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Autore: Zane    04/05/2017    3 recensioni
Un Jude troppo rumoroso di notte e suo figlio, fin troppo sospettoso.
Zude | Family Fluff | Adopted Children
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Daily Routine'
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Daddy



«Papino.»

Chase, cinque anni, capelli castani e pelle chiara. Stava mangiando una ciotola di cereali seduto nel suo nuovo seggiolone. Fissò suo padre, aspettando di attirare la sua attenzione. Zero leggeva il quotidiano e voltò la pagina nel rispondergli vagamente.

«Sì, tesoro?»

Chase mise giù il cucchiaio e si toccò l’orecchio sinistro forato con l’altra mano. Strinse il lobo morbido e infilò l’indice piccolo nel buco del suo orecchino circolare. Era un’abitudine delle sue, quando cercava di realizzare qualcosa che trovava difficile da spiegarsi. Zero lo osservò con la visione periferica e sorrise dolcemente.

«Tu sei il mio papà, no?»

Chase inclinò la testa e Zero sollevò lo sguardo verso di lui. Si guardarono, ma metà della faccia di Zero era nascosta dal giornale. Lui ovviamente non era il suo padre biologico e neppure Jude, ma non era questo il punto. Entrambi avevano concordato di discuterne a tempo debito, ma attualmente i loro bambini non erano ancora abbastanza grandi per gestire la situazione.

«Sicuro come l’inferno che lo sono.»

Zero disse, sorridendo a suo figlio. Piegò il giornale a metà e lo posò sul tavolo, poi aggiunse.

«Su, adesso mangia la colazione, zia Lionel sta arrivando.»

Zero si alzò dalla sedia sulla quale era seduto e si mosse attraverso la cucina, dopo aver accarezzato la testa del suo bambino. Era una mattina tranquilla e abbastanza calda. Era finalmente riuscito a tornare a casa e prendersi una pausa dopo un lungo periodo. Poter passare il resto del fine settimana con la sua famiglia lo rendeva felice.

Stava per preparare un Espresso, quando suo figlio disse di nuovo.

«Mh, sì, ma… Cioè… Se sei mio, perche papà ti ha chiamato papino la notte scorsa?»
La teiera piena di acqua calda gli scivolò dalle mani e cadde nel lavello della cucina. Zero fremette di paura e piacere, ricordandosi dello Jude eccitato della scorsa notte. «Zero, mi sei mancato così tanto. Ti prego...» aveva detto ansimando con una magnifica espressione stampata sul volto, passandosi un indice tra le labbra carnose e rosse mentre Zero si faceva spazio tra le sue cosce. Oh, Dio.

«Papino, perché?»

Zero sentì l’urgenza di chiamare suo marito nella stanza. Al primo «Jude, vieni qui un secondo.» Jude finì per non mostrarsi perché Zero aveva tenuto la voce troppo bassa per non sembrare strano. Ci riprovò di nuovo.

«Jude, amore, potresti venire in cucina giusto per un secondo?»

Jude apparve alla porta dopo un veloce «Arrivo.», stringendo tra le braccia una Nina a malapena di un anno. Si stava riposando contro il petto di Jude, sebbene fossero solo le nove di mattina.

«Scusateci, ma questa signorina aveva bisogno di attenzioni speciali.»

Zero sorrise ampiamente mentre il suo cervello si scioglieva nel guardarli. Il Paradiso Celeste non era tanto puro e luminoso quanto lo erano loro. Si avvicinò, baciando Jude sulla bocca e la guancia di Nina. La prese con accortezza tra le braccia, assicurandosela al petto.

«Qualcosa non va, cucciolo?»

Disse Jude sedendosi accanto a Chase, che stava definitivamente tenendo il broncio per qualche motivo. Chase scostò lo sguardo e Jude gli prese una mano, baciandone le nocche.

«Piccolo, davvero, cosa c’è che non va? Non ti senti bene?»

Zero stava cullando sua figlia nel mentre che li osservava. Voleva inventarsi una scusa e andarsene perché Jude alla fine avrebbe incolpato lui, ma era troppo curioso.

Chase finalmente guardò Jude e aprì la bocca.

«Ti ho sentito… Papino è mio, non tuo, papà. Perché l’hai fatto?»




Lionel guardò Chase e pensò fosse insolitamente silenzioso. L’aveva sentito sospirare un paio di volte da quando era entrato in macchina e sembrava alquanto triste. Jude non le aveva detto niente, quindi pensò fosse lei a starsi preoccupando troppo, ma quando arrivarono al parco Chase non saltò giù dall’auto come faceva sempre. Stava per rompere il silenzio, ma il bambino la anticipò.

«Papà mi ha mentito. Continuava ad urlare “papino” la scorsa notte, ma stamattina ha detto no.»

Lionel sbatté le palpebre e non disse niente per un paio di secondi. Oh. Dovette coprirsi il sorrisetto sulla faccia con una mano. Il suo rossetto era rosso quanto il suo smalto.

Ohmy, Jude.



 

   
 
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