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Autore: reila_guren    06/05/2017    5 recensioni
Ho immaginato questa storia come una sorta di continuo della mia precedente fanfic Farfalle, ma può essere letta anche senza aver letto quella.
Dal testo: "Alec lo guardò ancora più confuso di prima, poi con voce leggermente offesa domandò: -Mi stai prendendo in giro?-
-No!- Si affrettò a tranquillizzarlo lui e cercò di darsi un contegno. -Non ti sto prendendo in giro e non sto ridendo di te. Ho fatto un sogno.-
-Un sogno?-
-Sì, un sogno su una cosa che è successa anni fa. Tu avrai avuto un anno, più o meno.-
-Oh- disse Alec incuriosito. -E cos'hai sognato?-
Magnus scoppiò di nuovo a ridere.
-Non sono sicuro che sia saggio dirtelo.- Rispose mentre sentiva le lacrime spuntargli agli angoli degli occhi."
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La donna con i capelli neri fissava Magnus con ostentata superiorità. Il suo viso freddo e austero tradiva la sua giovane età, troppo giovane per portare incisa nei lineamenti quell'espressione di fierezza di chi era convinto di appartenere ad una razza superiore, nata per uno scopo che la metteva al di sopra dello stregone o di chiunque altro. Lui ricambiò il suo sguardo con la stessa fierezza e gli occhi della donna si assottigliarono con odio, carichi di minaccia, mentre stringeva con più forza il coltello nella mano. Magnus si guardò attorno cercando di mantenere una parvenza di calma nonostante le mani avessero iniziato a sudargli, e vide lo stesso sguardo in ognuno degli altri Shadowhunters presenti nella stanza, come se fossero fatti con lo stampino e non avessero mai incontrato un Nascosto che aveva avuto l'ardire di ricambiare il loro sguardo di sfida come se fosse un loro pari. Lo stregone sapeva che erano in troppi perché potesse fronteggiarli da solo e i lupi mannari rannicchiati dietro al suo fuoco protettivo sembravano non avere alcuna intenzione di aiutarlo, o forse erano troppo spaventati per attaccare, quindi l'unica cosa che poteva fare era temporeggiare e pregare che arrivasse qualcuno.
-Quindi è così che sono diventati i giovani Shadowhunters al giorno d'oggi, eh?- disse Magnus, spostando lo sguardo da un Nephilim all'altro, cercando di apparire padrone della situazione. -Vediamo, come fa quella bella storiella della buonanotte che racconta di come siate tutti super-mega-extra speciali? Ah, sì! Nel corso dei secoli, la missione degli Shadowhunters è sempre stata quella di proteggere l'umanità, combattere contro le forze del male fino a sconfiggerle e garantire al mondo la pace. Invece voi non mi sembrate tanto interessati alla concordia o a proteggere il prossimo... Per cos'è che vi battete nello specifico?-
Alcuni Shadowhunters si scambiarono sguardi confusi, come se senza il loro leader a illuminarli non fossero più tanto sicuri di quale fosse la loro missione, ma la donna, Maryse, e l'uomo dietro di lei lo guardarono sprezzanti, come se fosse uno sgradevole scarafaggio del quale non riuscivano a liberarsi.
-Io mi batto per un mondo migliore, per me e per mio figlio.- Disse la donna e c'era una tale sicurezza nella sua voce che Magnus capì che era fermamente convinta di ciò che diceva, non era una di quegli Shadowhunters accecati dal fascino di Valentine, lei condivideva davvero le sue idee.
-E io non ho alcun interesse per il mondo che vuoi tu- ribatté Magnus. -O che vuole il tuo moccioso sicuramente ripugnante, se me lo consenti.- L'uomo dietro a Maryse estrasse un pugnale dalla manica e si preparò a lanciarsi contro di lui, perciò lo stregone spense tutte le luci della sala schioccando le dita. Le luci di New York, però, entravano dalle ampie finestre conferendo abbastanza luce da permettere a Magnus di vedere seppur con difficoltà, ma non abbastanza da garantire la visibilità agli Shadowhunters. L'uomo però sembrò non dare importanza al fatto che non poteva vedere e lanciò il pugnale. In quel momento un gruppo di persone vestite di nero fece irruzione, confondendosi nel buio e mandando in frantumi i vetri delle finestre e una giovane ragazza atterrò rotolando davanti a Magnus, ricevendo nella spalla il pugnale diretto a lui.


Magnus spalancò di colpo gli occhi. La stanza in cui si trovava non era buia come quella del sogno, ma illuminata dai raggi solari che entravano dalla finestra aperta. La brezza gentile gonfiava le tende, trasportando all'interno i rumori della città e il profumo fresco dell'aria e sollevando minuscole particelle di polvere che aleggiavano sospese nella stanza.
Erano passati quasi vent'anni dagli avvenimenti che aveva appena sognato e al quale non aveva più pensato. Si concentrò cercando di ricordare. Era la fine degli anni ottanta e sia il mondo delle ombre che quello dei mondani era minacciato da due assassini che mietevano vittime inesorabilmente: l'HIV uccideva i mondani e Valentine uccideva i Nascosti e chi cercava di ostacolarlo. Magnus ricordava bene la preoccupazione e la paura che si respiravano per le strade di New York in quel periodo. I mondani avevano il terrore di avvicinarsi a chiunque pensavano avesse l'HIV e i Nascosti vivevano con l'angoscia di essere sgozzati in un vicolo buio dal gruppo di Valentine. L'episodio che aveva sognato riguardava il suo primo incontro con il Circolo, quando Valentine l'aveva quasi ucciso trafiggendogli la schiena con la sua spada serafica. Se allungava il braccio dietro alla schiena riusciva a sentire la cicatrice sottile che gli aveva lasciato per ricordo e se si concentrava sentiva ancora i gemiti di dolore che la bambina lupo mannaro aveva cercato di trattenere mentre le sue palpebre bruciavano sotto le monete d'argento, rendendola cieca. Magnus sospirò e si stiracchiò cercando di non disturbare Alec che dormiva accanto a lui. Era la prima volta che il ragazzo passava la notte a casa sua ed era passato talmente tanto tempo dall'ultima volta che Magnus si era svegliato con qualcuno accanto che sperava restasse addormentato ancora a lungo per potersi godere la sensazione di pace che dava avere qualcuno vicino appena sveglio. Allungò una mano e gli allontanò i capelli spettinati dalla fronte con delicatezza. Alec era stato una piacevole sorpresa nella sua vita all'insegna del lusso e delle feste. Una sorpresa impacchettata in un maglione troppo largo e con i buchi, ma che all'interno del suo involucro splendeva più di un diamante. Era diverso da tutti i fidanzati e amanti che Magnus aveva avuto. Era sempre stato attratto da persone che ostentavano la propria bellezza con consapevolezza, persone sicure di loro stesse che si mostravano a lui come opere d'arte da ammirare, poi all'improvviso era arrivato Alec. Era entrato nella sua vita timidamente, nascosto nei suoi maglioni sformati e con lo sguardo basso e fin dalla prima volta che l'aveva visto ridere ad una sua battuta, Magnus non era più riuscito a toglierselo dalla testa. La loro relazione andava avanti da appena due mesi, un tempo così breve per chi ha più di quattrocento anni da essere paragonabile ad un battito di ciglia, ma non si sentiva così preso da qualcuno da talmente tanto tempo che era felice come quando c'erano i saldi. Alec era diverso da tutti gli Shadowhunters che aveva conosciuto. Aveva incontrato molti Nephilim nella sua vita, ad alcuni aveva anche voluto bene, e tutti avevano mostrato una particolare fierezza data dall'essere nati per uno scopo superiore e dalla consapevolezza di svolgere quel compito al meglio, ma Alec non era così. Lui era entrato per la prima volta in casa sua, una casa piena di Nascosti, e se ne era stato in un angolo dietro ai suoi amici senza nemmeno alzare lo sguardo e quando poi aveva finalmente alzato gli occhi, Magnus aveva incontrato due grandi iridi blu che nel loro mare sconfinato celavano una profonda malinconia, così differenti dai freddi e austeri occhi verdi dei Lightwood. Non gli erano mai piaciuti granché, i Lightwood. Certo, ce n'erano stati alcuni che non erano male, ma nessuno l'aveva mai colpito come ad esempio gli Herondale. Erano troppo attaccati alle tradizioni, all'onore, al loro prezioso nome e al voler seguire le regole ad ogni costo, anche quando erano sbagliate. Non era rimasto sorpreso quasi vent'anni prima nel vedere due Lightwood nella cerchia di Valentine, erano esattamente il tipo di persona che si considerava migliore dei Nascosti e che quindi credeva di avere il diritto e il dovere di eliminarli tutti, era solo rattristato dal fatto che la nuova generazione sembrava aver ereditato tutti i difetti della precedente. Cosa che però non si poteva dire dell'ultima generazione di Lightwood. Magnus chiuse gli occhi e cercò di ricordare il sogno che aveva fatto. Era stato così reale che gli aveva riportato alla mente dettagli che pensava di avere dimenticato, ma che a quanto pare erano rimasti sepolti in qualche recondita parte della sua mente. Il viso di Maryse Lightwood era giovane, doveva avere avuto appena qualche anno più di Alec, e privo delle sottili rughe che aveva ora, ma già all'epoca mostrava una certa severità negli angoli della bocca e una superbia nel modo in cui l'aveva guardato, che fortunatamente non aveva trasmesso ai suo figli. Chiuse gli occhi e si aggrappò a quello sguardo, come se volesse afferrare con le dita i fili di quel ricordo.
-Per cos'è che vi battete nello specifico?-
Aveva chiesto lui a nessuno in particolare e lei senza esitazione e con estrema convinzione nella voce aveva risposto: -Io mi batto per un mondo migliore, per me e per mio figlio.-
-E io non ho alcun interesse per il mondo che vuoi tu. O che vuole il tuo moccioso sicuramente ripugnante, se me lo consenti.-
Magnus spalancò gli occhi e il moccioso sicuramente ripugnante di Maryse Lightwood era lì accanto a lui che dormiva ignaro di tutto a circa diciassette anni di distanza. Lo stregone fissò incredulo il suo bel viso disteso e cercò di trattenere la risata che premeva per uscire dalla bocca. Aveva davvero chiamato il suo ragazzo moccioso sicuramente ripugnante. La risata iniziò a scivolare fuori dalle sue labbra e Magnus si premette una mano sulla bocca nel tentativo di soffocarla per non svegliare Alec. Il moccioso sicuramente ripugnante era il ragazzo per il quale aveva completamente perso la testa ed era niente poco di meno che il figlio degli stessi Robert e Maryse Lightwood che avevano cercato di ucciderlo. Ormai nemmeno la mano era in grado di smorzare la sua risata, sghignazzava apertamente.
-Magnus- farfugliò Alec assonnato.
-Scusa- disse lui lasciandosi andare ad una fragorosa risata.
Alec aprì gli occhi e lo guardò confuso. Durante il sonno era rotolato ancora più vicino a lui e ora aveva la testa appoggiata sulla sua spalla.
-Stai... ridendo di me? Ho per caso sbavato mentre dormivo?- Chiese preoccupato e si toccò il mento per accertarsene.
-No- rispose Magnus senza riuscire a smettere di ridere. -Non sto ridendo di te e no, non hai sbavato, anzi, sei assolutamente adorabile quando dormi.-
Alec lo guardò ancora più confuso di prima, poi con voce leggermente offesa domandò: -Mi stai prendendo in giro?-
-No!- Si affrettò a tranquillizzarlo lui e cercò di darsi un contegno. -Non ti sto prendendo in giro e non sto ridendo di te. Ho fatto un sogno.-
-Un sogno?-
-Sì, un sogno su una cosa che è successa anni fa. Tu avrai avuto un anno, più o meno.-
-Oh- disse Alec incuriosito. -E cos'hai sognato?-
Magnus scoppiò di nuovo a ridere.
-Non sono sicuro che sia saggio dirtelo.- Rispose mentre sentiva le lacrime spuntargli agli angoli degli occhi.
-Ma adesso voglio saperlo- borbottò Alec un po' imbronciato. -Se non me lo dici penserò che si tratta di qualcosa di terribile o di molto imbarazzante che mi riguarda e mi farò ancora più paranoie.-
-No no, niente paranoie. Ora te lo dico- Magnus si asciugò le lacrime che avevano iniziato a strabordargli dagli occhi e si fece serio. -È successa una cosa circa diciassette anni fa. Valentine e i suoi uomini avevano appena iniziato ad uccidere tutti i Nascosti che gli capitavano davanti. È stato uno dei periodi più bui nel mondo delle Ombre che io abbia mai vissuto, avevano tutti paura di uscire da soli e molti di noi erano così tesi, nervosi e spaventati da cercare lo scontro con altri Nascosti pur di scaricare in qualche modo la tensione. Comunque una notte ho visto un ragazzino che si aggirava sotto la mia finestra, un lupo mannaro, avrà avuto al massimo nove anni, e quando gli ho chiesto cosa volesse mi ha detto che la sua famiglia era stata presa dal Circolo ed era tenuta prigioniera e mi ha implorato di andare ad aiutarli. Non avevo ancora incontrato il gruppo di Valentine, quindi ho pensato che fosse ora di andare a presentarmi.-
Alec lo ascoltava con attenzione, era sempre stato bravo a raccontare storie, avrebbe potuto pensare ad un lavoro part-time come cantastorie.
-Una volta arrivato lì ho incontrato un gruppo di giovani Shadowhunters, poco più grandi di te, probabilmente appena usciti dall'Accademia. Ricordo che erano in troppi perché potessi affrontarli da solo, quindi potevo solo sperare di distrarli facendoli parlare e pregare che qualcuno venisse ad aiutarmi. Non ricordo esattamente quello che dissi, ma ricordo che ad un certo punto chiesi loro per cosa combattessero e una giovane donna con i capelli lunghi e neri mi rispose che si batteva per un mondo migliore, per lei e per suo figlio. Ero abbastanza arrabbiato, quindi è possibile che io le abbia risposto qualcosa che suonava vagamente come "e io non ho alcun interesse per quello che vuoi tu o che vuole il tuo moccioso sicuramente ripugnante.-
Alec trattenne una risata, indeciso se rimproverarlo o no, e Magnus continuò: -Bene, prova ad indovinare chi era quella donna.-
Il ragazzo alzò le spalle e scosse la testa come per dire che non ne aveva idea.
-Ti do un indizio: tu la chiami mamma.-
Alec spalancò gli occhi e si fece serio, pensando a cosa volesse dire tutto quello che gli aveva raccontato e quando ebbe fatto due più due spalancò gli occhi ancora di più e lo guardò allibito, tanto che Magnus credette che si fosse offeso, ma poi di colpo scoppiò a ridere.-
-Magnus!- Esclamò dandogli un colpetto sul braccio. -Mi hai davvero chiamato moccioso ripugnante?!-
-A mia discolpa posso dire che non avevo idea che il moccioso ripugnante con gli anni sarebbe diventato così.- Cercò di giustificarsi lo stregone ridendo, indicando il corpo dell'altro con la mano.
-Ma avevo un anno! Non puoi insultare un bambino di un anno!-
Alec sembrava trovare la situazione estremamente divertente, tanto che ora si teneva la pancia con le mani.
-Ma eri il figlio di Robert e Maryse Lightwood!- Disse Magnus come se questo spiegasse tutto.
-Ero pur sempre un bambino innocente!-
Contorcendosi per il troppo ridere, Alec si era involontariamente spostato sopra a Magnus e ora i loro petti aderivano alla perfezione.
-Ok, fermiamoci a ragionare un attimo- replicò lo stregone prendendo fiato, mentre Alec steso sopra di lui continuava a ridere. -Quante possibilità c'erano che il figlio primogenito di Robert e Maryse Lightwood non fosse un moccioso ripugnante come la maggior parte dei Lightwood che avevo conosciuto?-
-Stai peggiorando la situazione!- Esclamò Alec senza smettere di ridere e colpendogli il petto con la mano.
Erano poche le volte che Magnus l'aveva visto così rilassato e spensierato con lui. Di solito era sempre troppo teso a causa della preoccupazione di fare qualcosa di sbagliato, quindi era felice di vedere che iniziava a sentirsi più a suo agio in sua presenza.
-Ok, ho capito la lezione- disse lo stregone dandogli un veloce bacio a stampo. -Non insultare i bambini che non conosci, perché non sai come diventeranno crescendo.-
Alec alzò gli occhi al cielo, la risata che piano piano si calmava fino ad essere sostituita da un sorriso, e lo rimproverò: -Non devi insultarli e basta.-
-Mi togli tutto il divertimento- si lamentò imbronciato Magnus avvolgendogli la vita con le braccia. Alec si sistemò in modo da stare più comodo, con la testa appoggiata sul suo petto. -Forse è per questo che non piaccio ai tuoi genitori- continuò sovrappensiero lo stregone. -Perché la prima cosa che ho fatto quando li ho conosciuti è stata insultare il loro pargoletto. Beh per quello e per i miei vestiti, immagino. Sai, all'epoca mi vestivo in modo piuttosto eccentrico.-
-Perché adesso invece sei molto sobrio nel tuo abbigliamento.- Replicò sarcastico Alec.
-In confronto a come mi vestivo negli anni ottanta, sì- disse Magnus allegramente. -Avevo la cresta rosa shocking.-
-Non voglio nemmeno immaginare.-
-Dovrei avere delle foto da qualche parte, nascoste dove tengo le cose che non voglio che vengano diffuse. Come quel ritratto in cui indosso la gorgiera.-
Magnus fu scosso da un brivido freddo al ricordo di alcune mode imbarazzanti che aveva seguito.
-Poi critichi i miei maglioni.- Borbottò Alec imbronciato.
-Io non critico i tuoi maglioni, critico lo stato dei tuoi maglioni- puntualizzò lui. -E poi non è vero che li critico, penso solo che una volta che iniziano ad essere pieni di buchi sarebbe il caso di buttarli.-
-Non ne vedo la necessità.-
-Lo so che non la vedi ed è per questo che ti adoro.-
Magnus gli alzò il viso e lo baciò con delicatezza per poi approfondire il bacio quando Alec aprì la bocca. Il ragazzo emetteva dei gemiti quasi impercettibili mentre il bacio si faceva più profondo e aveva affondato le mani tra i suoi capelli, tirandoglieli leggermente. Magnus fece scorrere le dita lungo tutta la sua schiena, infilando poi le mani sotto alla maglia per poter toccare la sua pelle. Sentiva la ruvidezza delle cicatrici sotto ai suoi polpastrelli lisci, ricordo di ferite e rune ormai sbiadite.
-Sei impegnato stamattina?- Domandò Alec quando si furono separati. Aveva le labbra rosse e lucide di saliva.
-Devo finire una traduzione per un cliente, ma non dovrei metterci più di mezz'ora.- Rispose Magnus.
-Allora potrei restare qui se non ti disturbo.- Disse Alec titubante. Si mordicchiava nervosamente il labbro e fissava con interesse il copriletto giallo canarino con la stessa espressione imbarazzata che aveva avuto la sera prima quando gli aveva chiesto se poteva dormire lì.
-Certo che puoi restare- ribattè Magnus e sentì la propria bocca tendersi in un largo sorriso. -In realtà stavo pensando che potresti sempre dormire qui quando usciamo insieme al venerdì, se ti va. Sei sempre così impegnato che non riusciamo mai a vederci molto, quindi così potremmo stare insieme più a lungo.-
Alec tornò a tormentarsi il labbro e in modo incerto chiese: -Davvero posso?-
Sembrava ancora convinto che Magnus gli stesse facendo un favore a stare con lui.
-Quante volte devo dirti che mi piace averti attorno?- Disse lo stregone ridendo. -Mi piaci tu e mi piacciono i tuoi maglioni mangiati dalle tarme, quindi sì, mi farebbe piacere se restassi a dormire qui.-
Alec sorrise mentre le guance gli diventavano rosa e disse: -Allora va bene.-
-Perfetto. Su, ora alziamoci, così posso finire quella traduzione e poi sono tutto tuo. Perché intanto tu non mangi qualcosa e poi mi raggiungi nel mio studio?- Chiese Magnus allegramente, spingendo Alec giù dal letto.

Alec si guardò attorno al centro della lussuosa cucina di Magnus incerto su cosa fare. Lo stregone gli aveva detto di fare colazione e poi si era ritirato nel suo studio, ma sebbene la sua cucina fosse rifornita di tutto il necessario per poter preparare un pasto con i fiocchi, Alec non era sicuro di avere il diritto di smanettare con le sue cose. Razionalmente sapeva che Magnus gli aveva dato il permesso di fare quello che voleva, ma non gli sembrava comunque cortese iniziare a tirare fuori cose dal frigo mentre lui non era nemmeno lì. Si chiese se la vita sentimentale fosse così piena di dubbi e incertezze per tutti, ma arrivò rapidamente alla conclusione che probabilmente era solo lui a farsi tutte quelle paranoie. Chairman Meow assisteva al suo dilemma interiore con un'espressione di curiosità misto a rabbia, probabilmente non aveva apprezzato di essere stato esiliato dalla camera per la notte. Al pensiero di quello che era successo la sera prima, Alec sentì le farfalle nello stomaco. Ormai si stava abituando alla loro presenza costante che si manifestava ogni volta che pensava al suo ragazzo, ma sentirle gli dava comunque la sicurezza che era tutto reale e ora sbattevano le ali con grande intensità. Anche se non era successo niente di eclatante, non si erano nemmeno tolti i vestiti, quello era stato il contatto più intimo che avesse mai avuto con un uomo e non un uomo qualunque, ma Magnus, che ammirava e per il quale nutriva sentimenti che ancora non riusciva a comprendere del tutto, ma che diventavano sempre più forti, e forse per la prima volta si ritrovò a pensare davvero a tutte le esperienze che credeva non avrebbe mai potuto fare e che invece ora grazie a lui gli si aprivano davanti e aspettavano solo di essere vissute. Si sentiva elettrizzato ed era una sensazione che non aveva mai provato prima, gli sembrava di poter fare tutto ciò che voleva. Il che includeva anche preparare il caffè a casa del suo ragazzo. Fu con una ritrovata sicurezza in se stesso che prese la macchinetta rossa del caffè e la mise sul fornello mentre Chairman Meow osservava attentamente i suoi movimenti. Mentre l'aroma forte del caffè si diffondeva per la cucina, Alec andò in cerca di due tazze, ne riempì una con latte e caffè in parti uguali e tanto zucchero per Magnus e una con solo caffè per lui, poi le prese e si diresse verso lo studio dello stregone. Non era mai entrato in quella stanza, aveva sempre considerato lo studio di Magnus off limits per chiunque, era il luogo in cui svolgeva gran parte del suo lavoro, dove faceva le sue cose da stregone, ma la porta era socchiusa, come se il padrone di casa l'avesse lasciata così apposta per invitarlo ad entrare, quindi la spinse con la spalla ed entrò. Lo studio era completamente diverso da come se lo era immaginato. Aveva sempre pensato a qualcosa di simile ad un antro oscuro, magari con un paiolo al centro della stanza e scaffali pieni di cose come ali di pipistrello e occhi di rospo, invece era in realtà molto accogliente. Il pavimento era coperto da un morbido tappeto color crema e le pareti erano rivestite di pannelli di legno. Gli scaffali c'erano, ma anziché parti anatomiche di animali, mostravano una gran quantità di libri, la maggior parte dei quali era scritta in lingue che non conosceva. Alec sapeva che Magnus era intelligente ed estremamente colto, ma vederne la prova in quei libri scritti in tutte quelle lingue diverse era impressionante.
-Siediti pure.- Disse Magnus indicando una poltrona in un angolo.
Lo stregone era seduto dietro una massiccia scrivania di legno ed era chino sopra ad un grande libro scritto in caratteri minuti su dei sottili fogli di quella che sembrava pergamena. Alec appoggiò la tazza vicino a lui con cautela e sbirciò il libro, ma come aveva immaginato era in una lingua a lui incomprensibile.
-Ho pensato di preparati un caffè- Disse sedendosi e sorseggiando il suo. -Che lingua stai traducendo?-
Magnus lo ringraziò con un sorriso e rispose: -È un'antica forma di lingua seelie. Non la parlano più da secoli, ma per fortuna io ho un'ottima memoria. Ho quasi finito, tu curiosa pure in giro.
Bevve un sorso di caffè e tornò al suo lavoro di traduzione lasciando Alec a guardarsi attorno con curiosità. Era calato il silenzio e si sentiva solo il rumore delle pagine che venivano sfogliate e Chairman Meow che faceva confusione in camera da letto. Forse cercava di marchiare il territorio. Ad Alec sfuggì una risata al pensiero e si alzò per guardare con più attenzione i libri. Alcuni sembravano davvero antichi e preziosi, quindi preferì evitare di toccarli per non danneggiarli, inoltre non li avrebbe capiti, ma finalmente si imbatté in un piccolo volume scritto in inglese, una raccolta di fiabe del popolo Seelie. Lo estrasse con attenzione dallo scaffale e tornò a sedersi, tenendo la tazza di caffè in una mano e il libro nell'altra, e iniziò a leggere.
Era immerso nella lettura da diverso tempo quando sentì Magnus allontanare la sedia dalla scrivania e stiracchiarsi.
-Ho finito.-
Alec appoggiò il libro e finì in un sorso i rimasugli ormai freddi del suo caffè.
-Ah mi ricordo quel libro- disse Magnus notando il volume che Alec aveva letto. -È un regalo della mia amica Tessa, molto apprezzato. E a proposito, vieni qui, voglio farti vedere una cosa.-
Alec si avvicinò e Magnus lo prese e se lo tirò sulle ginocchia, poi tirò fuori una foto da sotto al libro che aveva tradotto.
-L'ho trovata prima e ho pensato di mostrartela.-
-Era insieme al dipinto della gorgiera?- Chiese Alec divertito e prese la foto.
-Era insieme al dipinto della gorgiera.- Confermò Magnus con una risata.
La foto era un po' ingiallita e aveva gli angoli spiegazzati, ma mostrava chiaramente Magnus con un'accecante e alta cresta rosa acceso. Indossava dei pantaloni a righe fluo gialle, verdi e rosa con disegnate sopra tante piccole palme, e una maglia smanicata arancione evidenziatore con su la foto di una donna con i capelli corti biondi e la scritta "Madonna". Insieme a lui nella foto erano ritratti un uomo e una donna vestiti in modo più sobrio, ma che compensavano con il colore della loro pelle, lei di un brillante azzurro, mentre lui verde.
-Beh direi che di certo ti facevi notare. Non che tu non lo faccia anche adesso, sia chiaro.- Commentò Alec guardando allibito la foto. Iniziavano a fargli male gli occhi a causa di tutto quel fluo. -Loro chi sono?-
-Catarina e Ragnor, due dei miei più cari e vecchi amici. Eravamo appena stati al concerto di Madonna. Questa è stata scattata poco prima che Valentine iniziasse a diventare davvero pericoloso. È stato uno degli ultimi momenti spensierati che abbiamo avuto.-
Prese la foto dalle mani di Alec e dopo averla guardata un'ultima volta la infilò tra le pagine del libro.
Alec si voltò a guardarlo e chiese: -Com'è finita quella volta?-
-Il concerto di Madonna intendi?- Domandò Magnus confuso. -Con Like a Virgin.-
-No, non il concerto- rispose Alec ridendo, poi si fece subito serio. -La storia che mi hai raccontato prima, quella del tuo primo incontro con il Circolo.-
-Ah quella. Beh prima di andare avevo mandato un messaggio di fuoco all'Istituto sperando che venissero ad aiutarmi e miracolosamente così è stato. Quando hanno fatto irruzione e hanno iniziato a combattere contro il Circolo, io sono andato a cercare Valentine, perché i lupi mi avevano detto che aveva preso una delle loro bambine. Quando l'ho trovato la stava torturando. Non avrà avuto più di dodici anni.-
Alec guardò il volto dello stregone incupirsi, perso nei suoi ricordi, e gli pose la domanda che desiderava fargli fin dall'inizio: -I miei genitori... loro... hanno cercato di ucciderti?-
-Alexander...- Magnus sembrava restio a rispondere, ma Alec aveva bisogno di sapere la verità.
-Ti prego.- Disse il ragazzo stringendogli la mano.
Magnus sospirò e rispose: -Dopo il mio sconveniente commento sul piccolo te, Robert mi ha lanciato contro un pugnale. Non mi ha colpito, ma per rispondere alla tua domanda, direi che sì, hanno cercato di uccidermi.
Alec abbassò lo sguardo sulle loro mani intrecciate. La sua pelle bianca contro quella ambrata di Magnus creava un contrasto davvero bello. Si chiese come dovesse sentirsi a stare con il figlio di due persone che avevano provato ad ucciderlo e ancora una volta si sentì così indegno di lui.
-Ehi tutto bene?- Chiese Magnus stringendo la mano intrecciata alla sua.
-Sì- mormorò Alec. -Sì sto bene. È solo che...-
Non sapeva bene come spiegare quello che provava, ma sapere che avrebbe potuto non avere mai incontrato Magnus per colpa dei suoi genitori l'aveva sconvolto.
-Lo so che i miei genitori erano membri del Circolo e che quindi hanno ucciso dei Nascosti, ma questo è diverso.-
Magnus annuì, perché aveva capito cosa intendeva l'altro, ma lui voleva comunque spiegarsi.
-Voglio dire, so benissimo che i Nascosti che hanno ucciso erano nella maggior parte dei casi persone innocenti, ma erano comunque persone che non conoscevo, mentre loro hanno cercato di uccidere te, qualcuno che conosco e a cui tengo. E io a te tengo davvero tanto.-
Era la cosa più vicina ad una dichiarazione che Alec gli avesse mai fatto, o che avesse mai fatto a chiunque, e si sentiva come se potesse morire di vergogna da un momento all'altro, ma allo stesso tempo si sentiva anche in colpa per tutto quello che avevano fatto i suoi genitori.
-Anche io tengo molto a te, Alexander- disse Magnus facendogli alzare il viso per guardarlo negli occhi. -Ma non devi colpevolizzarti per quello che è successo. Tu non hai nessuna colpa per le decisioni che hanno preso loro.-
-Mi sento...- Alec chiuse gli occhi e sospirò, cercando di trovare le parole giuste. -Mi sento come se non fosse giusto per me stare con te. Come se non ne fossi degno.-
Magnus si appoggiò allo schienale della sedia facendo sistemare meglio il ragazzo sulle sue gambe e dopo un po' domandò: -Ricordi qual è una delle prime cose che mi hai detto quando ci siamo conosciuti?-
Alec scosse la testa e lo stregone continuò: -Mi hai detto che non era colpa mia e che non si poteva decidere come nascere. Io mi ero mostrato vulnerabile e mentre molti altri Shadowhunters avrebbero approfittato della mia vulnerabilità per deridermi o chissà che altro, tu non l'hai fatto, tu hai cercato di confortarmi. Hai cercato di confortare me, uno stregone, un Nascosto che nemmeno conoscevi.-
-Perché sapevo come ci si sente a non avere il controllo su ciò che si è, quindi...-
-Esatto, Alexander- lo interruppe Magnus. -Tu lo sapevi e per questo hai voluto provare a farmi stare meglio. Questa è empatia e sai quanti altri Shadowhunters mi hanno mostrato empatia? Nessuno. Questo ti rende più che degno di stare con me.-
Alec sentì le parole di Magnus entrargli dentro e scaldarlo, strisciavano sotto la sua pelle percorrendo tutto il suo corpo. Un piacevole calore si era diffuso nel suo cuore e aveva raggiunto le farfalle nel suo stomaco che ora facevano sbattere le ali con entusiasmo. Si chinò su di lui e lo baciò tenendogli il volto tra le mani.
-Dai, vieni ad aiutarmi a cercare il dipinto della gorgiera.- Disse Magnus, alzandosi e tendendo la mano verso Alec.
Il ragazzo la afferrò, calda e rassicurante come un fuoco che scoppietta nel camino e come il copriletto giallo sotto al quale si erano addormentati la sera prima, e lo seguì fuori dalla stanza.
  
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