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Autore: ToraStrife    05/05/2017    0 recensioni
[The Mask]
(TMNT - The Mask)
Se avete mai visto "Viaggio all'interno della testa di Mickey", saprete già quanto la sua fossero strambe le sue fantasie.
Cosa può succedere, quando viene ritrovato un oggetto dotato di immensi poteri, al punto di poter plasmare la realtà stessa su misura dell'arancione?
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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TMNT Mask
The Mask
Da zero a Mikey






L'immagine è editata, l'originale appartiene a Agi-Nekonin su Deviantart e può essere ammirata qua.


Avvertenze.
So che molti si aspetteranno
uno Stanley Ipkiss che va in giro per New York a dire "sfumeggiante".
Per quanto l'idea sia intrigante, ho preferito essere più fedele alla versione fumetto, dove la protagonista, più che Ipkiss, è la maschera stessa.
Ipkiss, in sé, più che il Jim Carrey che conosciamo, nei comics è un frustrato incacchiato col mondo, e con la maschera diventa molto più simile al gangster cattivo, che non all'eroe dei cartoni.
Basti sapere che, col potere di materializzare armi dal nulla, compie in pratica un massacro, sangue, violenza e morti sono all'ordine del giorno, e viene alla fine ucciso da una nuova proprietaria della maschera.
Paradossalmente, il personaggio "buono" che ricorre spesso nei fumetti è il Tenente Kellaway, sì, quello spiantato che nei cartoni e nel film finiva sempre ridicolizzato con le mutande in testa.
Il protagonista, invece, il padrone che trova la maschera, varia di volta in volta, e in genere è sempre gente comune che si ritrova con una "lampada del Genio" e a dover fare i conti con la responsabilità di usarla, o di farsi usare da essa.

Dati i poteri della maschera, in grado di rompere in continuazione anche il "quarto muro", la struttura del racconto, tra citazioni e parodie, potrà apparirvi un po' nonsense o demenziale.
Me ne scuso in anticipo.

Se non avete mai visto come agisce The Mask, provate a paragonarlo col personaggio di Wyrm, il genio nella lampada, quarta stagione, terzo episodio.

Cercherò, comunque, a fine storia, di mettere insieme tutti i riferimenti.



Un rumore di labbra che fanno beatbox, vale a dire, il verso onomatopeico della batteria, quindi il "Pitu-pitum-pà!" e "Ksh! Ksh!" che a provarci finisci per sputacchiare più di un cammello.
Ma Michelangelo non sembrava preoccuparsene, perché gli serviva come cappello introduttivo alla narrazione in prima persona.
Da dietro gli occhiali da sole, spaparanzato su un trono, ma non di spade, abbozzò le prime strofe.

 -Yo, questa è la maxistoria di come la mia vita è cambiata, capovolta, sottosopra
mai finita. Seduto su due piedi qui con te, ti parlerò di Mikey, il superfico con The Mask!

Esasperato, Raffaello si avvicinò al fratello e lo punì con un pugno in testa.

- Ouch! - Lamentò il giovane rapper stroncato sul nascere. - Ma perchè?

- Ti sembra il modo di iniziare una storia? - Raffaello lo guardò dritto negli occhi, l'espressione furente. -
Mettendosi a cantare sigle da telefilm*?. Scemo!

- "Scemo?" - Mugugnò Mick. - Mi hai chiamato "scemo"?

- Scemo! - Ripeté il rosso, sia di maschera che in volto. - Scemo, più scemo e mille volte scemo!  E ti prenderei ancora a pugni in testa!

Al fratello si accese una lampadina sulla testa... letteralmente.
La spense, perché quella gag, dopo essere stata ripetuta per decine di volte, aveva già  stancato tutta la famiglia Hamato.
Però l'idea rimase, e la mise in atto.
Con una giravolta, l'arancione cambiò d'abito.
Gli occhiali da sole, la t-shirt di quattro taglie più grande e i pantaloncini sparirono.
Rimase solo il cappello con visiera, che Mikey si girò in avanti, e si materializzarono una giacca di pelle e dei jeans.
L'effetto della magia questa volta si ripercosse anche sui fratelli.
Leonardo si ritrovò in bocca un sigaro acceso, che sputò via tossendo come un ossesso.
Donatello si ritrovò addosso una camicia elegante.
Ma il cambiamento più significativo lo ebbe Raffaello: il suo fisico, certo non gracile, si gonfiò fino a divenire un ammasso di muscoli, tali che temette che il carapace sarebbe esploso.
Anche lui ebbe il suo costume di scena, nella fattispecie uno smanicato di jeans e un chilo di chincaglieria tra ciondoli e orecchini, ma soprattutto, e questo provocò un attacco di ilarità negli altri due fratelli, una finta barba nera e una parrucca in stile mohawk adorvanano il viso infastidito di Raf.
Mickey, ammirandolo, ebbe gli occhi a cuoricino sospirando: - Stupendo!
- Uguale! - Commentò Leo, vedendo in quella scena un cliché piuttosto noto. - E' Mr.T!
Il fratello iracondo, dal canto suo, si avvicinò di nuovo a Mickey e lo punì con un manrovescio, seguito dal l'immancabile: - Scemo!
Il colpo sferrato impressionò, per violenza, Donatello, che commentò. - Che sberla! - Poi guardò il suo, di vestito. - Ah, no, Sberla sono io.

Da non si sa dove, si udì una marcetta militare e una voce narrativa in sottofondo.

- Quindici anni fa le tartarughe di un negozio specializzato operante a New York vennero contaminate ingiustamente da un agente mutante. Guidati da un topo anch'esso vittima, si rifugiarono nelle fogne, vivendo in clandestinità. Sono tuttora ricercati, ma se avete un problema che nessuno può risolvere – e se riuscite a trovarli – forse potrete ingaggiare il famoso Turtle-Team**.


- Finisci sta pagliacciata al più presto! - Tagliò corto Raffaello, togliendosi il forzato travestimento e gettandolo rabbiosamente a terra.

Michelangelo sospirò, sciogliendo l'incantesimo con uno schiocco di dita.
Donatello non poté fare a meno di sospirare. - Peccato, lo Shellraiser colorato di nero era formidabile.

Michelangelo guardò te, sì, proprio te che stai leggendo, e che ti starai chiedendo "Ma che cavolo sto leggendo?".
La tartaruga ponderò un attimo, e ti rispose:

- E' per colpa di questa maschera che sto indossando!
Si toccò la superficie del viso, già verde di suo, ma questa volta ricoperta da un materiale all'apparenza elastico, di un colore simile ma appena più chiaro.

- Stavo appunto cercando di spiegare come fosse nata questa situazione, e nel frattempo, dare una sigla iniziale a questa storia.

I fratelli scossero tutti la testa, sottolineando la loro disapprovazione.
Donatello urlò il suggerimento più razionale.

- Spiega e basta!

- Ok, da dove cominciamo? - Michelangelo ci pensò su, e poi tirò fuori di tasca un videoregistratore con tanto di televisore. - ... Ma è semplice: dall'inizio!

Un dito si posò sul pulsante di Fast Forward.
Tutte e quattro le tartarughe diventarono dei cartoni animati, equipaggiati con spade laser, nunchaku elettronici,  sai futuristici e bastoni magnetici.
- Scusate, ho sbagliato serie. - Commentò Mikey sghignazzando, sotto lo sguardo annoiato dei fratelli.
Il dito questa volta si posò su Fast Rewind, e dopo una velocissima sequenza di "llfzzwhirrfvvblcghrergyy", pardon, riavvolgimento dialoghi, si porté finalmente partire.


Era iniziato tutto quella sera, non una delle migliori, a dire la verità.
Il simpatico teenager arancione era appena tornato dalla consueta ronda insieme ai fratelli.
Tornare a casa non aveva più lo stesso sapore, non da quando il Maestro Sensei se ne era andato (se fosse morto, partito per un viaggio di addestramento o, semplicemente, non scritturato per il racconto lo lascio decidere a voi lettori).
Quando a casa viene a mancare un punto di riferimento, tutto l'equilibrio della famiglia è scombussolato.
Lo capirà chi, tra i lettori, dopo anni passati a rientrare oltre l'orario stabilito in punta di piedi e venire assaliti dai genitori preoccupati, si è ritrovato per la prima volta ad essere accolto dal silenzio di una casa vuota.
C'era una sensazione di vuota libertà il non avere più un genitore da cui fare le uscite di nascosto in caso di punizione, il non sentire più un bastone che batte sul terreno e fulminanti parole di rimprovero.
Ma mancavano anche i consigli, le carezze sulla testa, gli abbracci.
A tenere in vita una parvenza di routine era la guida di Leonardo, nuovo capofamiglia di ruolo, e le stesse regole che tanto sembravano strette se dettate dal sensei.
In quel momento, come dal momento dell'addio, Michelangelo sarebbe stato ben felice anche di ricevere una punizione, se solo l'avesse udita dalla voce inconfondibile del genitore.
Quella uscita poi, era stata davvero mortificante.
Mentre il resto del gruppo era impegnato in una scaramuccia contro i Krang, Mickey aveva avuto l'onore di affrontare un imprevisto esterno: il terzetto che un tempo era la nutrita banda dei Dragon Purpurei stava infastidendo una signora, in cerca di soldi.
Un "Buyakasha" qua, una sventolata di calci e 'chucks là, e i tre derelitti erano già nel mondo dei sogni, opera del "bacio della buonanotte" by Mick.
Si era anche azzardato a un inchino nei confronti della vittima, salvo accorgersi che costei lo stava ricambiando con lo stesso sentimento che aveva provato nei confronti degli asalitori.
Tentò di spiegarsi, ma lei disse qualcosa.
L'arancione ebbe l'impulsiva idea di sciogliersi la fascia e mostrare il suo candido viso fanciullesco, con tanto di lentiggini.
Come risultato, la donna urlò e svenne.
Dopo quell'episodio tornò a casa insieme agli altri, evitando deliberatamente di reindossare l'indumento.
Vedere il fratello a viso nudo, gli occhi di un blu spento come la notte, nonché un umore così repentinamente cambiato, aveva ovviamente destato preoccupazione negli altri, specialmente in Leo.
Michelangelo, dal canto suo, aveva eluso tutte le domande e si era rinchiuso in un mutismo monosillabico tale da farlo sembrare Raf.
Rinchiusa finalmente la porta della camera che lo separava dai problemi del mondo, Mickey si lasciò finalmente andare, sprofondando sul letto, a un grido di frustrazione.
Osservò la fascia arancione, ancora stretta in pugno.
E in testa, le parole della signora che lo martellavano come un martello pneumatico.

Solo chi ha qualcosa da nascondere porta una maschera.

In quel momento avrebbe davvero voluto poter fare quella domanda che non aveva mai avuto occasione di fare a Splinter.

Maestro, perché indossiamo maschere?

Perché siamo ninja.

Probabilmente il vecchio gli avrebbe risposto così. Dal canto suo, non si era mai posto questioni del genere. Aveva sembre considerato la fascia come una cosa figa e basta.
Come il mantello del supereroe Wingnut.
Un qualcosa per proteggere la propria identità.
Ma che senso aveva, visto che la sua identità doveva essere celata agli occhi degli altri, con o senza fascia?

Siamo ninja, e dobbiamo vivere senza farci vedere dagli altri.

Se il sensei fosse apparso in qualche allucinazione, come accadeva a Leo, probabilmente gli avrebbe detto così.
Ma se da un lato era una nozione ben definita e che aveva accettato da tempo, dall'altro questo lo faceva soffrire.
Lui, che aspettava con ansia ogni anno Halloween, solo per poter camminare in mezzo agli umani, tutti mascherati, senza timore di essere considerato un mostro, almeno, non uno orribile come Mutagen Man.
In quel momento avrebbe tanto voluto che il sensei fosse là, nell'abituale dojo, in attesa di ascoltarlo.
Avrebbe voluto parlare, di quel vuoto, di quei dubbi, di quella maschera che per la prima volta si era tolta, sì, anche la maschera del Re degli Scherzi di cui si era sempre vantato.
Uscì dalla stanza, abbandonando sul letto la fascia.
C'era un piccolo canale di scolo, poco lontano, dove Mickey ogni tanto amava andare, anche solo per sentire l'interminabile scroscio dell'acqua.
Lui lo chiamava "Il ruscello".
Era il simbolo dell'acqua che passa sotto i ponti, il tempo che passa, le piccole increspature che rappresentavano gli eventi della vita, i vortici erano gli imprevisti, e l'immagine riflessa serviva a rimembrargli, di continuo, di come fosse.
La visione che quella sera però lo ricambiava, con occhi scettici, non gli piaceva per niente.
Una tartaruga venuta su come un adolescente, ma senza vita che un adolescente normale come Casey ed April avevano. Un Pelleverde, se fosse stato una casata di Harry Potter.
Certo, sarebbe bastato correre di nuovo in camera, rimettersi la fascia e ritornare ad essere Mikey, il giustiziere della notte.
O direttamente quel finto costume da eroe, e tornare Turtle Titan.
Ma non ne comprendeva il senso. Erano tutti abiti, identità, maschere. Tutte cose che in quel momento non sentiva sue, non dopo che il suo ... nudo Io era stato accolto... da urlo.
All'ultima battuta rise amaramente. Se avesse avuto qualche sasso, lo avrebbe lanciato solo per il gusto di disturbare quella crudele e impietosamente fedele immagine del suo essere.
Lo fece, scocciato, con una mano, pacioccando nell'acqua schizzante come un bambino.
Il freddo dell'acqua gli avvolse la mano, trasformando in ulteriore fastidio la momentanea soddisfazione del "dispetto".
Fece per togliere l'arto, quando le sue dita toccarono qualcosa. Instintivamente si serrarono, impugnando ciò che, tirandola su, si rivelò...

- Una maschera?

Michelangelo sollevò un sopracciglio. Una struttura di rugoso legno, tenuta insieme da una piccola barra di metallo. I buchi al posto degli occhi donavano un aspetto inquietante.

- Anche il destino mi prende in giro.

Ebbe il primo impulso di ributtarla in acqua, poi cambiò idea: forse a Don poteva interessare. La guardò di nuovo. -  Quanto sei brutto! - Commentò, e gli venne un'idea: forse avrebbe potuto indossarla per fare uno scherzo ai fratelli, in veste di Creep.
Girò l'oggetto, per osservare il retro.
Una strana luce attirò l'attenzione del ragazzo, inquietandolo.
Cercando di studiare l'anomalia, Mickey provò una strana attrazione.
Prese la maschera con entrambe le mani, provando ad avvicinarla al viso.
Un qualcosa di magnetico scattò tra il viso e l'oggetto, e Mickey dovette faticare, per resistere.
Ebbe persino la tentazione che strani tentacoli fossero usciti dalla maschera per ghermirlo.
Scosse la testa, convincendosi che fosse solo suggestione: la visione che la maschera gli restituiva era sempre quella di un normale oggetto decrepito.
Ma mentre si soffermava sui dettagli, l'impulso si presentò nuovamente, cogliendolo di sorpresa.
Fu un attimo, che la maschera gli fu addosso, animandosi improvvisamente.
Colpo dal panico, come se avesse un Krang sul viso, Michy cercò di strapparsela, invano.
Nel dimenarsi, all'improvviso Mickey  roteò su sé stesso, trasformandosi in un tornado verde.
Alcune scariche elettriche illuminarono l'ambiente, e il ciclone si fermò.
Mickey era fermò, in posa da Tony Manero, identica a quella che aveva visto tempo fa nella locandina di Stayin Alive.

- Mi sento vivo! - Sentenziò.

In quel momento non riusciva ad analizzare lucidamente i suoi sentimenti. Conosceva solo una enorme euforia solleticargli tutto il corpo. Zero preoccupazioni, zero problemi.
Solo una curiosità lo rodeva, e la soddisfò tirando fuori uno specchio con manico.

- E questo da dove salta fuori? - Si chiese, facendo poi spallucce e rimirandosi nello specchio.

- Ma sono bellissimo! -  Sentenziò, - Neppure le lentiggini!

Si portò la mano sulla maschera che lo aveva avvolto, coprendolo fino alla nuca.

- E' una maschera, ma non è poi così diversa dalla mia testa nuda.

L'esame estetico venne interrotto dal brontolio dello stomaco.

- Accidenti, avrei proprio bisogno di una ... - E senza rendersene conto, aveva già tirato fuori, sempre da non si sa dove, una Quattro Stagioni fumante, con wurstel, capperi, acciughe e triplo strato di mozzarella.

- Che forza! - Commentò, spalancando la bocca a dimisura, e ingoiando l'intera pizza in un solo boccone.
Leccandosi le dita, Michey cominciò a comprendere.

- E' questa maschera. - Commentò. - Mettiamo che in questo momento io voglia essere Wingbat...

Fece un giro su sé stesso senza neppure rendersene conto, e non solo il corposo costume del Supereroe nominato, con tanto di ali metalliche, gli si era materializzato addosso, ma anche il fisico si era mutato in un possente ammasso di muscoli.
Ancora incredulo, WingMask, come si era appena soprannonimato, si domandò se avesse acquisito anche i relativi superpoteri, come...

- Volareeee! - Urlò, mentre partiva a razzo, sfondando il soffitto e diversi strati di cemento, aprendo un buco nell'asfalto e schizzando impazzito nel cielo.

- Basta! Basta Wingmask! - Urlò, soprendendosi di essere in mezzo al cielo, senza più costume né alì.

Un urlo terrorizzato lo accompagnò fino a terra, dove si spiaccicò come un insetto.
Sollevando la testa incredulo, si rese conto che: - Non sento dolore! - Commentò, alzandosi completamente illeso.
Una incontenibile sensazione di euforia assalì il mutante.

- New York, preparati! Mick Mask è in città! - E prima di correre verso una destinazione non ancora decisa, proclamò: - Qualcuno mi fermi! Se ci riesce!

Poco lontano, intanto, due familiari figure si stavano affrontando sul tetto di un palazzo.
Un ragazzone sdentato con una mazza da hockey e un taser da... polso, contrapposto all'attuale comandante della sezione Newyorkese del famigerato Clan del Piede.

- Sapevo che di una come te non ci si sarebbe mai potuti fidare. - Soffiò con tono d'accusa il vendicatore, da dietro la sua maschera con teschio pitturato. - Rimani pur sempre l'erede di Shredder.

- Non osare paragonarmi a quell'essere. - Sibilò, letteralmente, la donna ninja che aveva fuso il suo DNA con quello di un serpente.
Le pupille verticali tradivano quello che in altri termini, sarebbe stato un bellissimo sguardo.
Chissà cosa ci trovava Leo, in quella ragazza.
La mano a testa di serpente era già pronta ad addentare l'elsa della ninjato.
A fianco a lei, tre seguaci attendevano, pronti, a un cenno, a giustiziare l'insolente vigilante.
Era solo una precauzione pro-forma, dopotutto: essi sapevano bene che il loro capo era solito liquidare i duelli di persona.

Mickey, incuriosito, si nascose dietro un palazzo.
Non riusciva a capire bene la situazione, ma prevedibilmente dovevano, vista la quasi quotidianità della scena, essere venuti ai ferri corti per futili motivi.
D'altronde, lui a fare il gradasso, e lei a fare l'acidella non potevano che comportarsi come cane e gatto.
La scomparsa di Shredder, al pari di Splinter, dopotutto, avevano fatto cessare reali motivi di ostilità da parte del Clan.
L'abitudine a combattere, comunque, era dura a morire, in quello strambo oceano notturno fatto di terrazzi e lucernari.
In fondo se la sarebbero cavata con uno scambio di colpi, qualche bernoccolo e poi arrivederci.
Dal momento che non c'era quindi nulla di cui preoccuparsi, poteva benissimo fare spallucce e andare da qualche altra parte. Ma prima...
Mickey non seppe se quel suggerimento glielo diede la maschera, ma non resistette all'impulso di schioccare le dita e... ricreare la scena.
Letteralmente.
Una magia trasformò quell'oceano di tetti in un vero oceano, fatto di acqua.
I duellanti interruppero il loro battibecco per guardarsi attorno, stupiti, e ritrovarsi su un galeone, con tanto di bandiera nera con teschio e fibbie.
Tutti i presenti, ninja compresi, si ritrovarono vestiti da pirati, come in un vecchio film di Errol Flyn.
Due degli ex-ninja, increduli, stavano tenendo in mano dei boccali di grog, e un altro si ritrovò, contro la propria volontà, a intonare non meglio precisati canti marinari, accompagnati da vigorosi "Ahrrr!".

- Che mi possano passare a fil di spada se io abbia una dannata idea di quale stregoneria sia mai questa! - Commentò Karai, stupita quasi più del suo strano modo di parlare, che non della giacca, il cappello nero, gli stivali e la benda che stava indossando.

- Vedo che le maniere della donzella non si riducono a effemminate chiacchiere da santone orientale.

Gli occhi di Karai si iniettarono di sangue. Essere sfottuti da un rozzo come Casey era persino più irritante che ritrovarsi in quella assurda situazione.

- Modera il fraseggio, figlio di una cagna pendagliata sulla forca. O parola mia, sei... morto?!

La frase morì non appena Karai guardò cosa era diventato Casey.
Il teschio dipinto sulla maschera aveva smesso di essere una semplice immagine, ma si era animata, trasformando di fatto il ragazzo in uno zombie orribile come Shredder in quel frangente che tornò dall'aldilà.
Per non parlare dei tentacoli che avevano preso il posto delle mani, un logoro vestito da bucaniere che sembrava essere stato disotterrato insieme al suo cadavere, e una sciabola puntata contro di lei.

- Per le lische delle vertebre di Shredder, cosa diavolo sei diventato?

- Non ho la più assoluta idea, signorina Karai, tutto ciò che mi interessa ora è strapparti quel cuore maledetto dal petto!

Karai fu costretta a deviare il colpo con la sua, di sciabola, ovvero ciò in cui era mutata la ninjato.
Ne seguì un breve duello: con Casey in balìa di qualsiasi cosa lo avesse posseduto, la ninja cercò di concentrarsi.
Doveva essere per forza un'illusione, o una magia, in fondo la natura dell'artificio non importava: era più importante cogliere, nel quadro, l'elemento estraneo.
Lo trovò alla sua destra,  tirando uno shuriken in direzione dello stesso.
La stella a quattro punte si conficcò su una superficie dura, interrompendo di fatto tutto l'incantesimo.
L'oceano svanì, insieme ai vestiti e tutto: i cieli di New York erano di nuovo lì, familiari.
I ninja si guardarono increduli, chiedendosi di quale maledizione fossero stati vittime. I loro sguardi si posarono infine su Karai, in cerca di risposte.
Casey era quello più stupito, convinto di aver vissuto un sogno ad occhi aperti.
Fu Karai che individuò per primo il responsabile di quella messinscena.
Una tartaruga mascherata, sul bordo del terrazzo, seduta su un seggiolino pieghevole, che si nascondeva dietro un megafono, nel quale, conficcata, vi era ancora la stella.

Aveva una strana maschera verde in testa, ma sia Casey che la ninja lo riconobbero subito come:

- Michelangelo?!

- Che scherzi sono questi? - Sibilò la donna serpente, mentre Micky rideva nervosamente.

- Oh, beh, stavamo girando una bellissima scena de....

La tartaruga tirò fuori un poster gigante, dove vi erano raffigurati i due duellanti in abito da pirata, e sotto la scritta: "Pirati dei Karai - La Maledizione di Casey Jones" *?

- Ragazzo, tu non ci stai con la testa! - Commentò Casey, perplesso. - Voglio dire, di solito non lo sei, ma questa volta, alla grande!

Karai, in altre circostanze, avrebbe lasciato correre, per riguardo verso Leonardo, gli scherzi di quell'immaturo del fratello. Ma c'era qualcosa di strano, esagerato e anomalo nel comportamento di Michelangelo, quella sera.
E soprattutto, lo scherzo del pirata aveva già peggiorato il suo umore, provato già da Jones.
La ridicola locandina, poi, risuonò come un insulto bello e buono.

Karai sibilò, insieme alle due mani a testa di rettile, e le scagliò entrambe in direzione dell'insolente.
Non credette ai suoi occhi, quando, con una innaturale velocità, Michelangelo le fu addosso e agitò rapidamente le mani.
La vera sorpresa arrivò, però, quando Mickey tirò fuori uno specchio gigante per farle osservare il risultato del suo lavoro.
Le braccia a forma di serpente erano annodate a forma di fiocco, sulla testa della ragazza.
Mentre Casey, suo malgrado, non riuscì a contenere un improvviso scoppio di ilarità, Michelangelo esclamò, con una finta erre moscia.

- Ollallà, c'est magnific! - Disse, mentre immortalava il capolavoro con un telefonino. - Più che Karai, sei Kawaii! - Aggiunse, mentre, tra un flash e l'altro, si univa all'inquadratura con qualche selfie.

I seguaci non tollerarono un simile affronto, e balzarono, lame sguainate, contro il profanatore.
Finirono solamente per incrociare le lame, perché Mickey si era già defilato nella notte, ridendo sguaiatamente.

- In cosa diavolo si è impegolato, questa volta? - Commentò Casey, perplesso, ritrovato finalmente un momento di serietà... che finì non appena riguardò l'aspetto dell'irritata Kawa...ehm Karaii.


Mikey si sentiva alla grande. Era come se nella sua testa fosse esplosa una energia incredibile, tenuta a bada troppo a lungo dalle catene della disciplina e del pudore, immune agli sguardi giudicanti dei carcerieri, la cui approvazione erano sempre stati l'alenato pane, la sospirata acqua.
Si sentiva l'imperatore dell'Universo intero, lo stesso che un cervellone come Donnie avrebbe sprecato tutta la vita a studiare.
Perché studiare una cosa finalmente a portata di mano?
Un'ombra di avidità di dipinse sul volto del verde, corretto subito da un lampo di lucidità.
Mickey ringraziò silenziosamente la disciplina ereditata dallo scomparso sensei.
Tale potere, in effetti, nascondeva un qualche inghippo: un cavallo a briglia sciolta, una entità, più che uno strumento, un qualcosa, come il malvagio Wyrm, che ti comanda con l'illusione del contrario.

- Ma io sono più forte! - Bisbigliò Mickey, sicuro di sé. - Me la posso togliere quando voglio...!

Una mano fece per dimostrarlo, quando poco lontano il giovane scorse quei lestofanti di Rocksteady e Be Bop, che si muovevano di soppiatto in un vicolo.
Il rinoceronte bipede e il cinghiale psychedelic punk stavano trasportando due grossi sacchi di denaro, probabilmente frutto di estorsione.

- ... Ma prima...

La tartaruga con una piroetta si cambiò all'istante in un travestimento perfetto di Shredder, e atterrò davanti ai due.
E per poco ai mutanti non venne un colpo.

- Maestro Shredder? - Balbettò Be-Bop - E' di nuovo tornato dalla morte?

Rocksteady, con pari sorpresa, era rimasto senza parole. Sbuffò, ricordandosi del protocollo, e ricordandolo anche al compare, con una pacca sul braccio.
Immediatamente gli sgherri posarono il carico e si inchinarono, chinando il capo.

- Bene, bene, bene. - Commentò soddisfatto l'impostore. - Stiamo lavorando, vedo. - Aggiunse, prendendo da un sacco una mazzetta di dollaroni. - Bravi!

Rocksteady sbuffò.

- Maestro Shredder, è una gioia infinita per noi rivederla vivo e vegeto.

Be Bop, però non era dello stesso avviso. Mise le mani sulla cresta e sparò una lama elettrica a tradimento.
Prima che Rocksteady potesse fare alcunché, Shredder fu colpito dalla scarica, che lo illuminò come una lampadina, e rivelò ad entrambi la sua radiografia di tartaruga.

Annerito e fumante, i brandelli carbonizzati del travestimento si sfaldarono, ed i due poterono così constatare di persona il vero volto dell'impostore.

- Tartaruga-tovarish! - Tuonò il rinoceronte, con il suo originario accento sovietico. - Come tu osi prendere in giro noi. E usando, per giunta, l'immagine di maestro Shredder!

- Il tuo accento è quasi più noioso dei tuoi rimproveri, signor Falce&Martello. - Ribatté il mascherato, sprezzante.
E per rincarare la dose, ruotò su sé stesso, trasformandosi nel più famoso wrestler sovietico, Zangief.***
Lo apostrofò di nuovo, imitando l'accento dei russi.
- Compuagno Rocksteady, sei truoppo attaccato a sottane di Padre Shriedder e Madre Russia.

Il drappo davanti al toro, in questo caso al rinoceronte, era stato sventolato.
Il mutante tirò fuori un mitragliatore a rotellone, così pesante che persino un colosso come lui doveva tenerlo con entrambe le braccia.

- Raggiungerai presto tuo maestro Splinter, dovunque egli sia!

Un inferno di proiettili cominciò a piovere, martoriando tutto il vicolo.
Come Neo in Matrix (e anche con lo stesso abbigliamento), Michelangelo schivò abilmente tutti i colpi, con un'agilità da "molleggiato" che fece rimanere a bocca aperta persino Be Bop.
Quest'ultimo, frustrato, tirò fuori un machete e tentò di decapitare il ninja, ma questi evitò il colpo facendo rientrare la testa nel guscio.
La tirò appena fuori per fare una linguaccia, ma il cinghiale lo sorprese con un pugno, che lo spedì contro il muro.
La tartaruga, letteralmente, materializzò il suo stordimento sotto forma di stelle, che gli danzavano attorno alla testa, come in un cartone dei Looney Tunes.
Ne approffittò, afferrando direttamente le stelline (!) e lanciandole come shuriken all'indirizzo dei due.
I criminali si gettarono di lato per evitare i colpi, cosa che permise a Michelangelo di accorciare le distanze.

- Ragazzi, si è fatto tardi! - Esclamò, guardando una sveglia meccanica. - Ma prima di salutarvi c'è una cosa che ho sempre voluto fare.

Con una velocità inaudita, andò dietro la schiena di BeBop, gli mise le mani nei pantaloni, né tirò fuori un lembo delle mutande, e gliele mise in testa, coprendogli gli occhi.
Altrettanto rapidamente, fece lo stesso lavoro con Rocksteady.

- Bye, bye, fessi. - Salutò, caricandosi i due sacchi sulle spalle, e schizzando via alla velocità del suono.

Non si era mai divertito tanto: gli pareva di essere tornato negli anni ottanta, quando i due mutanti erano proprio fessi come lo sembravano in quel momento.
Si rese conto, comunque, che stava trasportando della refurtiva.

- E di questa che me ne faccio?

Ma la usiamo per divertici!. Gli suggerì una voce.

In realtà, quella voce, era stato proprio lui a proferirla.

- No! No! No! - Si corresse. - Andrebbe contro gli insegnamenti del sensei.

Ma cosa che te frega di quel vecchio bacucco. Poi adesso che se n'è andato!

Quell'autocommento lo irritò.

I sacchi finirono immediatamente davanti alla stazione di polizia.


Al rifugio, Mickey, nel buio della sua camera, stava osservando l'oggetto che si era tolto di getto, offeso e irritato.
Dopotutto, si poteva essere arrabbiati con una maschera?

- Splinter non è un vecchio bacucco. - Mugugnò. Una lacrima si formò negli occhioni azzurri e si staccò, andando a bagnare quella strana maschera. - E soprattutto, non se n'è andato. Mi rifiuto di crederlo!

Una idea lo balenò.

- Però... forse...

Si rimise senza indugio la maschera.
In quel momento si materializzarono gli indumenti di Luke Skywalker, il protagonista di Guerre Stellari.
In posizione di meditazione, si materializzarono, letteralmente, i fantasmi dei defunti cavalieri Jedi: Anakin Skywalker, Yoda e Obi Wan Kenobi.

- Dove noi stiamo? E tu sei chi per noi aver chiamato, giovane Jedi?

Mickey li guardò, e scosse la testa. - No, diavolo! Non era loro che volevo! Accidenti alla maratona di film che ho fatto l'altra sera!

Una quarta figura si materializzò, rivolgendosi educatamente alle altre tre.

- Scusate, onorevoli signori, credo che cerchi me.

I quattro maestri si inchinarono educatamente, e il trio sparì.
La visione delle familiari sembianze di roditore riempì il cuore di Michelangelo di felicità.

- Maestro Splinter! -

La tartaruga si alzò di scattò, allargando le braccia per stringersi al sensei... ma ci passò attraverso.

- Mi dispiace, figlio mio. - Rispose Splinter, desolato.

- Maestro...

Finalmente era venuto il momento di fare quelle tanto sospirate domande.

- Sensei, perché devo avere bisogno di una maschera, per poterla rivedere?

E non toccare, avrebbe voluto aggiungere.
Perché, nonostante gli immensi poteri, non poteva, quella maschera, regalargli ciò che voleva di più al mondo?

- Michelangelo, - Gli rispose il maestro, con tono dolce ma fermo. - In questo momento tu mi stai vedendo, ma non grazie ad una maschera, ma a ciò che c'è dietro quella maschera.

In quel momento Michelangelo si chiese se il Sensei poteva vederli davvero, gli occhi che in quel momento stavano lacrimando dietro la copertura verde.

- Sensei, perché è dovuto scomparire? - Gli chiese. - Ci manca davvero tanto!

- Michelangelo. - Il suono della voce dell'anziano in quel momento gli sembrava la melodia più dolce del mondo. - E' il mio destino. Ma abbi fiducia, io sarò sempre con te.

Quanto sei melenso, Lui tornerà!

Era stata di nuovo quella voce a parlare. E sempre per mezzo della sua stessa bocca.

- Impossibile! E anche se tornasse, sarebbe uno zombie come Shredder! No grazie!

- E' invece, possibile, figlio mio. - Corresse Splinter, serafico. - E' il ciclo della reincarnazione.

Diciamo il principio del reboot! - Aggiunse la voce, annoiata. - Sarebbe già la settima volta.

Michelangelo tirò fuori un martello e se lo diede in testa, giusto per far tacere quella maschera arrogante.
Non sentì alcun dolore, tra l'altro.

- Maestro, non ha risposto alla mia domanda. Perché indossiamo una maschera?

Ma le parole furono gettate al vento: la figura di Splinter era scomparsa. Insieme ai vestiti da Luke Skywalker.
Michelangelo lasciò andare una imprecazione, e calciò una delle pile di fumetti che aveva accumulato in quei mesi, ancora tutte da leggere.
I fogli, pinzati precariamente, si staccarono e svolazzarono in giro per il locale.
Stava per togliersi seccato quell'inutile orpello quando qualcosa attirò la sua attenzione:

Erano il vociare di Leonardo, Donatello ed April.
Dimenticò tutto il resto, e si concentrò sulla discussione. Non ne capì molto, ma era un battibecco che riguardava Casey.
Nella pratica, Donatello se la prendeva con Casey per il fatto di mettere sempre il gruppo nei guai per colpa della sua testa calda.
April ne aveva preso le difese, e Leo, nella sua fretta di fare da paciere, aveva finito per complicare le cose con parole equivoche.
Adesso Leo e Donatello erano naso a naso, con il tono di voce alzato, ed April a seguire con altrettanto fare polemico.
Nella sua fantasia galoppante, Mickey si chiese se Leonardo non avesse anche lui un interesse sentimentale nei confronti di April.
La cosa lo stuzzicò e lo fece ghignare.

- Sarebbe una bella cosa, anche perché... - Tirò fuori una forma di formaggio molle, olezzante e vermosa, e se la buttò alle spalle. - Il capritello dopo tre stagioni stava cominciando a puzzare.

In preda ad un'idea fulminante, entrò nel soggiorno con la furia di un tornado e cambiò, come in precedenza, tutta la scena.

L'oceano era tornato, questa volta allagando tutto il rifugio.
Vi era, galleggiante, la prua di una nave.
Leonardo, senza neppure capire come ci fosse finito, stava abbracciando April da dietro, la quale, con le braccia tese, guardava dei gabbiani (?) all'orizzonte.
Donatello, in acqua, tremante, congelato e aggrappato a una zattera, strabuzzò gli occhi, tra l'incredulo e l'isterico.
Livido di imbarazzo, Leonardo cercò invano di reprimere quelle parole che qualcosa lo stava spingendo a dire:

- Sono il Re del Mondo!


In sottofondo, la voce di Celine Dion cominciò a cantare.

Cominciarono a correre sullo schermo i titoli di coda:

Tartanic */
con
Leonardo DiApril

- Stupendo! - Commentò Mask-elangelo, sgranocchiando da un pacchetto di popcorn.

- Mickey?

La voce incerta di April portò l'attenzione di tutti verso il piccolo di casa Hamato.
Questo permise a Leonardo, tra l'altro, di staccarsi dall'abbraccio e di allontantanarsi, come se la ragazza fosse stata rovente.
Per intenderci, nel suo intimo in solitario e nelle sue pratiche ehr, meditative, Leonardo trovava
la ragazza in effetti "hot", ma lui aveva un codice d'onore che gli impediva di impegolarsi in pairing "occupati", aggiungendo pure che lui "amava" già una a sangue semifreddo. E come un gelato, era altrettanto deliziosa.
Cercò, con mille scuse, di giustificarsi agli occhi del fratello viola, ancora scioccato e rigido, nonostante il ghiaccio si fosse già sciolto.

- Ehilà, April! - Salutò Michelangelo, schizzando (troppi doppi sensi, oggi, eh) via, facendo un rapido giro del rifugio, al fine di dimostrare il potere acquisito.
Dopodiché, corse sulle pareti e fin sul soffitto, e da lì si calò a testa in giù appeso ad un grosso filo bianco, vestito da Spiderman. Sollevò il lembo inferiore della maschera, rivelando la bocca, che in maniera sensuale chiese:
- Ti piace la mia nuova maschera?.
E sporse le labbra, forse in attesa di un bacio.

Per Donatello quella seconda "quasi scena di bacio da film" nei confronti della sua amat...ehm, amica, fu come una bomba a mano.
Il fatto, poi, che i "provoloni" fossero i suoi fratelli, fu l'ultima goccia.
Balzò in piedi, fuori di sé, urlando come Bruce Lee in una ipotetica scena de "L'urlo di Don terrorizza anche l'occidente".
Estrasse il bo, trasformandolo in naginata, con l'intenzione di impalare qualcuno.

- Vendetta, tremenda vendetta! - Lo canzonò, inteso anche come cantare, Mask, vestito da tenore.
Poi cambiò d'abito, indossando un'armatura medievale e brandendo un'alabarda.
- Ti sfido a singolar tenzone, non puoi sottarti al duello, o il tuo nome non sarà Donatello.

I primi affondi di Don furono facilmente evitati dal fratellino, lui che era già agile, ma in quel momento, grazie alla maschera, a livello sovrumano.

- Doncillotto, - Lo apostrofava la maschera. - Sei troppo lento per la tenzone, sei consumato dalla tensione, o hai messo su pancione?

Era benzina sul fuoco del viola, che guidato dall'ira, annullò ogni pensiero e affondò di nuovo, questa volta, penetrando nel corpo di Mick.
Quando senti la lama che scavare nel guscio della vittima, penetrare la carne e conficcarsi nel petto, la ragione tornò prepotentemente in lui.
Lo sguardo, prima accecato dall'ira, si focalizzò sulla ferita mortale, e poi sugli occhi spalancati di Mickey.

- D-Donnie... tu!....

Al fratricidio assistevano, impotenti, April e Leo.
La prima, sussultante, con una mano davanti alla bocca.
Il secondo, con la mano tesa, e il mondo che gli stava cadendo addosso, di nuovo, dopo la scomparsa del Sensei.

Preso dal panico, Donatello tentò di estrarre la lama, e dovette puntellare il piede sul guscio del fratello, per riuscirci.
Caddero entrambi a terra.
Rialzatosi, Don  si avvicinò, in balia di sensi di colpa, nozioni di pronto soccorso pescate alla rinfusa, confusione, panico e avvilimento.

Michelangelo, però, quasi facendo venire un infarto agli altri, si tirò su come se niente fosse.

- Touché, mon ami! - Sorrise la maschera, indicando la ferita.

Il senso del logico di Don sbottò.

- Come puoi stare in piedi? Ti ho infilzato!

- Calma, fratello! - Esortò Mickey. - Finché indosso questa, niente mi può nuocere!

Tra lampi magici e violenti vortici il minore si tolse la maschera, mostrandola agli altri.
Si batté poi la ferita, completamente guarita.
Donatello riconobbe l'oggetto, e non credette ai suoi occhi.

- La Maschera di Loki!

Fece per afferrarla, affascinato, quando il fratello la ritrasse.

- Ah!-Ah! - il ragazzino scosse un dito in segno di diniego. - E' mia.

- E' pericolosa, Mick. Te ne sarai già accorto!

Leo si grattò la testa, confuso. - Spiegati, per favore, genio.

- Quello è un artefatto di migliaia di anni, che le leggende collegano al mito di Loki, il dio nordico. Ma era andata perduta, chi si va a immaginare di trovarla qui a New York!

- A New York trovi tutto, fratello. - Ribatté Mickey. - Basta guardare nell'immondizia.

- Lasciatemi indovinare. - Si intromise April. - Loki, uguale guai.

- Grossi guai. - Aggiunse Leonardo.****

- Si narra che doni a chi la indossi grandi poteri, - Spiegò il nerd. - Ma alla fine si finisce per essere controllati dalla maschera stessa.

- Tutte balle. - Ribatté Mickey, seccato. - Semplicemente Grandi poteri, Grandi reponsabilità.

 - Parli te, di responsabilità.

Era sopraggiunto Raffaello, con un piccolo bilanciere in mano.

- Mi sembrava strano in effetti trovare un merluzzo e due sogliole nel bel mezzo della palestra.

Il rosso tese la mano in direzione di Mick.

- Adesso fai il bravo bambino e consegnala.

- No! - Rispose il fratellino, con una sinistra luce negli occhi. Prese l'artefatto con entrambe le mani, e se la buttò sulla faccia.

- Fermiamolo! - Urlò Leo.

Tutti e quattro, però, non poterono nulla, perché il tornado verdastro nel quale Michelangelo si era appena trasformato  li scaraventò agli angoli del rifugio.

- E' il mio tesssoooro! - Sibilò Mask, con le fattezze di Gollum, ma con la lingua sibilante di Karai.

All'accostamento, Leo rabbrividì.

April cercò di bloccarlo con la telecinesi, cosa che gli riuscì solo per due secondi, prima che la Maschera mutasse nell'attuale presidente degli Stati Uniti e schioccasse le dita. - Il tuo posto è in cucina!

April sparì in una nube di fumo, tra gli sguardi attoniti di tutti.

- Che diavolo le hai fatto? - Ruggì Donnie, pronto ad avventarglisi addosso.

La voce della rossa, tuttavia, lo fermò... e proveniva appunto dall'angolo cottura. - Sto bene!

- April! - Donatello corse per controllare le condizioni dell'amica.

- Resta dove sei! - Urlò perentoriamente la ragazza. - Nessuno venga qui. Lo proibisco nel modo più assoluto.

Nella voce della ragazza si coglieva una punta di imbarazzo.
Ella stessa, dopotutto, non trovava il coraggio di confessare in che condizioni si era rimaterializzata: diciamo che il suo unico vestito era un grembiule.
La fantasia di Mickey... o della Maschera, o di Donald... erano davvero così scioviniste e pervertite? Uomini, tutti uguali!



Raphael ne aveva avuto abbastanza di tutto quello. Si avvicinò, scrocchiando collo e dita.

- Adesso basta, piccolo scemo!


La Maschera finse di tremare così tanto che il parrucchino gli cadde a terra.


- Oh, abbiamo visto Ken il Guerriero******

Sul guscio di Mask si materializzarono sette cicatrici, si gonfiarono i muscoli,ed assunse un'espressione cazzuta.
Poi tese i pugni, pronto al combattimento.
Fu il segnale del gong per Raf, che attaccò.
Nè seguì un epico scambio di colpi che Muhammad Alì levati.
Raffaello era potente, ma la velocità di Mask fu troppo anche per lui.
Alla fine, la moltitudine di pugni di Maskenshiro finì per investire come una valanga il rosso, che subì inerme decine di colpi.
- Uattatatatatataà - Urlò come una furia la Maschera.
In procinto di dare colpo di grazia, quest'ultima, con espressione impassibile, pronunciò il nome della sua tecnica:

- Sacra Arte di Hokuto: Solletico sotto le ascelle.

Un buffo ghigno si dipinse sul volto di Mickey, che cominciò la crudele tortura, tra le lacrime e le implorazioni di Raf.

- Ahahahahahaha!, No, smettila, ahahahahaha!

.............


Il videoregistratore si fermò.

- E siamo giunti così al presente, all'inizio della storia. - Michelangelo allargò le braccia. - Che vogliamo fare?

- Scrivere la parola "fine", ovviamente.

Era stato Leonardo a parlare.

- Spegnere le luci? La festa non finisce certo qui! - Dichiarò l'altro, sbeffeggiandolo con un soffietto a trombetta e alcuni coriandoli.

- Leo, per fermarlo, bisogna smascherarlo! - Affermò Donnie, aggiungendo poi. - Bisogna levargli la maschera!

- A questo ci penserò io. - Affermò il blu.

Con una mano slacciò la gibberna che  legava le ninjato alla sua schiena.
Le fodere con le spade scivolarono dal carapace, fino a cadere a terra con un clangore secco.

- Sei pazzo? - Soffiò Raffaello, - Credi di fermarlo a mani nude?!

- E' esatto. - Rispose il blu, nella massima tranquillità. - E' compito mio. Sono il responsabile della famiglia Hamato, rappresento le volontà del Sensei.

- Un altro combattimento a mani nude? - La Maschera prese le fattezze di Bruce Lee. - Non puoi vincere con me.

Leonardo accolse la spacconata con un sorriso.

- Con te, o con la maschera?

Bruce Mask emise una serie di urletti stile "Uatà" e "Uatù", agitando una serie di kata a casaccio.
Leonardo inspirò profondamente, poi iniziò anche lui dei gesti con le braccia.

- Sai, Mickey, non importa quanto tu possa coprirti con aspetti vari, superpoteri o forza fisica. Quella è solo la maschera. E io riesco benissimo a vedere chi c'è dietro.

- Ma davvero? - Commentò l'altro, con tono strafottente. - Vediamo se riesci a vedere anche questo!

Partì di scatto, a tale velocità che nessuno lo vide, pronto a dare un veloce pugno a quel fratello maggiore che aveva sempre voluto fare la balia, che noioso.
Leonardo, semplicemente, chiuse gli occhi, e torse il busto... lasciando scivolare sulla pelle, sia le parole di sfida della Maschera, sia il suo pugno.
E la scena, sotto gli occhi increduli di tutti, si ripeté per una decina di volte.
Non importa quanto veloce Bruce Mask colpisse, i suoi colpi andavano sempre a vuoto, e sempre per un soffio.
Tentò anche un calcio, parato senza sforzo dal braccio sinistro di Leo.

- Cosa diavolo...?

Michelangelo credette di avere le allucinazioni.
Di fianco al fratello, in posa da combattimento, poteva scorgere, in trasparenza, la figura del sensei, in posa uguale.
Provò a materializzare i nunchaku,  roteandoli a una velocità quattro volte il normale.
Ma Leo, e lo spirito di Splinter insieme a lui, evitavano ogni colpo con la massima naturalezza possibile, frustrandolo infine con un contrattacco al petto che fece arretrare la maschera di un paio di metri.

- Credi di essere un duro, gradasso? - Soffiò Michelangelo, con una voce innaturale. - Beh, vediamo quanto!

Cominciò a urlare, materializzando dei capelli biondi.
Il suo corpo cominciò ad emettere un'aura potente, tale che tutto tremava.

- Mask SuperSayan. - Disse infine, sorridendo. - Puoi davvero fermarmi?

- E' la maschera che parla, non Michelangelo. - Ribatté Leo. - Ma Mickey, io riesco a vederti. Vedo tutti i tuoi movimenti, e vedo il tuo cuore, che non ha bisogno di questi trucchi da baraccone.

- Te li faccio vedere io i trucchi! - Ruggì la Maschera, con una voce cavernosa.
Sparì letteralmente dal campo visivo di tutti.
Riapparve alle spalle del fratello, ma lui non ebbe neppure il bisogno di voltarsi.
Il leader parò il colpo con un braccio, poi afferrò l'insolente fratello e lo sbatté a terra.

A Michelangelo sembrò di essere stato afferrato da due mani: una del fratello, e l'altra del sensei.
Quando si rialzò, continuava a vedere...doppio.
Com'era possibile? Era forse uno scherzo della maschera?
Fu allora che riaffiorarono le parole del maestro.

In questo momento tu mi stai vedendo, ma non grazie ad una maschera, ma a ciò che c'è dietro quella maschera.

E poi, il fratello.


Quella è solo la maschera. E io riesco benissimo a vedere chi c'è dietro.

- Non farti distrarre, amico! - Si disse. O meglio, la Maschera lo diceva al mutante. - Noi non abbiamo bisogno di maestri. Noi siamo i maestri!

No, - Si corresse Mickey. - Io ho bisogno del Sensei. E di Leo, e di April...

Un colpo di tosse indicò che era ancora "imprigionata in cucina".

- Ops. - Schioccò le dita, rimaterializzandole i consueti abiti. Poi, rivolto alla maschera. - Non ho bisogno di te.

Cercò di toglierla, lottando con sé stesso. Fu in quel momento che Leo si mosse, con precisi kata, e recitando un preciso mantra. - Ke. Tsui. Ma. Su. Ku. No. Jutsu!

Due dita unite colpirono la fronte della maschera. La maschera divenne immediatamente un oggetto inerme, cadendo dalla fronte di Mickey, ancora frastornato.
Arrivò immediatamente tutta la fatica accumulata fino a quel momento, le emozioni contrastanti, lo stress. Si afflosciò come un sacco di patate, recuperato al volo dalle braccia di Leo.
Solo Leo: il sensei era scomparso.
Chiedendosi se fosse stato solo frutto della fantasia, Michelangelo guardò tutti, con sguardo mortificato.

- Temo di averla fatta più grossa del normale.

Qualcuno coprì i suoi occhi con un indumento, e poi sentì che un nodo veniva stretto attorno alla nuca.
Era Raffaello, battendogli sulla fascia arancione che gli aveva appena messo.

- Questa è la tua maschera. Niente altro.

- E dire che volevo togliermi una maschera, e alla fine ne avevo solo messo un'altra. Però che poteri, eh?

- Bah, effetti scenici esagerati a parte, tu queste cose le fai già abitualmente. - Puntualizzò Donnie. - A tutti gli effetti, non hai bisogno di quella cosa.

- Hai ragione! - Michelangelo raccolse la maschera, guardandola con disprezzo. - Meglio buttarla via!


Decise di farlo al "ruscello", accompagnato dai fratelli e da April.

- E' qui che l'ho trovata. Ed è qui che ti abbandono.

Allungò il braccio, e lanciò via la maschera. Il rumore dello "splash", informò l'avvenuto abbandono dell'orpello.
A Don dispiacque un po', all'idea di abbandonare  un  raro  cimelio storico era un vero delitto, ma Leonardo lo convinse che era meglio così.

- Ed ora... avrei giusto fame! - Commentò Michelangelo.

Gli altri risero. Il suo appetito era una cosa che non cambiava, con o senza maschera.


EPILOGO.

Le complicate fogne di New York, dove oggetti viaggiano lungo i canali di scolo.
Un labirinto dove ci si può perdere, e arrivare chissà dove.
La maschera viaggiò per giorni e giorni, cullata dall'acqua fognaria.
Alla fine, la corrente aumentò di intensità: vi era un buco nella tubatura, e da lì uscì l'oggetto.

Fece un volo di decine di metri fino ad arrivare in un luogo inaspettato: una enorme cisterna, colma di un liquido azzurro e a tratti fluorescente.
Uno dei due Krang di guardia sentì solamente un lieve "pluf".

- Hai sentito qualcosa? - Chiese all'altro, nella sua lingua.

- Nulla. - Rispose l'altro.

La breve discussione finì lì, e ripresero la loro monotona routine.
L'intera cisterna si illuminò per un attimo, destando l'attenzione delle due guardie.
Controllarono attraverso la superficie del vetro: nulla.
Diedero di nuovo le spalle alla cisterna.
La luminescenza si ripeté. Questa volta la cosa era troppo sospetta, per non destare preoccupazione nei Krang.
Si voltarono, fucili alla mano.
Ma una figura fu più veloce di loro, e con una gigantesca mazza chiodata distrusse gli automi.
I cervelli tentacolati sgusciarono via, seccati, mentre una figura umanoide con la testa verde, un sorriso sadico e un orrible gusto nel vestire si compiacque del suo nuovo corpo.

- Spassoso! - Convenne. - Adesso non ho neppure più bisogno di un essere umano.

Il ghigno aumentò di dimensione, gli occhi si inarcarono e l'eccitazione lo fece tremare.

- New York, sto arrivando!



 


FINE

* In questo caso Willy il Principe di Bel Air. Un telefilm molto in voga negli anni novanta e che ha lanciato Will Smith. Soprattutto, la sigla aveva un testo rap cantato in italiano che ottenne molto successo.

** Parodia dell'A-Team, telefilm degli anni ottanta, di cui fecero anche un film remake nel 2010.


*? Se non conoscete "Pirati dei Caraibi, e Davy Jones, l'olandese fantasma...


*** In realtà, personaggio di Street Fighter. L'ho messo come perfetta antitesi a Ivan Steranko, il "Rocksteady" pre-umano della serie 2012. Lo potete guardare anche nella seduta psichiatrica di Ralph Spaccatutto. Trattato spesso come un cattivo, in realtà è un beniamino dei bambini, forse perché somiglia vagamente a Rubeus Hagrid  :3

*/ Se non conoscete "Titanic" e Leonardo di Caprio
...





****  L'ho lasciato vago, ma non sono solo gli Avengers (e The Mask, of course) ad avere avuto a che fare con il Dio doppiogiochista.
Lo hanno fatto anche le Turtles, nei fumetti, in "La sala delle leggende perdute", dove sventano il suo piano di ghiacciare Odino.
Non è importante, comunque, anche ai fini della continuity 2012: tutti sanno comunque, che Loki è malvagio.

****** Ken il Guerriero, detto anche Kenshiro, è un personaggio simbolo degli anni 80-90.
 E' l'archetipo dell'eroe impassibile, muscoloso, che tira pugni alla velocità della luce e in genere, con le tecniche basate su punti di pressione sul corpo umano, ti faceva esplodere il corpo dopo dieci secondi.
Modellato su Sylvester Stallone.

  
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