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Autore: missredlights    07/05/2017    4 recensioni
Se Shikamaru Nara doveva essere descritto in quel momento con una sola parola, quella sarebbe stata proprio “nervoso”. Non nel senso figurativo, quanto nel senso più letterale del termine. Era terribilmente nervoso dentro quel kimono tradizionale nero, con i capelli legati nella solita coda ad ananas tipica dei Nara e la sigaretta in bocca.
Tutto questo è una vera seccatura.
Sbuffò una nuvola di fumo, guardando il cielo imbrunirsi. Si alzò un leggero venticello che portò via quella scia di fumo che usciva dalla sua bocca e dall’estremità della sigaretta.
“5° classificata al contest "Le Carte Delle Streghe" indetto da meryl watase sul forum di EFP”
"5° posto al contest 'Keep calm e... fatemi amare il vostro personaggio preferito! [Solo edite!] ' indetto da Elettra.C sul forum di EFP e Vincitrice del premio miglior storia romantica "
"7° posto al contest “È nella mia natura...” indetto da Nirvana_04 sul forum di Efp"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Sorpresa, Temari, Un po' tutti | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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cap2

Nervoso.

Se Shikamaru Nara doveva essere descritto in quel momento con una sola parola, quella sarebbe stata proprio “nervoso”. Non nel senso figurativo, quanto nel senso più letterale del termine. Era terribilmente nervoso dentro quel kimono tradizionale nero, con i capelli legati nella solita coda ad ananas tipica dei Nara e la sigaretta in bocca.

Tutto questo è una vera seccatura.

Sbuffò una nuvola di fumo, guardando il cielo imbrunirsi. Si alzò un leggero venticello che portò via quella scia di fumo che usciva dalla sua bocca e dall’estremità della sigaretta.

Mai, mai si sarebbe sognato di fare una cosa del genere, di trovarsi in un posto del genere, e di pensare di star per fare una cosa del genere. Cosa gli era preso?

“Siamo pronti?”

Spostò lo sguardo dal cielo alla persona che aveva parlato, osservandola come se fosse qualcosa di fastidioso. Tutto in quel momento, per Shikamaru, era fastidioso. Il luogo, l’abito, la persona davanti a sé.

“Sta per arrivare. Attenda due minuti.”

Vide l’uomo annuire e mettersi dietro un piccolo altare che si trovava in quel tempio, per poi tornare a guardare insistentemente il cielo. Era davvero la cosa giusta da fare, in quel momento?

 

Sei giorni prima.

 

“Shikamaru! Cosa non riesci a capire di tutto il discorso che ti ho fatto qualche istante fa?”

Una Temari molto arrabbiata aveva appena sibilato quelle parole ad un povero Shikamaru che, colto alla sprovvista, non aveva sentito praticamente nulla di quel discorso. Non che l’avesse fatto di proposito, ma erano frequenti quei colpi di sonno che lo prendevano improvvisamente, e la conseguenza era che non aveva praticamente ascoltato nulla del discorso che gli aveva appena fatto Temari.

Doveva essersene anche accorta, visto lo sguardo di odio e di fuoco che gli lanciò. Se lo sguardo avesse potuto uccidere, quello di Temari avrebbe come minimo disintegrato il povero Shikamaru. Così, invece di dire qualcosa, la guardò semplicemente, aspettando che lei gli facesse un riassunto di tutto quello detto precedentemente. Ma non avvenne, e la cosa lo mise in allarme. Una Temari che non ripeteva quello appena detto era una Temari molto arrabbiata, ed una Temari molto arrabbiata poteva nuocere gravemente alla salute di uno Shikamaru.

“Per oggi finiamola qui. Non ho intenzione di lavorare con te che ti addormenti di continuo. Proseguiremo domani.”

Sbatté con forza un foglio sul tavolo di legno ed uscì dalla stanza a passo di marcia, nemmeno stesse partendo per la guerra. Eppure loro si trovavano davvero in guerra, ma in quel momento non capì davvero che cosa fosse preso alla sua compagna.

“Che seccatura.”

Gli occhi, inevitabilmente, finirono sul foglio, e poco mancò che avesse un mancamento nel leggere un “Mio caro Shikamaru”.

Era di questo che gli stava parlando prima Temari? O era per questo che era arrabbiata con lui?

Alzò il busto, allungò la mano e prese quel foglio di carta, cominciando a leggerlo.

 

Mio caro Shikamaru,

è tutta la vita che aspetto questo momento. È tutta la vita che aspetto di incontrarti da sola e di vedere la tua reazione. Ti ho visto crescere osservandoti da lontano, rimanendo nell’ombra perché non potevo fare altrimenti.

Non dovrei neppure scriverti questa lettera e invece sono qui a scriverti del mio amore per te, un amore che sto tenendo dentro di me, nascosto da troppo tempo ormai. Non dovrei amarti, eppure non posso farne a meno. È un qualcosa di forte, un qualcosa che mi squarcia il petto.

Sei la sola ragione che riesce a farmi rimanere lucida in questo mondo dilaniato dalla guerra. Il tuo pensiero riesce a farmi andare avanti, facendomi sopportare ogni cosa.

Quando ti penso, sento qualcosa di nuovo dentro di me. All’inizio non ci facevo molto caso, ma col passare del tempo mi sono resa conto di amarti. Non è amore fisico, ma è qualcosa di più, un qualcosa che riesce a farmi stare bene se so che tu sei vicino a me.

Odio tutti quelli che ti stanno vicino. Vorrei averti solo per me, senza doverti dividere con qualcuna, beandomi della tua vista e della tua presenza.

Le lettere sono l’unico modo che ho per comunicare con te, perché non sono un tipo espansivo e non amo mostrare i miei sentimenti.

Quanto vorrei che anche tu ricambiassi i miei sentimenti, Shikamaru. L’unica cosa che voglio in questo momento è stringerti fra le mie braccia e sapere che esistiamo solo io e te. Per la prima volta in tutta la mia vita mi sono innamorata di una persona, e l’unica cosa che voglio è stare con te, ma voglio sapere se l’amore che provo non è corrisposto.

Ecco il mio segreto. È molto semplice: non si vede bene che col cuore. L’essenziale è invisibile agli occhi.

Dammi una possibilità, vieni alle porte della città a mezzanotte in punto stasera.

Tua

 

Shiho.

 

 

 

 

Fu in quel momento che tutte le tessere del puzzle si incastrarono fra loro, componendo un quadro chiaro e conciso. Temari aveva letto quel foglio, pensando che fosse uno dei tanti fogli da revisionare per l’Hokage, e adesso si trovava in un mare di guai. Non aveva mai pensato a Shiho in quei termini, perché per lui era semplicemente qualcuno che l’aveva aiutato, in passato, a decifrare il codice di Jiraya. Ma adesso…

Come poteva spiegare a Temari che lui non provava niente per Shiho? Era una ragazza, non era fastidiosa come tante altre ragazze, ma lui non la vedeva in quel modo, non la vedeva nello stesso identico modo in cui vedeva lei.

Adesso che cosa faccio?

Nella sua mente passarono vari piani, vari tentativi di spiegazione, ma vennero tutti bocciati. Se si fosse presentato in quel momento da Temari, lei avrebbe capito tutt’altra cosa e avrebbe frainteso tutto.

“Ma perché non posso avere una vita normale?”

Quasi urlò esasperato. Lui poteva averla una vita normale, una vita tranquilla, se solo non si fosse innamorato della principessa della sabbia. Adesso l’unica cosa che gli premeva era di chiarire con lei, ma lo stomaco cominciò a brontolare. Così, sconsolato, mise la lettera dentro la tasca dei pantaloni, uscì dall’ufficio e si diresse verso il chiosco di Teuchi, pensando bene di prendere una porzione per sé e una per Temari per far pace, quando incontrò Ino e Choji.

“Perché tu e Temari-san non siete insieme?”

“L’avete vista?”

“Certo. È uscita qualche minuto fa da Teuchi con una busta in mano.”

Quella seccatura l’aveva anticipato! Questo voleva dire che non avrebbero pranzato insieme e che il suo mezzo piano di calmarla con il cibo se n’era andato a quel paese.

“Sembri arrabbiato. Cosa è successo? Sai che puoi parlarne con noi.”

Choji aveva ragione. Si era sempre rivolto a loro per ogni problema, aiutandolo a capire quello che il suo elevato Q.I. non riusciva a capire. Erano stati anche loro a fargli aprire gli occhi sui suoi sentimenti nei confronti di Temari o, per meglio dire, a fargli digerire l’idea che Temari non solo gli piaceva, ma l’amava. Era costato troppo ammetterlo con sé stesso, perché quel sentimento era ingombrante per lui, difficile da gestire, come la seccatura di cui si era innamorato.

“Andiamo dentro. Con lo stomaco pieno si ragiona meglio.”

“Possibile che pensi sempre a mangiare, Choji?”

“Ma è ora di pranzo!”

Sollevò leggermente il lato destro del labbro in un ghigno divertito.

“Ho fame anche io. Andiamo, oggi offro io.”

E dovette trascinarli dentro di forza, perché era un evento più unico che raro che Shikamaru, il pigro, svogliato, tirchio erede del clan Nara, offrisse loro qualcosa. Lo guardarono come se lo vedessero per la prima volta. Che fine aveva fatto il loro amico?

“Teuchi, quattro porzioni da portare via per favore.”

“Arrivano!”

“Perché da portare via?”

Shikamaru si guardò intorno e… no, non poteva parlare ai suoi amici in quel posto dove ognuno poteva sentire la loro conversazione.

“Ino, il negozio di fiori è chiuso adesso, vero?”

“Sì, perché?”

“Possiamo andare a mangiare lì? È una questione alquanto delicata e non voglio che qualcuno ci ascolti.”

E quando Shikamaru esordiva con quella frase, voleva dire che la cosa era molto seria. Per questo annuirono semplicemente, aspettando pazientemente le loro porzioni da portare via. Una volta prese e pagate, si diressero verso il negozio di fiori della famiglia Yamanaka. Si chiusero dentro, con Choji che distribuiva il cibo, Ino che guardava Shikamaru e quest’ultimo che non sapeva da dove cominciare il discorso. In cosa potevano aiutarlo?

“Quindi?”

“Ecco…”

Elaborò diversi discorsi nella sua mente, ed ognuno fu un disastro totale. Perché ogni volta che si parlava di quella seccatura, i suoi 200 Q.I. non dovevano collaborare?

“Prima conviene che leggiate questo.”

Estrasse dalla tasca la lettera e la porse ai suoi due amici, o per meglio dire, Ino gliela strappò letteralmente dalle mani. Vedeva i suoi occhi saettare da una riga all’altra, mentre sul suo viso passavano un’espressione dietro l’altra. Dallo sconcertato allo stupito, dalla derisione alla consapevolezza che il suo amico, senza volerlo, si era cacciato nei guai.

Choji leggeva pure da sopra la spalla di Ino, e dovette anche posare il pranzo per non rovesciarlo sopra la compagna di team.

“Quindi? Ci hai fatto leggere questa dichiarazione d’amore sconvolgente e che mai mi sarei aspettato, ma dove vuoi andare a parare?”

“Non dirmelo… L’ha letta Temari?”

Donne e il loro fiuto sopraffino, o forse è solo il loro sesto senso?

“Esattamente. Deve averla letta mentre io mi ero appisolato per l’ennesima volta, ma non è colpa mia.”

Sbuffò e prese dalla tasca dei pantaloni il pacchetto di sigarette, che venne prontamente rimesso a posto da uno sguardo omicida di Ino.

“E penso che sia arrabbiata con me anche per il fatto che l’abbia lasciata lavorare da sola, non prestando minimamente attenzione a tutte le cose che mi diceva, ma anche qui non è mica colpa mia. Lavoro praticamente giorno e notte e non riposo quanto dovr-…”

“Stronzate!”

Ino sbatté le mani sul bancone, pericolosamente vicino al pranzo, prontamente salvato da Choji. Poche volte l’aveva vista perdere la pazienza così rapidamente, e tutte le volte era per colpa dell’incapacità di Shikamaru nel relazionarsi con quella seccatura della sabbia.

“Quante volte ti ho detto di darti una mossa con Temari?”

“Ho perso il conto.”

“Quante volte ti ho detto che devi agire e prestarle più attenzioni?”

“Ma cosa c’entra tutto questo?”

“C’entra che non capisci assolutamente nulla di come trattare una donna! Devi dare le dovute attenzioni ad una donna, specie se è quella di cui sei innamorato!”

Per quanto riguardava questioni di cuore, di gusti in fattore moda o anche solo in generale, Ino era la massima esperta che si potesse trovare a Konoha e dintorni. Quindi, chi meglio di lei poteva aiutarlo in questo guaio in cui si era ritrovato?

“Stare 18 ore su 24 insieme a Temari, non è già una prova del mio amore per lei? Lo sai meglio di me che non sono il tipo da smancerie o cose romantiche.”

Ma l’occhiata raggelante di Ino gli fece mettere in discussione ogni cosa. Lui aveva mai fatto qualcosa per Temari? Le aveva mai rivolto qualche complimento o aiutata in qualcosa? La risposta arrivò ancor prima che lui finisse di formulare ogni pensiero. Non le aveva mai rivolto una sola parola carina, preferiva più poltrire che aiutarla a smistare scartoffie su scartoffie nell’ufficio dell’Hokage. Anche quando erano usciti insieme per andare a mangiare finivano sempre per parlare di lavoro. Rare erano le volte in cui parlavano di altro. Forse perché non avevano niente da dirsi, o forse era l’imbarazzo e la paura di non essere corrisposti a bloccarli. Quante volte erano usciti insieme, quante volte si erano ritrovati a sfiorarsi per sbaglio per poi allontanarsi repentinamente. Shikamaru lo aveva ammesso con i due suoi migliori amici e, soprattutto, lo aveva ammesso con sé stesso. Lui amava Temari, ma aveva una tremenda paura che lei lo vedesse ancora come uno stupido ragazzino, anche se era già maggiorenne.

“Cosa dovrei fare, allora, secondo voi?”

Choji finì di masticare il boccone che si era messo in bocca, mentre Ino sospirava afflitta. Tutti i buoni consigli che gli aveva dato erano stati ignorati.

“Però se Temari ha letto la lettera e si è comportata in quel modo, forse vuol dire che è gelosa.”

Choji aveva colto tutti di sorpresa. Avevano sempre visto il punto di vista di Shikamaru, mai quello di Temari, e pensare ad una minima probabilità che lei fosse gelosa, rianimò i due compagni di squadra.

“Se è gelosa, devi agire adesso!”

“Ma prima non conviene dare una risposta a Shiho?”

“E mettere altra legna sul fuoco? Lo capirà benissimo da sola se Shikamaru non si presenterà all’appuntamento di stasera.”

Ma era davvero giusto non dare risposta a Shiho? Lei non si era mai comportata male con Shikamaru e lo aveva sempre aiutato.

“Dovrò comunque darle una risposta, Ino. Non è giusto nei suoi confronti.”

Vide la sua compagna di team pensarci, per poi annuire sconsolata.

“Ma non farti vedere da Temari, o non chiarirai mai con lei.”

Shikamaru non poteva che essere d’accordo con lei e sapeva già dove trovarla.

“E per quanto riguarda Temari? Cosa dovrei fare con lei?”

“Quando avrai finito con Shiho, passa qui e ti dirò cosa fare. Cerca di passare prima del tramonto, perché poi ho un appuntamento con Sai e non voglio far tardi per colpa tua.”

Sempre la solita seccatura.

Eppure era grazie a lei se adesso aveva una minima opportunità con Temari.

E pensare che non si possono neppure sopportare. Se Temari sapesse che Ino è il suo maggiore sponsor, penso ci resterebbe di sasso.

“Allora vado. Choji, puoi mangiare anche il mio pranzo.”

“Shikamaru, tu sì che sei il miglior amico che si possa desiderare.”

Prese la lettera, intascandola, ed uscì dal negozio con ancora le risate di Choji nelle orecchie. Adesso non gli restava che andare da Shiho e spiegarle che non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti. E come avrebbe potuto, visto che da anni aveva in testa un’altra ragazza? Shiho era troppo timida per lui, troppo ingenua, troppo trasandata. Era intelligente, ma non sarebbe mai riuscita a tenergli testa. Gli avrebbe concesso ogni cosa, gli avrebbe fatto passare di tutto, e a lui non serviva una donna del genere. Gli serviva una donna con polso, una donna di carattere e dalla lingua tagliente, una donna che sapesse spronarlo. Fu mentre si incamminava verso il laboratorio dove lavorava Shiho che si rese conto di quanto fosse stato fedele nei confronti di Temari per tutti questi anni, di come non cercò mai qualcun’altra e di come avesse sempre lei per la testa, nonostante non stessero insieme.

Maledetta maledizione di famiglia. Ed io che pensavo di avere una vita normale.

Ma si sbagliava, si sbagliava di grosso, rendendosene conto una volta arrivato davanti la porta del laboratorio. Prese un bel respiro e bussò. Posò la mano sul pomello, girandolo. La prima cosa che vide fu una testa scarmigliata, con vari ciuffi di capelli che andavano nelle direzioni più disparate. In quel laboratorio si lavorava senza sosta, e Shiho non era da meno. Poi vide il suo viso tingersi di rosso a causa dell’imbarazzo, e lì capì che doveva dirglielo, che non c’erano parole giuste o meno cattive per dirle che non poteva ricambiarla. In amore o si è dolci o si è crudeli, non esistono mezze misure, non avrebbe indorato la pillola per rendere la medicina meno amara. Lui non aveva mai mentito e non avrebbe iniziato adesso a farlo.

“Ho letto la lettera.”

Si fece coraggio e fece qualche passo avanti, entrando nella stanza. Gli unici rumori che sentiva erano i vari bip e tic dei macchinari. Avrebbe anche giurato che Shiho non respirasse neppure in quel momento, tanto fosse sulle spine.

“Sono venuto a dirti che stasera non verrò all’appuntamento, perché non posso ricambiare i tuoi sentimenti.”

Diretto, quasi gentile. Di certo aveva avuto più tatto rispetto a tanti altri suoi amici.

“Volevo dirtelo di persona. Mi dispiace.”

Gli dispiaceva davvero. Non era insensibile come molti lo dipingevano. Sotto quella scorza pigra, c’era un ragazzo che ci pensava due volte prima di fare qualcosa, perché mai avrebbe voluto ferire o fare del male a qualcuno.

“Grazie per essere venuto a dirmelo di persona. Adesso devo lavorare, chiudi la porta quando esci.”

Né una lacrima, né un singhiozzo, né una scenata in piena regola. Niente di niente. Shiho non aveva nemmeno balbettato. Lo aveva semplicemente ringraziato e gli aveva chiesto di chiedere la porta una volta uscito. Forse perché non aveva il diritto di vedere le sue lacrime o di scorgere la sofferenza sul suo viso. In fondo era appena stata rifiutata dopo aver avuto il coraggio di scrivergli una lettera come quella.

“Spero che tu possa trovare qualcuno che ti ami per quella che sei.”

Le fece un breve sorriso mentre le augurava di trovare la sua anima gemella, chiudendo la porta alle sue spalle. Si sentiva più leggero, come se si fosse levato un macigno dalla coscienza. Era stato chiaro con Shiho, e doveva fare lo stesso con Temari.

Adesso non mi resta che andare da Ino al negozio.

Con un peso in meno, uscì dal laboratorio, dirigendosi velocemente verso il negozio dell’amica, rimanendo stupito quando vide non solo Ino e Choji, ma anche Kurenai e Mirai.

Mi sono dimenticato che oggi dovevo tenere Mirai? No, quello era domani. Allora perché sono qui?

“Shikamaru, grazie al cielo sei qui. Puoi tenere oggi Mirai invece che domani? Mi sono dimenticata che l’impegno che avevo era oggi. È un problema?”

“Veramente…”

“Tikamauuuuuuu!”

Vide Mirai correre verso di lui, e non ebbe cuore di dirle no. In fondo quanto poteva stare via Kurenai? Avrebbe comunque avuto la serata per cercare Temari e chiarire con lei, giusto? Così prese in braccio la bambina che rideva felice, per poi guardare verso la madre.

“Grazie Shikamaru, sei la mia salvezza. Ci vediamo davanti alle terme fra tre ore. Ciao ciao.”

Terme?!

“Kurenai, asp-…”

Troppo tardi. Kurenai era uscita più veloce della luce dal negozio, sotto lo sguardo divertito di Ino e Choji. Kurenai gli aveva chiesto di tenere la bimba perché doveva andare alle terme?!

“Ha bisogno di rilassarsi anche lei, qualche volta.”

Shikamaru si voltò verso Ino, perforandola con uno sguardo omicida. Anche lui aveva bisogno di rilassarsi, di recuperare le ore di sonno arretrate, ma non aveva la faccia tosta di andare alle terme!

“Tikamau, ochiamo!”

Ma Mirai sapeva sempre cosa dire e cosa fare. Con lei il tempo passava veloce, tanto da perderne la concezione. Shikamaru, però, non poteva nemmeno lontanamente pensare che invece Kurenai lo stava aiutando, e non poteva nemmeno immaginare che Ino le avesse spiegato ogni cosa, e che i reali impegni della madre fossero cercare la kunoichi della sabbia e parlarle. Potevano i suoi Q.I. immaginare una cosa del genere? Assolutamente no. Non perché non fosse un genio, ma perché era una cosa da donne.

Era per questo che Kurenai gli aveva lasciato Mirai e si era incamminata per tutto il villaggio. Doveva trovare Temari e sondare il terreno, capire se Shikamaru avesse anche solo un minimo di possibilità con la ragazza, ballando quasi di gioia quando la vide, in lontananza, entrare alle terme.

In questo modo concilio l’utile e il dilettevole. Asuma, anche tu aiuteresti Shikamaru in queste faccende, vero?

Asuma lo avrebbe davvero aiutato, riprendendolo anche davanti a tutti, facendogli fare brutte figure colossali solo per farlo uscire da quello stato di apatia in cui si trovava sempre il suo prediletto. Sorridendo a quel pensiero, entrò anche lei alle terme. Fortunatamente era quasi deserto e poteva tranquillamente interrogare una Temari ignara di tutto. Ecco perché, una volta uscita dagli spogliatoi, si diresse verso la vasca, mettendosi vicino a Temari.

“Non pensavo di trovarti qui. Posso mettermi vicino a te?”

Bisognava stare sempre all’erta con quella ragazza, perché non si sapeva mai come avrebbe reagito ma, fortunatamente per lei, Temari gli fece un breve cenno di assenso col capo. L’acqua era calda al punto giusto, facendo rilassare il corpo teso di Kurenai. Da quanto tempo non andava alle terme?

L’ultima volta che sono venuta qui è stato con Asuma…

Troppo tempo. Cercò di relegare in un piccolo angolo della sua mente tutti i ricordi che cominciarono ad affiorare. Ricordi dolci e crudeli al tempo stesso. Non poteva permetterselo, non in quel momento.

“Finito presto di lavorare oggi?”

“Avevo bisogno di una pausa. Domani finirò le ultime pratiche burocratiche e partirò subito per Suna. Il Kazekage chiede urgentemente di me.”

Dannazione!

“Sembri stanca. Ti fa lavorare troppo l’Hokage o qualcuno non ti dà una mano come invece dovrebbe fare?”

Aveva appena lanciato l’amo, e sotto l’acqua incrociava le dita affinché Temari abboccasse alla sua frecciatina.

“Figuriamoci se Shikamaru mi dà una mano a sbrigare tutto il lavoro che ci dà quell’arpia del vostro Hokage. Pensa solamente a dormire e anche a…”

Ma si fermò in tempo. Cosa stava per dire a quella donna? Che Shikamaru, probabilmente, stava pensando anche a qualcun’altra visto la lettera che aveva letto? Mai, mai si sarebbe sognata di leggere qualcosa del genere, qualcosa che era destinata niente meno che a Shikamaru, il suo Shikamaru. Quell’articolo possessivo l’aveva messa in allerta nello studio dell’Hokage, dopo aver letto la lettera incriminante. Aveva guardato Shikamaru dormire e si era chiesta chi fosse quella Shiho, che relazione ci fosse fra i due, se si vedessero come amici o qualcosa di più. Si era fatta talmente tante domande che non riusciva più a lavorare, e aveva trovato come capro espiatorio la pigrizia di Shikamaru per poter scappare da quelle quattro mura e dalla sua presenza. Era molto più facile scappare dai propri sentimenti che ammettere che, invece, a Temari piaceva davvero Shikamaru, e non come semplice amico. Erano anni che vedeva quel ragazzino con occhio diverso, vedendolo crescere ogni volta che veniva mandata come ambasciatrice a Konoha, e si meravigliò nel constatare che, con gli anni, non aveva fatto altro che guardare solo lui, rimanendogli in un certo senso fedele. Ogni volta che qualcuno le si dichiarava, perché i pretendenti a Suna non mancavano mica, lei rispondeva che non aveva tempo per l’amore, che era una donna di guerra, e non era una bugia, ma una mezza verità. Nessuno doveva sapere del suo amore per quel pigro di un Nara, e aveva fatto una fatica immane sia a non farlo capire a nessuno che ad accettare quei sentimenti. Ma adesso cosa avrebbe dovuto fare? Era troppo tardi?

“A cosa? O forse dovrei dire a chi?”

Si era fatta scoprire? Aveva parlato troppo? Forse Kurenai, essendo una donna ed essendo vicina a Shikamaru, poteva darle le risposte che cercava. Ma poteva fidarsi di lei?

“Che ne so. Non conosco mica la sua vita privata, che cosa fa, con chi, se ha una fidanzata…”

Le costava non poca fatica aprirsi con qualcuno, lei che era sempre stata sola, senza una figura femminile di riferimento con la quale confrontarsi. E se Kurenai le avesse dato le risposte della quale aveva paura?

“Per quanto ne so, non ha una fidanzata, ma gli piace qualcuna che sta in un altro villaggio, a qualche giorno di distanza da Konoha.”

Forse così dovrebbe capirlo che mi sto riferendo a lei, che è lei la ragazza della quale Shikamaru è innamorato.

“Non credo che gli possa piacere qualcuna, o avrebbe fatto qualcosa, qualsiasi cosa.”

In quel momento Kurenai maledisse Shikamaru per non aver fatto nulla tutto questo tempo. Gli uomini erano tutti uguali. Anche Asuma si comportò nello stesso modo, e fu solo grazie a lei e alla sua iniziativa se riuscirono a mettersi insieme.

“Se vedi che si comporta in questo modo, potresti prendere tu l’iniziativa e metterlo spalle a muro, chiedendo delle risposte.”

Diretta, forse lo era stata anche troppo, ma come poteva non esserlo? Uno era troppo codardo e una troppo testarda. Se qualcuno non li avesse fatti ragionare, nessuno dei due avrebbe concluso qualcosa. Temari rimase spiazzata da quella frase. Era stata scoperta, i suoi sentimenti erano venuti a galla e adesso non poteva più insabbiare tutto quello che aveva detto.

“Io ho fatto la stessa cosa con Asuma, prima di metterci insieme. Scappava, non faceva assolutamente nulla e dovetti prendere io l’iniziativa, perché lui aveva paura. Tutti abbiamo paura quando si tratta di sentimenti, ma serve che uno dei due abbia più coraggio dell’altro per mettere le cose in chiaro.”

La vide chiudere gli occhi, forse stava assimilando le sue parole, complice anche l’acqua calda delle terme. Sperava di aver fatto la cosa giusta, che le avesse dato una mano e che l’avesse incoraggiata a prendere in mano la situazione, visto che Shikamaru non lo avrebbe mai fatto. Vuoi per pigrizia, vuoi per codardia. L’aveva sempre saputo che per lui serviva una ragazza come Temari, una dal pugno duro. Lo sapevano lei, Asuma, Shikaku, addirittura Yoshino, che aveva saputo tutto dal marito. L’unico che non voleva rendersene conto era Shikamaru.

Gli uomini sono tutti uguali di fronte all’amore.

“Davanti un buon piatto di ravioli, potrei anche prendere l’iniziativa, ma solo se offrirà lui.”

Kurenai si mise a ridere, e Temari interpretò quella risata come un buon auspicio, rilassandosi. Forse aveva fatto male a scappare quella mattina dall’ufficio, ma non sarebbe riuscita a trattenersi, sia con le parole che coi gesti. Shikamaru doveva essergliene grato, visto che gli aveva risparmiato la vita, ma soprattutto doveva sapere, doveva mettersi il cuore in pace. E nonostante fosse immersa nell’acqua calda delle terme, con il corpo che si stava rilassando, il suo cervello lavorava senza sosta per cercare di mettere su una strategia. E pensare che lo stratega indiscusso è quel ragazzo.

Ok, lo cerco e cosa gli dico? Non andare stasera alle porte del villaggio? Troppo diretto, penserebbe che sia gelosa.

“Non pensarci e rilassati. Verrà tutto più naturale quando sarete l’uno davanti all’altra.”

E così fece. Scacciò dalla mente ogni pensiero, ogni paura, svuotandola completamente, rilassandosi fino a quando non fu ora di uscire da quelle terme se non voleva collassare per colpa della temperatura. Si rivestì e aspettò anche Kurenai, per ringraziarla del prezioso consiglio che le aveva dato, e per la “consulenza al femminile”.

Ma se c’era una Temari che aspettava una Kurenai, quelle che proprio non potevano aspettare oltre erano Mirai e Ino. La prima perché voleva la mamma e la seconda perché doveva uscire col suo ragazzo e aveva letteralmente buttato fuori dal negozio i suoi amici, non senza prima aver messo in mano a uno Shikamaru confuso un mazzo di garofani bianchi.

“E questi?”

“Sei stupido, altro che genio. Sono dei fiori e devi darli a Temari. Simboleggiano la fedeltà; sono il simbolo di un amore reciproco da donare alla persona che ami per dirle che è unica. Inoltre esprime anche amore puro, bellezza e innocenza. Tutto chiaro?”

Anche troppo! E poi, che ne sa Temari del linguaggio dei fiori?!

“Perché proprio questi fiori? Anche un mazzo di quelli lì bianchi andrebbe bene!”

Ma i fiori indicati da Shikamaru erano dei crisantemi, ed Ino non ebbe la forza di ucciderlo con le sue stesse mani. Forse avrebbe dovuto dargli davvero quelli e farlo uccidere da Temari, ma voleva troppo bene al suo amico per mandarlo a morte certa.

“Portale questi e la discussione finisce qui! E adesso fuori che devo chiudere il negozio!”

Sconsolato, Shikamaru tenne i fiori in una mano, mentre l’altra stringeva la piccola manina di Mirai, felice di tornare dalla mamma, e si incamminò verso le terme. Cosa avrebbe dovuto dire a Temari mentre le porgeva i fiori? Avrebbe dovuto dire il significato di quest’ultimi o dirle che glieli dava perché erano semplicemente belli?

Le donne sono solo delle seccature!

“Mamma!”

Mamma?!

Erano arrivati senza che lui se ne rendesse conto, troppo preso dai suoi ragionamenti su come approcciarsi a Temari, quando quest’ultima era proprio lì, accanto a Kurenai e lo guardava. Gli si seccò immediatamente la gola e le gambe divennero pesanti, macigni troppo grossi da trasportare. E adesso?!

“Tikamau, è lei la ragazza che ti piate che diteva Ino-chan?”

Mirai, io ti ammazzo, ti disintegro! Ma perché i bambini devono sempre parlare a sproposito? Maledette donne!

Lasciò la mano della bimba che corse dalla madre, e si portò quella stessa mano dietro la testa, imbarazzato. Si sentiva peggio di un ladro colto sul fatto, e tutto per colpa di quella mocciosa di due anni che lo aveva messo in imbarazzo davanti a lei, lei!

“Io vado, grazie per la compagnia Temari-san.”

Madre e figlia se ne andarono, lasciando i due poveri malcapitati da soli, con l’imbarazzo che li divorava da capo a piedi. Dovevano parlare, iniziare un qualsiasi discorso, ma era tremendamente difficile.

Sei proprio un crybaby.

“E quelli?”

A Temari non era di certo sfuggito quel mazzo di fiori fra le mani di Shikamaru, temendo che fossero per quella Shiho, col cuore che batteva pericolosamente in gola, fino ad arrivare al cervello.

“Sono per te.”

Glieli porse. Il gesto spiazzò la kunoichi, sorprendendola. Shikamaru si rendeva minimamente conto cosa simboleggiassero quei fiori? Il loro significato nascosto?

Quando li prese, le loro mani si sfiorarono, ed una scossa elettrica pervase il corpo di entrambi. Era attrazione, era alchimia. Era come se volessero dirsi tutto tramite lo sguardo, perché le parole sarebbero venute meno.

“Portami a mangiare ravioli. Devi offrirmi la cena.”

Shikamaru si ritrovò a sorriderle, grato che avesse preso lei l’iniziativa, cominciando a camminare al suo fianco.

“Prima di andare a cena, devo portarti in un posto. Vieni con me.”

Le prese la mano libera, ignorando l’imbarazzo, ignorando il cuore che batteva non solo nella gabbia toracica, ma anche in gola, nelle orecchie, nel cervello. Sentiva il suo corpo teso come una corda di violino, forse per la paura di esporsi troppo, oppure per la vicinanza di Temari. Temari era sempre stata diversa da tutte le ragazze che aveva conosciuto sia al villaggio che fuori. Non era frivola, se ne fregava della dieta o di apparire, nascondendo quel corpo di donna dietro vestiti da combattimento. E come se ne era accorto lui che Temari era bellissima, anche molti altri se ne erano resi conto.

Ok, se non lo faccio adesso non lo faccio più.

Una volta arrivati in prossimità della foresta di proprietà dei Nara, si fermò e si voltò verso di lei, lasciandole la mano. Sentiva tutto ovattato e dovette imporsi più e più volte di rimanere calmo e di non sbagliare, non stavolta.

“Volevo scusarmi se in questi giorni ho lasciato tutto il lavoro sulle tue spalle. Non era mia intenzione addormentarmi nelle ore di lavoro, ma i turni a cui mi sta sottoponendo l’Hokage mi stanno sfiancando.”

“Lo avevo intuito. Vedrò di non lasciarmelo sfuggire all’Hokage questo piccolo particolare.”

Cosa credeva? Che le avrebbe detto altro oltre quelle semplici scuse? Che provasse qualcosa per lei? Come era stata sciocca a sperare che lui provasse anche solo un granello di quello che provava lei.

“E volevo parlarti anche di questa.”

Sgranò gli occhi vedendo Shikamaru estrarre quella lettera dalla tasca dei pantaloni, stringendo ancora di più tra le mani gli steli dei garofani.

“Non mi aspettavo una lettera del genere da parte di Shiho, e dopo pranzo sono andato da lei, dicendole che questa sera non sarei andato all’appuntamento, perché non ricambiavo i suoi sentimenti. Sono innamorato di un’altra.”

Per favore, capiscilo che sei tu!

“Le avrai spezzato il cuore.”

“Non volevo spezzare il tuo di cuore.”

Tutti i pezzi del puzzle andarono al proprio posto.

La chiacchierata con Kurenai.

I fiori.

Il comportamento strano di Shikamaru e il fatto che le abbia detto proprio quelle parole.

Aveva detto che doveva essere coraggiosa per entrambi e fare lei la prima mossa, ed invece l’aveva fatta lui, stupendola. Posò i fiori sul terreno, adagiandoli dolcemente, e si avvicinò a lui.

“Lo sai cosa simboleggiano quei fiori?”

“Fedeltà…”

“… e amore.”

Fu naturale avvicinarsi, accarezzarsi, baciarsi, come se lo avessero sempre fatto, come se non fosse la prima volta. Fu un bacio lieve, leggero, sentendo i loro cuori battere all’unisono nel momento in cui si abbracciarono e approfondivano il bacio. Le mani di Shikamaru finirono sul fondoschiena di Temari, avvicinandola a lui, tanto che i loro corpi aderirono come una seconda pelle l’uno nel corpo dell’altra, mentre le mani di lei andarono fra i capelli di lui, sciogliendogli quella coda stramba che portava sempre. Una delle tante caratteristiche dei Nara.

Si staccarono dopo minuti di apnea, in cui si erano baciati, respirando a pieni polmoni per la mancanza di ossigeno, mentre la voglia si impossessava di loro.

“Temari, io…”

“Promettimelo, Shikamaru.”

La guardò intensamente, accarezzandole le guance con entrambe le mani, facendo sfiorare i loro nasi, dandole qualche leggero bacio.

“Sei proprio una seccatura.”

“Promettimelo come si deve.”

“Va bene.”

Fu tutto quello che disse, prima di impossessarsi di nuovo delle sue labbra.

Fine flashback.

 

Adesso.

 

Stava quasi per avere dei ripensamenti, quando finalmente la sentì arrivare, per poi vederla sotto il chiarore della luna.

Bellissima.

Temari era bellissima con quel kimono bianco, una bellezza selvaggia e difficile da contenere. Quel kimono rivelava le forme che i vestiti da guerra coprivano. Non riuscì a staccarle gli occhi di dosso mentre la vedeva avanzare verso di lui, con in mano un mazzo di garofani bianchi.

In quel momento tutto tornò al proprio posto, perché era quella la cosa giusta da fare in quel momento. Trovarsi insieme a lei dentro un tempio, senza che nessuno lo sapesse, perché era un momento intimo solo per loro due.

“Siamo pronti.”

Shikamaru e Temari videro il monaco avvicinarsi verso di loro, stringendosi per mano. Il monaco fece segno verso Shikamaru che poteva iniziare a parlare.

“Sabaku no Temari, ti prometto di esserti sempre fedele, di amarti, di onorarti per tutti i giorni della mia vita. Ti prometto che, finita la guerra, ti chiederò di sposarmi.”

Il sorriso che gli donò Temari fu più eloquente di mille parole, mentre il monaco benediceva quella promessa.

   
 
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