Caro Ace, 
Lo so, avrei dovuto farlo prima, ma non ci riuscivo. Ti starai chiedendo perché ti sto scrivendo questa lettera, visto che da morto non puoi leggere. Ma va bene così. Quando avrò finito la metterò in una bottiglia e la darò al mare, lo stesso mare che tanto hai amato, e so che lui te la porterà. 
Da dove comincio, Ace? Non lo so, credo che comincerò con il raccontarti il mio risveglio sull'isola delle donne. Mi sono svegliato, il mio corpo bruciava e urlava in ogni sua parte e intorno a me c'erano solo strani macchinari, flebo e oscurità. In quel ronzio, poco lontano, sentivo il mare e alcune voci maschili che parlavano di qualcosa, ma la mia testa era annebbiata ed io ero confuso. Non capivo dove fossi. Per alcuni, lunghi secondi, sono rimasto immobile, cercando una risposta. Poi sono arrivati i ricordi.
 Il tuo viso, Ace, il tuo sorriso mentre crollavi tra le mie braccia.
 Ho ricordato il pulsare del tuo cuore contro il mio petto che rallentava fino a fermarsi.
 Le tue ultime parole.
 Ero così sconvolto. Non ho capito più nulla e ho dato di matto, strappandomi gli aghi dal corpo e iniziando a correre come un pazzo. Non volevo più vedere, non volevo più ricordare. Era solo un brutto sogno, mi sarei svegliato. Era questo che continuavo a ripetermi mentre scappavo come un razzo, distruggendo ogni cosa mi intralciasse.
 Era stato tutto un terribile incubo. Ma allora perché ogni colpo mi faceva male? Perché sembrava tutto così tremendamente reale? Era inutile. Per quanto corressi, per quanto urlassi, io lo sapevo. SAPEVO. Ma non volevo accettarlo.
 É stato così difficile, Ace. Il mio cuore faceva così male che non riuscivo a respirare. Io correvo, correvo, ma quelle immagini non mi lasciavano. Poco dopo Jimbee mi ha trovato, nella foresta, e piano piano sono tornato in me. 
Poi sono successe altre cose, ma non ho voglia di annoiarti. Ora sto meglio, sai? Ho deciso che diventerò più forte e adesso mi alleno duramente in attesa di essere pronto per riprendere il mio viaggio per mare, con i miei compagni. 
Però è dura. Mi manchi tanto.
 Sai, da quando sei partito per prendere il mare mi era capitato molte volte di alzare gli occhi al cielo, la sera, e fissare le stelle. Ed ero felice. Sai perché? Perché sapevo che, da qualche parte, anche tu stavi fissando lo stesso cielo. Riuscivo quasi a vederti, sorridente, con il tuo cappello sulla testa e il fuoco negli occhi. Mi faceva sentire bene. Adesso, però, quando guardo il cielo sento un grande vuoto al petto e mi fa tanto male, perché non ci sei più. Perché te ne sei andato così presto? Avevi fatto una promessa! Sono arrabbiato, così arrabbiato, e mentre scrivo qualcosa sta bagnando la carta, ma non so proprio cosa sia. Gli occhi mi bruciano e la vista si offusca, dannazione. Scrivere diventa difficile.
 Comunque non importa. Avevo una cosa da chiederti, anche se so che non mi risponderai. Sei arrabbiato Ace? Sei arrabbiato perché sono venuto a salvarti e ho fallito? Io spero di no. Voglio crederlo. Se così non fosse non credo potrei andare avanti, per questo ci crederò.
Ti faccio una promessa, fratellone. Io diventerò molto, molto più forte, più forte anche di Shanks! Navigherò con la mia ciurma per ogni mare e diventerò il Re dei Pirati!
E quando lo sarò, Ace, guarderò il cielo e saprò che tu sarai li, a guardarmi . 
Aspetta, Ace, aspettami. 
Io ce la farò. 
 
Rufy

Salve a tutti! Due parole veloci! E' la prima volta che mi cimento in una cosa del genere e non sono molto sicura del risultato. Premetto che ho da poco finito Marineford e quindi ho scritto questo testo con il dolore per la morte di Ace ancora vivo e cocente. Ho cercato di scrivere rimanendo nel personaggio di Rufy il più possibile, ma non è semplice. Spero comunque che il risultato sia buono ! Ora torno a piangere nel mio angolino per la fine di Ace... Grazie di averlo letto!