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Autore: roxyed    07/05/2017    1 recensioni
Accadde un pomeriggio di pioggia di una giornata qualsiasi, una data scelta a caso sul calendario, il quarto giorno di novembre di un anno che, fino a quel momento, non gli aveva riservato grandi sorprese. [...]
Improvvisamente, gli mancó il respiro, e quel peso sul petto che aveva imparato a riconoscere come un antico nemico tornò a perseguitarlo con forza maggiorata. Non sono riuscito a salvarlo.
[post finale di serie][setting moderno][reincarnazione]
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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{I had all and then most of you, some and now none of you}
 



*

Accadde un pomeriggio di pioggia di una giornata qualsiasi, una data scelta a caso sul calendario, il quarto giorno di novembre di un anno che, fino a quel momento, non gli aveva riservato grandi sorprese. Il marciapiede bagnato rifletteva le luci del caffè, della sua insegna intermittente e pacchiana, in netto contrasto con gli interni incredibilmente curati.

Merlin sedeva scompostamente ad un tavolo nell'angolo, sorseggiando un cappuccino schiumoso e torbido, e scostando saltuariamente qualche ciocca di capelli neri dal viso magro.

Le sue mani erano di un bianco spettrale, quel giorno, e venose, le unghie smaltate di nero. I profondi avvallamenti violacei sotto gli occhi chiari lasciavano ben poco spazio ad interpretazioni: era chiaro che non dormiva da giorni.

In effetti, era davvero strano che la cameriera gli stesse facendo gli occhi dolci da quando aveva fatto il suo ingresso nel locale, un'ora prima. Locale che, in effetti, non era per nulla affollato, cosa che non lo aiutava, non quando il suo unico intento era quello di scomparire tra la folla, di diventare parte di un mondo di inutile cicaleccio e colore. Abbassando lo sguardo alla maglia nera, ai pantaloni della medesima tonalità, agli anfibi di pelle sintetica che si abbinava perfettamente ai bracciali dello stesso materiale, Merlin distese le labbra in un sorriso amaro.

Aveva decisamente bisogno di colore, lui. La divisa della cameriera era di un arancione tenue, un color pesca appena più sfacciato; i suoi capelli erano biondi, legati in una coda alta e vaporosa; gli occhi scuri erano truccati sapientemente con eyeliner ed ombretto color rame. Una tipa appariscente, dunque.

Merlin si ritrovò a figurarsi una ragazza del genere nella Camelot dei suoi ricordi, e si abbandonó ad una nuova smorfia, che era più un sorrisetto, questa volta. Sbalordito, si portò una mano alle labbra tagliate in più punti: incredibile che fosse ancora in grado di divertirsi. La cameriera interpretò quel sorriso come un invito ad avvicinarsi.

«ti serve qualcosa?» gli chiese, estraendo prontamente il blocchetto per le ordinazioni dalla tasca.

Merlin scosse la testa. «No, ti ringrazio... ho ancora questo da finire» e sollevò la tazza piena.

La ragazza lo guardò, un brillio divertito negli occhi. «Quella roba fa schifo» sillabò, senza emettere alcun suono, così da non farsi cogliere sul fatto dal proprietario del caffè. A quella vista, Merlin si ritrovò nuovamente a sorridere, contro ogni previsione. Cosa di cui si pentì soltanto qualche secondo più tardi, comunque, perché la bionda, a quel punto, si sentì evidentemente incoraggiata ad approcciarlo in modo più diretto.

Dopo aver lanciato una rapida occhiata in direzione del bancone, prese posto sulla sedia davanti a lui, accavallando le gambe e facendo dondolare la coda di cavallo come se ne andasse tremendamente fiera. «Mi chiamo Sasha» si presentò, e questa volta Merlin distinse un marcato accento scozzese nella sua voce. «Jamie» mentì lui, ma non disse altro. Non voleva correre il rischio di alimentare le sue speranze.

Sasha sbatté le folte ciglia -finte- e allungò una mano perché lui la stringesse. Merlin si impose di sorridere ancora, per non apparire sgarbato, e le mise in mano la tazza del cappuccino con nonchalance, come se effettivamente avesse frainteso il suo gesto.

Come previsto, sul viso della ragazza si dipinse l'espressione più incredula del mondo; dunque, con un sorrisetto mesto, Sasha si alzò e si allontanò, andando a nascondersi dietro il bancone come un animale ferito che cerca riparo nella tana.

Merlin si sentì in colpa per qualche attimo soltanto; dopotutto, portava già sulle spalle una serie inquantificabile di fardelli molto più grandi.

Estraendo il suo vecchio walkman degli anni ottanta dalla tasca del cappotto fradicio, Merlin schiacciò play e si abbandonò al conforto della musica. Le prime note della canzone accarezzarono le sue orecchie come lenzuola di seta nera, trascinandolo in un mondo parallelo dove si sentiva libero di riaprire -o almeno, di socchiudere- la porta che si affacciava sulla sua vecchia vita, sul suo vecchio universo, fatto di persone e odori e sorrisi e spade lucenti. Fatto di levate all'alba, stivali da pulire, armature da lucidare, colazioni da servire. E poi di piani da sventare, trame da sbrigliare, persone da proteggere, salvare... deludere.

Improvvisamente, gli mancó il respiro, e quel peso sul petto che aveva imparato a riconoscere come un antico nemico tornò a perseguitarlo con forza maggiorata.

 

Non sono riuscito a salvarlo.

 

I am not the only traveler

Who has not repaid his debt

I've been searching for a trail to follow again

Take me back to the night we met

 

ma ci ho provato.
 

And then I can tell myself

What the hell I'm supposed to do

And then I can tell myself

Not to ride along with you

 

non abbastanza.

 

I don't know what I'm supposed to do, haunted by the ghost of you

Oh, take me back to the night we met

 

Merlin si passò una mano sugli occhi, perché avevano iniziato a pizzicare pericolosamente. Quando tornò a vedere, si avvide a malapena della figura che gli si avvicinava, nient'altro che un'ombra indistinta alla sua destra. Per quanto ne sapeva lui, poteva essere Sasha che tornava all'attacco; ma, questa volta, non gliel'avrebbe data vinta. No di certo.

Caparbiamente, mantenne lo sguardo fisso sulla vetrata che si affacciava sulla strada. La pioggia continuava a cadere incessante, e quella maledetta insegna da autogrill non era ancora stata spenta, e spandeva un alone rossastro sul marciapiede fradicio. Un'insegna da modificare al più presto, riflettè Merlin, se questo locale vuole fare più clienti. Decisamente da modificare.

Fu la mano di quell'ombra al margine del suo campo visivo a distoglierlo barbaramente da quel pensiero. Proprio adesso che era riuscito a smettere di pensare a lui... che diamine.

Merlin si tolse gli auricolari con uno strattone e si voltò con il chiaro intanto di rispedire Sasha dietro il bancone il più in fretta possibile, anche a costo di comportarsi come la peggiore delle teste di cazzo in città.

E perse un battito.

«Scusa, posso fregarti questa sedia?» gli domandò l'ombra -che non era Sasha, no di certo, no.... ma non poteva essere, non poteva...- con un sorrisetto sulle labbra, puntando il dito verso la sedia che la ragazza aveva appena lasciato vuota. Indossava una normale t-shirt nera sopra un un paio di jeans grigi, e delle converse trascurate. Aveva i capelli scuri, corti, in disordine, e due occhi azzurri che Merlin avrebbe riconosciuto tra mille -milioni, miliardi- d'altri. Ma non poteva essere lui. Non poteva. Assolutamente.

Ma lo era.

Con un rantolo e il cuore in gola, Merlin si ritrovò a bisbigliare: «Arthur?»
















Angolino felice (?):
Prima di tutto, mi scuso come al solito per le sciocchezze che vi propino. Era da un SECOLO che non postavo sul sito, ma ho appena fatto l'ennesimo rewatch di Merlin e mi sento parecchio ispirata...
Non ho idea se questa fic proseguirà, sono veramente indecisa...*mumble*mumble*
Volevo dare una seconda possibilità a questi due disastri ambulanti, che amo con il cuore e che per sempre amerò.
Fatemi sapere cosa ne pensate <3
Roxy
*Metto arancione per precauzione, se dovessi continuarla ci arriverei sicuramente...
**Se dovesse interessare a qualcuno, la canzone usata per la fic è The Night We Met di Lord Huron (sì, esatto, la famosa canzone di "Thirteen Reasons Why")
***Ho sempre avuto questo headcanon nel futuro con questi due scemi con le sembianze di Jethro e Lowell, ma non so perché. Boh.

  
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