a Kara, Tom era a un passo
dall’esplodere. “Così ha ammesso
che Schlemming era basato su di lui?”
“Oh.
Mio. Dio. Non mi ha
detto niente! Non ci posso credere…” disse la
donna. Poi si voltò verso il
marito e continuò: “ma tu non arrivi a quei
livelli di stupidaggine!”
“Grazie,
Castle” dichiarò
Demming.
“Oh,
non glielo avevi
detto?” gli chiese, sapendo che Demming non conosceva quel
piccolo dettaglio. Era
consapevole di aver giocato sporco, ma aveva trascorso settimane a
torturarsi
per la presenza di Tom e farlo sentire a disagio per qualche secondo
gli pareva
un modo equo di rendergli pan per focaccia.
“Dovrò
tornare a casa a
rileggere la parte di Schlemming dall’inizio!”
Okay,
diciamo pure più di
qualche secondo.
“Forse
adesso anche lui
leggerà i miei libri” le suggerì Rick.
“I
romanzi non mi sono mai
interessati” sibilò Demming, sforzandosi di
riprendere il coltello dalla parte
del manico.
“Penso
che sia solo
preoccupato che mi piacciano troppo le scene di sesso”
dichiarò Kara con tono
cospiratorio.
“Come
ho detto, è un
romanzo” ripeté Tom.
“In
parte ha ragione” disse
Castle, facendole l’occhiolino. “Mia moglie mi fa
sempre dichiarare che quella
parte me la sono inventata” si trattenne a stento dal fare il
segno delle
virgolette. Certo, nei primi tre libri era tutto frutto della sua
fantasia, ma
dopo… non che ci fosse bisogno di condividere con Demming
quella distinzione.
“Sua
moglie è l’ispirazione
per il personaggio di Nikki Heat? Penso di averlo letto da qualche
parte.
Conosci anche lei, Tom?”
Castle
spostò lo sguardo su
Demming. Serrava così forte la mascella che avrebbe potuto
masticare diamanti.
“Le
piacerebbe incontrarla?”
le chiese Castle. “E’ qui in giro da qualche
parte…”
“No”
rispose secco Demming.
“Ti abbiamo fatto perdere fin troppo tempo. E’
stato… bello… rivederti, Castle.
Su, tesoro, dobbiamo andare.”
La
delusione si dipinse sul
volto di Kara, ma voltando lo sguardo verso il marito si accorse
finalmente di
quanto fosse teso. “Hai ragione” gli rispose,
radunando la sua spesa.
“Comunque, è stato un piacere, signor
Castle.”
“Il
piacere è tutto mio, Kara
Demming. Tutto mio. Tom,” disse, stringendo calorosamente la
mano di Kara e
facendo un cenno a Demming con la testa.
Demming
e la moglie si
allontanarono rapidamente. Li vide abbandonare il loro carrello della
spesa e
affrettarsi verso l’uscita, mentre Kara continuava a
bisbigliare all’orecchio
del marito.
“Chi
era quella, Rick?” gli
chiese Kate, avvicinandosi a lui alle spalle.
“Solo
il karma” le rispose,
voltandosi verso sua moglie.
“Karma?
Rimorchiare una
spogliarellista in un negozio di alimentari?”
La
ignorò e si concentrò sul
contenuto del cestino che aveva al braccio. “E’
tutto qui quello che hai preso?
Devi mangiare per due adesso!”
“Quel
‘due’ attualmente è
grande come una gomma per cancellare, Rick. Se continui
così…”
Era
troppo felice per
discutere. “No, nessun bisticcio. Lo sai meglio di me cosa
fare, io non dico
niente.”
“Hai
finito qui? Non abbiamo
bisogno di comprare altro.”
“Oh,
è solo che, sai, stavo
guardando l’uva, le arance, i meloni…”
“Perché
tutti quei libri
sulla gravidanza che stai leggendo paragonano il bambino alla frutta?
E’
inquietante. Gli scrittori sono inquietanti”
dichiarò, voltandogli le spalle e
avviandosi verso la cassa.
L’uomo
annuì, anche se Kate
non poteva vederlo. Era inquietante nel senso che gli faceva venire
fame. Ma
poi un’idea si fece spazio nella sua mente, provenendo da un
posto che non
seppe identificare. “Hey, Kate, pensi che potrei mai
convincerti a indossare un
sari?”
Nota
della traduttrice
Ad
aprile 2016 [sic!] Raidue trasmetteva le repliche della seconda
stagione di
Castle, in particolare gli episodi in cui era presente Tom Demming. Io
li
adoro! Ho cercato su fanfiction.net qualche storia che lo avesse fra i
protagonisti e ho trovato questa. Sia l’autrice che io siamo
state un po’
latitanti sui rispettivi siti di ff ed ecco che arrivo solo adesso a
pubblicarne la traduzione. L’originale si trova qui:
https://www.fanfiction.net/s/8446099/1/Firefly-Totally-Kicks-BSG-s-Ass
Grazie
come sempre in primis al mio angelo custode e naturalmente grazie a chi
di voi
mi ha regalato il proprio tempo ed è arrivato fino qui.
Un
abbraccio,
Deb