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Autore: Tooru_Yukimura    06/05/2017    0 recensioni
Rating: PG-15
POV: 1st
Parole usate: 657
"Tolgo la testa dall’elmo e la getto per terra, quasi fosse una cosa inutile e mi metto l’elmetto."
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[ Angolo dell'autrice: da brava studentessa di storia non potevo non pubblicare una storia ambientata nella Grande Guerra. ]
Genere: Drammatico, Guerra, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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[ Premessa: questa storia è stata ispirata dall'ascolto di
Iron - Woodkidhttps://www.youtube.com/watch?v=vSkb0kDacjs ]



 

I R O N



 

“A soldier on my own, I don't know the way
I'm riding up the heights of shame.”


 

L’ennesima bomba scoppiata a pochi metri dalla trincea.
Ora tutto tace, tra la polvere e l’odore di morte e, sinceramente, non so nemmeno che giorno sia oggi. Penso a quello che ha detto il capitano l’altra sera, o forse l’altra mattina: “dovete essere pronti a tutto”.
Mi arriva addosso un elmo. Non è un elmo, o meglio non è vuoto.
C’è dentro una testa.
Io il mio l’ho perso. Non so chi sia quel soldato e non penso avrà più bisogno del suo.
Dio, cosa sto facendo?
Tolgo la testa dall’elmo e la getto per terra, quasi fosse una cosa inutile e mi metto l’elmetto. Non è troppo stretto ma nemmeno troppo largo.
Sto riprendendo lentamente a sentire cosa mi accade intorno e il polverone di morte si sta disgregando come dei cavalli liberati da una stalla.
Davanti a me, la terra di Nessuno appare deserta.
Qualcuno però c’è, muove la mano come se volesse chiamare aiuto e non saprei dire se sia tedesco o inglese.


 

“The thunder of the drums dictates
The rhythm of the falls the number of deaths.”

 

Decido di andare a vedere chi è, ormai non m’importa di morire. Sono già morto da mesi, o forse anni o giorni o ore…accidenti anche il tempo è morto.
Mi arrampico sulla parete della trincea e strisciando su quella terra imbrattata di giovinezza, sangue e speranze vane, arrivo al corpo.
E’ tedesco, come me, e sta per morire.
Muove la mano ma sicuramente non mi vede, gliela prendo e lo rassicuro: “ich bin deutsch! Ich bin deutsch!” ma sembra non capire,
forse è anche meglio che non capisca.
Trema e muore sotto i miei occhi, tra le mie mani. Sento un tuono in lontananza e capisco che tra poco verrà a piovere, cerco nelle sue tasche i suoi documenti e delle foto, voglio rimanere umano in mezzo a questa disumanità.
Torno strisciando come un verme nella trincea e vado a cercare il capitano per dargli i documenti del ragazzo.


 

“From the dawn of time to the end of days

I will have to run away.”


 

Scatta un allarme improvviso e da lontano sento l’ordine di mettere la maschera antigas ma io devo portare i documenti al capitano e così comincio a correre. Calpesto i miei compagni, incespico sulle loro schiene e sporco di fango mi rialzo e continuo a correre.
Davanti a me vedo una coltre di fumo giallognola e dietro di me sento le urla dei miei compagni che ancora una volta mi esortano a mettere la maschera antigas. Non voglio, ho una missione!
Non m’interessa del gas, devo rendere omaggio alla morte di quel ragazzo e quindi continuo a correre per la trincea.
Ma non saprei dire dove sia il capitano.
Mi fermo.


 

“The steady burst of snow is burning my hands,

I'm frozen to the bones, I am.”


 

La nube gialla mi avvolge e mi sento gelare il sangue da quanto mi sento gravare dalla mia responsabilità. Forse quel ragazzo non avrà alcun merito, forse era arrivato oggi pieno di speranze e di vendetta verso gli inglesi, o come me era un povero disgraziato, mandato al fronte perché non si poteva fare altrimenti.
Questa guerra non ci merita, e noi non meritiamo lei.
Siamo infarciti di ideologie false e ideali per nulla giusti, perché alla fine, al di là di questi metri di morte, probabilmente un altro ragazzo, come me, vorrebbe solo riuscire a rivedere le stelle dalla campagna del suo paesino. Mi sento gelare e capisco di essere arrivato veramente alla fine.
Il mio percorso è finito e ora potrò andare a salutare quel ragazzo e sapere la sua storia. Il freddo m’assale e non riesco a muovermi, sento il corpo sotto di me cadere come le foglie del mio castagno all’inizio dell’inverno.
Ecco cosa siamo. 

Foglie.

 

“I can't remind your eyes, your face.”

   
 
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