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Autore: Christian_Jiang    07/05/2017    0 recensioni
Un ragazzo proveniente dal Medio Evo, chiamato Adam, interrompe le mie monotone giornate. Gli insegno tutto ciò che so sul ventunesimo secolo, ma lui mi insegnerà qualcosa di molto più grande...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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    Quella giornata era iniziata come tutte le altre: in maniera monotona. Senza pensarci, eseguivo i miei rituali mattutini affidandomi alla memoria muscolare, che meglio dei miei occhi era consapevole di ciò che mi circondava. Intanto contemplavo il paesaggio funereo fuori dalla finestra: nuvole cupe e grigie ricoprivano il cielo; acqua gelida inzuppava le foglie, facendole piegare sotto il loro peso; fredde goccioline di pioggia finivano sui tetti delle case, rendendoli lucidi, e sulle strade, trasformandole in sporchi fiumi di fango.

    Mi stavo lavando il viso, quando sentii un brivido percorrere la mia schiena. C’era qualcosa che non andava. Il mio tremito era stato causato da un rumore nella camera, che si ripeté, facendomi sobbalzare. Ero da solo quel giorno… Mi asciugai velocemente e mi diressi a passi lenti verso la mia stanza, luogo caldo e familiare che era diventato a un tratto freddo e ostile. Timoroso, iniziai a immaginarmi qualsiasi tipo di creatura mostruosa, forse per rendere meno terrificante l’imminente incontro. Ma, alla fine, di fronte alla porta socchiusa della camera, non feci altro che sperare di trovarmi davanti qualcosa anche solo di remotamente umano, nel quale avessi potuto affogare i miei ben più grandi timori. Ormai era certo che ci fosse qualcosa: a quella distanza si sentiva persino il respiro di quella misteriosa creatura.

    “Chi sei?” chiese lui, seduto sul mio letto. Mi piace pensare di aver detto anch’io ‘chi sei?’ nello stesso momento in cui l’aveva pronunciato lui, ma in realtà non avevo fatto altro che gridare. Cercai subito di soffocare il mio urlo, rendendomi conto dell’innocuità dell’intruso. Non poteva essere un ladro, e nemmeno un assassino. Aveva la mia stessa età; l’unica cosa che non quadrava era la sua presenza nella mia camera.

    “Come sei finito qui?” chiesi, dopo essermi ripreso dallo spavento. Notai i suoi vestiti grezzi, con lacci rudimentali e cuciture ben visibili.

    “Non ne ho idea,” rispose “ma tu sembri più sorpreso di me. Come ti chiami?”

    “Non è il momento. Da dove vieni? Fuori dalla mia casa!” un furore mai provato si era impossessato di me: dovevo denunciarlo! Si era intrufolato in casa mia in quella maniera e mi aveva spaventato, privandomi di ogni dignità.

    “Calmati,” e sorrise, facendomi quasi sentire in colpa “io cerco solo amici. Vengo dall’Inghilterra e…”

    “Aspetta, Inghilterra?”

    “A casa mia non s’interrompe la gente quando parla… Comunque sì, vengo dall’Inghilterra di Edoardo III e… so solo questo. Non vengo da una famiglia aristocratica; non è che ci intendiamo tanto delle realtà che ci circondano.”

    Stetti in silenzio per qualche istante. Quello doveva essere uno scherzo. Non riuscii ad arrabbiarmi di nuovo, perciò, con una voce melliflua, sussurrai: “Ora te ne vai da casa mia… e vai a scimmiottare questa recita da qualche altra parte. Non sono dell’umore adatto.”

    Negli occhi dello sconosciuto vidi un genuino sguardo di tristezza e smarrimento, ma rimasi impassibile più per dimostrare la mia inflessibilità che per stizza. Comunque, una volta  mandatolo fuori dal mio appartamento, corsi al balcone per vedere da che parte sarebbe andato il disgraziato, in un disperato tentativo di scoprire le sue origini. Il ragazzo, sempre nei suoi strani abiti, correva proprio al centro della strada asfaltata, evitando macchine come se si trovasse in un videogioco in cui la sua vita non era altro che un punteggio.

    Un continuo risuonare di clacson raggiunse le mie orecchie: solo in quel momento mi accorsi che stavo mettendo in pericolo la vita di un individuo probabilmente fuori di testa. Le responsabilità sarebbero ricadute su di me! Terrorizzato, uscii di casa correndo, afferrando all’ultimo momento una giacca per proteggermi dalle fredde gocce di pioggia.

  
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