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Autore: one_bad_day    06/05/2017    0 recensioni
[SPOILER 2x11]
Dal testo:
Aveva ceduto a quello che Gotham voleva che diventasse: un criminale, un assassino, un mostro. Ecco la parola che si sentiva spesso a Gotham, "mostro". Per lui Oswald non era questo. Beh, un po' lo era diventato, ma forse ne aveva tutte le ragioni; e non bisogna dimenticare che tutti i mostri sono creati da altri mostri.
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Jim Gordon, Oswald Cobblepot
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VENDETTA

 



***
[Ehilà, eccomi tornata con la mia seconda ff su efp ^*^ ovviamente sempre su gotham, amo questa serie! Questa volta mi sono voluta concentrare sui pensieri di Jim. Spero che vi piaccia, detto questo non aggiungo altro e vi lascio, buona lettura ;) ah, e fatemi sapere cosa ne pensate con una recensione, mi farebbe davvero piacere avere un vostro parere e se volete datemi dei consigli, bye!]
***



Era stata una giornata lunga e tutto tranne che tranquilla. Era già sera tardi, il cielo si era oscurato per lasciar agire liberamente nell'oscurità le ultime anime rimaste ancora in giro per le strade senza farsi notare.

Jim era di fronte ad Oswald e stava assistendo impassibile a quella scena violenta senza fiatare. Oswald era così pieno di rabbia mentre bastonava Galavan, lo colpiva da tutte le parti: sulle gambe, sul petto, sulle braccia, sulla testa e in particolare in faccia, per rovinare la sua sagoma ormai grondante di sangue. Il bastone usato da Oswald era una semplice mazza di legno, ma la esercitava con una forza così aggressiva e disumana quasi da farla sembrare una mazza di ferro nel modo in cui faceva soffrire Galavan, che ogni tanto sputava un po' di sangue. Jim a volte distoglieva lo sguardo, era troppa violenza, perfino per lui. Ma guardare quell'uomo mezzo morto a terra grondante da tutte le parti di sangue non gli faceva nessuno effetto, era Oswald quello presente nei suoi pensieri. Mentre bastonava Galavan, a volte emettendo urla di piacere, Jim lo stava fissando. Pensava a cosa la vita gli avesse fatto passare e in cosa lo avesse trasformato. Non era molto sorpreso di vedere quanto violento fosse, infine tutti i criminali di Gotham lo erano, ma a quanto odio avesse nei suoi occhi. Quegli occhi che in circostanze diverse li avrebbe scambiati per degli occhi di un buono, gentile e semplice ragazzo a cui la vita non aveva dato molte soddisfazioni e gioie. Jim pensava a quanto Oswald fosse effettivamente devastato e frustrato, così giovane, così solo, così pieno di odio. Un pò lo poteva comprendere. Tutto il mondo gli era crollato addosso, aveva perso la persona più importante della sua vita, l'unica che lo amasse, e non facendocela più era esploso. Nei suoi occhi si vedeva l'ira e la sete di vendetta che stava compiendo in quel preciso istante. Anche Jim aveva passato tante sofferenze, ma lui malgrado tutto era riuscito a superarle, mentre quel giovane ragazzo aveva ceduto. Aveva ceduto a quello che Gotham voleva che diventasse: un criminale, un assassino, un mostro. Ecco la parola che si sentiva spesso a Gotham, "mostro". Per lui Oswald non era questo. Beh, un pò lo era diventato, ma forse ne aveva tutte le ragioni; e non bisogna dimenticare che tutti i mostri sono creati da altri mostri.

Jim notò che gli occhi di Oswald erano un pò lucidi. Forse era per la gioia della sua vendetta, o forse perché anche lui si era reso conto di chi era diventato e un pò lo spaventava, ma ormai era così e non poteva cambiare. Jim pensò che anche lui poteva rischiare di diventare come Oswald. Di far uscire fuori il suo lato oscuro e non riuscire più a farlo rientrare. Di permettere che prendesse il sopravvento sul suo lato buono e trasformarlo nella rabbia profonda e nella pazzia; questo era successo al suo amico pennuto. Ebbene sì, erano amici. Non di quegli amici che escono assieme e si bevono un drink con una bella figa accanto ma un altro tipo di amici. Jim considerava davvero Oswald suo amico. Improbabile eh? Un poliziotto e un criminale amici? Beh, non poi così tanto. A Gotham non c'era poliziotto, giudice, avvocato o qualsiasi altro uomo che dovrebbe rispettare la legge che non aveva almeno un amico o dei contatti con qualche criminale, per avere informazioni o per qualche giro sporco di cui faceva parte, robe così. L'amicizia di Jim e Oswald era basata su favori reciproci. Tu fai una favore a me e io ne faccio uno a te, nel novantanove percento dei casi salvandosi il culo a vicenda, ovviamente. E Oswald faceva quasi compassione a Jim. Vedere quel ragazzo con una vita ancora tutta davanti trasformatosi in una persona così rabbiosa era sconvolgente. Chiunque nasceva a Gotham non aveva una grande possibilità di avere una vita buona. O meglio ce l'aveva, ma toccava solo a lui scegliere, e ovviamente quasi tutti scelgono il lato oscuro, la parte del cattivo, perché gli sembra più intrigante e appassionante.

Un colpo improvviso e più forte degli altri aveva distolto Jim dai suoi pensieri. Galavan aveva provato con le sue ultime forze ad alzarsi, si era messo a quattro zampe, ma Oswald gli aveva dato un colpo forte sulla schiena facendolo sbattere di nuovo a terra.
Oswald lo guarda con rabbia ma anche con un tocco di fierezza per esser riuscito ad attuare il suo piano. Poi alza lo sguardo, con un tiro di naso fa rientrare dentro quel pò di muco che gli stava colando, poi guarda Jim e gli chiede:
-Tutto apposto Jim?-
-Tutto bene- risponde guardando Galavan.
-Ti prego Jim, uccidimi- gli implora Galavan in fin di vita.
A Jim non fa compassione ma decide di esaudire il suo desiderio, aveva visto abbastanza e aveva altro da fare. Così prende la sua pistola, preme il grilletto e lo uccide, con un colpo secco e deciso. Oswald lo guarda soddisfatto, e poi completa l'opera infilandogli il suo ombrello in gola.
-Me ne comprerò un altro, questo non mi piaceva più- dice sorridendo, poi si avvia verso la macchina con la sua solita camminata buffa e Jim lo segue.
Era stata una giornata pesante, ma era finita nel modo che Oswald desidereva, e forse anche un pò Jim. La luna piena li stava osservando mentre se ne andavano furtivamente lasciando il corpo di Galavan scoperto, senza nasconderlo, in modo che tutti potessero vedere che quell'uomo era stato sconfitto.
Vendetta era stata fatta.
   
 
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